alexander grushko giorgio starace

SENTI CHI PARLA: IL CREMLINO HA CONVOCATO L’AMBASCIATORE ITALIANO GIORGIO STARACE PER LAMENTARSI DEGLI “ATTACCHI MEDIATICI” CONTRO SERGEI RAZOV  – L’INCONTRO CON IL VICEMINISTRO DEGLI ESTERI ALEXANDER GRUSHKO È DURATO UNA VENTINA DI MUNITI: IL RUSSO HA MINACCIATO DI METTERE LA MORDACCHIA ALLA STAMPA ITALIANA, CHE, DICE “È MANOVRATA DAGLI USA” – REPLICA DI STARACE: “CONTROLLARE LA STAMPA NON È NEI POTERI DEL GOVERNO ITALIANO, A DIFFERENZA DI QUELLO CHE SUCCEDE IN RUSSIA”

Paolo Brera per “la Repubblica”

 

ALEXANDER GRUSHKO

In stile diplomatico si chiama "reciprocità": se tu fai qualcosa a me, io farò lo stesso con te. Dunque sarebbe questo, il senso della convocazione del nostro ambasciatore a Mosca, Giorgio Starace, da parte del ministero degli Esteri russo: una solenne tirata d'orecchi a quindici giorni esatti dalla analoga convocazione alla Farnesina dell'ambasciatore russo a Roma, Sergej Razov.

 

GIORGIO STARACE

Eppure no, non è solo questo: il viceministro degli Esteri russo, Alexander Grushko, ha protestato formalmente per quella che considera una «violazione gravissima » del protocollo diplomatico da parte del governo italiano: avere «reso pubblico il contenuto del colloquio riservato alla Farnesina». E confondendo lo stile russo con le più basilari regole democratiche, ha intimato al governo di mettere la mordacchia alla stampa italiana perché, dice, «è manovrata dagli Usa».

 

sergey razov a piazzale clodio 1

L'incontro è durato «una ventina di minuti»: Grushko ha contestato all'ambasciatore Starace la «campagna diffamatoria» che, secondo Mosca, i giornali italiani hanno riservato all'ambasciatore Razov. Gli ha elencato «gli attacchi personali» al diplomatico russo che da quando è iniziata l'invasione in Ucraina ha cambiato passo e stile, uniformandosi alle nuove regole imposte dal ministero degli Esteri russo: addio prudenza, e sotto con le minacce al governo e con le accuse di faziosità alla stampa.

 

L ARTICOLO DI DOMENICO QUIRICO SULLA STAMPA DEL 22 MARZO 2022 SUL TIRANNICIDIO

Un'escalation iniziata con la querela a Domenico Quirico, firma della Stampa e decano degli inviati di guerra, annunciata in un'inedita conferenza stampa convocata da Razov davanti ai cancelli della procura romana.

 

Con i giornalisti l'ambasciatore si lamentò di come veniva raccontata «l'operazione speciale» con cui il Cremlino stava demolendo le città ucraine, ma non gli piacque nemmeno il modo in cui raccontarono il suo "sfogo". E non gli piacque soprattutto il modo in cui raccontarono cosa accadde alla Farnesina il 6 giugno, quando il segretario generale Ettore Sequi lo convocò protestando formalmente per le sue accuse sulla «moralità dei politici» e sulla «russofobia dei media», con una richiesta di spiegazioni che non arrivarono. Beh, Razov contestò pure gli articoli che raccontavano l'esito di quel colloquio, definendoli «ingiusti e imparziali ».

Alexander Grushko

 

Pochi giorni dopo toccò al "caso Salvini", esploso per il viaggio pagato in rubli dall'ambasciata russa e poi rimborsato dal leader leghista quando, tra le polemiche per l'inopportunità della missione, decise di rinunciare. Sui social fu proprio l'Ambasciata russa in Italia a puntualizzare le modalità del pagamento, una mossa che i giornali italiani lessero come un tentativo di spaccare ulteriormente il fronte governativo.

 

E al Cremlino non è piaciuto neppure come venne raccontata l'ultima esternazione del suo rappresentante in Italia, quando pochi giorni fa in un'intervista proclamò che mandare armi italiane a Kiev «alimenterà la guerra in Ucraina» e «moltiplicherà vittime e distruzioni », introducendo «un altro elemento negativo» nelle relazioni tra l'Italia e la Russia.

GIORGIO STARACE

Sono questi gli «attacchi personali » che la stampa italiana, secondo Grushko, ha rivolto a Razov. Ed è per questo elenco di doglianze che Grushko ha intimato a Starace di «farli cessare». Il compito di un ambasciatore, quando viene convocato ufficialmente, è ascoltare e riferire al suo governo.

 

Ma, secondo fonti governative a Roma, Starace ha subito replicato che «controllare la stampa non è nei poteri del governo italiano, a differenza di quello che succede in Russia». Grushko ha risposto che «la stampa italiana è pilotata dagli Stati Uniti» e quindi «il governo può intervenire».

ALEXANDER GRUSHKO

 

Un dialogo surreale sulla libertà di stampa, chiuso con la stoccata finale al governo italiano che avrebbe violato la riservatezza sui contenuti della convocazione di Razov alla Farnesina. Era un «colloquio riservato », Razov protestò dicendo che le cose erano andate diversamente da come i giornali avevano uniformemente raccontato: aveva fatto scena muta, ma secondo lui - e secondo il Cremlino - i giornali si sarebbero dovuti limitare ai resoconti ufficiali.

sergio mattarella sergey razovsergey razov a piazzale clodio 3

Ultimi Dagoreport

cecilia sala abedini donald trump

DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL MEDIO ORIENTE - CON IL POPOLO IRANIANO INCAZZATO NERO PER LA CRISI ECONOMICA A CAUSA DELLE SANZIONI USA E L’''ASSE DELLA RESISTENZA" (HAMAS, HEZBOLLAH, ASSAD) DISTRUTTO DA NETANYAHU, MENTRE L'ALLEATO PUTIN E' INFOGNATO IN UCRAINA, IL PRESIDENTE “MODERATO” PEZESHKIAN TEME LA CADUTA DEL REGIME DI TEHERAN. E IL CASO CECILIA SALA SI È TRASFORMATO IN UN'OCCASIONE PER FAR ALLENTARE LA MORSA DELL'OCCIDENTE SUGLI AYATOLLAH - CON TRUMP E ISRAELE CHE MINACCIANO DI “OCCUPARSI” DEI SITI NUCLEARI IRANIANI, L’UNICA SPERANZA È L’EUROPA. E MELONI PUÒ DIVENTARE UNA SPONDA NELLA MORAL SUASION PRO-TEHERAN...

cecilia sala giorgia meloni alfredo mantovano giovanni caravelli elisabetta belloni antonio tajani

LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO- CARAVELLI. IL DIRETTORE DELL’AISE È IL STATO VERO ARTEFICE DELL’OPERAZIONE, TANTO DA VOLARE IN PERSONA A TEHERAN PER PRELEVARE LA GIORNALISTA - COSA ABBIAMO PROMESSO ALL’IRAN? È PROBABILE CHE SUL PIATTO SIA STATA MESSA LA GARANZIA CHE MOHAMMAD ABEDINI NON SARÀ ESTRADATO NEGLI STATI UNITI – ESCE SCONFITTO ANTONIO TAJANI: L’IMPALPABILE MINISTRO DEGLI ESTERI AL SEMOLINO È STATO ACCANTONATO NELLA GESTIONE DEL DOSSIER (ESCLUSO PURE DAL VIAGGIO A MAR-A-LAGO) - RIDIMENSIONATA ANCHE ELISABETTA BELLONI: NEL GIORNO IN CUI IL “CORRIERE DELLA SERA” PUBBLICA IL SUO COLLOQUIO PIENO DI FRECCIATONE, IL SUO “NEMICO” CARAVELLI SI APPUNTA AL PETTO LA MEDAGLIA DI “SALVATORE”…

italo bocchino maria rosaria boccia gennaro sangiuliano

DAGOREPORT - MARIA ROSARIA BOCCIA COLPISCE ANCORA: L'EX AMANTE DI SANGIULIANO INFIERISCE SU "GENNY DELON" E PRESENTA LE PROVE CHE SBUGIARDANO LA VERSIONE DELL'EX MINISTRO - IL FOTOMONTAGGIO DI SANGIULIANO INCINTO NON ERA UN "PIZZINO" SULLA PRESUNTA GRAVIDANZA DELLA BOCCIA: ERA UN MEME CHE CIRCOLAVA DA TEMPO SU INTERNET (E NON È STATO MESSO IN GIRO DALLA BIONDA POMPEIANA) - E LA TORTA CON LA PRESUNTA ALLUSIONE AL BIMBO MAI NATO? MACCHE', ERA IL DOLCE DI COMPLEANNO DELL'AMICA MARIA PIA LA MALFA - VIDEO: QUANDO ITALO BOCCHINO A "PIAZZAPULITA" DIFENDEVA L'AMICO GENNY, CHE GLI SUGGERIVA TUTTO VIA CHAT IN DIRETTA...

meloni trump

DAGOREPORT - NON SAPPIAMO SE IL BLITZ VOLANTE TRA LE BRACCIA DI TRUMP SARÀ UNA SCONFITTA O UN TRIONFO PER GIORGIA MELONI - QUEL CHE È CERTO È CHE DOPO TALE MISSIONE, POCO ISTITUZIONALE E DEL TUTTO IRRITUALE, LA DUCETTA È DIVENUTA AGLI OCCHI DI BRUXELLES LA CHEERLEADER DEL TRUMPISMO, L’APRIPISTA DELLA TECNODESTRA DI MUSK. ALTRO CHE MEDIATRICE TRA WASHINGTON E L’UE - LA GIORGIA CAMALEONTE, SVANITI I BACINI DI BIDEN, DI FRONTE ALL'IMPREVEDIBILITÀ DEL ''TRUMPISMO MUSK-ALZONE'', È STATA COLTA DAL PANICO. E HA FATTO IL PASSO PIÙ LUNGO DELLA GAMBOTTA VOLANDO IN FLORIDA, GRAZIE ALL'AMICO MUSK - E PER LA SERIE “CIO' CHE SI OTTIENE, SI PAGA”, IL “TESLA DI MINCHIA” HA SUBITO PRESENTATO ALLA REGINETTA DI COATTONIA LA PARCELLA DA 1,5 MILIARDI DI DOLLARI DELLA SUA SPACE X …

cecilia sala mohammad abedini donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DI CECILIA SALA? BUIO FITTO, PURTROPPO. LA QUESTIONE DELLA LIBERAZIONE DELLA GIORNALISTA ITALIANA SI INGARBUGLIA – IL CASO, SI SA, È LEGATO ALL’ARRESTO DELL’INGEGNERE-SPIONE IRANIANO MOHAMMAD ABEDINI, DI CUI GLI AMERICANI CHIEDONO L’ESTRADIZIONE. L’ITALIA POTREBBE RIFIUTARSI E LA PREMIER NE AVREBBE PARLATO CON TRUMP. A CHE TITOLO, VISTO CHE IL TYCOON NON È ANCORA PRESIDENTE, SUGLI ESTRADATI DECIDE LA MAGISTRATURA E LA “TRATTATIVA” È IN MANO AGLI 007?