
SENATO, QUANTE SEI MORTO? - SUI CONTI MENTONO TUTTI - SECONDO LA BOSCHI LO STATO VERREBBE A RISPARMIARE 490 MILIONI DI EURO L'ANNO. SECONDO MALAN (FI) IL TAGLIO DEI COSTI SAREBBE DI 50 MILIONI - LA CIFRA REALE DOVREBBE ESSERE A META’ STRADA
Franco Bechis per “Libero Quotidiano”
Sono stati gli unici due a fornire cifre e discutere per la prima volta dei contenuti della riforma della Costituzione che sarà sottoposta a referendum probabilmente ad ottobre.
Da una parte la madrina di quel testo, Maria Elena Boschi. Dall' altra Lucio Malan, senatore di Forza Italia e questore di Palazzo Madama. E la differenza non è da poco.
Secondo la Boschi con la riforma della Costituzione lo Stato verrebbe a risparmiare 490 milioni di euro l' anno. Secondo Malan invece in tutto il taglio dei costi sarebbe di 50 milioni e 150 mila euro.
Abbiamo provato a mettere in confronto le loro versioni, che in qualche passaggio peraltro non sono terribilmente distanti, e fatto delle simulazioni sulla base del testo di legge di riforma Costituzionale. E ci siamo limitati a una sola parte che è più semplice esaminare: la trasformazione del Senato.
maria elena boschi lago d iseo
In ogni caso le cifre fornite dalla Boschi rispondendo a una interrogazione parlamentare sono drogate da un dato di 320 milioni relativo alla abolizione delle province che non è direttamente collegato con la riforma di cui si dibatte (è stata una legge firmata da Graziano Del Rio ad abolirle nel 2014), quindi il confronto reale sarebbe fra 50,15 e 150 milioni (altri 20 secondo la Boschi sarebbero dovuti all' abolizione del Cnel, che in realtà avrebbe una spesa annua di circa la metà).
Secondo i calcoli di Libero, che sono diversi da quelli fatti da entrambi i contendenti, i risparmi possibili sono più vicini a quello che dice il ministro delle Riforme Costituzionali.
E ammonterebbero a circa 137 milioni di euro l’anno, sia pure con molti se e con molti ma e con alcune variabili che potrebbero ridurre sensibilmente questa cifra.
Prima fra tutte la spesa pensionistica, che abbiamo considerato immutata, anche se probabilmente è destinata ad aumentare perché i 315 attuali senatori probabilmente raggiungeranno l' età della pensione, prima che un numero simile degli attuali percettori di vitalizi e pensioni passi a migliore vita.
Presumibilmente quella spesa è destinata ad aumentare, per poi gradualmente diminuire negli anni successivi. Nell' arco di 30-40 anni andrà comunque ad estinguersi, e per questo motivo abbiamo considerato la voce neutra.
Per calcolare i risparmi abbiamo considerato i senatori esistenti, che sono 321 di cui 6 senatori a vita. Con la riforma tutti e 6 fino all' ultimo dei loro giorni resteranno in carica con lo stesso status economico attuale fino a quando non chiuderanno per sempre gli occhi.
Dopo di loro continueranno a restare senatori a vita con identico trattamento economico solo gli ex presidenti della Repubblica. La riforma prevede solo 5 senatori di nomina presidenziale in carica per 7 anni gratuitamente (né indennità né rimborsi spesa previsti per loro). Non sarà facile trovare personalità disposte ad accettare un incarico in cui dovranno pure rimetterci del loro.
Al posto degli attuali senatori ordinari ci saranno 95 nuovi senatori: 74 consiglieri regionali e 21 sindaci. La riforma li esclude dalla applicazione della legge del 1965 sulle indennità parlamentari: quindi non avranno né stipendio, né indennità speciali, né rimborsi spesa a carico del bilancio del Senato.
Il costo della loro permanenza a Roma sarà interamente a carico degli enti di provenienza, e con un tetto stabilito dalla legge che al momento non è noto, ma fa riferimento come massimo al trattamento economico del sindaco del capoluogo della relativa Regione.
PIERO GRASSO IN AULA AL SENATO
Con queste caratteristiche si risparmiano 39,35 milioni di euro in indennità parlamentare, altri 36,56 milioni di euro in rimborsi spese varie e 1,6 milioni di euro in indennità di ufficio. Si tratta di cifre lorde, e Malan le nettizza.
Noi non lo facciamo perché la differenza fra lordo e netto in questi casi è solo una partita di giro (e come tale classificata contabilmente). Sempre direttamente legato alla vita dei senatori sparirà integralmente il contributo ai gruppi parlamentari (21,3 milioni di euro), che secondo la riforma non dovranno più esistere.
Con la riduzione di due terzi dei senatori ovviamente si riducono anche le esigenze di personale di supporto, oltre che le strutture tradizionali che conosciamo: non ci saranno più le commissioni permanenti che conosciamo oggi, si ridurranno anche le partecipazioni a quelle di indagine e di inchiesta, che comunque saranno guidate da un deputato (visto che spettano all' opposizione, che non esisterà in un Senato che non deve dare la fiducia al governo).
Per il personale abbiamo considerato sostanzialmente la chiusura di ogni rapporto che non sia a tempo indeterminato. La struttura oggi assunta a vita infatti diventerà sovrabbondante rispetto alle esigenze attuali: si pescherà da lì anche per esigenze di segreterie particolari e simili.
Si ridurrà anche tutta una serie di spese che Malan nei suoi conteggi non considera, come quelle per i materiali di consumo (dai servizi igienici alle dotazioni informatiche), perchè scenderà sensibilmente la platea dei beneficiari (senatori e loro collaboratori diretti o dei gruppi che non esistono più, quindi almeno 400 persone).
Scenderanno spese telefoniche, spese di trasporto (forse nemmeno a carico del Senato), di facchinaggio e assicurative che anche in questo caso vanno ridotte proporzionalmente alla platea dei beneficiari. Ridotte anche le spese funzionali all' attività politica, quelle per missioni internazionali, per comunicazioni e rappresentanza istituzionale.
E così che si arriva ai 137,66 milioni che Libero stima come risparmi effettivi sul bilancio di palazzo Madama.