ECCO COSA INTENDEVA DIRE RIGOR MONTIS QUANDO IERI HA DETTO DI “ANDARE OLTRE LA DESTRA E LA SINISTRA”: SI CONFIGURA UNA COALIZIONE CHE TRASVERSALE È DIRE POCO, CON MONTI AL VERTICE E MONTEZUMA COME SPALLA E FORSE ANCHE UNA PARTECIPAZIONE STRAORDINARIA DI RENZI - CULATELLO ORMAI ESCLUDE DI TROVARE UN ACCORDO IN TEMPO, PER CUI LUI E IL PREMIER SE LA VEDRANNO ALLE URNE...


Goffredo De Marchis per "La Repubblica"

«È arrivato il momento di accelerare», è stato l'imperativo del premier. Già nel corso di questa settimana, dopo le adesioni all'agenda Monti, arriveranno le prime risposte dei candidati di una lista che ormai, movimenti e partiti, hanno accettato di lasciare nella piena disponibilità del Professore. Italia Futura prepara una conferenza stampa per il giorno dopo Santo Stefano.

Ha dato il via a una campagna acquisti che non esclude affatto i politici di destra e di sinistra, come dimostra l'arruolamento non sorprendente del senatore Pd Pietro Ichino. «Monti in campo significa rompere gli steccati dei vecchi schieramenti. Siamo pronti ad accogliere gli innesti della buona politica da qualunque parte essi provengano», spiega Carlo Calenda, uno dei più stretti collaboratori di Montezemolo.

Nell'area del centro si festeggiano così le parole del presidente del Consiglio. Come un invito ad andare avanti, anzi a darsi una mossa, a mobilitarsi più di prima, anche a raccogliere le pre-registrazioni alla lista per dimostrare "muscolarmente" interesse e voti futuri a favore dell'impegno diretto di Monti. Quella di Montezemolo (e di Monti) ha le sembianze di un'Opa ostile sul centrodestra ma anche sul centrosinistra. «Siamo aperti ai contributi di tutti i riformisti», insiste Calenda.

Non è da escludere una nuova offensiva diretta a conquistarsi la simpatia di Matteo Renzi, nell'ottica di una scomposizione totale del quadro dove tutto viene rimesso in movimento grazie a Monti. E va registrato, accanto a quello di Ichino, il forfait di quattro parlamentari cattolici del Pd, che ancora prima di leggere le motivazioni del premier, mollano il partito e si avvicinano alla lista Monti. Li guida Lucio D'Ubaldo, senatore vicino a Beppe Fioroni.

«Io, Benedetto Adragna, Flavio Bertoldi e Giampaolo Fogliardi siamo fuori dal Pd. Occorreva dare un segnale. Il dissenso di Ichino non è cosa diversa dal nostro». Fioroni non li segue: «Sono solo quattro sui 45 del mio gruppo - minimizza - . Ma per me la linea non cambia. Monti e Bersani contino i loro voti. Chi arriva primo va a Palazzo Chigi collaborando con l'altro. È una strada che avremmo dovuto dichiarare subito senza delegare alle primarie il nostro profilo ma facendo politica».

Come si costruisce questa collaborazione? È la domanda che si pone Pier Luigi Bersani dopo aver assistito da casa al Monti-day televisivo. Il segretario del Pd apprezza le aperture del premier presenti anche nell'intervista a Repubblica.
Considera fondamentale la rottura definitiva con Berlusconi. «Molti dei punti indicati da Monti sono gli stessi che noi proponiamo da un anno e mezzo», aggiunge. Ma c'è un problema di fondo: la prospettiva di un patto tra progressisti e moderati, sul modello sempre seguito da Bersani, andava costruita prima.

«Mancano 15 giorni alla presentazione delle liste e per noi la campagna elettorale è già cominciata. Io aspetto ancora di capire. Aspetto che si configuri questo fantomatico centro - dice Bersani commentando con i suoi collaboratori la conferenza stampa del premier - , rimane un po' di confusione. E non so se siamo ancora in tempo per fare un percorso comune in campagna elettorale. Finiremo invece per metterci le dita negli occhi? Beh, dopo diventerà tutto più difficile».

Fa piacere, al candidato del centrosinistra, la dichiarazione di amicizia di Monti e il riconoscimento della sua serietà. «Ma la politica è altra cosa dall'essere amici». Sicuramente il Pd considera ostile un manifesto che si rivolge a elettori di destra e di sinistra come se i due schieramenti fossero uguali. Sicuramente è irritante che Ichino e altri salgano sul carro di Monti dopo che il Pd ha fatto le primarie, cioè una prova di democrazia diretta, per stabilire una linea e un leader. «C'è stato un confronto e c'è stato un vincitore. Non è accaduto tutto per caso », dice Bersani.

In attesa che sia definito il campo elettorale, Bersani e il Pd sono convinti che le primarie per i parlamentari del 29 e 30 daranno un nuovo impulso al Pd. A gennaio comincerà la volata verso le urne del 24 febbraio puntando su una campagna modello Hollande: attenzione ai temi economici e sociali visti attraverso la piattaforma dei progressisti in Europa. Accordi con Monti prima del voto appaiono ormai impossibili. I candidati in pista saranno tre. «Con il Professore - commenta Francesco Boccia - avremo solo una comune visione su chi crede nell'Europa politica».

 

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