POLVERINI SEI E POLVERE RITORNERAI – ARRIVA TROPPO TARDI LO SHOW MORALIZZATORE DI SDE-RENATA IN CONSIGLIO REGIONALE: IN TILT IL PDL NEL LAZIO - I BERLUSCONES ANCORA CAZZEGGIANO: “CHE DICE FIORITO?”, “CHE ‘A LAZIO IN CAMPIONATO È ‘NA BOMBA!” - ORA GODE "LA DESTRA" DI STORACE: AVRA' ALTRE DUE COMMISSIONI – ECCO, VIEN DAVVERO VOGLIA DI CONSEGNARE IL PAESE ALLA MERKEL…

1 - MANGIATOIE...
A.O. per il "Sole 24 Ore"
- Un "macchina indietro tutta" per evitare lo scoglio. Renata Polverini non vuole finire come il comandante Schettino e ha provato a recuperare la débâcle del Consiglio regionale più sfacciato e tracotante d'Italia. Ora tagli e svolta virtuosa in cariche e prebende. Forse è tardi, forse no. Franco Fiorito, stazza da Falstaff, è l'uomo simbolo di quella mangiatoia a uso privato.

Tesoriere Pdl ha aperto sette conti (cinque in Spagna) e maneggiato denari per il partito (pochi) e per i suoi sfizi (molti). Ostriche, auto di lusso, donnine, alberghi e soldi da parte, tanti soldi. Una volta il finanziamento illecito era un favore fatto a qualcuno per moltiplicare i consensi per il partito. Oggi non c'è più nemmeno quell'etica aggiustata: si ruba e si spreca per sé. Il politologo di riferimento è il marchese del Grillo («Io so' io e voi non siete un c....»). L'esito è spregevole.

2 - LAZIO, POLVERINI: «SVOLTA O TUTTI A CASA»...
Mario Ajello per "il Messaggero"

Scena e controscena. Il candore della veste bianca indossata in aula da Renata Polverini che sferza tutti minacciando di dimettersi e grida: «Sono disgustata, non voglio passare per la presidente di una Regione che viene descritta come il simbolo della politica da ostriche e champagne».

E l'odore del suk che intorno a lei - mentre la governatrice annuncia il taglio delle autoblù, dei soldi «indecenti e scandalosi» ai gruppi consiliari, delle commissioni regionali e anche degli assessori - monta le sue tende nelle quali le vittime della moralizzazione annunciata cercano di contrattare nuove opportunità.

Polverini, con linguaggio semplice e pop da «persona che è venuta dal nulla e lì da domani posso tornare», ha annunciato che saranno aboliti i mono-gruppi ed ecco i titolari di questo scandalo degli otto cespuglietti personali che costano un milione di euro all'anno i quali si aggirano nei corridoi e si chiedono a vicenda: «Dove andiamo, al Gruppo Misto?», «Io mi infilo nel Pd, se mi si pigliano. E tu?». «Io non lo so. Chi mi vuole?».

Sono le anime del Purgatorio, vanno a prendersi un caffè per tirarsi un po' su: statisti, anzi mono-statisti di destra e di sinistra, del calibro di Pascucci, eletto nella Lista Polverini, poi presidente di se stesso in qualità di unico esponente del partito sicilianista nel Lazio o di Olimpia Tarzia che ha fatto il suo gruppo Per (Politica etica responsabilità) ed è stata contemporaneamente presidente di se stessa e della commissione Lavoro ma poi ha dovuto lasciare la seconda. Nel suk ogni tanto s'affaccia qualche gruppetto di autisti. «I tagli? Benissimo - dicono in coro - e ce ne vogliono tanti e dappertutto perché qui è un magna magna. Ma le autoblù non le toccheranno: mica andranno in giro a piedi!».

Renata Polverini toglierebbe a graduati e peones perfino il salvagente. Ora che «la politica è affondata sotto il peso di spese disgustose, insopportabili e indecenti - sostiene la governatrice mentre i presenti affondano nelle loro poltroncine e pensano a come salvare la pelle dalla furia moralizzatrice - e siamo come la nave Concordia. Ci siamo sfracellati su uno scoglio. E per fortuna non ci sono ancora morti. O invertiamo la rotta o è inutile andare avanti. Io non mi voglio vergognare di uscire di casa».

E neppure si dice disponibile - ma chissà se riuscirà a imporsi in questo - ad assistere a giochetti dilatori sui tagli da fare «già da subito» e a sopportare i mercanti nel non tempio della Pisana. «Non credano i cinici della politica che ci si possa lavare superficialmente la faccia, per poi vedere - dice ai magnifici 70 del Consiglio regionale con venti commissioni da 350.000 euro all'anno ognuna - se si trovano alternative per entrare nelle liste delle elezioni politiche. Se è così, io non ci sto». Non è Oscar Luigi Scalfaro la governatrice laziale, ma l'«io non ci sto» lo ripete quasi allo sfinimento. Anche se «i medici mi hanno detto che, a causa della doppia operazione che ho appena avuto alla tiroide, devo parlare poco».

L'operazione? Il personale è politico e allora Polverini con voce adesso strozzata, con il cuore in mano e con una forza drammatica che appare spontanea osserva: «I tumori che stanno dentro questa politica sprecona e impresentabile, che è la vera anti-politica più di Grillo, vanno estirpati oggi come sono stati estirpati quelli che erano dentro la mia gola».

Fuori dall'aula, nei corridoi, nelle tende del bazar, però la preoccupazione è un'altra tra i pidiellini sconcertati. E qualcuno ha captato questa conversazione tra azzurri, orfani dell'ex capogruppo dello scandalo, Er Batman di Anagni: «L'hai sentito Fiorito?», «Sì», «E che t'ha detto?», «Che 'a Lazio in campionato è 'na bomba!». Polverini incalza nella sua requisitoria: «Qualcuno mi vuole infilare in un tritarifiuti, ma io non ci vado. Non ci sto». Non ci stanno neanche, ma in un altro senso, quei consiglieri della maggioranza che in tanta tempesta invidiano Storace.

«Con il dimezzamento delle commissioni regionali - bofonchiano i consiglieri che stanno appunto scrivendo le loro lettere di dimissioni da quegli organismi costosi e pletorici - chi ci guadagna è Storace». La Destra, è il lamento diffuso, ha il presidente della commissione Urbanistica che adesso con il dimezzamento ne accorperà altre due, Lavori pubblici e Mobilità: «Quella tripla commissione era talmente potente che veniva sempre data alla Dc».

Ora se la godrà Storace, secondo gli invidiosi, ma chissà. Polverini, un po' Grillo un po' Cassandra, è ancora un fiume in piena di indignazione. «Mi sarei dimessa anche subito - racconta - ma mi hanno detto che non si può. Sennò, venivo qui direttamente con le ciabatte. Vi salutavo e me ne andavo al mare. Le mie ferie le ho passate all'ospedale Sant'Andrea. E voglio chiedere scusa alla mia famiglia perché a causa della gogna mediatica cui sono stata sottoposta ho dovuto comunicare ai miei cari che avevo due tumori».

Dietro di lei, seduto sul suo scranno, c'è il presidente del consiglio regionale, Abbruzzese, quello della doppia autoblù perché una non basta, e non si capisce se sta ascoltando o se sta sfogliando la sua margherita: salvo il mio posto oppure no? Di fronte c'è l'attuale capogruppo azzurro, quello col pizzetto ben curato, Battistoni, impegnato - ma con meno chance - nello stesso interrogativo del collega di vita smeralda: «Porto a casa la testa oppure no?».

Per dimostrare che sono tutti diventati etici e morali, la sua testa di presunto spendaccione che usa oltre settemila euro di soldi pubblici in vini verrà presto portata su un vassoio a Renata. La quale continua a chiedere scusa a tutti gli italiani e spiega che la vicenda dei fondi del Pdl, in cui è Er Batman per ora l'unico indagato, «è una catastrofe politica paragonabile all'alluvione di Firenze. Ora dobbiamo spalare fango, senza rinvii».

Le presunte vittime di Renata Savonarola (ma l'antico frate moralizzatore lei non lo cita) la osservano facendo forse buon viso e cattivo gioco, sia da desta sia da sinistra. E da qui, quando lei dice: «Io ho sempre lavorato e da subito posso tornare a fare il lavoro che facevo prima», scoppia una risata. «Non c'è niente da ridere», s'arrabbia Renata. Quelli che lei ha chiamato «i cinici della politica» al momento sono comunque i perdenti. Visto che Polverini ha scelto i toni alti dell'indignazione etico-culturale sia pure declinati in salsa pop («Io non mi voglio vergognare di uscire di casa»), viene in mente un'immagine epica di sicuro sproporzionata all'ambiente ma vabbè.

Il Pdl è ridotto in macerie, come Atene dopo la sconfitta con Sparta. Quando Sparta vittoriosa impose la distruzione della città e il governo dei trenta. Tra i quali c'era Clizia, lo zio di Platone. Sparta è il presidente Polverini (che per adesso ha vinto, ma la partita è ancora lunga), Atene è ciò che resta del partito di maggioranza e Clizia potrebbe essere il prossimo capogruppo del Pdl dopo Battistoni.

Chi? Antonio Cicchetti, di provenienza An e non sgradito all'Udc? Oppure la ventisettenne Chiara Colosimo, che ieri ha portato a Polverini il consenso degli azzurri sulla svolta etica? «Ci vuole un bel coraggio a fare il capogruppo di un gruppo che non c'è più», dicono i pidiellini auto-critici. Masticano amaro. E mastica una gomma, per allentare la tensione, anche Polverini.

Quando sta per affacciarsi, verso sera, alle telecamere che la aspettano in corridoio, una collaboratrice le ricorda che sta masticando e lei posa la gomma. Si è sentita sotto assedio in questi giorni la governatrice anche se non ha nulla da rimproverarsi: «Io, solo per fare un esempio, ho dimezzato il disavanzo pubblico nella sanità».

Poi: «La Regione si costituirà parte civile in questa vicenda delle spese scandalose». Ma dove comincia e dove finisce il peccato? Se lo chiedono, andando via al seguito del loro presidente Montino, alcuni democrat: «Con i soldi del gruppo, abbiamo organizzato convegni politici con le suore e senza ostriche né champagne. Siamo peccatori anche noi?». Questo si vedrà.

 

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