“SESSISMO, ULTIMA SCONFITTA DEL FEMMINISMO” - L’INGLESE LAURA BATES LANCIA UN BLOG DI DENUNCE IN 19 LINGUE ED È BOOM: OSCENITÀ A LAVORO O A SCUOLA, RAPPORTI DI FAMIGLIA, OFFESE, COSÌ TANTO INTRECCIATI ALLA QUOTIDIANITÀ DA RISULTARE PERICOLOSAMENTE “NORMALI”

Maria Novella De Luca per “la Repubblica

 

we can do itwe can do it

Sessantamila denunce in due anni. E una folla di donne che ogni giorno continua a raccontare, a svelare e a rivelarsi. Sessismo, soprusi, molestie. Episodi di ordinario razzismo così tanto intrecciati alla quotidianità da risultare pericolosamente “normali”. Come un virus endemico, contagioso, non estirpabile.

 

«Sei brava — dice l’istruttore di guida — parcheggi come un uomo». Quanto disprezzo c’è in questa battuta, però come si fa a denunciarla, senza sentirsi rispondere, «e che vuoi che sia...». E nemmeno lei, Laura Bates, trentenne femminista inglese, si aspettava che il suo sito, “Everyday sexism project”, lanciato nel 2012, diventasse così popolare. Un grande contenitore in diciannove lingue, dove donne di tutte le età possono inviare le loro short-stories di abusi quotidiani.

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Quel modo di essere trattate, guardate e giudicate, che pure nell’epoca delle pari opportunità è la testimonianza invece di un sessismo assai duro a morire, tanto radicato ma anche ormai così tollerato, da mettere in crisi ogni certezza sui diritti acquisiti. Scrive Stella: «Mio padre dice ogni giorno: qui comando io perché lo stipendio di tua madre sono briciole... ».


Come accade quando la Rete mette virtuosamente in luce un bisogno collettivo, il sito-blog lanciato da Laura Bates è diventato a tempo di record un fenomeno sociale. L’incredibile catalogo di un razzismo sottotraccia che condiziona nel silenzio la vita di migliaia di donne. Dall’Australia al Sudafrica, dalla Francia alla Russia, dall’Inghilterra alla Spagna, la molteplicità delle discriminazioni è vastissima, e va dalla battuta a sfondo sessuale alla violenza vera e propria.

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Spiega Laura Bates, che la Bbc ha definito quest’anno una delle personalità più influenti d’Inghilterra: «Il mio obiettivo è dimostrare che il sessismo esiste, e non è scomparso come molti vogliono far credere visto che adesso le donne hanno più o meno conquistato la parità. E soprattutto voglio combattere quel modo di pensare per cui se ti arrabbi per un complimento osceno, non hai senso dell’umorismo o sei frigida...».


Insomma nel dibattito rilanciato dai gruppi di giovanissime americane che si definiscono against femminism , Bates sta orgogliosamente dalla parte opposta. Tra chi afferma: attenzione, la restaurazione maschile è sempre in agguato. Anche se altrove è assai peggio che qui.

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Ma tra gli episodi estremi del femminicidio, o i simboli planetari di donne ai vertici del potere, esiste nel mezzo un sottobosco di soprusi odiosi che quasi non vengono più denunciati. Ed è ciò che la fondatrice di “Everyday sexism project” rimprovera alle femministe storiche. E cioè che dopo aver vinto molte battaglie sulla parità, abbiano dato per scontata la fine del sessismo.


Invece basta scorrere le pagine italiane del sito per capire di che si tratta. Giovanna riferisce un colloquio di lavoro: «Sai che hanno scelto te perché sei carina? Certo, anche brava, ma all’inizio non si sapeva». Marina: «I miei compagni di classe alle medie dividevano le ragazze tra suore e troie, tutto il resto non contava».

 

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Anonima: «Pausa pranzo tra colleghi della multinazionale in cui lavoro. Uno dichiara: le donne dovrebbero stare tutte a casa. E io: meno male che abbiamo la nostra Ceo che comanda tutti. E lui: sì, una vecchia babbiona...». Francesca: «Mi sto specializzando in cardiologia, indosso un camice dove sopra c’è scritto il mio nome e il mio incarico. Nessuno però mi si rivolge chiamandomi dottoressa, ma apostrofandomi con scusi signorina o ehi bella ». Oppure la stessa noncuranza femminile: «I colleghi mi dicono sempre che belle tette hai, a me fa piacere, che male c’è...».


Nell’universo del sessismo all’italiana, a differenza di quanto si rileva leggendo le storie inviate al sito di Laura Bates da altri Paesi, quello che emerge è la rabbia per una cultura di sottomissione che arriva per via matriarcale. «Sono nata negli anni Ottanta e mia nonna con l’approvazione di mia madre mi ha regalato il corredo da sposa. Negli anni Ottanta...». Poi: «Impara a fare il letto e a gestire la casa altrimenti tuo marito ti caccerà a calci».

 

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Echi di altre epoche che pure segnano infanzie e giovinezze. Carmen Leccardi insegna Sociologia all’università Bicocca di Milano, e dirige il centro di ricerca “Culture di genere”: «Oggi gli stereotipi e i pregiudizi non sono più frontali, hanno una veste più subdola e nascosta.

 

Viviamo nell’epoca delle pari opportunità, molte conquiste sono diventate diritti, pochi nel nostro mondo si azzardano a negarle pubblicamente. Ma la discriminazione si annida dietro le quinte, nelle relazioni interpersonali, la libertà femminile incontra resistenze profonde anche nei giovani uomini. Allo stesso tempo le ragazze non hanno più una visione di contrapposizione rispetto ai maschi, come poteva accadere alle loro madri. Sono più duttili ma assai più consapevoli delle nuove forme di sessismo e machismo».
 

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Quelle descritte ad esempio nella pagina inglese del sito di Laura Bates, definitivamente consacrata sul Financial Times come icona del femminismo contemporaneo, nonostante il dichiarato scetticismo di figure cult come Germaine Green sull’efficacia del suo “sexism project”. Testimonianza di J. W: «Vado in un autosalone con un amico per cercare una nuova macchina. Io faccio le domande ma il commesso risponde rivolgendosi al mio amico ».

 

Sara: «Sono una studentessa e prendo la metro negli orari più affollati. Un pomeriggio un uomo mi si incolla dietro, mi giro, vedo che ride e mi mostra la sua erezione ». Daisy: «Un ragazzino mi si avvicina al parco mentre faccio jogging: posso scoparti?». Alia: «Preparo un sandwich per mio padre. Lui lo assaggia dice: brava, sarai un’ottima moglie domani. Nemmeno una parola per ricordare che io ho già pubblicato un libro». Paula: «Lavoro in un ufficio di soli uomini. Spesso mi fanno battute oscene davanti al capo, che ride. La cosa più grave che hanno detto è stata: devo violentarti subito non posso aspettare la fine del turno... ».

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Al nuovo sessismo ai tempi della parità di genere la sociologa Chiara Volpato ha dedicato diversi saggi, tra cui il fondamentale “Psicopatologia del maschilismo”. «Oggi la discriminazione ha una faccia più sottile, è quella fatica in più che le ragazze devono fare per affermarsi. Il sessismo — dice Volpato — è obbligare una adolescente a cambiare strada perché davanti a quel bar le dicono battute oscene, è nelle scelte delle aziende assumono più i maschi delle femmine... Ma è anche nella fragilità delle donne stesse, soprattutto le più giovani, che per sentirsi sicure cercano l’approvazione negli occhi di un uomo».

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