1. SCESA A PATTI COL BANANA, LA CASTA DEL PD ORAMAI SI RICOMPATTA SOLO QUANDO C’È DA MENARE IL ROTTAMATORE, SEMPRE PIU’ BOLLATO COME UN CORPO ABUSIVO DEL PARTITO 2. AUTOGOL AL QUADRATO: LA LETTERA DEI 70 PARTORITA DA LETTA&FRANCESCHINI PER BASTONARE MATTEUCCIO, ALLA FINE PASSA COME UNA SCONFESSIONE DELLA LINEA PD 3. IL TERRORE PER UN ACCORDO TRA RENZI E GRILLO PER ABOLIRE IL FINANZIAMENTO AI PARTITI 4. I GATTOPARDI DEL PD: “CHI TIENE I FILI È FRANCESCHINI. CON LETTA, BERSANI E FIORONI” 5. MENTRE I MAGGIORENTI PENSANO A COME SBARRARGLI LA STRADA, RENZI VOLA NEI SONDAGGI: IL 59% LO VUOLE SEGRETARIO, EPIFANI SOLO AL 7%. 6. UN CESSO DI PARTITO. DOPO ORFINI, GIACHETTI SI CHIEDE: “OGGI SARÒ MERDA O SCIACALLO?”
1 - RIPARTE L'ACCERCHIAMENTO CONTRO I RENZIANI
Maria Teresa Meli per "Il Corriere della Sera"
Cercasi Pd disperatamente: maggiorenti e non maggiorenti, bersaniani, veltroniani, dalemiani, lettiani, renziani, franceschiniani, e chi più ne ha più ne metta, cercano di dare un senso e un`identità al Partito democratico, soprattutto dopo la figuraccia dell`altro ieri pomeriggio alla Camera dei Deputati. Per ora ci si limita al Pd epistolare: si sottoscrivono lettere, appelli e manifesti. I Democrat preferiscono scriversi, piuttosto che parlarsi l`uno con l`altro. Anche perché le linee di comunicazione non funzionano bene da quelle parti, almeno in questo periodo.
Basti pensare alle mille e uno versioni che sono state date sulla sospensiva di martedì. Onde evitare il bis, il capogruppo a Montecitorio Roberto Speranza ieri ha passato l`intero pomeriggio a sondare gli umori de i parlamentari del suo partito. Proprio lui, in genere riservato e schivo, poco propenso a frequentare il Transatlantico (le sue apparizioni nel lungo corridoio antistante l`aula sono rarissime) ha trascorso un mercoledì a fare avanti e indietro con il deputato di turno, privilegiando i renziani.
Prima ha avuto un colloquio di una mezz`oretta con Luca Lotti, il braccio destro di Matteo Renzi, l`unico autorizzato a parlare a suo nome. Poi ha fatto quattro chiacchiere con altri tre renziani: Matteo Richetti, Dario Nardella e Angelo Rughetti. L`oggetto di questi conversaci? La mozione del Movimento cinque stelle sulla rinuncia all`ultima tranche dei finanziamenti pubblici. La maggioranza del Pd è preoccupata. Teme che Renzi, da tempo propugnatore dell`abolizione del finanziamento pubblico dei partiti, dica al suo gruppo di alzare le barricate su questo tema.
Per evitare che alla Camera vada in scena l`ennesima divisione all`interno del Partito democratico, Speranza mette le mani avanti e cerca di capire se i sostenitori del sindaco di Firenze sono disponibili a sottoscrivere una mozione unitaria di tutto il Partito democratico sul finanziamento pubblico. Con Renzi, ormai, la maggioranza del Pd ha deciso di usare il bastone e la carota.
Da una parte, perciò, si cerca di convincere i «suoi» parlamentari a trovare una mediazione sul finanziamento che non faccia fare cattiva figura al Pd e al governo, dall`altra si sfida il sindaco rottamatore cercando di isolalo. Impresa che ieri non è risultata troppo difficile, tant`è vero che persino i veltroniani hanno partecipato al tentativo di accerchiamento del primo cittadino di Firenze. La storia è andata così: i lettiani hanno proposto un documento in difesa del governo e contro chi gioca a minarne le fondamenta (leggere Renzi) che è stato firmato al Senato da tutte le correnti, inclusa quella di Veltroni rappresentata da Giorgio Tonini.
E ancora: martedì i bersaniani chiederanno un chiarimento all`assembla del gruppo della Camera ai renziani, i quali dovranno rendere conto del loro comportamento e, come annuncia Alfredo D`Attorre, «dire se vogliono sostenere questo governo fino in fondo». Insomma, un tentativo di mettere in difficoltà il primo cittadino del capoluogo toscano, facendolo passare per uno «sciacallo» pronto ad approfittarsi delle difficoltà del l`esecutivo Letta. Eppure le insidie per il governo potrebbero venire da tutt`altra parte.
Dal malessere degli elettori del Pd, per esempio. E infatti Guglielmo Epifani con i compagni di partito ammette: «Se il Pdl resta al fianco di Berlusconi in caso di conferma della sentenza di condanna da parte della Cassazione, noi non reggiamo». In effetti tutti i deputati ieri ammettevano che nei territori è la rivolta per quella scelta e che la richiesta è una sola: «Se il Cavaliere verrà condannato definitivamente il Pd non potrà più governare con il Pdl».
Del resto, il tam tà m insistente secondo cui Pier Luigi Bersani sta tornando a parlare di «governo del cambiamento», immaginando che, in caso di crisi, il Partito democratico possa dare vita a un esecutivo con à transfughi di Grillo, sta a testimoniare il fatto che il Pd non dà per scontata la prosecuzione delle larghe intese. La situazione di fibrillazione continua produce i suoi effetti anche sulle scadenze della vita interna di partito. Ieri la commissione per il regolamento del Congresso non si è riunita e da qualche giorno tra i renziani serpeggia il sospetto di un rinvio delle assise nazionali. Magari a
febbraio.
2 - PD: NELLA LOTTA TRA LE CORRENTI A VINCERE E' IL CAIMANO
Wanda Marra per "Il Fatto Quotidiano"
Il documento dei 70? Volevano fare un testo a sostegno di Letta. Però, invece di scrivere semplicemente `siamo con il governo. Abbiamo fatto bene a votare sì alla sospensione dei lavori mercoledì`, si sono prodotti in tutt`altra cosa". Lo sfogo è di un autorevole professionista della comunicazione del Pd. Eccolo il testo. Primo, il problema è la comunicazione: "La distanza tra quanto comunicato e ciò che è accaduto è paradossale". Secondo: "Ci vuole uno scatto d`orgoglio da parte del Pd e la fine degli autogol".
Terzo: "A cominciare dalla fatica e dalla responsabilità nel sostenere il governo". Il documento parte per impulso del lettiano Francesco Rossi in aiuto del governo. Risultato? Un ambiguo pastrocchio. Le firme sono di quasi tutte le componenti (la Fedeli, Tonini, Verducci, Gotor). Ma né di renziani né di civatiani. Tanto per chiarire quali sono gli equilibri nel partito. Dice Miguel Gotor al fatto quotidiano.it: "Le minoranze cercano visibilità per il congresso".
Il nemico numero uno è sempre quello interno. E allora, il giorno dopo l`ennesimo "autogol" nel Pd si torna alle lettere, ai documenti, alle carte bollate. Spiega Francesco La Forgia, milanese, eletto con le primarie, uno degli ispiratori della corrente dei 40 senza corrente: "Nel Pd esiste un`oligarchia che decide tutto. Quello che tiene i fili è Dario Franceschini. Ovviamente Enrico Letta, che non si mischia troppo direttamente nelle vicende interne, ma ha la necessità di controllarle. Bersani, ma soprattutto i bersaniani. E Beppe Fioroni".
Nei momenti cruciali, le decisioni sono state prese da pochi e al massimo ratificate a posteriori dagli organismi dirigenti (vedi l`elezione di Napolitano). Leggendo le vicende della cronaca quotidiana con questa filigrana qualche tassello va a posto. Chi comanda nel Pd? La risposta più gettonata è "Dario Franceschini". Ma poi, si spiega che alla fine non comanda "nessuno", perché si tratta di un gioco di equilibri. L`equilibrista numero uno però è il ministro per i Rapporti con il Parlamento.
à stato il primo facitore della mediazione che ha portato alla segreteria Epifani. Ed è quello a cui il premier delega pratiche anche importanti. Ora Palazzo Chigi deve fare una serie di nomine: Finmeccanica, la Cassa depositi e prestiti, le Poste e via di questo passo. à evidente che l`ultima parola è a Letta, ma raccontano - è Franceschini quello che istruisce le pratiche. Bersani è in grado di contare fino a un certo punto, i Giovani Turchi sono divisi. E D`Alema magari muove i fili ma è più lontano dal gioco quotidiano.
Matteo Renzi è nella posizione di quello che il potere lo deve conquistare. Come stupirsi che i Democratici nel tentativo di mantenere gli equilibri di potere accumulino errori? Torniamo all`altroieri. Con un intervento molto poco incisivo in Aula parla Rosato. Alle mani con i grillini quasi ci arriva Piero Martino. Tutti franceschiniani. Qualche settimana fa, in Aula, Angelo Rughetti, renziano, l`aveva preso di petto: "Non è possibile che tu fai il presidente del Consiglio, il segretario del Pd e pure il capogruppo, lasciaci fare il nostro mestiere".
Martedì sera ci sarà un`assemblea di gruppo. Una verifica. La gestione Speranza non va giù a molti, la dissidenza a molti (altri). Ieri, 13 renziani hanno inviato una lettera allo stesso Speranza e ad Epifani. Chiedono "una valutazione" di fronte ai "veri e propri insulti" rivolti da colleghi Pd ad altri deputati del gruppo. Sotto accusa, Orfini. Lui conferma di aver dato degli "sciacalli" e dei "cretini" ai dissidenti (ma di non aver detto "merda" all`indirizzo di Gentiloni): "Imparino a stare in un partito".
Arriva la controlettera (a firma di 5 tra cui Velo e Raciti, a lui vicini): "Serve calma e una riflessione approfondita sul nostro modo di stare insieme". La calma si sa è la virtù dei forti. Forti magari anche di qualche certezza. Estratti da un dialogo con Epifani. "Segretario, ma lei sull`ineleggibilità cosa voterebbe?". "Se stessi in Senato saprei che fare, ma non ci sono". "E dunque?". "Abbiamo ben altro a cui pensare".
Ovvero al 30 luglio. "Se condannano Berlusconi governerete con un condannato? "Ne parliamo il 2 agosto". Con Napolitano si è lamentato dell`atteggiamento "schizofrenico" del Pdl. D`Attorre, bersaniano: "Se il Pdl fosse in grado di staccarsi dal suoi capo, potremmo anche pensare di andare avanti".
Posizione complessa. In Transatlantico si ipotizza una nuova maggioranza con Renzi premier, il Pd, un pezzo del Pdl, un pezzo dell`MSS. Ieri il sindaco mandava sms di complimenti ai dissidenti. La giornata la chiosa Nardella (renziano): "Lunedì i grillini presenteranno la mozione per dire che rinunciano al finanziamento pubblico. Speranza ci chiede di elaborare un comportamento comune. L`importante è non fare la cosa sbagliata. Come al solito".
3 - PD. SWG: PROSSIMO SEGRETARIO? PLEBISCITO PER RENZI 59%
(DIRE) - Renzi prossimo segretario del Pd per il 59% degli elettori del Partito. Ã quanto emerge da un sondaggio Swg realizzato in esclusiva per Agora' Estate. La maggioranza degli elettori del Partito Democratico vedono infatti nel sindaco di Firenze il naturale successore di Epifani alla segreteria del Partito. Renzi stacca di oltre 50 punti l'attuale segretario che si attesta solo al 7%. Pippo Civati al 6%.
4 - PD: GIACHETTI, MIO DUBBIO ODIERNO 'SARO' MERDA O SCIACALLO'?
(AGI) - "Il mio dubbio di oggi: saro merda o sciacallo?". Con questo tweet Roberto Giachetti, esponente Pd e vicepresidente della Camera, risponde a chi nel partito ha attaccato coloro che non hanno votato per la sospensione dei lavori del Parlamento chiesta dal Pdl.
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