biden draghi afghanistan

IL SILURO DI DRAGHI A BIDEN – AL G7 DI DOMANI IL PREMIER ITALIANO DIRA’ AL PRESIDENTE USA CHE E’ SBAGLIATO ESCLUDERE DAI NEGOZIATI SULL’AFGHANISTAN CINA, RUSSIA E INDIA: PER COINVOLGERE PUTIN E XI JINPING L’APPUNTAMENTO E’ QUELLO DEL G20 STRAORDINARIO AL QUALE ROMA STA LAVORANDO E CHE DOVREBBE TENERSI A METÀ SETTEMBRE. SUL TAVOLO IL RICONOSCIMENTO DEL REGIME TALEBANO COME ENTITÀ STATALE E IL CONGELAMENTO DI TUTTI I FONDI DI AIUTO SE… -  IL SUMMIT (VIRTUALE) DEI 7 GRANDI E IL RISCHIO CATASTROFE IN AFGHANISTAN

MARCO GALLUZZO,VIVIANA MAZZA per il Corriere della Sera

 

mario draghi e joe biden 4

Il G7 di domani, sotto la guida britannica, sarà anche una scommessa. Potrà produrre una dichiarazione di meri intenti, concentrata sull'imperativo di un passaggio sicuro per coloro che vogliono lasciare l'Afghanistan e la necessità di una soluzione politica inclusiva che protegga i diritti fondamentali di tutti gli afghani, due temi principali che il summit dovrà affrontare.

 

Ma potrà essere anche un vertice in qualche modo zoppo, per il formato, per le grandi incertezze americane, per l'assenza al momento di una strategia di largo respiro, che coinvolga anche Cina e Russia. «I leader sono d'accordo che i rapporti della comunità internazionale con i talebani dipenderanno dalle loro azioni, non dalle loro parole», precisa il comunicato del dipartimento di Stato americano. Gli altri temi sul tavolo sono «la lotta al terrorismo, gli sforzi umanitari, la migrazione dei rifugiati». Con il G7 in programma si incastrano questioni cruciali, ma di mera natura logistica, non di lungo periodo.

 

mario draghi e joe biden 3

Il possibile prolungamento della data del 31 agosto per la presenza di 7.000 soldati americani all'aeroporto di Kabul (che il presidente Biden non ha escluso nel caso ci siano ancora cittadini statunitensi da evacuare) è stato auspicato da diversi alleati della Nato e dell'Ue, tra questi la Gran Bretagna. Intanto, il G7 dovrà guardare al futuro per «prevenire una crisi umanitaria e aiutare la popolazione afghana a difendere le conquiste degli ultimi vent' anni», nelle parole del premier britannico Boris Johnson che proporrà «sanzioni contro i talebani». E proprio Johnson ha discusso della crisi anche con il premier turco Erdogan: i due leader ritengono che «il nuovo governo afghano debba essere rappresentativo della diversità della popolazione afghana e proteggere i diritti delle donne e delle minoranze», secondo un portavoce, e hanno toccato anche la questione dei corridoi umanitari che sta dividendo l'Europa convenendo che «i Paesi devono impegnarsi per una condivisione dell'onere sugli aiuti e i rifugiati e in questo sforzo sarà centrale l'Onu».

 

mario draghi joe biden al g7 5

Sul fronte italiano, dato per scontato il via libera all'uso delle basi americane su suolo italiano, come Sigonella, per la complessa operazione di evacuazione che Washington sta gestendo, il contributo che Mario Draghi porterà al tavolo del G7 di domani sarà almeno di duplice natura: da un lato la forte preoccupazione per tutti i civili afghani che resteranno nel Paese, passibili di ritorsioni e violenze anche per le ragioni più futili, compresa quella di essersi abituati ad uno stile di vita occidentale; dall'altro la consapevolezza e la sincerità nel ritenere un consesso come quello del G7 insufficiente per giocare un ruolo efficace nel condizionare il futuro del Paese sotto la guida dei talebani. In stretto coordinamento con la Farnesina, infatti, stanno emergendo almeno questi due punti di riflessione che verranno portati dal capo del governo al G7.

 

VLADIMIR PUTIN E XI JINPING

Primo: cosa fare per trovare dei deterrenti alle ritorsioni e alle violenze dei talebani contro i cittadini afghani che hanno lavorato con il precedente governo e che non saranno evacuati. Secondo: come delineare una strategia complessiva che obblighi i talebani ad accettare standard minimi di rispetto dei diritti umani e di condanna del terrorismo.

 

Su questo secondo punto Draghi sarà chiaro nel dire agli alleati, in primo luogo alla Casa Bianca, che non esiste nemmeno lontanamente la possibilità di condizionare la vita di un Paese che è anche sull'orlo di una guerra civile senza il coinvolgimento attivo di potenze come Cina, India e Russia, cosa possibile solo nella sede istituzionale del G20 straordinario al quale Roma sta lavorando e che dovrebbe tenersi a metà settembre.

 

PUTIN E XI JINPING

Un obiettivo complesso, sul quale l'amministrazione americana non appare pienamente consapevole, ma che per Draghi è l'unico minimo comun denominatore. Il G7 può dunque solo porre le basi, visto da Palazzo Chigi, per formare un primo nucleo di consenso che però dovrà allargarsi ad altri contesti geopolitici, da Mosca a Pechino, e che prevede in primo luogo il mancato riconoscimento del regime talebano come entità statale e in secondo luogo il congelamento di tutti i fondi di aiuto se non verranno riconosciute alcune condizioni basilari sui diritti umani. Ma senza una dichiarazione congiunta e sottoscritta anche da Putin e Xi Jinping per Draghi l'Occidente resterà con le mani legate.

 

 

G7

Roberto Fabbri per ilgiornale.it

 

mario draghi e boris johnson

Mentre Mario Draghi tesse la sua tela in vista di un corposo capitolo afghano del prossimo G20 presieduto dall'Italia, Boris Johnson convoca per domani un G7 straordinario dedicato inevitabilmente - allo stesso tema. Inevitabilmente perché sull'Afghanistan caduto nelle grinfie dei talebani incombe una catastrofe umanitaria di dimensioni tali da richiedere interventi tempestivi e ben coordinati.

 

I leader dei sette Paesi più importanti dell'Occidente (Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Francia, Italia, Giappone e Canada) si riuniranno virtualmente Covid oblige sotto la presidenza britannica non solo per meglio coordinare gli sforzi dedicati a salvare il salvabile di vent'anni di presenza e a un'evacuazione ordinata e sicura di decine di migliaia di persone dall'aeroporto di Kabul, ma anche per rispondere concretamente all'allarme lanciato dal Programma alimentare mondiale (Pam) delle Nazioni Unite, secondo cui «una catastrofe assoluta è imminente in Afghanistan» e non sono ammissibili ritardi né sottovalutazioni della situazione.

 

mario draghi e boris johnson con la moglie

«Dobbiamo portare rifornimenti in quel Paese ha avvertito la direttrice del Pam per l'Afghanistan Mary Ellen McGroarty non solo in termini di cibo, ma anche di forniture mediche, di rifugi. Servono soldi, e servono subito».

 

 

Il quadro dipinto da McGroarty è effettivamente drammatico. «Se non agiremo entro le prossime sei-sette settimane, poi sarà troppo tardi. La gente è priva di tutto, e soprattutto nelle province più lontane, zone di montagna, l'arrivo dell'autunno significa strade bloccate dalla neve e fame certa per chi ci vive». Abituati come siamo in questi giorni a focalizzarci sul disastro politico seguito al ritiro affrettato e mal gestito degli americani, ci dimentichiamo che la situazione sociale e alimentare dell'Afghanistan era già disastrosa prima di quel disastro.

 

Un terzo degli afgani erano già sottonutriti, e tra questi si contavano due milioni di bambini. La siccità (che ha abbattuto del 40 per cento la produzione di grano) e l'infierire del Covid hanno aggravato la situazione, e il dilagare del conflitto a partire dallo scorso giugno ha portato la mazzata finale, con almeno mezzo milione di sfollati. Da qui discende quello che McGroarty ha definito «l'imperativo umanitario».

 

mario draghi intervista tg1 1

Sotto il profilo politico, però, il G7 straordinario di domani si concentrerà sugli sforzi di coordinamento tra alleati. Perché, è inutile girarci attorno, le modalità con cui il presidente americano ha agito in Afghanistan «dimenticando» di consultarsi in anticipo con gli europei hanno lasciato non solo parecchi malumori, ma anche concrete preoccupazioni. Si teme fondatamente un'ondata incontrollata di profughi afghani, e il sostegno a questi rifugiati dovrà essere coordinato.

 

In un contesto politico europeo molto particolare con Londra ormai fuori dall'Ue, la Cancelliera tedesca Merkel a un passo dall'addio alla politica e il presidente francese Macron «distratto» dalle prossime presidenziali il premier italiano Mario Draghi, che gode della piena stima di Joe Biden, svolge un ruolo di primo piano nel rapporto diretto degli europei con la Casa Bianca.

 

Draghi ha sottolineato con Biden l'importanza di un approccio comune del G7 alla crisi afghana, e sta lavorando per persuadere il presidente americano della necessità di coinvolgere nella sua soluzione anche Paesi come Cina, Russia, Turchia e Arabia Saudita, tutti presenti nel format del G20 che potrebbe essere convocato già a metà settembre.

 

mario draghi intervista tg1 3

 

 

mario draghi al g7mario draghi joe biden al g7 2

Ultimi Dagoreport

fazzolari meloni giorgetti salvini poteri forti economia

DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE DAI LORO INVESTIMENTI MILIARDARI IN ITALIA - I VARI BLACKSTONE, KKR, MACQUARIE, BLACKROCK, CHE ALL’INIZIO AVEVANO INVESTITO IN AZIENDE DI STATO, BANCHE, ASSICURAZIONI, RITENENDO IL GOVERNO DUCIONI STABILE E AFFIDABILE, DOPO APPENA DUE ANNI SI SONO ACCORTI DI AVER BUSCATO UNA SOLENNE FREGATURA - DAL DECRETO CAPITALI AD AUTOSTRADE, DALLA RETE UNICA ALLE BANCHE, E’ IN ATTO UN BRACCIO DI FERRO CON NOTEVOLI TENSIONI TRA I “POTERI FORTI” DELLA FINANZA MONDIALE E QUEL GRUPPO DI SCAPPATI DI CASA CHE FA IL BELLO E IL CATTIVO TEMPO A PALAZZO CHIGI (TEMPORANEAMENTE SI SPERA), IGNORANDO I TAPINI DEL MANGANELLO, COSA ASPETTA LORO NELL’ANNO DI GRAZIA 2025

donald trump elon musk

DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO ALLA CASA BIANCA DI TRUMP VENGA CONDIZIONATO DAL KETAMINICO ELON MUSK, CHE ORMAI SPARA UNA MINCHIATA AL GIORNO - GLI OPERATORI DI BORSA VOGLIONO FARE AFFARI, GLI AD PENSANO A STARE INCOLLATI ALLA POLTRONA DISTRIBUENDO PINGUI DIVIDENDI, NESSUNO DI ESSI CONDIVIDE L’INSTABILITÀ CHE QUEL “TESLA DI MINCHIA” CREA A OGNI PIÉ SOSPINTO - DAGLI ATTACCHI ALLA COMMISSIONE EUROPEA AL SOSTEGNO AI NAZISTELLI DI AFD FINO ALL’ATTACCO ALLA FED E AL TENTATIVO DI FAR ZOMPARE IL GOVERNO BRITANNICO, TUTTE LE SPARATE DEL MUSK-ALZONE…

matteo salvini giorgia meloni piantedosi renzi open arms roberto vannacci

DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL MARTIRE DELLE TOGHE ROSSE E LO HA COSTRETTO A CAMBIARE LA STRATEGIA ANTI-DUCETTA: ORA PUNTA A TORNARE AL VIMINALE, TRAMPOLINO CHE GLI PERMISE DI PORTARE LA LEGA AL 30% - E "IO SO' GIORGIA E TU NON SEI UN CAZZO" NON CI PENSA PROPRIO: CONFERMA PIANTEDOSI E NON VUOLE LASCIARE AL LEGHISTA LA GESTIONE DEL DOSSIER IMMIGRAZIONE (FORMALMENTE IN MANO A MANTOVANO MA SU CUI METTE LE MANINE MINNITI), SU CUI HA PUNTATO TUTTE LE SUE SMORFIE CON I “LAGER” IN ALBANIA - I FAN DI VANNACCI NON ESULTANO PER SALVINI ASSOLTO: VOGLIONO IL GENERALE AL COMANDO DI UN PARTITO DE’ DESTRA, STILE AFD - I DUE MATTEO...

giorgia meloni - matteo salvini - open arms

DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI GRIDERA' ANCORA ALLE “TOGHE ROSSE” E ALLA MAGISTRATURA “NEMICA DELLA PATRIA”? -L’ASSOLUZIONE È DI SICURO IL PIÙ GRANDE REGALO DI NATALE CHE POTEVA RICEVERE GIORGIA MELONI PERCHÉ TAGLIA LE UNGHIE A QUELLA SETE DI “MARTIRIO” DI SALVINI CHE METTEVA A RISCHIO IL GOVERNO – UNA VOLTA “ASSOLTO”, ORA IL LEADER DEL CARROCCIO HA DAVANTI A SÉ SOLO GLI SCAZZI E I MALUMORI, DA ZAIA A FONTANA FINO A ROMEO, DI UNA LEGA RIDOTTA AI MINIMI TERMINI, SALVATA DAL 3% DI VANNACCI, DIVENTATA SEMPRE PIÙ IRRILEVANTE, TERZA GAMBA NELLA COALIZIONE DI GOVERNO, SUPERATA PURE DA FORZA ITALIA. E LA DUCETTA GODE!

roberto gualtieri alessandro onorato nicola zingaretti elly schlein silvia costa laura boldrini tony effe roma concertone

DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI MEGALOMANI CHE È DIVENTATO IL PD DI ELLY SCHLEIN: UN GRUPPO DI RADICAL-CHIC E BEGHINE DEL CAZZO PRIVI DELLA CAPACITÀ POLITICA DI AGGREGARE I TANTI TONYEFFE DELLE DISGRAZIATE BORGATE ROMANE, CHE NON HANNO IN TASCA DECINE DI EURO DA SPENDERE IN VEGLIONI E COTILLONS E NON SANNO DOVE SBATTERE LA TESTA A CAPODANNO - DOTATA DI TRE PASSAPORTI E DI UNA FIDANZATA, MA PRIVA COM’È DI QUEL CARISMA CHE TRASFORMA UN POLITICO IN UN LEADER, ELLY NON HA IL CORAGGIO DI APRIRE LA BOCCUCCIA SULLA TEMPESTA CHE STA TRAVOLGENDO NON SOLO IL CAMPIDOGLIO DELL’INETTO GUALTIERI MA LO STESSO CORPACCIONE DEL PD -  EPPURE ELLY È LA STESSA PERSONA CHE SCULETTAVA FELICE AL GAY PRIDE DI MILANO SUL RITMO DI “SESSO E SAMBA” DI TONY EFFE. MELONI E FAZZOLARI RINGRAZIANO… - VIDEO