IL NAZISMO? SOLO UNA CACCA D'UCCELLO NELLA NOSTRA STORIA" -SE PENSATE CHE LA MERKEL DETESTI L'ITALIA, NON AVETE ANCORA ASCOLTATO IL LEADER DI “ALTERNATIVE FUR DEUTSCHLAND”, ALEXANDER GAULAND: “DIFENDEREMO GLI INTERESSI TEDESCHI VALUTANDO SE LA POLITICA ITALIANA FERISCE IL NOSTRO INTERESSE NAZIONALE - NON È POSSIBILE AVERE UNA MONETA UNICA PER TUTTI: L'UNICO MODO PERCHÉ L'EURO SOPRAVVIVA È CHE LA GERMANIA PAGHI PER GLI ALTRI. NON PUÒ ESSERE ACCETTATO"
1 - PER IL LEADER DI AFD IL NAZISMO È SOLO "UNA CACCA D'UCCELLO" NELLA STORIA TEDESCA
Bufera sul leader di Alternativa per la Germania (AfD), Alexander Gauland, secondo il quale "Hitler e il nazismo sono solo una "cacca di uccello" in più di mille anni di gloriosa storia del Paese. Gauland ha parlato a Seebach, in Turingia al congresso federale dell'ala giovanile del partito di estrema destra.
Immediate le repliche, come quella di Annegret Kramp-Karrenbauer: "50 milioni di morti, l'Olocausto e la guerra totale sono per la AfD di Gauland solo una cacca di uccello", ha scritto su Twitter la segretaria della Cdu, considerata la possibile erede della cancelliera Angela Merkel, secondo la quale il partito ha mostrato il suo vero volto.
2 - IL LEADER DELL'AFD ALEXANDER GAULAND: "VALUTEREMO DI VOLTA IN VOLTA SE IL NUOVO GOVERNO ITALIANO FERIRÀ GLI INTERESSI TEDESCHI"
Luca Steinmann per https://www.huffingtonpost.it
Le ultime sue dichiarazioni hanno sollevato una bufera in Germania. Alexander Gauland, leader del partito di estrema destra Afd ha affermato infatti che "Hitler e il nazismo sono solo una cacca di uccello in più di mille anni di gloriosa storia del Paese. Huffpost ha intervistato Gauland e ha raccolto il suo parere sul nuovo governo italiano e sui rapporti tra Roma e Berlino.
Dottor Gauland, in Italia si è appena formato un governo cosiddetto populista che dalla Germania sta venendo molto criticato, soprattutto da parte della maggioranza composta dalla Cdu e dalla Spd. Cosa ne pensa invece Lei, che è il leader del principale partito di opposizione considerato a sua volta di essere populista?
La formazione del governo italiano è una questione che riguarda gli italiani e solo loro devono decidere. Non condivido chi si immischia nelle decisioni democratiche di altri Paese per cui non voglio commento i risultati elettorali. Valuterò invece le politiche di questo governo questione per questione.
Una unica cosa è certa: se il nuovo esecutivo mette in atto ciò che ha detto di voler fare, allora si svilupperà una situazione in cui i tedeschi dovranno pagare per essere dentro l'euro e a ciò noi ci opporremo. Una politica italiana diversa da quella dei precedenti governi potrà funzionare solo se l'Italia si riprenderà totalmente il controllo della propria economia senza che ciò coinvolga più la Germania.
Esiste un minimo comune denominatore tra le vostre politiche e quelle della Lega Nord e del Movimento Cinque Stelle?
Tra noi e loro non c'è alcun attrito come non c'è alcuna cooperazione. La Afd non ha ufficialmente alcun contatto ufficiale né con la Lega Nord né con il Movimento Cinque Stelle. Siamo un partito che è nato per criticare l'euro, sosteniamo che non può esserci una unica moneta per diverse culture economiche, pur accettando che l'Italia come altri Paesi abbiano culture economiche diversa dalla nostra. L'attuale congiuntura politica in Europa conferma che non è possibile avere una moneta unica per tutti e che l'unico modo perché l'euro sopravviva è che la Germania paghi per gli altri. Ciò non può essere accettato, a prescindere di chi in Italia sia al governo.
luigi di maio e matteo salvini
Nel programma del nuovo governo italiano è prevista una forte riduzione dell'immigrazione e una chiusura, laddove possibile, delle frontiere ai migranti illegali. Cosa che riguarda inevitabilmente anche la Germania.
Gli italiani hanno votato e ora dobbiamo rispettare la loro decisione senza ingerenze. Chiudere le frontiere è sempre giusto, è una questione del controllo nazionale. Come noi siamo a favore della chiusura delle frontiere tedesche è giusto che gli italiani possano decidere di fare altrettanto con le proprie. Non possiamo però ancora sapere che politiche effettivamente promuoverà questo governo, ciò che sappiamo è come ci comporteremo noi: difenderemo gli interessi tedeschi valutando volta per volta se la politica italiana ferisca o meno il nostro interesse nazionale.
Resta la questione dell'incompatibilità tra le diverse forze populiste europee. Il populismo tedesco ha una storia tutta particolare, figlio della quarantennale divisione della Germania in due Stati. Oggi, paradossalmente, i consensi al suo partito provengono soprattutto dagli ex territori della Ddr. Come si spiega questa tendenza?
La Germania dell'Est e quella dell'Ovest hanno avuto sviluppi diversi e separati a partire dal secondo dopoguerra. Quello che è avvenuto nell'Est nel 1989 è stato un vero e proprio sovvertimento dell'allora ordine sociale, economico e politico. E stato un nuovo inizio. Insieme alla Ddr sono cadute anche le elites politiche ed i legami tra il popolo e gli ambienti legati all'allora regime.
Per la gente non è stato facile, hanno dovuto faticosamente riorientarsi, adattarsi ad un nuovo sistema e cercare nuove forme di sicurezza. La politica migratoria promossa dalla signora Merkel trasmette loro la sensazione che oggi venga di nuovo portato via loro ciò che si sono faticosamente conquistati, come avvenuto già nel 1989. Vedono l'arrivo di persone che non hanno spazio nella società si vedono di fronte a nuove sfide che non vogliono perdere.
ALICE WEIDEL ALEXANDER GAULAND
Il monumento centrale nella capitale della Repubblica Federale Tedesca ricorda la colpevolezza dei tedeschi per l'Olocausto, fin da bambini viene insegnato nelle scuole tedesche a ricordare con senso di colpa quanto avvenuto tra il 1933 e il 1945. Pensa che la nuova identità collettiva della Germania contemporanea debba fondarsi su questo senso di colpa?
Non si può assolutamente parlare di colpa per i tedeschi di oggi perché gli uomini colpevoli di quanto avvenuto sotto il nazionalsocialismo sono quasi tutti morti. Quando per motivi anagrafici la generazione colpevole scomparirà definitivamente non si potrà più parlare di questa colpa. Non scomparirà però con loro la responsabilità storica che noi come popolo tedesco sentiamo nei confronti degli ebrei.
Hitler non ha solo portato la Germania in guerra ma ha soprattutto condotto alla morte sei milioni di persone. Per questo noi tedeschi parliamo di Israele in maniera completamente diversa rispetto a come lo fanno gli inglesi o i francesi. Dobbiamo per esempio essere più cauti quando ci esprimiamo sulle politiche di insediamento dei coloni israeliani perché sentiamo una responsabilità verso di loro che non si sta riducendo né sta scomparendo con la morte della generazione a cui appartengono i colpevoli.
Jurgen Habermas sostiene l'idea di una responsabilità collettiva anche per le generazioni tedesche di oggi. Sostiene che la singolarità dei crimini nazisti debba essere parte dell'identità storica dei tedeschi, anche degli incolpevoli di oggi e che dunque la nuova consapevolezza collettiva nazionale si debba fondare su questo senso di colpa.
È un controsenso. Gli incolpevoli di oggi non hanno nessuna colpa. Non possiamo cancellare 12 anni di storia ma dobbiamo essere in grado di differenziare tra il concetto di responsabilità, che sentiamo, e quello di colpa. La prima rimarrà, la seconda si estinguerà col tempo.
Ernst Nolte diceva invece che è necessario paragonare l'Olocausto con gli altri genocidi della storia per dimostrare che non si è trattato di un fatto unico. Il suo obiettivo era quello di permettere ai tedeschi di avere un rapporto normale con i proprio passato e con se stessi.
L'uccisione industriale di un popolo con il fine di cancellarne l'esistenza, come Hitler ha fatto con gli ebrei, è un fatto unico nella storia. Che non lo si possa paragonare ad altre tragedie è un'assurdità. Nella storia si paragonano sempre i fatti. Esistono altri genocidi, penso per esempio all'Ucraina dove morirono milioni di persone a causa delle politiche staliniste che impedivano volontariamente i rifornimenti alimentari ad alcune regioni. Ricordare anche altri genocidi è doveroso, ciò non sminuisce il ricordo dell'eliminazione degli ebrei attraverso l'uso di gas e di altre pratiche abominevoli.
Alexander Gauland Alice Weidel
Il concetto dell'unicità dell'Olocausto ebraico è sostenuto da parti importanti della politica israeliana. Recentemente la Knesset ha respinto la richiesta di considerare come genocidio quanto hanno subito gli armeni. Secondo alcuni importanti studiosi, come Hannah Aarendt, Felix Brensenkotter e Martin Finkelstein, dietro questa posizione si cela in alcuni casi un obiettivo politico. Ritiene che ciò possa essere lesivo per lo sviluppo dell'identità tedesca?
Queste due cose non hanno nulla a che vedere l'una con l'altra. Gli israeliani promuovono le loro politiche e il proprio interesse nazionale, noi dobbiamo reagire ad esse tenendo sempre in considerazione la nostra responsabilità storica. Come ho detto, è difficile per noi criticare le loro politiche di insediamento perché ricordiamo i sei milioni di ebrei uccisi. È una situazione unica che ci spinge ad avere un atteggiamento remissivo rispetto ad alcune posizioni di Israele.
HANNAH ARENDT CON LA SIGARETTA
Cosa significa dunque per lei essere tedesco?
È qualcosa che non si può descrivere in una frase. E' l'insieme della storia, della cultura, delle tradizioni, del rispetto della costituzione, di quelle cose che vengono considerate essere tipicamente tedesche in ambito culinario e paesaggistico. Non è qualcosa che possa essere spiegato razionalmente.
Pensa che l'identità tedesca di oggi debba fondarsi anche sulle altre grandi tragedie della storia, come per esempio la distruzione delle città tedesche durante la seconda guerra mondiale o la privazione della Germania dei territori tedeschi nell'Europa orientale?
Sempre meno tedeschi ricordano dei territori orientali che la Germania ha perso con la guerra. Anche questa è una questione generazionale. Io non la ritengo una cosa positiva ma posso purtroppo immaginarmi che presto si arriverà un tempo in cui nessuno in Germania sappia più che Breslavia è una antichissima città tedesca, che la nostra identità affonda le sue radici anche nei Laghi Masuri, nella Prussia Orientale, nei Sudeti e in Slesia.
Anche se oggi alcune persone viaggiano ancora laggiù per andare a vedere dove hanno vissuto i propri avi è totalmente normale che questo legame diventi col tempo sempre più debole a causa di un mancato ricambio generazionale che renderà i nostri rapporti con quelle terre sempre più deboli. Un discorso diverso è quello relativo alla demolizione delle nostre città durante la guerra. Gli abitanti di Dresda, di Norimberga e delle tante altre città distrutte dai bombardamenti conservano una memoria collettiva di quanto avvenne che per questo non viene dimenticato.
Ritiene che una forte identità tedesca sia compatibile con un'identità europea condivisa?
Non esiste alcuna identità o mentalità europea. Esiste una collaborazione europea. Anche questo per motivi storici. Dopo il 1945 noi tedeschi eravamo così a terra da avere la percezione di essere stati sconfitti dalla storia. Volevano perdere la nostra identità e molti giovani hanno visto nell'Europa una soluzione a questo problema.
Oggi, dopo diversi anni, abbiamo visto che non ci si può liberare della propria identità e dei propri retaggi storici e culturali così facilmente. Inoltre gli altri popoli europei non erano e non sono ancora assolutamente disponibili a cedere la propria identità a favore di una nuova identità europea supernazionale. Margaret Thatcher lo disse chiaramente: se i tedeschi non amano più il proprio Paese dovrebbero smetterla di prescriverci di smettere noi stessi di amare il nostro Paese.
Il dibattito sull'identità tedesca è diventato di grande attualità a seguito dell'arrivo dei flussi migratori. Come fare per integrare i nuovi arrivati?
L'integrazione è possibile solo se che accoglie è consapevole di avere una propria forte identità da offrire ai nuovi arrivati. Chi non ha una propria identità non può integrare nessuno ma solo chiedere di sciogliere se stessi all'interno di un insieme di individui senza valori ben definiti. Sembrerà banale dirlo ma è necessario amare ciò che si è e in cui si vuole integrare chi arriva. Come possiamo pretendere di chiedere ai nuovi arrivati di integrarsi nella società tedesca se continuiamo a dire a loro e a noi stessi che la storia di cui questa società è figlia è terribile e riducibile unicamente alla figura di Adolf Hitler?