renzi pierino scuola asino

LA BRUTTA SCUOLA – RENZI ROTTAMA LE SUE RIFORME E SI PIEGA AL DIKTAT DEI SINDACATI: NESSUNA “DEPORTAZIONE” E NESSUN NUOVO DOCENTE DI RUOLO IN CATTEDRA. TUTTO RINVIATO DI UN ANNO – LA VITTORIA DI CHI VUOLE IL POSTO FISSO MA NON VOLEVA TRASFERIRSI

Maurizio Belpietro per “Libero Quotidiano

 

RENZI GIANNINIRENZI GIANNINI

Nessuna deportazione ma soprattutto nessun nuovo docente di ruolo in cattedra. Il governo fa retromarcia: la buona scuola può attendere, per ora si accontenta di quella brutta. Dopo le proteste degli insegnanti, a pochi giorni dall'inizio delle lezioni, il ministero dell'Istruzione decide di rinviare di un anno l' entrata in ruolo dei nuovi professori, annunciando che i posti vacanti saranno coperti dai supplenti. Così invece della regolarità didattica, si garantisce solo il caos. Risultato: ha vinto chi voleva il posto fisso ma non voleva trasferirsi.

 

Chi si lamentava per essere costretto a raggiungere il luogo di lavoro là dove il lavoro c'è. Un pessimo esempio per i giovani in cerca di un impiego. I quali d' ora in poi saranno autorizzati a pensare non solo che la Repubblica è fondata sul lavoro (bene disponibile nelle mani di uno Stato socialista e non dove vigono le leggi di mercato) ma che l' Italia è un Paese fondato sul lavoro a pochi chilometri da casa.

 

La storia è nota e Libero è stato il primo a segnalarla, raccontando l' anomalia degli insegnanti stabilizzati che non vogliono stabilizzarsi lontano dal luogo in cui vivono. In vista dell' assunzione in pianta stabile, il ministero aveva fatto sapere che molte delle nuove cattedre sono nel Nord, dove maggiore è il numero di studenti e minore il numero di professori.

 

renzi gianninirenzi giannini

Ma ai docenti precari in attesa di diventare di ruolo la prospettiva di dover traslocare per raggiungere la scuola loro assegnata non piace. In molti hanno protestato via web e qualcuno ha addirittura annunciato di voler rinunciare all'assunzione, preferendo la disoccupazione alla - udite, udite - deportazione. Così l' hanno chiamata. Che si evochi la traduzione in catene per definire un trasferimento volontario ad alcune centinaia di chilometri in cambio di un posto fisso è cosa da non credere.

 

Che dovrebbero dire gli americani che con il 5 per cento di disoccupazione, non il 13 (che poi quella italiana sarebbe di più considerando anche la cassa integrazione che fa da ammortizzatore sociale), sono pronti a sradicare la casa (letteralmente) e trasferirsi in un altro Stato? E gli inglesi, i canadesi, gli australiani eccetera eccetera? Parlo di un' emigrazione normale, in Paesi normali. Non di quella povera, che arriva dal Sud America o dall' Est. Anche nel mondo anglossassone hanno parenti e amici che lasciano a casa. E però non si fanno problemi a levare le tende e a inseguire il lavoro lì dove c'è.

MATTEO RENZIMATTEO RENZI

 

Da noi invece ricevere un posto fisso, 36 ore a settimana, senza il patema di una crisi aziendale o di un licenziamento, dunque escludendo la mobilità o la solidarietà che decurta gli stipendi, essendo certi della possibilità in capo a qualche anno di ottenere l' avvicinamento a casa, viene chiamata deportazione.

 

Già questo è un brutto segnale, perché significa che nonostante negli ultimi anni gli scenari economici siano cambiati, la parte più progredita della nostra forza lavoro (gli insegnanti hanno laurea e fior di studi) non ha ancora capito che nel 2000, con l' Europa e la globalizzazione, un' epoca si è chiusa e un' altra si è inaugurata. Non siamo più un universo a sé stante, dobbiamo confrontarci con tutto il mondo e adeguare le nostre abitudini, le nostre certezze e le nostre garanzie, a quelle degli altri Paesi occidentali e non solo.

 

STATUE IMBAVAGLIATE CONTRO LA RIFORMA DELLA SCUOLASTATUE IMBAVAGLIATE CONTRO LA RIFORMA DELLA SCUOLA

Tuttavia, se il rifiuto a trasferirsi da parte dei docenti è un cattivo esempio per le giovani generazioni, pessimo è invece il comportamento del governo, che dopo aver minacciato sfracelli in un mondo - quello della scuola - tra i più refrattari all' innovazione, passo dopo passo ha accettato di rimangiarsi la riforma della buona scuola, preferendo tenersi appunto quella cattiva.

 

La valutazione dei professori è stata annacquata, limata anche l' annunciata autonomia delle scuole e dei presidi, riveduta e corretta la possibilità di assumere (e licenziare) i docenti e perfino quella di accettare finanziamenti esterni e di donare un millesimo del proprio reddito. Insomma, giorno dopo giorno la riforma ha perso i pezzi e ora, a pochi giorni dall' ingresso in aula, rinuncia anche alle regole che dovevano consentire un' infornata di nuovi insegnanti.

 

voto riforma della scuola in senato  2voto riforma della scuola in senato 2

Di fronte alla resa, ritornano in mente i titoli di giornale con cui Renzi e i suoi ministri e sottosegretari annunciavano la fine delle cattedre vacanti, l' addio alle supplenze ad ogni inizio singhiozzante dell' anno scolastico. Come altre volte, degli annunci e delle promesse è rimasto poco.

 

Il governo così si rivela un cattivo maestro: mentre minaccia di togliere potere a Cgil, Cisl e Uil per liberare l' economia e i servizi pubblici dai loro ricatti, si piega ai diktat dei sindacati che al suonare della campanella promettevano di suonare come un tamburo l' esecutivo. Da questa storia si cava una sola lezione: la bocciatura del presidente del Consiglio, un decisionista capace solo di rottamare le sue decisioni.

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – PUTIN NON PERDE MAI: TRUMP ESCE A PEZZI DALLA TELEFONATA CON “MAD VLAD”. AVEVA GIÀ PRONTO IL DISCORSO (“HO SALVATO IL MONDO”) E INVECE HA DOVUTO FARE PIPPA DI FRONTE AL NIET DEL PRESIDENTE RUSSO ALLA TREGUA DI 30 GIORNI IN UCRAINA – ZELENSKY COTTO E MANGIATO: “SE NON SEI AL TAVOLO DEL NEGOZIATO, SEI NEL MENÙ” – LE SUPERCAZZOLE DEL TYCOON SU IRAN E ARABIA SAUDITA E LA PRETESA DELL’EX AGENTE DEL KGB: ACCETTO IL CESSATE IL FUOCO SOLO SE FERMATE GLI AIUTI ALL’UCRAINA. MA TRUMP NON POTEVA GARANTIRE A NOME DELL’EUROPA – DOPO IL SUMMIT A GEDDA DI DOMENICA PROSSIMA CI SARÀ UNA NUOVA TELEFONATA TRA I DUE BOSS. POI L’INCONTRO FACCIA A FACCIA…

donald trump dazi giorgia meloni

DAGOREPORT! ASPETTANDO IL 2 APRILE, QUANDO CALERÀ SULL’EUROPA LA MANNAIA DEI DAZI USA, OGGI AL SENATO LA TRUMPIANA DE’ NOANTRI, GIORGIA MELONI, HA SPARATO UN’ALTRA DELLE SUE SUBLIMI PARACULATE - DOPO AVER PREMESSO IL SOLITO PIPPONE (‘’TROVARE UN POSSIBILE TERRENO DI INTESA E SCONGIURARE UNA GUERRA COMMERCIALE...BLA-BLA’’), LA SCALTRA UNDERDOG DELLA GARBATELLA HA AGGIUNTO: “CREDO NON SIA SAGGIO CADERE NELLA TENTAZIONE DELLE RAPPRESAGLIE, CHE DIVENTANO UN CIRCOLO VIZIOSO NEL QUALE TUTTI PERDONO" - SI', HA DETTO PROPRIO COSI': “RAPPRESAGLIE’’! - SE IL SUO “AMICO SPECIALE” IMPONE DAZI ALLA UE E BRUXELLES REAGISCE APPLICANDO DAZI ALL’IMPORTAZIONE DI MERCI ‘’MADE IN USA’’, PER LA PREMIER ITALIANA SAREBBERO “RAPPRESAGLIE”! MAGARI LA SORA GIORGIA FAREBBE MEGLIO A USARE UN ALTRO TERMINE, TIPO: “CONTROMISURE”, ALL'ATTO DI TRUMP CHE, SE APPLICATO, METTEREBBE NEL GIRO DI 24 ORE IN GINOCCHIO TUTTA L'ECONOMIA ITALIANA…

donald trump cowboy mondo in fiamme giorgia meloni friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT: IL LATO POSITIVO DEL MALE - LE FOLLIE DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HANNO FINALMENTE COSTRETTO GRAN PARTE DEI 27 PAESI DELL'UNIONE EUROPEA, UNA VOLTA PRIVI DELL'OMBRELLO MILITARE ED ECONOMICO DEGLI STATI UNITI, A FARLA FINITA CON L'AUSTERITY DEI CONTI E DI BUROCRATIZZARSI SU OGNI DECISIONE, RENDENDOSI INDIPENDENTI - GLI EFFETTI BENEFICI: LA GRAN BRETAGNA, ALLEATO STORICO DEGLI USA, HA MESSO DA PARTE LA BREXIT E SI E' RIAVVICINATA ALLA UE - LA GERMANIA DEL PROSSIMO CANCELLIERE MERZ, UNA VOLTA FILO-USA, HA GIA' ANNUNCIATO L'ADDIO ALL’AUSTERITÀ CON UN PIANO DA MILLE MILIARDI PER RISPONDERE AL TRUMPISMO - IN FRANCIA, LA RESURREZIONE DELLA LEADERSHIP DI MACRON, APPLAUDITO ANCHE DA MARINE LE PEN – L’UNICO PAESE CHE NON BENEFICIA DI ALCUN EFFETTO? L'ITALIETTA DI MELONI E SCHLEIN, IN TILT TRA “PACIFISMO” PUTINIANO E SERVILISMO A TRUMP-MUSK...

steve witkoff marco rubio donald trump

DAGOREPORT: QUANTO DURA TRUMP?FORTI TURBOLENZE ALLA CASA BIANCA: MARCO RUBIO È INCAZZATO NERO PER ESSERE STATO DI FATTO ESAUTORATO, COME SEGRETARIO DI STATO, DA "KING DONALD" DALLE TRATTATIVE CON L'UCRAINA (A RYAD) E LA RUSSIA (A MOSCA) - IL REPUBBLICANO DI ORIGINI CUBANE SI È VISTO SCAVALCARE DA STEVE WITKOFF, UN IMMOBILIARISTA AMICO DI "KING DONALD", E GIA' ACCAREZZA L'IDEA DI DIVENTARE, FRA 4 ANNI, IL DOPO-TRUMP PER I REPUBBLICANI – LA RAGIONE DELLA STRANA PRUDENZA DEL TYCOON ALLA VIGILIA DELLA TELEFONATA CON PUTIN: SI VUOLE PARARE IL CULETTO SE "MAD VLAD" RIFIUTASSE IL CESSATE IL FUOCO (PER LUI SAREBBE UNO SMACCO: ALTRO CHE UOMO FORTE, FAREBBE LA FIGURA DEL ''MAGA''-PIRLA…)

giorgia meloni keir starmer donald trump vignetta giannelli

DAGOREPORT - L’ULTIMA, ENNESIMA E LAMPANTE PROVA DI PARACULISMO POLITICO DI GIORGIA MELONI SI È MATERIALIZZATA IERI AL VERTICE PROMOSSO DAL PREMIER BRITANNICO STARMER - AL TERMINE, COSA HA DETTATO ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' ALLA STAMPA ITALIANA INGINOCCHIATA AI SUOI PIEDI? “NO ALL’INVIO DEI NOSTRI SOLDATI IN UCRAINA” - MA STARMER NON AVEVA MESSO ALL’ORDINE DEL GIORNO L’INVIO “DI UN "DISPIEGAMENTO DI SOLDATI DELLA COALIZIONE" SUL SUOLO UCRAINO (NON TUTTI I "VOLENTEROSI" SONO D'ACCORDO): NE AVEVA PARLATO SOLO IN UNA PROSPETTIVA FUTURA, NELL'EVENTUALITÀ DI UN ACCORDO CON PUTIN PER IL ‘’CESSATE IL FUOCO", IN MODO DA GARANTIRE "UNA PACE SICURA E DURATURA" - MA I NODI STANNO ARRIVANDO AL PETTINE DI GIORGIA: SULLA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO DEL 20 E 21 MARZO SULL'UCRAINA, LA PREMIER CERCHIOBOTTISTA STA CONCORDANDO GLI ALLEATI DELLA MAGGIORANZA UNA RISOLUZIONE COMUNE PER IL VOTO CHE L'ATTENDE MARTEDÌ E MERCOLEDÌ IN SENATO E ALLA CAMERA, E TEME CHE AL TRUMPUTINIANO SALVINI SALTI IL GHIRIBIZZO DI NON VOTARE A FAVORE DEL GOVERNO…