1- DOPO UN DELUDENTE G20, GLI OCCHI DEL MONDO PUNTATI SUL BANANA. IL “FINANCIAL TIMES” GLI DEDICA PRIMA PAGINA ED EDITORIALE: “IN NOME DI DIO, DELL’ITALIA, DELL’EUROPA, VATTENE!” 2- L’AZIONE SUI TASSI DI DRAGHI E LA MESSA SOTTO TUTELA DEL GOVERNO DA PARTE DEL FONDO MONETARIO NON SONO BASTATE A RASSICURARE I MERCATI, CHE NON SI FIDANO DELLE VAGHE PROMESSE SULLA RIDUZIONE DEL DEBITO 3- LETTA, ALFANO E VERDINI SONO ENTRATI NEL SUO STUDIO CON NUMERI-HORROR: DOPO LE ULTIME DEFEZIONI, LA MAGGIORANZA E' FERMA A QUOTA 306. I TRE AVREBBERO CONSIGLIATO DIMISSIONI E UN NUOVO ESECUTIVO APERTO E SOSTENUTO DALL’UDC 4- MA IL SIRE DI HARDCORE NON MOLLA, VUOLE ASPETTARE MARTEDÌ, QUANDO LA CAMERA VOTERÀ DI NUOVO IL RENDICONTO , SU CUI IL GOVERNO INCIAMPÒ IL MESE SCORSO 5- L’ULTIMA SPERANZA È RAPPRESENTATA DAI 6 RADICALI: SE IL GOVERNO OFFRIRÀ A PANNELLA UNA LEGGE SULL’AMNISTIA, POTREBBERO VOTARE LA FIDUCIA. MA EMMA BONINO È CONTRARIA, E I NUMERI POTREBBERO NON BASTARE COMUNQUE
1 - IN NOME DI DIO, VATTENE!
DAGOREPORT
Si è chiuso un deludente G20, che ha lasciato morti e feriti nelle borse di tutto il mondo (l'unica notizia positiva è arrivata da Francoforte, quando Draghi ha abbassato i tassi di interesse), e oggi il "Financial Times" dedica la prima pagina a Berlusconi, che "si scuote di dosso la crisi del debito", minimizzandola. L'articolo fa riferimento al rifiuto di fondi del Fondo Monetario (subito smentito dal direttore generale Christine Lagarde).
In un editoriale all'interno, il giornale della finanza anglosassone si lancia in un feroce attacco al premier, che si chiude con una parafrasi di Oliver Cromwell: "in nome di Dio, dell'Italia, e dell'Europa, vattene!".
L'articolo paragona il nostro Silvio Bananoni al primo ministro greco Papandreou, che stanotte ha ricevuto il bacio della morte dal parlamento ellenico, e si appresta a lasciare il comando del paese a un governo di transizione. "Entrambi hanno una maggioranza parlamentare che diminuisce giorno dopo giorno, e litigano continuamente con i rispettivi ministri delle finanze. Ma soprattutto, entrambi tendono pericolosamente a non rispettare le loro promesse, in un momento in cui i mercati temono per le loro finanze pubbliche".
Se l'Italia è ancora "solvent", in grado di ripagare i suoi debiti - diversamente dalla Grecia, il suo debito da 1.900 miliardi ⬠è in grado di sconquassare l'economia globale. "Berlusconi non è stato in grado di fare riforme nei suoi due decenni in politica, e ora non ha credibilità . Sarebbe naif pensare che l'Italia guadagnerebbe istantaneamente la fiducia dei mercati dopo l'uscita dell'attuale premier, ma un cambio di leadership è fondamentale. Un nuovo primo ministro che si impegni nel cambiamento rassicurerebbe le borse, e renderebbe più facile il lavoro della BCE e il suo acquisto di titoli di stato".
2 - ANCHE I FEDELISSIMI CHIEDONO AL PREMIER DI DIMETTERSI
Nicoletta Cottone per "Il Sole 24 Ore"
Anche i fedelissimi chiedono a Berlusconi di fare un passo indietro e di dimettersi. Ieri sera, infatti, il segretario del Pdl, Angelino Alfano, l'uomo "dei numeri'"del partito, Denis Verdini, e il braccio destro del premier, Gianni Letta, sono entrati nello studio del Cavaliere con una di quelle somme che non lasciano scampo: alla Camera la maggioranza non ha più i numeri. Tabulati e ultime defezioni comprese, la matematica ferma l'asticella a quota 306. La linea suggerita dai tre uomini di partito a Silvio Berlusconi sarebbe stata quella delle dimissioni e di un nuovo esecutivo aperto e sostenuto dall'Udc.
IL CAVALIERE VORREBBE ATTENDERE MARTEDÃ
Il Cavaliere avrebbe chiesto almeno di aspettare fino a martedì, quando Montecitorio dovrà esprimersi sul Rendiconto, che già una volta costò al premier un passaggio parlamentare obbligato con tanto di voto di fiducia. Linea che non piace ai suoi che giudicano rischioso avventurarsi in voti cruciali con queste contingenze. Intanto proseguono i contatti di Berlusconi con esponenti della maggioranza, tanto che il il premier ha rinviato la sua partenza da Roma ed è restato a Palazzo Grazioli.
3 - CORTE SERRATA AI RADICALI PANNELLA NICCHIA: SILVIO CI ASCOLTA
Francesca Schianchi per "La Stampa"
Il segretario Mario Staderini è lapidario: «I Radicali voteranno no alla fiducia chiesta dal governo». Il collega Matteo Mecacci conferma il no alla fiducia, ma aggiunge che «se ci trovassimo di fronte a misure convincenti, potremmo anche valutare di sostenerle». Mentre il presidente Silvio Viale sfuma il diniego in un più possibilista «mi sembra difficile» che Berlusconi possa ottenere la fiducia dai Radicali.
A pochi giorni dal ritorno in Aula del rendiconto dello Stato, dopo nuovi smottamenti nella maggioranza che intaccano il numero di sicurezza (316) agguantato lo scorso 14 ottobre, l`attenzione alla Camera si concentra su quello che farà la pattuglia dei sei Radicali. Che finora, come ci tengono a sottolineare, ha sempre votato coerentemente contro il governo Berlusconi: ma è altrettanto vero che ormai da mesi i seguaci di Pannella sono in forte sofferenza dentro il gruppo parlamentare del Pd, da cui si sono alzate richieste di espulsione.
Di più: da quasi un anno i Radicali si sono autosospesi dal gruppo, in attesa di un colloquio con il segretario Bersani. Incontro che, novità , proprio in questi giorni si sta organizzando e potrebbe finalmente tenersi.
«In realtà , come voteranno lo sapremo solo quando sfileranno sotto i banchi del governo», sospirano rassegnati nel Pd, dove sperano però che un chiarimento a quattr`occhi con Bersani possa garantire il loro voto contrario. «Voteremo no alla fiducia», si sgolano i Radicali, ma da quando a fine ottobre c`è stata la famosa cena tra loro e Berlusconi («lui comunque ci ascolta, poi vedremo quello che accade...», commentò Pannella), il sospetto di una loro possibile defezione serpeggia tra i democratici.
Quello che potrebbe convincerli a fare un salto in maggioranza, cerca di analizzare un Pd che segue la questione, sarebbe un provvedimento forte sulla giustizia, l`amnistia tanto invocata. Una misura dirompente: è escluso che Berlusconi azzardi tanto. Meno di questo - soluzioni tipo leggi sul lavoro - le voterebbero senza però dare il loro sì al governo, una fiducia su cui almeno un paio di deputati sono assolutamente contrari e come loro anche Emma Bonino.
E il democratico non crede nemmeno che il Cavaliere possa tentarli con il rinnovo della convenzione, in scadenza, perla trasmissione delle sedute del Parlamento su Radio Radicale: un appello per il rinnovo è stato firmato da 341 deputati, tra loro molti Pdl e anche leghisti, «c`è grande convergenza su questo, la convenzione non è in discussione».
Sulle prospettive future, poi, è tutto ancora da vedere. Di certo non sono sfuggiti agli ascoltatori più attenti di Radio Radicale alcuni riferimenti del vecchio leader a un altro irregolare come Beppe Grillo.
Detto ciò, per l`opposizione resta il timore dell`imprevedibilità della pattuglia pannelliana, protagonista di un paio di «incidenti» negli ultimi due mesi (in occasione del voto sul ministro Romano e dell`agguato per far mancare il numero legale). E dopo la cena con il premier, non passano inosservate le parole di Pannella, quando ad esempio al congresso della settimana scorsa ha elogiato Berlusconi ricordando la passata alleanza, dal `94 al `96. Ieri mattina, poi, su Radio Radicale, lo ha paragonato a Luigi Facta, ultimo presidente del Consiglio prima dell`avvento di Mussolini. Parallelo ardito: come dire, dopo di lui rischio fascismo?
Cinque dei sei deputati radicali in aula il 13 ottobre durante il discorso dei premier: per questo gesto sono stati aspramente contestati dall`opposizione









