MULLER NON SI MOLLA - LA POLVERINI NON FA RETROMARCIA SULLA INVESTITURA DI MARCO MULLER ALLA GUIDA DEL FESTIVAL DI ROMA, ALLA FACCIA DI BETTINI, RONDI E DELLA LORO PUPILLA PIERA DETASSIS - ‘EUROPA’ FA DIETROLOGIA: E SE LA NOMINA DI MULLER SERVISSE AD ALEDANNO PER UN TICKET CON LUIGI ABETE (GRANDE AMICO DI MARCO) IN VISTA DELLE PROSSIME COMUNALI A ROMA? COSÌ SI SPIEGHEREBBE PERCHÉ ZINGARETTI, AVVERSARIO DESIGNATO PER IL CAMPIDOGLIO, HA PARLATO DI “INCIUCIONE”…

1 - LA POLVERINI: «NOI CONTINUIAMO A PUNTARE SU MARCO MÜLLER»
Gloria Satta per "il Messaggero"

Non la manda dire, il governatore del Lazio. E' lei il motore dell'operazione Müller: nell'ultimo anno ha sondato e ripetutamente incontrato l'ex direttore della Mostra di Venezia, quindi convinto Alemanno. Scatenando le proteste del Pd che accusa la coppia pdl di aver tentato il «colpo di mano».

Risultato, un compromesso che ha fatto contenti (o meglio, scontenti) tutti e soprattutto lascia la rassegna senza guida per sei mesi: Rondi resterà fino alla fine del mandato ma, rifiutandosi di incoronare Müller, non potrà nemmeno nominare la sua candidata Piera Detassis. Poi a giugno, il sindaco farà un altro presidente e per l'ex timoniere del Lido potrebbe arrivare l'incarico. Ma da qui all'estate i giochi della politica rischiano di riservare altre sorprese.

Presidente Polverini, il Festival non è finito in un gigantesco pasticcio?
«C'è stato solo un incontro tra Alemanno e Rondi. Non è la soluzione definitiva che, finite le feste, cercheremo di individuare confrontandoci con gli altri».

Volevate le dimissioni di Rondi?
«No. Il presidente non è mai stato in discussione, ci mancherebbe. Ci siamo espressi invece sul direttore artistico, che secondo noi dovrebbe essere Müller».

Perché vi piace tanto?
«A muoverci è la volontà di portare a Roma una professionalità di altissimo prestigio internazionale come lui. Nel quadro di una complessiva rivistazione dei festival in Italia, e senza nulla togliere all'ottimo lavoro svolto da Detassis, Müller rappresenterebbe la scossa di cui c'è bisogno. Se siamo riusciti a rendergli attrattivo il Festival, perderlo sarebbe un errore madornale».

Zingaretti vi accusa di aver «inciuciato» alle spalle della Provincia.
«Ho solo presentato Müller ad Alemanno. Non abbiamo nessun bisogno di inciuciare: il diritto di cercare il meglio per Roma ci viene dal voto. Ricordo che siamo i soci di maggioranza e nel Festival investiamo risorse cospicue».

E' vero, come denuncia il Pd, che alla rassegna dovete ancora due milioni e 800mila euro?
«A proposito di debiti, io potrei accusare loro di aver lasciato un deficit di 25 miliardi...Stiano tranquilli, le risorse in bilancio ci sono e verranno erogate. Mi dispiace semmai aver letto attacchi sgradevoli, immeritati e livorosi contro Müller. A sinistra, sulla cultura c'è molta confusione».

Cosa intende?
«Secondo il loro pregiudizio, noi di destra siamo troppo ignoranti per occuparci di cultura. Ma quando ce ne occupiamo, facciamo inciuci. Serve l'intelligenza di tutti per superare gli scontri nell'interesse della città».

Cosa risponde a Bettini che sul Messaggero vi ha accusati di aver tentato il colpo di mano?
«Finché lui ha avuto le deleghe di Veltroni, ha fatto la sua politica. Ci permetta ora di fare la nostra. E' così che funziona. Nessuna prevaricazione: stiamo esercitando la funzione che ci hanno attribuito gli elettori».

Il programma di Müller ingloberebbe nel Festival del cinema anche quello della fiction e le rassegne estive?
«Il Festival quest'anno è costato 12 milioni. Con la stessa cifra o persino con meno potremmo creare un evento completo, spalmato in più momenti dell'anno. E in grado di soddisfare le richieste del pubblico e del mercato».

E' vero che Müller già lavora nell'ombra?
«Ma quando mai...Lavorerà se e quando avrà l'incarico».

Come andrà a finire?
«Ho fatto la sindacalista per tutta la vita e so che le grandi questioni richiedono una lunga trattativa. Noi siamo aperti al confronto...Finirà bene, se siamo tutti convinti che Müller rappresenta una grande opportunità per Roma».

2 - IL "SINDACO" MULLER
Paola Casella per "Europa quotidiano"
http://www.europaquotidiano.it/dettaglio/131848/il_sindaco_muller

E se la posta in gioco, nell'ipotesi di nominare Marco Muller direttore artistico del festival internazionale del film di Roma, fosse in realtà la poltrona di sindaco della Capitale? La bufera mediatica che occupa le pagine dei giornali con illustri esponenti della politica (più che dell'estabilishment cinematografico) impegnati ad esplicitare le proprie alleanze fa pensare che al centro ci sia molto di più di una manifestazione culturale, anche una che ha sempre avuto forti legami con gli enti locali, in primis il Campidoglio. Nata sotto l'egida dell'allora sindaco Walter Veltroni, la Festa di Roma è stata infatti concepita da subito come una vetrina politica, e in quest'ottica è stata ereditata (e rinominata festival internazionale) dall'attuale sindaco Gianni Alemanno.

A far nascere i primi sospetti sulla vera natura del contenzioso sulla candidatura di Muller è la mancanza di contiguità politica fra le dichiarazioni entusiastiche rilasciate da Alemanno e dalla presidentessa della regione Lazio Renata Polverini e il background di Marco Muller, da sempre vicino alla sinistra ed ex direttore di una manifestazione che non ha mai avuto per il festival di Roma parole di elogio.

Per contro il presidente della Provincia Nicola Zingaretti ha immediatamente contestato la candidatura di Muller, accettabile a sinistra sia politicamente che professionalmente, diventando così involontario alleato del conservatore Gian Luigi Rondi, presidente uscente del Festival di Roma cui Alemanno ha confermato il mandato fino alla scadenza naturale di giugno e che si considera direttore artistico ad interim (vista la mancata riconferma di Piera Detassis) rifiutando ogni ipotesi di team con Muller.

Al quadro si aggiungano le interviste rilasciate ad alcuni quotidiani dallo stesso Muller, noto nell'ambiente per la cautela strategica con cui rifiuta di scoprire le sue carte. Muller invece ha rivelato - a rischio di figuraccia qualora la sua investitura non avvenga - di avere grandi progetti per il festival di Roma, soprattutto per il suo mercato, buttando là con apparente leggerezza un nome che potrebbe essere la chiave di volta dell'intera vicenda: quello di Luigi Abete, presidente di Bnp Paribas nonché di Cinecittà Studios.

Muller conosce bene Abete in quanto il gruppo ex Bnl è il depositario storico del credito cinematografico in Italia (nonché sponsor di vari festival, fra cui quello di Roma, le Giornate degli autori e la Settimana della critica a Venezia), e potrebbe aiutare Alemanno a riallacciare i rapporti incrinati quando il sindaco capitolino fece retromarcia sul Gran premio di Roma che avrebbe dato il via ad una serie di operazioni immobiliari nell'area dell'ex parco divertimenti del Luneur, proprietà di Cinecittà Entertainment, cui Cinecittà Studios partecipava al 49%.

Muller ha già dichiarato ai giornali di voler trovare uno spazio (permanente) per il festival all'interno degli studi cinematografici, ipotizzando una joint venture proprio con il gruppo di Abete per creare laboratori e workshop "alla Sundance". E poiché il sostegno politico del gruppo Abete in vista di una ricandidatura di Alemanno a sindaco di Roma potrebbe rivelarsi imprescindibile, le dichiarazioni di Muller sembrerebbero "parlare a nuora perché suocera intenda".

Meno chiaro il motivo per cui l'ex direttore della Mostra di Venezia, abituato alla direzione di grandi manifestazioni cinematografiche internazionali (e già in predicato per quella di San Pietroburgo), si sia speso per una «festa locale» che ha chiuso l'ultima edizione in perdita, e che ha appena perso una importante sponsorizzazione (ma la fondazione cinema per roma non ha mai rivelato quale) e una consistente fetta del sostegno economico ministeriale.

Anche l'ipotesi di un ingente aumento delle risorse statali al festival romano in vista della creazione di un mercato dell'audiovisivo (cinema + fiction) capitanato da Muller fa a pugni con le ristrettezze in cui viaggia l'attuale governo e con l'intenzione dichiarata della Mostra di Venezia di aprire un suo mercato.

Ma i maligni dicono che la sola ipotesi della candidatura di Muller al festival di Roma potrebbe essere bastata ad alzare le sue quotazioni sulla ribalta internazionale e a farlo approdare ad altri lidi, senza rimpiangere, se nell'assemblea dei soci fondatori del festival previsto per 13 gennaio la candidatura a direttore artistico non verrà confermata, di aver agito da... specchietto per le allodole.

Certo è che Nicola Zingaretti, a sua volta in procinto di vedere la poltrona di presidente della Provincia scomparire non solo dal suo orizzonte ma dalla realtà istituzionale italiana, ha drizzato le orecchie. Il sostegno di Abete ad una sua ipotizzabile corsa alla carica di sindaco nel 2013 potrebbe diventare strategico, e dunque permettere che si crei un asse fra la cordata Abete e l'asse Alemanno-Polverini potrebbe essere penalizzante per il centrosinistra.
Allo stesso modo il ticket Alemanno-Polverini è alla ricerca di un riposizionamento politico dopo il crack Berlusconi-Fini nel Pdl. Il problema, semmai, è il bene dell'industria cinematografica in Italia, che confermerebbe così, ancora una volta, di non essere in cima ai pensieri di nessuno.

 

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