conte juncker

SE SALTA LA MANOVRA, SALTA IL GOVERNO. E L'UE ACCELERA I TEMPI PER LA PROCEDURA D'INFRAZIONE. LA COMMISSIONE STA PER SCADERE MA VUOLE INFLIGGERE L'ULTIMA ZAMPATA AI GIALLOVERDI, LA CUI UNICA CONCESSIONE È QUELLA DI CONSIDERARE IL DEFICIT AL 2,4% DEL PIL COME ''TETTO MASSIMO'' E DUNQUE TAGLIARE SPESE SE SI DOVESSE SFORARE. UNA MOSSA PROCICLICA CONTRO OGNI LOGICA ECONOMICA, MA UN TENTATIVO DI PLACARE BRUXELLES

Marco Conti per “il Messaggero

 

CONTE DI MAIO SALVINI

Tre settimane. In tutto più di due mesi prima del varo definitivo. La guerra di nervi tra governo, Europa e, soprattutto mercati, sulla manovra è solo all' inizio, anche se lo spread è ormai saldamente sopra i 300 punti. La bocciatura della Commissione era attesa come la reazione del governo. Unica sorpresa sono le richieste molto nette che la Commissione rivolge all' Italia e la strategia ormai chiara di Bruxelles che non intenda fare alcuna concessione alla richiesta di italiana di fare altro debito e voglia tenere alta la pressione.

 

Subito dopo la bocciatura un fuoco di fila di dichiarazioni a difesa della manovra che coinvolgono il premier Conte e i suoi due vice Di Maio e Salvini. Unico silente il ministro dell' Economia Giovanni Tria che oggi dovrebbe andare in tv a Porta a Porta. «Ora non ha senso cambiarla», spiega Conte, e i segnali di disponibilità alla trattativa non mancano anche se l' inversione chiesta dall' Europa è tale che rischia di far saltare non solo il contratto ma anche il governo.

 

LA PRESSIONE

La disponibilità a considerare come «tetto massimo» il 2,4% di deficit è del premier Conte, del ministro Tria e del sottosegretario Giorgetti. Quest' ultimo ieri ha anche ribadito che «se sbagliamo» sulla crescita «siamo pronti ad intervenire con meccanismi automatici di spesa». Cauti segnali. Compreso quello del presidente della Repubblica. Nel giorno della bocciatura Sergio Mattarella invita il governo ad «evitare il disordine dei conti». Un monito da parte del Capo dello Stato che segue con attenzione l' evolversi del dibattito interno alla maggioranza e si augura un confronto serio con le istituzioni comunitarie.

MOSCOVICI E DOMBROVSKIS BOCCIANO LA MANOVRA ITALIANA

 

Su questa linea sono i ministri Tria, Moavero, Trenta e persino il presidente della Camera Fico che di recente si era speso a Bruxelles in una serie di incontri con Juncker e Moscovici. E anche Conte ha rassicurato il Colle, in una recente telefonata, sulla volontà del governo di discutere «lealmente» con la Commissione. Anche dalla Lega arrivano segnali di nervosismo.

 

Ufficialmente Salvini tiene il punto per non perdere il contatto con l' alleato, ma dal Nord arrivano forti spinte affinchè si cerchi una soluzione in grado di abbassare lo spread e scongiurare che le aziende vadano in crisi di liquidità e che banche popolari e casse debbano ricorrere alla mano pubblica.

 

TRIA E MOSCOVICI

In effetti le preoccupazioni di palazzo Chigi non si concentrano tanto sulle manovre di Bruxelles, quanto sulla situazione dei mercati che anche ieri hanno penalizzato borsa e rating. Sotto osservazione sono proprio le banche, specie quelle più piccole, che non reggerebbero, come sottolinea Giorgetti, uno spread a 400 e andrebbero ricapitalizzate con denaro pubblico. Si tratterebbe di un capolavoro per il governo gialloverde che, per evitare ciò, da qualche giorno usa toni più concilianti nei confronti della Commissione.

 

Modalità e toni usati ieri dai commissari Moscovici e Dombrovskis, non promettono però nulla di buono. Anzi, il primo ministro austriaco Kurz, nonchè presidente di turno dell' Unione, sarebbe pronto ad inserire già nell' ordine del giorno del consiglio europeo di dicembre il voto per l' avvio della procedura per debito eccessivo nei confronti dell' Italia. Altre tensioni sono quindi pronte a scaricarsi sul nostro Paese che venerdì attende il giudizio di Standard&Poor.Il 5 novembre in Lussemburgo si terrà una nuova riunione dei ministri dell' Economia nella quale l' Italia sarà posto sotto processo per il mancato rispetto degli impegni presi sulla riduzione dell' indebitamento.

 

juncker dombrovskis

Nella Lega ieri c' era chi sosteneva che alla Commissione basterebbe «almeno uno 0,1%» di riduzione del debito per non aprire la procedura di infrazione. Ma ciò significherebbe ritoccare quel 2,4% che ormai è diventato per Di Maio e Salvini una sorta di linea Maginot che però rischia anch' essa di essere scavalcata dalla speculazione che ha davanti due mesi per sbizzarrirsi.

 

LA FINE

Malgrado la cena in trattoria, tra i due partiti il clima continua a restare teso. Di Maio è alle prese con una fronda interna che, dopo l' insuccesso del Trentino, freme per trovare argomenti che distinguano il Movimento dalla Lega. Il tema della sicurezza, come della legittima difesa, rischiano di diventare detonatori di una tensione che anche la Casaleggio&Co potrebbe faticare a risolvere. Epicentro della fronda è il Senato dove i numeri sono risicati e le espulsioni sconsigliate.

 

giuseppe conte sebastian kurz 8

Cambiare la manovra rivedendo i numeri del Def, significa però ufficializzare la morte del contratto di governo, già in crisi a seguito dello scontro sul decreto fiscale. E' per questo che ieri, proprio per scongiurare ripensamenti, è stata fatta circolare una bozza della manovra che ancora non è stata presentata ufficialmente in Parlamento dove si stanziano 9 miliardi per il reddito di cittadinanza e 7 per rivedere la Fornero. Un modo per tagliare ogni discussione e mettere anche Tria davanti al fatto compiuto evitando che a qualcuno venisse l' idea di attendere ancora qualche giorno prima di ufficializzare lo scontro.

Ultimi Dagoreport

putin musk zelensky von der leyen donald trump netanyahu

DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA ESTERA POTREBBE CHIUDERE LE GUERRE IN UCRAINA E MEDIORIENTE (COSTRINGENDO PUTIN E ZELENSKY ALLA TRATTATIVA E RISPOLVERANDO GLI ACCORDI DI ABRAMO TRA NETANYAHU E IL SAUDITA BIN SALMAN) – I VERI GUAI PER TRUMPONE SARANNO QUELLI "DOMESTICI”: IL DEBITO PUBBLICO VOLA A 33MILA MILIARDI$, E IL TAGLIO DELLE TASSE NON AIUTERÀ A CONTENERLO. ANCORA: ELON MUSK, PRIMA O POI, SI RIVELERÀ UN INGOMBRANTE ALLEATO ALLA KETAMINA CHE CREA SOLO ROGNE. LA MAXI-SFORBICIATA AI DIPENDENTI PUBBLICI IMMAGINATA DAL “DOGE” POTREBBE ERODERE IL CONSENSO DEL TYCOON, GIÀ MESSO A RISCHIO DAL PIANO DI DEPORTAZIONE DEI MIGRANTI (GLI IMPRENDITORI VOGLIONO LAVORATORI A BASSO COSTO) – I GUAI PER L’EUROPA SUI DAZI: TRUMP TRATTERÀ CON I SINGOLI PAESI. A QUEL PUNTO GIORGIA MELONI CHE FA: TRATTA CON "THE DONALD" IN SEPARATA SEDE O RESTERÀ "FEDELE" ALL'UE?

simona agnes gianni letta giorgia meloni rai viale mazzini

DAGOREPORT – TOH! S’È APPANNATA L’EMINENZA AZZURRINA - IL VENTO DEL POTERE E' CAMBIATO PER GIANNI LETTA: L’EX RICHELIEU DI BERLUSCONI NON RIESCE A FAR OTTENERE A MALAGÒ IL QUARTO MANDATO AL CONI. MA SOPRATTUTO FINO AD ORA SONO FALLITI I SUOI VARI TENTATIVI DI FAR NOMINARE QUEL CARTONATO DI SIMONA AGNES ALLA PRESIDENZA DELLA RAI A SCOMBINARE I PIANI DI LETTA È STATO CONTE CHE SE NE FREGA DEL TG3. E L'INCIUCIO CON FRANCESCO BOCCIA L'HA STOPPATO ELLY SCHLEIN – PARALISI PER TELE-MELONI: O LA AGNES SI DIMETTE E SI TROVA UN NUOVO CANDIDATO O IL LEGHISTA MARANO, SGRADITO DA FDI, RESTA ALLA PRESIDENZA "FACENTE FUNZIONI"...

paolo gentiloni francesco rutelli romano prodi ernesto maria ruffini elly schlein

DAGOREPORT – AVANTI, MIEI PRODI: CHI SARÀ IL FEDERATORE DEL CENTRO? IL “MORTADELLA” SI STA DANDO UN GRAN DA FARE, MA GUARDANDOSI INTORNO NON VEDE STATISTI: NUTRE DUBBI SUL CARISMA DI GENTILONI, È SCETTICO SULL'APPEAL MEDIATICO DI RUFFINI, E ANCHE RUTELLI NON LO CONVINCE – NON SOLO: SECONDO IL PROF NON SERVE DAR VITA A UN NUOVO PARTITO MA, COME IL SUO ULIVO, OCCORRE FEDERARE LE VARIE ANIME A DESTRA DEL PD - NON BASTA: IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE CHE DOVRA' SFIDARE IL REGIME MELONI, SECONDO PRODI, NON DOVRÀ ESSERE IL SEGRETARIO DI UN PARTITO (SALUTAME ‘A ELLY)…

giorgia meloni romano prodi elon musk donald trump ursula von der leyen giovanbattista fazzolari

COME MAI ALLA DUCETTA È PARTITO L’EMBOLO CONTRO PRODI? PERCHÉ IL PROF HA MESSO IL DITONE NELLA PIAGA: “L’ESTABLISHMENT AMERICANO ADORA LA MELONI PERCHÉ OBBEDISCE” - OBBEDIENTE A CHI? AI VERI ‘’POTERI FORTI’’, QUEI FONDI INTERNAZIONALI, DA BLACKSTONE A KKR, CHE FINO A IERI LO STATALISMO DI MELONI-FAZZOLARI VEDEVA COME IL FUMO AGLI OCCHI, ED OGGI HANNO IN MANO RETE UNICA, AUTOSTRADE, BANCHE E GRAN PARTE DEL SISTEMA ITALIA - E QUANDO SI RITROVA L’INATTESO RITORNO AL POTERE DI TRUMP, ECCOLA SCODINZOLARE TRA LE BRACCIA DI ELON MUSK, PRONTA A SROTOLARE LA GUIDA ROSSA AI SATELLITI DI STARLINK - LA FORZA MEDIATICA DI “IO SO’ GIORGIA” VA OLTRE QUELLA DI BERLUSCONI. MA QUANDO I NODI ARRIVERANNO AL PETTINE, CHE FARÀ? DA CAMALEONTICA VOLTAGABBANA TRATTERÀ I DAZI CON TRUMP O RESTERÀ IN EUROPA? - MA C’È ANCHE UN ALTRO MOTIVO DI RODIMENTO VERSO PRODI…