TOTI O NON TOTI, O MEZZO TOTI? - SFOGO DEL BANANA CON IL MACELLAIO BANCHIERE VERDINI: "SIAMO LE STESSE FACCE DA VENT'ANNI, ADESSO AVANTI CON I NUOVI"

Carmelo Lopapa per "la Repubblica"

«Lo capite o no che sto tentando di salvare anche voi, anche te Denis?» Silvio Berlusconi perde la pazienza, sta urlando. Di fronte a lui, tra gli altri, il braccio destro di sempre, Verdini. Ormai in rotta. È con lui che si consuma lo strappo forse finale, di sicuro senza precedenti. Una lacerazione che attraversa tutto il gruppo dirigente di falchi e lealisti scesi in guerra contro la nomina «dall'alto» di Giovanni Toti.

È martedì notte, alla tavola di Palazzo Grazioli siedono anche Sandro Bondi, Gianni Letta, Deborah Bergamini, Rocco Crimi, ma soprattutto lo stesso direttore di Tg4 e Studio Aperto e il responsabile dei club Marcello Fiori. È Verdini ad aprire le danze. «Presidente, tu non puoi pensare di rottamare un'intera classe dirigente, noi che ti stiamo accanto dal primo momento, per imporre una figura pur autorevole come Giovanni qui presente» è stato il suo incipit.

E giù con le critiche che sono poi quelle mosse due giorni fa anche da Raffaele Fitto nell'intervista al Corriere. Raccontano i presenti che Berlusconi a un certo punto rompe gli indugi e si infuria. «Io non voglio rottamare nessuno, ma vi rendete conto o no che siamo gli stessi da vent'anni? Sempre le stesse facce» è il j'accuse.

«Fuori da qui, c'è un signore con meno di quarant'anni che a Largo del Nazareno ha nominato una segreteria in cui l'età media è 35: giornali e tv non parlano d'altro. Grillo appare nuovo?» Una filippica aspra come non ne sentivano da tempo, a Grazioli. «Vi è chiaro che così sembriamo vecchi e rischiamo di essere travolti alle prossime elezioni?».

I presenti, Verdini in testa, in silenzio, annichiliti. «Io non voglio sostituire nessuno, ricandiderò tutti gli attuali parlamentari, ma ho il bisogno di aggiungere. Di affiancare a tutti voi, gente dal volto nuovo da Toti a Fiori e i club devono diventare la seconda gamba del partito, magari anche per Statuto». Verdini incassa. Ma non si arrende.

Ieri mattina è tornato nella residenza per rilanciare: «Potremmo pensare a due coordinatori, uno organizzativo che sarei io e uno politico, Toti». Ma non sembra abbia sfondato col Cavaliere. Il direttore del Tg4 l'altra sera a cena ha fatto da osservatore, parte in causa. Una cosa però l'ha detta: «Qui il problema non sono io, che posso benissimo continuare a fare quel che faccio, ma bisogna rendersi conto che fuori da qui il mondo è cambiato».

Berlusconi rinvia alla settimana prossima la nomina del comitato di presidenza dei 36, per adesso quello. Ma, raccontano, resta convinto che a Toti andrà riconosciuto un ruolo che sia un gradino sopra quella sorta di segreteria in «stile Renzi», sebbene in Transatlantico ieri falchi e lealisti si dicessero certi che il direttore sarà al più un «portavoce».

Con Berlusconi ha voluto pranzare ieri quasi da solo (presenti Gianni Letta e Nicolò Ghedini) Raffaele Fitto. Rifiuta incarichi da responsabile enti locali a membro del comitato ristretto. «Non voglio nulla, ma ti ripeto che non ci puoi commissariare con un pur rispettabile giornalista» ha ripetuto. Gelo rotto tra i due, ma il clima nel partito resta
quello.

In serata il direttore del tg La7, Enrico Mentana, spara a sorpresa: «Si può essere contemporaneamente direttore di un telegiornale e coordinatore di un partito? Sarebbe il caso di dare anche adesso un piccolo stacco, in favore di quella credibilità giornalistica nella quale noi ci ostiniamo a credere».

Immediata la replica del direttore Mediaset, che contiene anche un avvertimento ai riottosi del partito: «Se Mentana leggesse i quotidiani saprebbe che non ricopro ancora alcun incarico. Continuo e con soddisfazione a dirigere i tg che Mediaset mi ha affidato. Cosa che potrei continuare a fare anche nei prossimi mesi. Nel momento in cui dovessi decidere di scendere in politica, certamente mi dimetterei. Quanto ai rapporti tra politica e giornalismo, voci più autorevoli della mia per esperienza Mentana può trovarle sulla sua rete, da Gruber a Santoro già parlamentari».

 

Giovanni Toti Giovanni TotiBERLUSCONI VERDINI ALFANO INAUGURAZIONE SEDE FORZA ITALIA FOTO LAPRESS verdini berlusconi larussa jpegSANDRO BONDI gianniletta Deborah Bergamini Rocco Crimi e Bernabo Bocca

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…