1. ANCHE SILVIO BANANONI VUOL FARE IL ROTTAMATORE: NON NE PUÒ PROPRIO PIÙ DEL PDL! 2. IL SULTANO DI HARDCORE SI È ROTTO LA POMPETTA DEI CICCHITTO, DEI SACCONI, DEI QUAGLIARIELLO, E PERSINO DEGLI SCHIFANI, INSOMMA DI TUTTI QUELLI CHE PRIMA DELLE ELEZIONI DI FEBBRAIO ERANO PRONTI AD ANDARE CON IL DESAPARECIDO RIGOR MONTIS: LI CONSIDERA TUTTI DELLE VERE E PROPRIE SANGUISUGHE, E NON SOLO POLITICAMENTE 3. NON SOLO. NEI GIORNI SCORSI HA SPEDITO LA SANTADECHE' E DENIS VERDINI DALLA COSTOLA EX AN CON QUESTO MESSAGGIO: "FATECI IL FAVORE, ADESSO VE NE DOVETE ANDARE" 4. I PIÙ POLITICI DELL'ATTUALE PDL (ALFANO, LUPI, FITTO, ETC.) TROVERANNO LA FORZA PER AFFRANCARSI DAL CAVALIERE E DA UNA REDIVIVA FORZA ITALIA FATTA DI IMPRENDITORI?

DAGOREPORT

Anche Berlusconi Silvio vuol fare il rottamatore, dopo tutti i mestieri che si è inventato o che gli hanno appioppato (dal "Presidente operaio" all'"utilizzatore finale" di ghediniana memoria). La prima occasione in cui lo vedremo in azione nelle nuove vesti e' quella dell'imminente trasloco del quartier generale del suo partito da via dell'Umilta' a piazza San Lorenzo in Lucina.

Poche centinaia di metri di distanza nella Roma politica, ma spazi ridotti della metà per risparmiare: significa che resteranno a piedi il 40 per cento degli attuali titolari di uffici, segreterie e prebende varie che oggi è danni occupano via dell'Umilta'.

Significa soprattutto che a San Lorenzo in Lucina andranno solo i prescelti direttamente dal Capo, che si sta già occupando direttamente di assegnare le stanze soltanto a selezionati e fedeli dirigenti politici.

Il fatto e' che Berlusconi Silvio, primo sostegno del governo della Letta family, non ne può proprio più del Pdl. L'insofferenza viene da lontano, ma ora la misura e' colma: basta con una nomenclatura che si è ingrassata negli anni a sue spese, che si considera inamovibile anche se di voti non ne ha ne' ne porta ma pretende invece di decidere e comandare pur essendo degli azionisti di assoluta minoranza del partito berlusconiano.

Per intenderci, l'uomo di Arcore non ne può più dei Cicchitto, dei Sacconi, dei Quagliariello, e persino degli Schifani, insomma di tutti quelli che prima delle elezioni di febbraio erano pronti ad andare con il desaparecido Monti Mario: li considera tutti delle vere e proprie sanguisughe, non solo politicamente.

E il lavoro per il nuovo partito va avanti: nei giorni scorsi ha spedito Santanche' Daniela e Verdini Denis dalla costola ex An con questo messaggio: "fateci il favore, adesso ve ne dovete andare". Difatti, in diversi da quelle parti ci stanno pensando e si apprestano a trasferirsi armi e bagagli sotto l'insegna del capo della nuova destra italiana, Meloni Giorgia, faccia "nuova" di una medaglia nel cui retro c'è l'effige non proprio ripresentabile di La Russa Ignazio, e dove molti guardano con interesse alle tesi non solo economiche di Tremonti Giulio. Tutti in movimento per il trasloco, meno Gasparri Maurizio, l'ex colonnello finiano che vuole rimanere a tutti i costi anche nella eventualmente rinata Forza Italia.

Ma perché il Cavaliere sospeso sul baratro dei suoi processi continua a non prescindere dal duo Verdini/Santanche', che ovviamente, ci mancherebbe, il nuovo non sono? Per il semplice fatto che i due sono i più convinti sostenitori di un partito leggero, all'americana, che abbia come funzione primaria quella di raccogliere fondi e solo dopo, molto dopo, produrre idee e linee politiche.

Come e' noto, tale partito dovrebbe essere fondato su imprenditori visto che, parole della Santanche', i politici e i tecnici hanno clamorosamente fallito. Ma il problema e' che di imprenditori seri disposto a mettersi in gioco in politica non ve ne sono, ne' in tempi grami come questi la raccolta fondi potrà dare qualche soddisfazione. Tuttavia, se il progetto del partito leggero va avanti, gli attuali politici o presunti tali dell'attuale Pdl saranno costretti per necessità o per scelta ad andare per la loro strada.

E qui si aprono diversi scenari che riguardano l'intero quadro politico, ma che non sono di immediata attuazione poiché troppe cose devono ancora trovare uno sbocco reale, a cominciare dallo stesso partito leggero di Berlusconi Silvio.

Ma e' chiaro che se il governo dura, si rafforza e prosegue il suo percorso, allora e' più facile che i piu' politici dell'attuale Pdl troveranno la forza per affrancarsi dal Cavaliere di San Lorenzo in Lucina e da una rediviva Forza Italia che, a quel punto, sentiranno estranea: parliamo degli Alfano, dei Lupi, dei Fitto e di tanti altri incompatibili con un partito diretto da imprenditori di secondo o terzo livello, peraltro ancora tutti da individuare, che si improvvisano politici più o meno come i grillini.

A quel punto, guardando a quel che si sta muovendo nell'alleato Pd, e' altamente probabile che sulla via del congresso i post comunisti si uniscano a Vendola ed Ingroia, mentre sarà inevitabile un'intesa Letta Enrico/Renzi Matteo sul futuro del partito nel dopo congresso.

Se vogliamo scommettere, visto che spesso si affacciano le similitudini con la Francia, a quel punto Re Silvio ridimensionato sarà come Bayrou Francois, classificatosi tra i primi cinque, ma al quinto posto con poco più del 9 per cento, nelle elezioni presidenziali francesi del 2012, mentre a destra la Le Pen italiana sarà Meloni Giorgia. Ovviamente, Berlusconi/Bayrou guarderà con favore a Letta/Renzi e lavorerà per una riforma della legge elettorale magari con il doppio turno alla francese.

Si tratta di uno scenario di medio periodo, che presuppone appunto la tenuta del governo attuale, il quale ha bisogno disperato di aperture dall'Europa per poter buttare un po' di soldi nell'economia che affoga. Altrimenti, resteremo tutti a guardare fatti minori del giorno (a cominciare dai grillini inquieti), mentre il Paese affonda.

 

VIGNETTA VINCINO DAL FOGLIO SCALPO DI BERLUSCONI BERLUSCONI ROTTAMANTORE barca berl col buzzurro presidentecolor silvio berlusconi dito

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