DOPO LE OMO-APERTURE DEL BANANA E DI MONTI, IL VATICANO RESTA SOLO NELLA SUA CROCIATA ANTI-GAY - LA SENTENZA DELLA CASSAZIONE CHE HA AFFIDATO UN BAMBINO ALLA MADRE LESBICA SCATENA IL CATTO-SCAZZO - IL LEGALE DELLA DONNA: “LO SCALPORE DI QUESTA SENTENZA CI HA STUPITO, PERCHÉ IL BAMBINO VIVE SERENAMENTE LA SITUAZIONE, PER LUI È LA NORMALITÀ. LA MIA ASSISTITA SI È BATTUTA PER DIMOSTRARE DI ESSERE UNA BUONA MADRE”…
Giacomo Galeazzi per "la Stampa"
La Chiesa in campo contro le adozioni gay. Con una raffica di interventi ufficiali, il Vaticano e la Cei fanno quadrato a difesa della «famiglia che è un bene dell'umanità » e contestano la sentenza con cui la Cassazione stabilisce che un minore può crescere in modo equilibrato anche in una famiglia omosessuale.
«Non si può costruire una civiltà attraverso le sentenze dei tribunali», insorge il vescovo Domenico Sigalini, responsabile Cei per i laici, che esorta i supremi giudici a considerare «i tanti studi fatti finora sulla famiglia».
Dai microfoni di Radio Vaticana, tuona il presidente del Pontificio consiglio per la Famiglia,Vincenzo Paglia:«L'adozione dei bambini da parte degli omosessuali porta il bambino ad essere una merce». All'indomani dell'affidamento di un bimbo alla mamma convivente con una donna, il ministro vaticano della Famiglia protesta: «Il bambino deve nascere e crescere all'interno di quella che, da che mondo è mondo, è la via ordinaria, cioè con un padre e una madre».
Ad amplificare il no delle gerarchie ecclesiastiche è la stampa cattolica. «Non basta il desiderio di avere figli a costituire un diritto», stigmatizza l'Osservatore Romano in un fondo che ribadisce con toni perentori «la peculiarità della genitorialità come espressione del matrimonio eterosessuale».
Dunque, «la famiglia monogamica costituisce l'ideale luogo dove si deve imparare il significato delle relazioni umane» e «le coppie omosessuali non possono negare la differenza di genere, perché sono o maschili o femminili, cioè non eliminano la polarità come tale, ma la escludono dalla relazione con una scelta autoreferenziale». Rincara la dose il quotidiano dei vescovi, Avvenire: «Per la prima volta in Italia, una sentenza della Cassazione afferma che i principi che ciascuno di noi vive e sperimenta nella famiglia d'origine e nelle relazioni con i propri figli sono frutto di un mero pregiudizio».
In questo modo, «il bambino vede venir meno la dimensione umana e affettiva necessaria per la crescita e il suo armonico sviluppo ed è lasciato in balia di esperienze, rapporti, relazioni umane, sostitutive e del tutto slegate rispetto alla naturalità del rapporto con il padre e la madre». Secondo il giornale della Cei «il profilo disumanizzante della tendenza a spezzare il legame del bambino rispetto ai genitori naturali comporta il declassamento dei suoi diritti proprio in quella fase più delicata dell'esistenza che condiziona per sempre la crescita successiva».
Getta acqua sul fuoco l'avvocato Raffaella Richini, legale della donna omosessuale che ha ricevuto l'affido esclusivo del figlio e sulla cui situazione si è espressa venerdì la Cassazione. «Lo scalpore di questa sentenza ha stupito me e la mia assistita, perché il bambino vive serenamente la situazione, per lui è la normalità - spiega-. La mia assistita si è battuta per dimostrare di essere una buona madre. Questa sentenza mette la parola fine alle sofferenze».
Le sentenze non sostituiscono la Costituzione e le leggi, ribatte Carlo Giovanardi, responsabile delle politiche familiari del Pdl. «No all'adozione per coppie gay, sì alla parità dirittidoveri per le unioni stabili senza distinzioni», sintetizza il presidente della Camera e leader di Fli, Gianfranco Fini.
La neuropsichiatra infantile Paola Binetti (Udc), numeraria dell'Opus Dei specifica che «molte sentenze, nel corso degli anni, hanno garantito alle coppie omosessuali vari diritti personali (dalla locazione agli alimenti) sui quali non ho nessuna resistenza, però nel caso delle adozioni, è il bambino che va tutelato». E l'Associazione dei genitori delle scuole cattoliche teme danni allo sviluppo dell'identità del minore «privato del necessario confronto con i due sessi».
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