paolo savona

A CHI SI RIFERISCE IL MINISTRO PAOLO SAVONA QUANDO DICE “POTREMMO TROVARCI NELLA SITUAZIONE IN CUI SONO ALTRI A DECIDERE LA NOSTRA USCITA DALL’EURO”? - L'ALLERTA PREVENTIVA: “BANKITALIA MI HA INSEGNATO A ESSERE PRONTI NON AD AFFRONTARE LA NORMALITA’ MA IL CIGNO NERO’, LO CHOC STRAORDINARIO...”

Lorenzo Salvia per il “Corriere della Sera”

 

paolo savona col suo libro (2)

«Mi dicono, tu vuoi uscire dall'euro? Badate che potremmo trovarci in situazioni in cui sono altri a decidere. La mia posizione è di essere pronti a ogni evenienza». Il ministro per gli Affari europei, Paolo Savona, parla davanti alle commissioni parlamentari sulle politiche Ue di Camera e Senato. Presenta le sue «linee programmatiche», quello che ha intenzione di fare nel corso del suo mandato. E torna sul famoso piano B per l' uscita dell' Italia dalla moneta unica, che tanto fece discutere nei giorni in cui si stava formando il nuovo governo e lo stesso Savona sembrava destinato alla poltrona di ministro dell' Economia.

 

paolo savona (5)

Pronti a ogni evenienza, dunque. In che senso? «Una delle mie case, Banca d'Italia - dice Savona - mi ha insegnato a essere pronti non ad affrontare la normalità ma il cigno nero, lo choc straordinario». La teoria del cigno nero è quella secondo cui un evento inaspettato viene compreso e razionalizzato solo a posteriori, quando è più difficile correre ai ripari.

L'uscita dall'euro, dunque, non è un obiettivo da perseguire. Ma un'eventualità alla quale prepararsi comunque.

 

mario draghi carlo azeglio ciampi

Anche perché «se si vuole che l'euro sopravviva» sono necessarie politiche di crescita e «noi abbiamo bisogno di crescere del 4% l'anno, non dell'1%, servono politiche aggressive». Nel suo intervento Savona ha anche annunciato l'intenzione di incontrare Mario Draghi, il presidente della Banca centrale europea: «Mi recherò da Draghi appena terminato questo incontro. Prima volevo che la mia azione godesse della legittimazione democratica. Ero stato delegittimato dai media e non mi sono mosso fino a questo momento per questi precisi motivi».

 

Un annuncio sul quale ha poi corretto il tiro, una volta fuori dalle commissioni quando i giornalisti gli hanno chiesto quando avrebbe incontrato Draghi: «Non lo so, devo chiedere», ha detto per poi commentare con un «Se mi riceve sì», l'ipotesi che l'incontro avvenga nei prossimi giorni.

IGNAZIO VISCO E MARIO DRAGHI

 

In ogni caso Savona ha ben chiaro cosa dovrebbe cambiare per la Bce: «Se non le vengono affidati compiti pieni sul cambio, ogni azione esterna all'eurozona si riflette sull'euro senza che l'Ue abbia gli strumenti per condurre un'azione diretta di contrasto.

L'assenza di pieni poteri della Bce sul cambio causa una situazione in cui la crescita dell'economia dell'eurozona risulta influenzata, se non determinata, da scelte o vicende che accadono fuori Europa».

 

Savona ha anche parlato dello spread, il differenziale dei tassi di interesse tra i titoli di Stato italiani e tedeschi, spesso considerati il miglior termometro della speculazione: «Le dichiarazioni rese ai massimi livelli che l'Italia non intende uscire dall'euro e rispettare gli impegni fiscali hanno rasserenato il mercato, ma lo spread non scende perché il nostro debito pubblico resta esposto ad attacchi speculativi». E ancora: «Lo spread resta elevato perché gli operatori attendono di conoscere come il governo intende realizzare i provvedimenti promessi all'elettorato, soprattutto reddito di cittadinanza, flat tax e revisione della Fornero».

 

MARIO DRAGHI

Ma se le riforme contano, secondo Savona, il risultato elettorale e la composizione del governo non c'entrano: «Lo spread sarebbe salito a 250 punti perché in Italia hanno votato Lega e Movimento 5 Stelle? Alcuni hanno dato la colpa addirittura a me...», dice ancora il ministro. «Sarei felice di governare lo spread, lo farei in senso contrario ma non coinvolgetemi in queste banalità». «Europeo» ma non «europeista», Savona respinge anche la definizione di «sovranista» e preferisce quella di «trattativista», cioè abituato a trattare.

giorgio la malfa saluta il ministro paolo savona

 

La sua vera linea programmatica sembra questa. E infatti dice che l' esecutivo deve «realizzare i provvedimenti promessi, soprattutto reddito di cittadinanza, flat tax e revisione della legge Fornero». Ma anche «tenere conto» delle preoccupazioni dei mercati in relazione alla possibilità che la spesa «causi un aumento del disavanzo di bilancio».

Ultimi Dagoreport

mario draghi praga

DAGOREPORT - MA DRAGHI, COSA SI ASPETTAVA COL SUO DISCORSO AL SENATO, DA PARTITI CHE AVEVANO GIA' AFFOSSATO IL SUO GOVERNO E LA SUA AMBIZIONE QUIRINALIZIA? E SE È ANDATO VIA SBATTENDO LA PORTA, STIZZITO (“VEDO CHE GUARDATE L’OROLOGIO, PER CUI VI RINGRAZIO”) - EPPURE LE SUE PAROLE CONTENEVANO UNA PROPOSTA IMPORTANTE: FINANZIARE IL RIARMO CON EUROBOND - DIETRO IL NO A URSULA, CHE GLI AVEVA PROPOSTO DI COORDINARE IL PIANO REARM EU, PRIMA PASSO A UNA FUTURA DIFESA EUROPEA, CI SONO DUE MOTIVI... -VIDEO

giorgia meloni john elkann

DAGOREPORT – COME MAI IMPROVVISAMENTE È SCOPPIATA LA PACE TRA JOHN ELKANN E FRATELLI D’ITALIA? IL MINISTRO DELLE IMPRESE, ADOLFO URSO, SI È SPINTO A DEFINIRE L’AUDIZIONE DI YAKI ALLA CAMERA COME “UN PUNTO DI SVOLTA NETTO” – AL GOVERNO HANNO FATTO UN BAGNO DI REALISMO: INNANZITUTTO LA CRISI DELL’AUTOMOTIVE È DRAMMATICA, E I GUAI DI STELLANTIS NON DIPENDONO SOLO DAI DANNI FATTI DA TAVARES - E POI CI SONO I GIORNALI: ELKANN È PROPRIETARIO DI “STAMPA” E “REPUBBLICA” (E DELL'AUTOREVOLISSIMO SETTIMANALE "THE ECONOMIST). MOSTRARSI CONCILIANTI PUÒ SEMPRE TORNARE UTILE…

meloni giorgetti fazzolari caltagirone nagel donnet orcel castagna

DAGOREPORT - DELIRIO DI RUMORS E DI COLPI DI SCENA PER LA CONQUISTA DEL LEONE D’ORO DI GENERALI – SE MEDIOBANCA, SOTTO OPA DI MPS-CALTA-MILLERI, TENTA DI CONQUISTARE I VOTI DEI FONDI ANNUNCIANDO LA POSSIBILITÀ DI METTERE SUL PIATTO IL SUO 13,1% DI GENERALI, SOLO DOMANI ASSOGESTIONI DECIDERÀ SE PRESENTARE UNA LISTA DI MINORANZA PER LEVARE VOTI ALLA LISTA DI NAGEL-DONNET, PER LA GIOIA DI CALTA-MILLERI (LA DECISIONE È NELLE MANI DEI FONDI CONTROLLATI DA BANCA INTESA) - FINO AL 24 APRILE, TUTTO È INCERTO SULLE MOSSE IN GENERALI DI ORCEL: CHI OFFRE DI PIÙ PER IL 9% DI UNICREDIT? E CHE FARÀ INTESA DI CARLO MESSINA? AH, SAPERLO...

raffaele cantone - francesco lo voi - pasquale striano giovanni melillo

FLASH! – AVVISO AI NAVIGATI! IL CASO STRIANO SUGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA BANCA DATI DELLA PROCURA NAZIONALE ANTIMAFIA, NON È APERTO: È APERTISSIMO! UNA VOLTA CHE IL FASCICOLO È PASSATO DALLE MANI DI CANTONE, PROCURATORE DI PERUGIA, A QUELLE DI LO VOI (CAPO DELLA PROCURA DI ROMA), CI SI ASPETTANO I BOTTI - IL CAPO DELLA DNA, GIOVANNI MELILLO, È DETERMINATO AD ARRIVARE FINO IN FONDO. E LO VOI, CONSIDERATI I PRECEDENTI (L’OSTILITA' DEL GOVERNO PER IL CASO ALMASRI), NON FARÀ SCONTI - COME NELL'AMERICA DI TRUMP, LA MAGISTRATURA E' L'UNICA OPPOSIZIONE A PALAZZO CHIGI...