SE L’E’ SVIGNATA DA QUESTA VALLE DI LACRIME PIERLUIGI VIGNA, GRANDE MAGISTRATO - ARRESTò LA BRIGATISTA BARBARA BALZERANI, PER PASSARE ALL'ANONIMA SEQUESTRI SARDA, AL CASO DEL MOSTRO DI FIRENZE, INFINE ALL’ANTIMAFIA - AD AGOSTO AVEVA DUELLATO PESANTEMENTE CON IL COLLEGA GIAN CARLO CASELLI, CONVINTO CHE GLI INGROIA SI SPORCANO CON LA POLITICA…

1- (ANSA) - L'ex procuratore nazionale Antimafia Pierluigi Vigna è morto oggi a Firenze. Lo apprende l'Ansa da fonti qualificate.

MORTO VIGNA: 'LUCIDO FINO ALLA FINE', SARA' CREMATO (ANSA) - Piero Luigi Vigna, morto oggi a Firenze, era ricoverato al Centro Oncologico Fiorentino 'Villa Ragionieri' da circa due settimane, assistito dalla moglie Silvia, dal figlio Leonardo e dalle due sorelle. La figlia del magistrato vive negli Usa ed era stata pochi giorni fa a fare visita al padre prima di tornare a New York. Chi gli è stato vicino fino agli ultimi giorni lo definisce "lucido fino alla fine". Vigna sarà cremato, dice la stessa fonte, "come da suo desiderio".

2- VIGNA, DAL TERRORISMO NERO E ROSSO AL MOSTRO DI FIRENZE
(AGI) - Pier Luigi Vigna nasce il primo agosto 1933 in provincia di Firenze. Entra in magistratura nel 1959. Inizia la sua carriera da pretore a Borgo San Lorenzo, in provincia di Firenze, poi a Milano. Rientrato a Firenze svolge le funzioni di sostituto, poi procuratore aggiunto e infine, dal 1991 di procuratore capo, presso la Procura della Repubblica presso il tribunale di Firenze. In quegli anni si occupa delle inchieste sul terrorismo nero e rosso. Sue le indagini che portarono all'arresto della brigatista Barbara Balzerani.

Per passare all'Anonima Sequestri sarda, al caso del Mostro di Firenze. Dal 1992 ha svolto anche la funzioni di procuratore distrettuale antimafia. Dal gennaio del 1997 diventa Procuratore Nazionale Antimafia, incarico che lascia nel 2005 per raggiunti limiti d'eta'. Nella sua lunga carriera e' stato autore di diversi libri sulla legalita' e sulla giustizia.

3- GIAN CARLO CASELLI ATTACCA "L'EX COLLEGA" VIGNA, CHE HA ACCUSATO I PM CHE SI SPORCANO CON LA POLITICA
Da Dagospia del 21 agosto 2012
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/guerra-per-procura-gian-carlo-caselli-attacca-lex-collega-vigna-che-ha-accusato-i-42917.htm


CASELLI: VIGNA NON MI ATTRIBUISCA DIFFAMANTI OBIETTIVI POLITICI
Lettera al "Corriere della Sera" di Gian Carlo Caselli

Caro direttore,
in un'intervista del 19 agosto l'ex collega Pier Luigi Vigna espone alcune considerazioni che a mio giudizio si inseriscono nella campagna di ingiustificati attacchi alla Procura di Palermo di oggi, passando per la denigrazione di quella da me diretta per quasi sette anni - a partire dal 1993 - quando dopo le stragi di Capaci e via d'Amelio chiesi io stesso di esservi trasferito da Torino. Sostiene Vigna che «deve esserci una netta separazione fra magistratura e politica... altrimenti si può pure diffondere l'idea che la magistratura abbia degli obiettivi politici e che quindi agisca per favorire o sfavorire questa o quella forza politica».

Per dare un qualche peso a queste scontate banalità, Vigna si esibisce in un acrobatico esempio, anzi «caso emblematico»: l'inchiesta a carico del presidente della Provincia di Palermo Francesco Musotto, una di quelle che l'ufficio da me allora diretto ebbe a condurre. Forse Vigna non ricorda più che il lavoro di un pm si valuta soprattutto al momento del rinvio a giudizio, quando un giudice terzo stabilisce se quel lavoro è buono e sufficiente per un pubblico dibattimento.


Che poi potrà essere di assoluzione o di condanna, com'è nella fisiologia del sistema democratico (solo nelle dittature l'accusa ha sempre ragione). In ogni caso, forse Vigna non sa che Francesco Musotto è stato giudicato insieme ad altre quattro persone, tutte condannate a pene anche gravi. Fra queste vi era il fratello, Cesare Musotto, accusato dello stesso reato di Francesco: aver ospitato nella villa di famiglia - abitata da ambedue - il pericoloso latitante Leoluca Bagarella. Cesare condannato e il fratello presidente assolto: niente da dire, se non che il secondo ha evidentemente beneficiato «ante litteram» di quella tesi difensiva («A mia insaputa») che avrà più tardi ancor più significative applicazioni.

Comunque sia, prima di attribuirmi diffamanti obiettivi politici, voglia Vigna ricordare che il copyright non è certamente suo. Ero fascista quando mi occupavo di Brigate rosse e sono diventato comunista per la mia azione antimafia di Palermo (il primo a lanciarmi l'accusa fu un certo Riina: 24 maggio 1994, Corte d'assise di Reggio Calabria). Infine, tengo a ricordare che una certa maggioranza politica mi ha gratificato di una legge «contra personam» (poi dichiarata incostituzionale), che mi ha impedito di partecipare al concorso per la nomina del nuovo procuratore nazionale antimafia: dopo che il procuratore uscente - Vigna - aveva beneficiato, senza battere ciglio, di una leggina (prodromica a quella contro la mia persona) con cui quella stessa maggioranza ne aveva prorogato il mandato oltre la scadenza naturale, fino al compimento del 72° anno di età (quasi un regalo di compleanno).
Gian Carlo Caselli
procuratore della Repubblica di Torino


2- L'INTERVISTA CUI FA RIFERIMENTO CASELLI - «ECCESSI INNEGABILI, SERVONO NORME PIÙ STRINGENTI» - VIGNA: MAGISTRATI MAI IN POLITICA LA DISTINZIONE DEI RUOLI SIA NETTA
Dino Martirano per il "Corriere della Sera" del 19 agosto 2012

C'è un doppio vizio d'origine che mina i rapporti tra politica e giustizia e per questo, ancora oggi, «ognuno dovrebbe ritrovare la consapevolezza del proprio ruolo» per ristabilire un po' di serenità di giudizio sul percorso delle riforme. Piero Luigi Vigna- già procuratore capo a Firenze noto per le inchieste sui sequestri di persona e sul terrorismo e poi capo della Procura nazionale antimafia - è un magistrato «tutto di un pezzo» anche da pensionato: «Io non ho mai accettato incarichi che fossero proposti da un ministro se pure previsti dall'ordinamento giudiziario. Nel 1980 dissi di no a Darida che mi chiese di fare il direttore del Dap, che pure è un incarico molto ben remunerato, e dieci anni dopo dissi la stessa cosa a Martelli che mi chiedeva di prendere il posto che fu di Falcone alla direzione degli Affari penali».


Perché ci tiene tanto a questa distanza, anche formale, tra magistratura e politica?
«Dico questo perché ci deve essere una netta distinzione tra i ruoli in modo che anche i cittadini abbiano ben chiara questa separazione tra magistratura e politica. Altrimenti si può pure diffondere l'idea che la magistratura abbia degli obiettivi politici e che quindi agisca per favorire o sfavorire questa o quella forza politica».


A cosa si riferisce? Pensa a qualche inchiesta in particolare?
«In passato ci sono stati casi emblematici - penso all'inchiesta Musotto a Palermo - in cui sono stati perseguiti alcuni politici senza che poi ci fosse alcun esito processuale definitivo nei loro confronti».

È pure vero, però, che la politica teme una magistratura autonoma e non sottomessa al potere esecutivo.
«Spesso la politica ha tentato di soffocare con leggi mirate le legittime iniziative della magistratura. Per esempio, ricordo quattro anni fa la legge sulle intercettazioni del ministro Mastella che fu votata all'unanimità dalla Camera anche se poi si bloccò al Senato. Penso poi alla bancarotta e ad altre leggi che sancivano un solo principio: difendersi dal processo e non nel processo. E questo è l'affronto massimo che si può fare all'ordinamento giudiziario».


Al dottor Ingroia, il procuratore aggiunto di Palermo che con l'inchiesta sulla trattiva tra Stato e mafia è entrato in rotta di collisione anche con il Quirinale, è stato chiesto: entrerà mai in politica? «Mai dire mai», ha risposto lui.
«È una di quelle frasi che amano tanto i siciliani. Ma io sono in disaccordo. Lo sto dicendo da 25 anni, attirandomi anche le tirate di orecchie dei miei colleghi: non è ammissibile che un magistrato interrompa la sua attività per fare il politico perché tutti penseranno che quello che ha fatto con la toga addosso lo ha fatto per uno scopo diverso da quello della sua funzione. Dico di più, secondo me neanche da pensionato un magistrato dovrebbe iscriversi a un partito politico».

A proposito di intercettazioni, condivide il giudizio del presidente Monti che parla di abusi?
«Ci sono stati abusi soprattutto nel campo della pubblicazione delle intercettazioni, non c'è dubbio su questo. Non siamo mai stati capaci, e mi riferisco anche a me, di individuare la manina o la manona che faceva circolare le notizie coperte da segreto perché il giornalista si è sempre trincerato dietro il segreto professionale o raccontando la storiella della busta anonima giunta in redazione. Quindi io sono per un sistema in cui deve essere il giudice, con l'udienza filtro, a stabilire con le parti presenti quali sono le intercettazioni rilevanti penalmente mentre tutte le altre vanno chiuse in cassaforte, in un archivio riservato.

Sono anche d'accordo nel restringere il campo per la pubblicazione delle intercettazione durante le indagini preliminari: bisogna restringere perché oggi, infatti, l'atto non è più segreto quando ne viene a conoscenza il difensore o l'indagato. Lasciando comunque al giornalista la facoltà di menzionarne il contenuto quando queste vengono allegate o richiamate nelle ordinanze di custodia cautelare».

Il fatto che un pm abbia ascoltato, seppure indirettamente, le telefonate del Quirinale ha fatto aprire gli occhi anche ai più accesi difensori della legge attuale?
«Spero che l'iniziativa del Presidente, al di là del conflitto di attribuzione tra poteri sollevato, porti la Consulta a dire una parola chiara e definitiva su un punto molto importante non chiarito dalle nostre leggi che sono un po' ambigue. È infatti da ritenersi indiretta una intercettazione quando si ha la ragionevole consapevolezza che l'indagato parlava con una determinata persona identificabile fin dall'inizio dell'attività di ascolto? È questa da considerarsi una intercettazione casuale? Ecco, questa è l'occasione in cui la Corte costituzionale potrà dare chiarimenti definitivi su questa materia».

 

 

PIERLUIGI Vigna GIUSTA CAUSA bit20 pierluigi vigna2cap45 pierluigi vignaind05 pierluigi vignaspi25 pierluigi vignacap45 silvia pierluigi vigna8c30 pierluigi vigna8c68 pierluigi vignafci17 pierluigi vigna fabiano fabianiPierluigi Vigna8c69 pierluigi vigna amollodp72 pierluigi vigna giancarlo de cataldo giuseppe ayalaPietro Paccianibrigate rosseANTONIO INGROIA ALLA FESTA IDV DI VASTO Gian Carlo Caselli

Ultimi Dagoreport

donnet, caltagirone, milleri, orcel

DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1% DI GENERALI? ALL’INIZIO IL CEO DI UNICREDIT SI POSIZIONERÀ IN MEZZO AL CAMPO NEL RUOLO DI ARBITRO. DOPODICHÉ DECIDERÀ DA CHE PARTE STARE TRA I DUE DUELLANTI: CON IL CEO DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, OPPURE CON IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI? DIPENDERÀ DA CHI POTRÀ DARE PIÙ VANTAGGI A ORCEL - UNICREDIT HA IN BALLO DUE CAMPAGNE DI CONQUISTA: COMMERBANK E BANCO BPM. SE LA PRIMA HA FATTO INCAZZARE IL GOVERNO TEDESCO, LA SECONDA HA FATTO GIRARE LE PALLE A PALAZZO CHIGI CHE SUPPORTA CALTA-MILLERI PER UN TERZO POLO BANCARIO FORMATO DA BPM-MPS. E LA RISPOSTA DEL GOVERNO, PER OSTACOLARE L’OPERAZIONE, È STATA L'AVVIO DELLA PROCEDURA DI GOLDEN POWER - CHI FARÀ FELICE ORCEL: DONNET O CALTA?

giorgia meloni daniela santanche

DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA ALLA DIREZIONE DI FRATELLI D’ITALIA PERCHÉ VUOLE AVERE L’AURA DEL CAPO DEL GOVERNO DALLO STANDING INTERNAZIONALE CHE INCONTRA TRUMP, PARLA CON MUSK E CENA CON BIN SALMAN, E NON VA A IMMISCHIARSI CON LA POLITICA DOMESTICA DEL PARTITO - MA SE LA “PITONESSA” AZZOPPATA NON SI DIMETTERÀ NEI PROSSIMI GIORNI RISCHIA DI ESSERE DAVVERO CACCIATA DALLA DUCETTA. E BASTA POCO: CHE LA PREMIER ESPRIMA A VOCE ALTA CHE LA FIDUCIA NEI CONFRONTI DEL MINISTRO DEL TURISMO È VENUTA A MANCARE - IL RUOLO DEL "GARANTE" LA RUSSA…

barbara marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

L’AMBIZIOSA E INCONTROLLABILE BARBARA BERLUSCONI HA FATTO INCAZZARE MARINA E PIER SILVIO CON LA DICHIARAZIONE AL TG1 CONTRO I MAGISTRATI E A FAVORE DI GIORGIA MELONI, PARLANDO DI “GIUSTIZIA A OROLOGERIA” DOPO L’AVVISO DI GARANZIA ALLA PREMIER PER IL CASO ALMASRI - PRIMA DI QUESTA DICHIARAZIONE, LA 40ENNE INEBRIATA DAL MELONISMO SENZA LIMITISMO NE AVEVA RILASCIATA UN’ALTRA, SEMPRE AL TG1, SULLA LEGGE PER LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE TRA GIUDICI E PM (“È SOLO UN PRIMO PASSO”) - E NELL’IMMAGINARIO DI MARINA E PIER SILVIO HA FATTO CAPOLINO UNA CERTA PREOCCUPAZIONE SU UNA SUA POSSIBILE DISCESA IN POLITICA. E A MILANO SI MORMORA CHE, PER SCONGIURARE IL "PERICOLO" DELLA MELONIANA BARBARA (“POTREBBE ESSERE UN’OTTIMA CANDIDATA SINDACA PER IL CENTRODESTRA NELLA MILANO’’, SCRIVE IL “CORRIERE”), PIER SILVIO POTREBBE ANCHE MOLLARE MEDIASET E GUIDARE FORZA ITALIA (PARTITO CHE VIVE CON LE FIDEJUSSIONI FIRMATE DA BABBO SILVIO...) - VIDEO

giorgia meloni nordio mantovano almasri francesco franco lo voi

DAGOREPORT - PER RISOLVERE LA FACCENDA ALMASRI ERA SUFFICIENTE METTERE SUBITO IL SEGRETO DI STATO E TUTTO SAREBBE FINITO LÌ. INVECE LA MAL-DESTRA HA PRESO IL SOPRAVVENTO BUTTANDOLA IN CACIARA E METTENDO NEL MIRINO IL PROCURATORE LO VOI, MOLTO LONTANO DALLA SINISTRA DELLE “TOGHE ROSSE” - QUELLO CHE COLPISCE DEL PASTICCIACCIO LIBICO È CHE SIA STATO CUCINATO CON I PIEDI, MALGRADO LA PRESENZA A FIANCO DI GIORGIA MELONI DI UN TRUST DI CERVELLONI COMPOSTO DA UN EX MAGISTRATO AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA (CARLO NORDIO), UN PREFETTO A CAPO DEGLI INTERNI (MATTEO PIANTEDOSI) E DI UN ALTRO EX GIUDICE ALFREDO MANTOVANO, SOTTOSEGRETARIO DI STATO - NELL’INCONTRO AL COLLE, LA DUCETTA HA ILLUSTRATO A MATTARELLA (CHE RICOPRE ANCHE LA CARICA DI PRESIDENTE DEL CSM), COSA AVREBBE TUONATO VIA SOCIAL CONTRO LE “TOGHE ROSSE”? OVVIAMENTE NO… - I VOLI DI STATO PER IL TRASPORTO DI AUTORITÀ, LE MISSIONI E GLI INTERVENTI A FAVORE DI PERSONE COINVOLTE IN “SITUAZIONI DI RISCHIO” (DA CECILIA STRADA AD ALMASRI), VENGONO EFFETTUATI DAI FALCOM 900 DELLA CAI, LA COMPAGNIA AERONAUTICA DI PROPRIETÀ DEI SERVIZI SEGRETI, CHE FA BASE A CIAMPINO

romano prodi dario franceschini giuseppe conte elly schlein

DAGOREPORT - COME ANDRÀ A FINIRE LO PSICODRAMMA MASOCHISTICO DEL CENTRO-SINISTRA IN VISTA DELLE REGIONALI 2025 E DELLE POLITICHE DEL 2027? A PARTE FRANCESCHINI, L’HANNO CAPITO TUTTI CHE MARCIANDO DIVISI, PER I PARTITI DELL’OPPOSIZIONE LA SCONFITTA È SICURA - CHIUSA NEL BUNKER DEL NAZARENO CON UNA MANCIATA DI FEDELISSIMI, ELLY SCHLEIN HA GIÀ UN ACCORDO SOTTOBANCO COL M5S DI CONTE PER MARCIARE UNITI ALLE PROSSIME REGIONALI IN TOSCANA, CAMPANIA E PUGLIA E VENETO. UNA VOLTA UNITE LE FORZE, LE PRIME TRE, ACCORDO IN FIERI COL REGNO DI NAPOLI DI DE LUCA, IL SUCCESSO PER L’OPPOSIZIONE È SICURO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027 VINCERÀ L’IDEA DI UN ‘’PARTITO-PLURALE’’ CON ELLY CHE SI ACCORDERÀ CON IL PADRE NOBILE E SAGGIO DELL’ULIVO, ROMANO PRODI, SULLE PRIORITÀ DEL PROGRAMMA (NON SOLO DIRITTI CIVILI E BANDIERE ARCOBALENO), E FARÀ SPAZIO ALL'ANIMA CATTO-DEM DI BONACCINI, GENTILONI, GUERINI, RUFFINI...

fedez chiara ferragni game over matrimonio x

“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL RAPPER, FABRIZIO CORONA, BUTTA BENZINA SUL FUOCO: “RACCONTERÒ LA MOGLIETTINA PERFETTA CHE SEI, QUANTE STRONZATE RACCONTI DA 15 ANNI, I TUOI AFFARI SPORCHI E L'AMORE CHE PERÒ HAI VISSUTO TRADENDOLO COSTANTEMENTE" - L’IRRESISTIBILE SCENEGGIATA, RICCA DI MIRATISSIMI COLPI ALL'INGUINE MESSA IN SCENA DALL’EX DUO FERRAGNEZ, CONFERMA LA PIÙ CLASSICA CONVINZIONE FILOSOFICA-EUCLIDEA: L'IDIOZIA È LA PIÙ GRAZIOSA DISTANZA FRA DUE PERSONE (SALVO POI SCOPRIRE CHE, AL LORO CONFRONTO, I COSIDDETTI MEDIA TRASH SCANDALISTICI SONO INNOCENTI COME TUBI) - AMORALE DELLA FAVA: IL LORO MATRIMONIO CELEBRATO NEL 2018 IN UNA LOCATION DI LUSSO DI NOTO, TRASFORMATO IN LUNA PARK VERSIONE FLOWER POWER, CON RUOTE PANORAMICHE E CONSOLLE DI DEEJAY, ERA UNA PROMESSA DI FUTURO: PAGLIACCIATA ERA, PAGLIACCIATA È STATA - VIDEO