SCIABOLETTA E' ARRIVATO A CUNEO – GLI EBREI ITALIANI INDIGNATI: FU IL RE CHE PROMULGO’ LE LEGGI RAZZIALI – IL RIENTRO DEI SAVOIA DA ALESSANDRIA D'EGITTO SU UN VOLO MILITARE GESTITO, IN GRAN SEGRETO, DAL QUIRINALE – LA GIUSTIFICAZIONE: IL “C 130” ERA IN VOLO DI ADDESTRAMENTO. I COSTI A CARICO DEI SAVOIA
1. AD ALESSANDRIA C’ERA PURE IL CONSOLE ITALIANO
Giacomo Nicola per il Messaggero
La regina Elena e il re Vittorio Emanuele III di Savoia riposeranno l'uno accanto all'altra nel santuario di Vicoforte di Mondovì, in provincia di Cuneo. Ieri è arrivata anche la salma del sovrano: partita da Alessandria d'Egitto, dove era sepolta nella cattedrale di Santa Caterina, è rientrata in Italia a bordo di un volo militare C130 che è atterrato alle 11 all'aeroporto di Cuneo. Alla partenza ad Alessandria erano presenti i familiari e l'ambasciatore italiano al Cairo, Giampaolo Cantini.
IL TRASFERIMENTO
Dopo che la notizia si è diffusa, in tanti tra visitatori e turisti sono saliti ieri al santuario. La cappella di San Bernardo, dove è già stata collocata la regina, è però, almeno per il momento, chiusa al pubblico. Il trasferimento delle spoglie dei due sovrani si è portato con sé uno strascico di polemiche. In primis per la scelta di utilizzare un volo dell'aeronautica militare per il trasferimento della salma.
«Qualcuno dovrà spiegare a noi, alla Corte dei Conti e agli italiani - ha incalzato il capogruppo di SI ed esponente di LeU Giulio Marcon - per quale motivo sia stato usato un aereo dell'Aeronautica militare, un volo di Stato per riportare in Italia la salma di colui che non si oppose all'avvento della dittatura fascista, firmò la vergogna delle leggi razziali contro gli ebrei». In realtà sembra non si sia trattato di un volo di Stato del 31 Stormo ma di un aereo militare cargo di stanza a Pisa in addestramento con un equipaggio comunque impegnato a volare e che sino all'ultimo ignorava cosa andasse a prendere ad Alessandra d'Egitto.
Il via all'operazione è stato dato dal Quirinale, la parte operativa è stata svolta dai ministeri degli Esteri e della Difesa e tutte le spese per l'esumazione e l'inumazione delle salme sono state sostenute dai Savoia.
LA MEMORIA
Proprio le decisioni assunte da questo sovrano hanno suscitato critiche per il suo rimpatrio. «In un'epoca segnata dal progressivo smarrimento di Memoria e valori fondamentali - ha sottolineato la presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Noemi Di Segni - il rientro della salma del re Vittorio Emanuele III in Italia non può che generare profonda inquietudine, anche perché giunge alla vigilia di un anno segnato da molti anniversari, tra cui gli 80 anni dalla firma delle Leggi Razziste».
Una ferita ancora aperta. «Bisogna che lo si dica chiaramente, in ogni sede - scrive Di Segni - Vittorio Emanuele III fu complice di quel regime fascista di cui non ostacolò mai l'ascesa e la violenza». Nessun tribunale ebbe mai modo di processarlo, per quelle gravi colpe». Opposto il pensiero di Giorgia Meloni, leader di Fdi, come si legge nel suo post su Facebook. «L'odio non è una categoria della storia e della politica. Riportare le spoglie degli ultimi sovrani italiani in Patria può essere l'occasione per completare il processo di pacificazione nazionale».
Anche una parte della famiglia Savoia non è d'accordo sul trasferimento a Vicoforte e, a quanto sembra, è intenzionata a dare battaglia. Gian Nicolino Narducci, segretario di Serge di Jugoslavia, ha incontrato il rettore della basilica, don Meo Bessone, e nel corso di un colloquio che alcune fonti hanno definito «concitato» ha fatto presente che «tutto si può ancora bloccare».
IL DESIDERIO DEL NIPOTE
«Mio nonno - ha osservato Emanuele Filiberto riferendosi a Umberto II, ultimo re d'Italia - diceva: le salme resteranno in esilio finché non torneranno al Pantheon a Roma. Dal 2002, quando è stata abrogata la norma transitoria della Costituzione sull'esilio, non c'erano più problemi nel riportarle in Italia. Ma abbiamo sempre aspettato. Ed è da sempre che vogliamo siano collocate al Pantheon».
In realtà solo tre reali appartenenti al casato dei Savoia sono sepolti al Pantheon a Roma: si tratta di Vittorio Emanuele II detto il re galantuomo; del re Umberto I assassinato a Monza nel 1900 e della Regina Margherita sua consorte, che morì nel 1926. La gran parte dei Savoia, venti per l'esattezza, sono sepolti nella Basilica di Superga, che sorge sull'omonimo colle a nord-est di Torino e fu fatta costruire dal re Vittorio Amedeo II come ringraziamento alla Vergine Maria, dopo aver sconfitto i francesi che assediavano il capoluogo piemontese nel 1706.
VITTORIO EMANUELE III E MUSSOLINI
2. I PILOTI NON SAPEVANO LA DESTINAZIONE
Dino Martirano per il Corriere della Sera
Tecnicamente si è trattato di un volo militare operato da un C130 (cargo) della 46esima Brigata aerea dislocata a Pisa San Giusto. Il personale militare imbarcato era a conoscenza della destinazione finale (Egitto), ma fino al momento dell' atterraggio tutti ignoravano il vero scopo della missione. Nessuno sapeva che quel velivolo, di solito adibito a trasporti sanitari d' urgenza o al trasferimento di mezzi, avrebbe di lì a poco riportato sul suolo italiano la salma di Vittorio Emanuele III di Savoia.
Senza arrivare alla suggestione degli ordini contenuti in una busta con la ceralacca consegnata all' equipaggio, è vero che l' intera operazione è stata condotta con un altissimo livello di segretezza. Un vincolo mantenuto da decine di persone - coinvolti gli apparati di Quirinale, Palazzo Chigi, Farnesina, Viminale e Difesa - che sul finale è stato rotto soltanto dall' abate di Vicoforte, don Meo Bessone. C' è stato infatti un improvviso slittamento temporale di 48 ore tra il rientro da Montpellier della salma della regina Elena e quella di Vittorio Emanuele III. Venerdì, quando la parte francese dell' operazione era completata (e rivelata dall' abate), la missione egiziana era ancora in alto mare con tutti i rischi del caso.
L' operazione è stata «agevolata politicamente» dal Quirinale - che lavora da un anno dopo aver ricevuto la richiesta umanitaria da parte dei Savoia - ma il braccio operativo ce l' ha messo il governo. La cabina di regia è stata del Cerimoniale del ministero degli Affari Esteri (ad Alessandria, al momento dell' imbarco della salma, era presente l' ambasciatore Giampaolo Cantini), ma erano al corrente i militari (Difesa), vari prefetti (Viminale) e Palazzo Chigi.
L' aiuto assicurato ai Savoia ha suscitato le critiche dell' Unione delle comunità ebraiche sulla circostanza che Vittorio Emanuele III firmò le leggi razziali nel '38. Ma c' è anche l' atto di accusa di Carlo Smuraglia, presidente dell' Associazione nazionale partigiani: «Quello dei Savoia lo considero un problema chiuso da molto tempo. Smettiamo di parlarne. Ritengo che portare la salma in Italia con solennità e volo di Stato è qualcosa che urta le coscienze di chi custodisce una memoria storica. E non si parli più neanche di questa ipotesi di mettere le loro salme nel Pantheon».
Molto duro anche il deputato Giulio Marcon (Sinistra italiana-Liberi e Uguali): «Qualcuno dovrà spiegare a noi, alla Corte dei Conti e agli italiani per quale motivo sia stato usato un aereo dell' Aeronautica militare, un volo di Stato per riportare in Italia la salma di colui che non si oppose all' avvento della dittatura fascista, firmò la vergogna delle leggi razziali contro gli ebrei».
Sui costi, oltre al volo militare senza il quale il rientro non sarebbe stato possibile, al Quirinale osservano che tutto ciò che ha riguardato esumazione, trasferimento e inumazione delle salme in Francia, in Egitto e in Italia è a carico dei Savoia. Sulle ore di volo del C130, infine, si fa notare che quegli aerei si levano in volo comunque tutti i giorni per motivi di addestramento.