BANANA SBUCCIATO - DIMETTERSI DA SENATORE COME GESTO DI BUONA VOLONTÀ? SENZA LO SCUDO PARLAMENTARE, CI SAREBBE UNA FILA DI PM COL MANDATO DI ARRESTO GIÀ PRONTO...

Ugo Magri per La Stampa

Brunetta e Alfano si sono avventati a raccogliere il buono che c'è, dal loro punto di vista, nelle dichiarazioni da Baku di Letta. Vale a dire l'impegno implicito a cancellare l'Imu, sempre che il governo vada avanti si capisce. Ma il grosso del Pdl, incominciando dal Fondatore, ha reagito con una certa malcelata insofferenza.

Che bisogno c'era, si sono guardati in faccia ad Arcore, «di svilire come secondario il grande dramma di Silvio», il quale rischia di trascorrere dodici lunghi mesi agli arresti domiciliari?

E perché Letta, si interrogano sospettosi i colonnelli berlusconiani, mostra una tale ostentata indifferenza rispetto all'«agibilità politica» del Cavaliere? Nei confronti del leader Pdl, questa freddezza non rappresenta certo un bel segnale. Anzi, viene vissuta come la prova che siamo lontani da quella soluzione capace di mettere in salvo Berlusconi.

Se perfino Letta, considerato nel centrodestra il più amico tra gli avversari, non è disposto a spendere una piccola parola di solidarietà nei confronti del suo principale sponsor, ciò significa una sola cosa: le speranze di strappare un «salvacondotto» dal Pd o dal Colle più alto sono ridotte davvero al lumicino. Per cui il nervosismo, l'impazienza del Cavaliere superano e di molto il livello di guardia, i tanti che hanno colloquiato con lui domenica lo attestano concordi.

In certi momenti Berlusconi predica nervi saldi, impartisce ai «falchi» ordini perentori di tenere a freno la lingua e gli artigli perché la grazia presidenziale nonostante tutto potrebbe ancora arrivare. Napolitano ha chiesto tempo per riflettere e mettergli troppa ansia sarebbe contro l'interesse di Berlusconi. Meglio aspettare che nei prossimi giorni Letta (lo zio Gianni, non Enrico il nipote) venga ricevuto nella sua veste di ambasciatore, solo a quel punto si tireranno le somme...

Però poi, talvolta nel giro di pochi minuti, addirittura con lo stesso interlocutore, l'umore dell'uomo si rabbuia, la conclamata pazienza si rovescia nel suo esatto contrario. Allora incominciano quegli sfoghi che mettono in fuga le «colombe» e riportano sugli scudi Verdini, la Santanché e quegli altri, come Capezzone, che vorrebbero trasformare la campagna di lancio di Forza Italia (comincia oggi l'affissione dei manifesti) nel trampolino della prossima campagna elettorale.

Circola con insistenza la voce che, forse, Berlusconi sarebbe disposto a cedere il seggio senatoriale come attestato di buona volontà; altri però lo negano in quanto, senza lo scudo parlamentare, qualunque pm potrebbe farsi venire strane idee (e ce ne sarebbe una fila col mandato di arresto già pronto...). Unico punto fermo è l'orgogliosa volontà di restare al centro del ring, di non volersi accomodare giammai tra gli «ex» della politica. A costo di rinunciare alla grazia, oppure alla commutazione della pena da detentiva in pecuniaria, qualora ciò dovesse comportare una capitolazione, mani in alto e bandiera bianca.

Ecco perché sembra sfumata la successione in famiglia: «Il leader sono e rimango io», ha detto e ripetuto ieri il Cavaliere nei suoi mille colloqui. Si è reso conto che, spingendo avanti Marina, avrebbe dato di sé l'immagine dello sconfitto, laddove il suo problema (ancora più del carcere) è evitare quella «deminutio». Inoltre sa bene che nessun altro, fuorché lui, sarebbe in grado di tenere insieme le anime del partito, di fare da collante. Così tiene il partito, il governo e l'Italia nell'incertezza, che è anzitutto la sua.

 

MANIFESTAZIONE PDL VIA DEL PLEBISCITO SILVIO BERLUSCONI E FRANCESCA PASCALE ENRICO LETTA E SILVIO BERLUSCONI silvio berlusconi francesca pascale villa comalcione ENRICO LETTA E SILVIO BERLUSCONINAPOLITANO BERLUSCONI LETTA TREMONTI

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