SI SPACCA LA LEGA E CONTE GODE - UN CAPO DI PARTITO (SALVINI) CHE RIMBROTTA, CHIEDE CONTO, CORREGGE UNA DISPOSIZIONE FIRMATA DA UNA ISTITUZIONE DI GOVERNO (FONTANA). UNA ROBA PREPOTENTE E UMILIANTE- RISULTATO: LA LEGA ESPRIME OGGI DUE POSIZIONI QUASI OPPOSTE SU COME FRONTEGGIARE IL COVID. E CERTO, AVER SPACCATO IL MAGGIOR PARTITO D' OPPOSIZIONE SU UN TEMA COSÌ SENSIBILE, VA A TUTTO VANTAGGIO DI CONTE
FONTANA A RAPPORTO DA SALVINI. LOMBARDI E AUTONOMI, DA ROMA. MA NON DA BOTTEGA PARTITO
di Lucio Fero - https://www.blitzquotidiano.it/opinioni/lucio-fero-opinioni/fontana-salvini-lombardi-partito-3229463/
Fontana governatore della Lombardia è stato pubblicamente chiamato a rapporto da Salvini leader di un partito politico. Chiamata a rapporto, tirata d’orecchio, rimprovero al metodo e al merito.
Dell’Ordinanza regionale che istituisce per un mese la notte in casa per tutta la Regione. Un capo di partito (Salvini) che rimbrotta, chiede conto, corregge una disposizione firmata da una istituzione di governo (Fontana). Una roba prepotente e umiliante. Ma fa nulla, ormai ci fanno caso in pochissimi a chi ha diritto e chi no a far cosa. A rilevarlo si passa per pignoli.
FONTANA E SALVINI: AUTONOMIA, ORGOGLIO E BANDIERA
Fontana in prima persona ma soprattutto la Lega hanno come bandiera e orgoglio l’autonomia della Regione. Autonomia che viene rivendicata come doverosamente larga e da allargare ancora. Autonomia in nome della conoscenza e familiarità con il territorio e con i suoi interessi.
Autonomia in nome di una asserita e sbandierata maggiore capacità nel fare. Autonomia che non di rado si spinge fino a tratteggiare e ad atteggiarsi come una sorta di Stato autonomo efficiente nello Stato centrale incapace. Autonomia che nella narrazione e nella propaganda spesso e volentieri sconfina in una sorta di canzone della Repubblica autonoma, vuoi di Lombardia, vuoi di Veneto.
AUTONOMI DA ROMA, CIOE’ LIBERTA’
Autonomi da Roma e perciò liberi nell’auto governo. Liberi perché auto governati. Così la raccontano. Autonomi da Roma cioè non condizionati dagli interessi di altri, non condizionati da interessi che non siano quelli dei lombardi e dei veneti. L’hanno anche fatta votare ai cittadini delle rispettive Regioni l’autonomia, qualunque cosa possa in concreto significare.
MA NON DA BOTTEGA PARTITO
GIULIO GALLERA ATTILIO FONTANA BY CARLI
Di sicuro però non significa autonomi dagli interessi di partito. L’autonomia delle istituzioni, l’autonomia del governo regionale vale per Roma. il governo nazionale, la Ue, il mondo. Ma non vale se c’è di mezzo la Lega. Autonomi sì ma non dal partito. Se a Salvini pare che per interesse e scelta del partito la chiusura dei centri commerciali sia troppo rigida, allora vale la valutazione del partito.
Regione Lombardia va a rapporto e allenta la chiusura. E Zaia governatore del Veneto, più prudente e scaltro di Fontana, non dice una parola e non emette ordinanze, conosce il suo “pollo”, anzi il suo “Capitano”, cioè Salvini. E Salvini ha una gran voglia di incarnare e interpretare la resistenza e il boicottaggio ad ogni limitazione sanitaria. E’ nella sua natura, cultura e interesse di partito.
GIUSEPPE CONTE ATTILIO FONTANA
E dove, parafrasando ubi maior…Dove Salvini, autonomia finisce. Buono a sapersi, soprattutto a ricordarsi la prossima volta che Fontana o Zaia interpreteranno la parte delle vergini dell’autonomia violata dai cattivoni impostori del governo di Roma.
SI SPACCA LA LEGA CONTE INCASSA
Stefano Folli per “la Repubblica”
Un passo dopo l' altro, l' Italia si sta richiudendo: non proprio come in marzo, almeno non ancora, ma con la stessa angoscia circa il prossimo futuro.
Come in primavera, peraltro, persiste la sensazione che pochi, tra chi governa ai vari livelli, al centro e nelle regioni, sappiano esattamente cosa fare e come farlo. Quando il consulente numero uno del ministero della Salute, Ricciardi, afferma che «siamo come nella Venezia del 1400, nonostante la tecnologia», il suo messaggio non suona molto rassicurante.
In tutto questo il premier Conte, ormai è chiaro, ha scelto per sé una linea prudente e astuta. Anziché passare per l' uomo che mette sotto chiave tutto il Paese, come l' altra volta, lascia che siano le Regioni a sbrigarsela. Per quanto lo riguarda, tiene a dimostrare di non essere "impreparato" di fronte alla seconda ondata e snocciola dati e cifre al riguardo.
Non è chiaro se questa linea potrà essere efficace a lungo andare, specie sul punto di fondo che sta a cuore al presidente del Consiglio: garantire la propria personale popolarità ed evitare che si verifichi il fenomeno opposto rispetto a marzo-aprile.
ATTILIO FONTANA VINCENZO DE LUCA
Allora l' enormità della pandemia produsse un grande bisogno collettivo di protezione e questo si tradusse in una crescita straordinaria del gradimento di Conte. Adesso può accadere, e forse già succede, il contrario: l' opinione pubblica potrebbe non aver voglia di perdonare un secondo caos, nuovi allarmi, altra retorica volta a mascherare le carenze.
Di qui il profilo più cauto del premier. Il quale è pressato dal Pd, interprete di una linea più intransigente e votata alle chiusure: linea che il governo tuttavia non fa sua, fermandosi sul ciglio e lasciando le decisioni alle regioni o, dove è il caso, ai comuni. Accade così che capoluoghi governati dalla destra, e in particolare dalla Lega, devono assumersi loro l' onere di proclamare il cosiddetto "coprifuoco" e i confinamenti locali.
beppe sala luciana lamorgese matteo salvini attilio fontana
A parte la Campania, regno di De Luca, seguita ieri sera dal Lazio di Zingaretti, le altre regioni dove è in corso l' operazione sono la Lombardia e il Piemonte. Non il Veneto, dove Zaia si mantiene fedele al No-Lockdown con il pensiero rivolto alle attività economiche e commerciali, vale a dire a quel mondo produttivo che ha già pagato un prezzo alto in primavera. Milano e Torino invece chiudono e qui si è creata una frattura nella Lega, il partito del Nord.
Salvini non ha potuto impedire gli atti amministrativi del presidente Fontana, è ovvio, ma le sue riserve sono ormai note a tutti. Del resto ieri Gian Marco Centinaio, uno dei dirigenti leghisti più vicini al leader, ha fatto sapere di non voler rispettare le restrizioni decise dal suo collega di partito, il presidente della Lombardia («vediamo se mi arrestano»).
matteo salvini attilio fontana
Non è chiaro se Conte volesse ottenere proprio questo risultato, sta di fatto che la Lega esprime oggi due posizioni quasi opposte su come fronteggiare il Covid.
E certo, aver spaccato il maggior partito d' opposizione su un tema così sensibile, va a tutto vantaggio di Palazzo Chigi.
Magari sarà una vittoria di Pirro, perché il virus dilagante travolgerà le distinzioni e metterà in luce, in modo impietoso, le lacune dell' intera classe politica. Ma al momento il dato politico è che l' opposizione non ha una sola voce e la stessa Lega è profondamente divisa.
fontana salviniFontana, Salvini, Tajani e Conte al Salone del Mobile