paola de micheli stefano buffagni luigi di maio luciano benetton

“SEMBRA L’AVVOCATO DEI BENETTON” – I CINQUE STELLE CONTRO LA DE MICHELI: SE IL DOSSIER SU AUTOSTRADE ARRIVA IN PARLAMENTO LA FRONDA OLTRANZISTA NON ACCETTEREBBE NIENTE DI MENO RISPETTO ALLA REVOCA E IL MOVIMENTO ESPLODEREBBE – MA TOGLIERE LA CONCESSIONE HA DEGLI ENORMI COSTI (23 MILIARDI) E PROBLEMI LEGALI – CONTE, DI MAIO E BUFFAGNI PREMONO PER UNA NAZIONALIZZAZIONE MASCHERATA, CON IL PASSAGGIO IN MINORANZA DI ATLANTIA A VANTAGGIO DI UNA CORDATA CDP-F2I

 

1 - AUTOSTRADE, CONTE CHIAMA UN VERTICE DI MAGGIORANZA PER CHIUDERE IL DOSSIER

Federico Capurso e Ilario Lombardo per “la Stampa”

 

ponte morandi genova

Dalle parti del ponte Morandi, a Genova, lo chiamerebbero "mugugno". È una lamentela, un brontolio, che in questi giorni agita i Cinque stelle e cresce ogni qual volta la ministra dei Trasporti, Paola De Micheli, affronta il dossier Autostrade. Le prime critiche sono state lanciate in solitaria dal viceministro M5S Giancarlo Cancelleri, che a La Stampa ha denunciato le «lettere d' amore» tra la ministra e Atlantia, la società che controlla Aspi.

giancarlo cancelleri foto di bacco

 

Dietro la testa d' ariete del viceministro, però, c' è una pattuglia numerosa di grillini che di De Micheli non si fida affatto. E che di fronte alla possibilità di perdere l' ennesima battaglia identitaria, si dicono pronti persino a far mancare la fiducia al governo. Scenario funesto che inizia a preoccupare seriamente anche Giuseppe Conte. Per questo il premier ha fatto sapere, ieri pomeriggio, di voler convocare un vertice nella giornata di oggi. Non per dire una parola definitiva, ma per dare un' ultima chance ad Atlantia affrontando le varie proposte sul tavolo.

 

OPERE CHE RISCHIANO DI SALTARE CON UN EVENTUALE CRAC DI AUTOSTRADEdemolizione palazzo via porro 10, sotto ponte morandi 5

Soprattutto quella del Movimento che, se non ci fosse la revoca, opterebbe per una partecipazione pubblica di maggioranza in Autostrade, con tariffe più basse, schema anticipato ieri da questo giornale. Un' opzione che solletica anche una parte del Pd, desiderosa di portare quiete nella maggioranza e, ancor di più, di spegnere il fuoco di Renzi. Discuterne davvero, per i Cinque stelle, potrebbe essere l' unico modo per convincerli a togliere dal mirino De Micheli.

 

giuseppe conte paola de micheliroberto tomasi autostrade per l'italia

«Sembra l' avvocato dei Benetton», sibilano anche in queste ore. L' hanno ascoltata su Raitre, dove la ministra ha ribadito che «al ministero non è arrivata alcuna comunicazione formale che Autostrade per l' Italia non voglia fare investimenti», e poi in audizione al Senato, quando ha aggiunto che «la decisione si ispirerà esclusivamente ad interesse pubblico, occupazione e investimenti».

 

barbara lezzi

Veleno, per i Cinque stelle. Specie per quelli più oltranzisti, vicini ad Alessandro Di Battista, che non accetterebbero nemmeno la proposta di ripiego fatta dai vertici M5S. «Gli investimenti andavano fatti prima, non dopo 43 morti», commenta infatti l' ex ministra per il Mezzogiorno Barbara Lezzi, che poi scarta l' idea di una mediazione: «Io con quelli del Pd non ci parlo, non ho niente da dirgli». E sulla possibilità di arrivare a un voto in Parlamento, con la maggioranza spaccata, affonda il colpo: «Se ne usciremo sconfitti, prenderemo atto che c' è un' altra maggioranza».

 

autostrade spinoza

La possibilità di portare in Aula il dossier viene avversata dal gruppo M5S, perché è ancora fresco il trauma vissuto con la Tav, che fu preludio alla caduta del governo gialloverde: «Pd e Italia Viva, insieme, sono la metà di noi», avverte il senatore Agostino Santillo: «De Micheli? Ci fidiamo dei fatti. E il suo lavoro non lo abbiamo ancora potuto giudicare».

TONINELLI ESULTA CON LA LEZZI BY LUGHINO

 

Diego De Lorenzis, vicepresidente della commissione Trasporti della Camera, è ancora più duro: «Sono mesi che si deve chiudere questo dossier. Toninelli avrebbe fatto prima.

Ora la ministra deve spiegare pubblicamente le ragioni di questo ritardo».

 

2 - AUTOSTRADE, OGGI LA DECISIONE VERSO LA NEWCO CON CDP E F2I

Rosario Dimito e Alberto Gentili per “il Messaggero”

 

ponte morandi genova 2

Dopo quasi due anni di rinvii, oggi potrebbe essere il giorno della verità per Atlantia, la sua controllata Autostrade per l'Italia (Aspi) e la rete autostradale italiana. Alle dieci del mattino il premier Giuseppe Conte ha convocato a palazzo Chigi la ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli, il responsabile dell'Economia Roberto Gualtieri e i capi delegazione della maggioranza Dario Franceschini, Alfonso Bonafede, Roberto Speranza e Teresa Bellanova, con un solo punto all'ordine del giorno: decidere il destino della concessione. Così come da giorni, anche con toni ultimativi, chiede il Pd.

 

luciano benettonrenato ravanelli

Alla vigilia del D-day si è affacciata un'ipotesi di mediazione tra il Pd e Italia Viva che vogliono rivederla e non revocarla e i 5Stelle che invece della revoca hanno fatto una bandiera dopo il crollo del Ponte Morandi nell'agosto del 2018: la concessione verrebbe rinnovata con un taglio dei pedaggi del 5% mentre Atlantia, e dunque la famiglia Benetton, passerebbero in minoranza cedendo una quota rilevante di Aspi a una newco formata da Cassa depositi e prestiti (Cdp), fondo F2i e casse previdenziali. Insomma, tra i rosso-gialli sarebbe un pareggio: niente revoca, ma i grillini avrebbero lo scalpo dei Benetton che giudicano responsabili del crollo del ponte per la mancata manutenzione.

IL MOMENTO DEL CROLLO DI PONTE MORANDI A GENOVA 1

 

Il vertice di questa mattina prenderà il via dal dossier elaborato nei mesi scorsi dalla De Micheli. Nel documento, oggetto già di un incontro con Conte e Gualtieri lunedì, la ministra ha illustrato le «forti criticità e la totale insufficienza» della gestione del precedente ad di Atlantia, Giovanni Castellucci, sul fronte della manutenzione della rete autostradale. «Ma ora con il nuovo ad Tomasi la situazione è radicalmente cambiata in meglio», dicono fonti di governo. E ha avanzato tre ipotesi di soluzione.

 

il ponte majerhat di calcutta come il viadotto morandi 4renato ravanelli 1

La prima è la revoca. Nel dossier però la De Micheli evidenzia i numerosi rischi: un contenzioso legale incerto e lungo. E due grossi problemi: una volta fatta la revoca servirebbe una gara europea di 4-5 anni e nel frattempo la rete autostradale andrebbe affidata a un'altra società che, nell'incertezza del futuro, non potrebbe fare investimenti e manutenzione. Non solo, ci sarebbe «la possibilità concreta che le autostrade italiane finiscano in mani straniere, con i 13 mila lavoratori a casa».

PONTE MORANDI GENOVA

 

La seconda ipotesi è il revisione della concessione ad Aspi, con la richiesta di abbassare i pedaggi, con ampie garanzie sul piano di manutenzione e investimenti e un numero, tutto da decidere, di opere compensative.

 

IL RIBALTONE

crollo ponte morandi genova 23

La terza è il cambio del controllo di Aspi con il passaggio in minoranza di Atlantia, ipotesi che trova soprattutto il gradimento di Conte e dei 5Stelle. A questo riguardo prende consistenza la cordata italiana Cdp-F2i che dovrebbe acquisire la partecipazione di maggioranza nell'ambito di un accordo complessivo. Il fondo guidato da Renato Ravanelli avrebbe già coinvolto alcuni dei suoi principali investitori con lo scopo di dare vita, insieme a Cdp, a una newco che potrebbe acquisire una quota pari al 60-70% del capitale di Aspi attualmente posseduta al 90% da Atlantia. Proprio nei giorni scorsi Ravanelli avrebbe ottenuto la disponibilità delle principali casse di previdenza (Enpam, Inarcasse, Cassa forense), alcuni fondi pensioni e le principali fondazioni bancarie, tra cui Sardegna, Cariplo, Cuneo, Lucca e Crt che tra l'altro possiede il 4,9% di Atlantia.

BARBARA LEZZI 1f2i

 

Tornando al progetto della newco, che in origine avrebbe dovuto essere un fondo, il piano prevede che venga capitalizzata con circa 6 miliardi a fronte di una valutazione di 10-11 miliardi della società autostradale. Dei 6 miliardi, la metà circa verrebbero messi a disposizione dall'entourage di F2i e la parte restante, vale a dire circa 3 miliardi, da Cdp. Dei 3 miliardi dello schieramento del fondo infrastrutturale, uno verrebbe apportato dalle tre casse di previdenza, gli altri due da fondi pensioni e fondazioni.

 

Il fondo F2i contribuirebbe a sua volta con circa 1 miliardo in conferimenti patrimoniali (probabilmente quote di società attive nel settore dell'energia e degli aeroporti).

Gualtieri Conte

Naturalmente sul fronte della governance vi sono più punti aperti perché sia lo schieramento di F2i che quello di Cdp vorrebbero poter scegliere in autonomia il capo-azienda. Probabilmente, come sempre accade in questi casi, la scelta verrà condivisa con un head hunter di provata esperienza mentre la maggioranza dei componenti del cda sarà composta da indipendenti.

la demolizione del palazzo in via porro 10 a genova

 

A conclusione dell'operazione, sempre che con il vertice di Atlantia si trovi un punto d'incontro sulla valutazione economica, alla holding dei Benetton resterebbe quindi il 30-40% di Aspi nell'ambito del consorzio formato da Allianz Group, Edf Invest, Dif Infrastructure IV, Silk Road Fund.

Ultimi Dagoreport

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…

funerale di papa francesco bergoglio

DAGOREPORT - COME È RIUSCITO IL FUNERALE DI UN SOVRANO CATTOLICO A CATTURARE DEVOTI E ATEI, LAICI E LAIDI, INTELLETTUALI E BARBARI, E TENERE PRIGIONIERI CARTA STAMPATA E COMUNICAZIONE DIGITALE, SCODELLANDO QUELLA CHE RESTERÀ LA FOTO DELL’ANNO: TRUMP E ZELENSKY IN SAN PIETRO, SEDUTI SU DUE SEDIE, CHINI UNO DI FRONTE ALL’ALTRO, INTENTI A SBROGLIARE IL GROVIGLIO DELLA GUERRA? - LO STRAORDINARIO EVENTO È AVVENUTO PERCHÉ LA SEGRETERIA DI STATO DEL VATICANO, ANZICHÉ ROVESCIANDO, HA RISTABILITO I SUOI PROTOCOLLI SECOLARI PER METTERE INSIEME SACRO E PROFANO E, SOPRATTUTTO, PER FAR QUADRARE TUTTO DENTRO LO SPAZIO DI UNA LITURGIA CHE HA MANIFESTATO AL MONDO QUELLO CHE IL CATTOLICESIMO POSSIEDE COME CULTURA, TRADIZIONE, ACCOGLIENZA, VISIONE DELLA VITA E DEL MONDO, UNIVERSALITÀ DEI LINGUAGGI E TANTE ALTRE COSE CHE, ANCORA OGGI, LA MANIFESTANO COME L’UNICA RELIGIONE INCLUSIVA, PACIFICA, UNIVERSALE: “CATTOLICA”, APPUNTO - PURTROPPO, GLI UNICI A NON AVERLO CAPITO SONO STATI I CAPOCCIONI DEL TG1 CHE HANNO TRASFORMATO LA DIRETTA DELLA CERIMONIA, INIZIATA ALLE 8,30 E DURATA FINO AL TG DELLE 13,30, IN UNA GROTTESCA CARICATURA DI “PORTA A PORTA”, PROTAGONISTI UNA CONDUTTRICE IN STUDIO E QUATTRO GIORNALISTI INVIATI IN MEZZO ALLA FOLLA E TOTALMENTE INCAPACI…- VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...