ANDATE A FARE IN CULO, SE POTETE - SILVIO ZITTISCE FITTO E ALFANO, MA TRA I DUE LITIGANTI GODONO I CIELLINI FORMINCHIONI & LUPI

Carmelo Lopapa per "La Repubblica"

Fine delle ostilità. Silvio Berlusconi prova a imporre lo stop. Interviene in serata con poche righe, un concentrato di irritazione e stanchezza, dopo l'ennesima giornata combattuta dai due schieramenti che ormai si fronteggiano nel partito a colpi di dichiarazioni e interviste.
Decisione presa dal Cavaliere ad Arcore nel tardo pomeriggio, d'intesa col portavoce Paolo Bonaiuti, tra i (pochi) mediatori nella battaglia campale di queste ore. Il centralino di Villa San Martino è stato preso d'assalto per l'intero fine settimana.

«Basta polemiche improduttive, sulle agenzie di stampa leggo troppe dichiarazioni di troppi esponenti del Pdl - scrive l'ex premier nella nota - E invito tutti a non proseguire in questa direzione del tutto improduttiva. Le diverse opinioni si devono confrontare non sulle agenzie di stampa e sui giornali, ma attraverso una serena dialettica all'interno dei luoghi delegati del nostro movimento».

Luoghi delegati, scrive. Che, stando a chi ha parlato di recente con Berlusconi, potrebbero coincidere con il Consiglio nazionale Pdl, da convocare non ora, non subito. Il leader prima vuole lasciar decantare le tensioni interne ormai giunte al punto di rottura. Ma guai a insistere sul congresso, come fa da giorni Fitto, o sulle primarie, come fanno adesso Alfano e Lupi.

«Vogliono le primarie perché mi considerano già finito, ma si renderanno conto che non è così», ha commentato un Berlusconi provato ma non domo, in uno dei colloqui telefonici con cui ha cercato di tenere sotto controllo la situazione. Sfoghi in cui non sono mancate amare considerazioni sull'ala governativa: «Sono ormai in mano a Cl», a Comunione e liberazione, dice alludendo al peso della cordata Lupi-Formigoni, molto lombarda e molto ciellina appunto.

Ma ce l'ha anche con Fitto che sta tirando «troppo» la corda col rischio di spezzarla. Il Cavaliere li ha lasciati sfogare per giorni, ora vuole dimostrare di essere ancora l'unico in grado di tenere tutto a bada, tutti insieme. Ma non è più come prima, gli equilibri sono cambiati.

A indispettire Berlusconi, in ultimo, è stata proprio l'insistenza sulle primarie. Dopo il vicepremier che aveva ripescato l'idea due giorni fa da Prato, ieri da Sky proprio il ministro Maurizio Lupi ha riacceso la bagarre: «Noi siamo stati quelli che un anno volevano le primarie, quando sembrava che Berlusconi non dovesse più scendere in campo. È il più innovativo, rispetto a tessere e congressi, per scegliere un nuovo leader, se Berlusconi non si ricandiderà, e anche una nuova classe dirigente».

È mezzogiorno e da quel momento si scatena una pioggia di reazioni contrarie di "lealisti" vicini a Fitto, comunque berlusconiani che invocano l'azzeramento dei vertici.

Rotondi, Gelmini, Bernini, Carfagna, tra gli altri, oppongono il loro «no alle primarie, tutti i poteri a Berlusconi». Alfano e i suoi tornano sul piede di guerra, si sentono assediati, nuove fibrillazioni e rischio scissione che torna ad aleggiare. È a quel punto che il Cavaliere decide di intervenire. «Parecchio stufo della guerra interna» spiegano. Per nulla intenzionato a rientrare a Roma per sorbirsi nuove riunioni, a quanto pare. Forse lo farà a metà settimana, ma non è scontato.

Anche perché le posizioni restano immutate. Alfano e Fitto ai ferri corti. In serata, il capogruppo Brunetta a Che tempo che fa da Fazio, fresco di passaggio al fianco dei governativi, getta acqua sul fuoco: «Non faremo regalo agli avversari. Fino a quando ci sarà Berlusconi, questo partito resta berlusconiano».

Il Cavaliere invece è già storia passata, a sentire il sindaco di Verona Flavio Tosi, intervenuto ieri alla Repubblica delle Idee a Venezia. Il segretario del Pdl, Angelino Alfano, è il vincitore nel braccio di ferro con l'ex premier Berlusconi, dice: «A livello di governo, e quindi di peso in Parlamento, l'ha già spuntata Alfano. Perché Berlusconi, oltre a sbagliare politicamente la mossa, non condivisa neanche dagli elettori di centrodestra, di far cadere Letta per la questione della sua decadenza, ha anche perso la battaglia parlamentare.

Siccome in Parlamento Berlusconi ha perso, è chiaro che una ricomposizione nel Pdl è assolutamente impossibile ». Lo stesso Tosi sponsorizza (come Alfano) le primarie, pronto a candidarsi anche lui «alla guida del centrodestra».

 

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