SINDACATI D’ORO – DOPO LO SCANDALO DEI MEGA-STIPENDI ALLA CISL, BELPIETRO APRE L’ARMADIO DELLE INCHIESTE E RICORDA I GIOCHETTI SULLE PENSIONI – “MA IL VERO PROBLEMA SONO I RIMBORSI SPESE, LIQUIDATI PRONTA CASSA”

Maurizio Belpietro per "Libero Quotidiano"

 

L'Italia è proprio il Paese degli smemorati. Non alludo a quello di Collegno e simili, ma agli smemorati che oggi si stupiscono per i ricchi stipendi e le ricche pensioni dei sindacati. Anni fa, quando dirigevo il Giornale, mi capitò di pubblicare un' inchiesta su un trucchetto che i vertici confederali avevano escogitato per garantirsi un vitalizio più ricco.

MAURIZIO 
BELPIETRO
MAURIZIO BELPIETRO

 

Si deve sapere che i funzionari di Cgil, Cisl e Uil non sono dipendenti di Cgil, Cisl e Uil, ma per tutto il tempo del loro incarico restano sulle spalle delle aziende che li hanno assunti. Mi spiego: prendiamo il caso di Sergio Cofferati, uno che nel sindacato ha fatto carriera. All' inizio l' ex segretario era un semplice impiegato della Pirelli e quando fu chiamato a svolgere a tempo pieno il mestiere di sindacalista non si dimise dall' azienda di pneumatici per passare a quella sindacale: semplicemente fu distaccato.

 

Ciò significa che la Cgil gli versava lo stipendio, ma che la Bicocca rimaneva il suo vero datore di lavoro. E lo stipendio pagato dal sindacato era sprovvisto di contributi previdenziali, perché a quelli provvedeva l' Inps, con i cosiddetti contributi figurativi, ossia contributi finti, non pagati, che però danno luogo a una pensione vera. Una furbata che costa all' ente previdenziale una svariata quantità di milioni e fa risparmiare alle casse di Cgil, Cisl e Uil altrettanti soldi.

 

DANIELA SANTANCHE MAURIZIO BELPIETRO resize DANIELA SANTANCHE MAURIZIO BELPIETRO resize

Ma il trucco ai sindacalisti non bastava, perché in tal modo, cioè con i contributi figurativi, a fine carriera ottenevano una pensione al minimo, perché calcolata sullo stipendio base. Così si inventarono la scappatoia. Mentre nel 1996 concordavano con il governo una riforma previdenziale che mandava tutti i lavoratori in pensione più tardi e con un assegno più magro, per loro si costituirono una via d' uscita che consentiva di aumentare il vitalizio.

 

annamaria furlan annamaria furlan

In pratica, versando - a spese del sindacato - un po' di soldi in più negli ultimi anni di attività riuscirono ad ottenere al momento del ritiro dal lavoro una pensione più ricca. Un giochetto che sfruttò le maglie del sistema retributivo, proprio quello che i sindacalisti avevano concordato di abolire, seppur gradualmente, per tutti gli altri lavoratori.

 

Se oggi dunque ci sono sindacalisti che da pensionati se la spassano, lo si deve alla furbata introdotta quasi vent' anni fa. Che però, quando fu raccontata dal Giornale, non produsse l' indignazione di oggi, ma solo un mucchio di querele, perché i sindacalisti tirati in ballo, con tanto di documentazione e assegni forniti dall' Inps, si sentirono punti sul vivo e reagirono con citazioni in giudizio seriali, nel più puro stile della categoria, che per paralizzare le aziende pubbliche usa fare cause fotocopia.

 

LOGO CISLLOGO CISL

Non suscitò articoli di giornali o interrogazioni parlamentari neppure l' inchiesta sulle molte fonti di finanziamento di Cgil, Cisl e Uil, fondi quasi tutti di provenienza statale, che consentivano alle confederazioni di disporre senza rendiconto alcuno di centinaia di miliardi di vecchie lire. Tutto passò via liscio, senza lasciar traccia, tra l' indifferenza generale.

 

Eppure i sindacati sono una delle holding meno trasparenti che ci siano. Non solo per i meccanismi interni, che non sono certo ispirati a principi delle più consolidate democrazie (non si è mai vista un' organizzazione che prima ancora di metterlo ai voti sa già chi sarà il proprio segretario, indicato, non da un' elezione, ma un anno prima dal segretario uscente), ma soprattutto per i bilanci. I conti di Cgil, Cisl e Uil sono sempre misteriosi e nessuno è in grado di ricostruire con precisione entrate e uscite. Tanto per dire, non esiste un bilancio consolidato.

sede cislsede cisl

 

Ogni associazione fa da sé. La camera del lavoro di Milano ha il suo bilancio, quella di Bergamo il suo e Brescia pure. E il conto profitti e perdite delle associazioni territoriali non concorre a far parte del bilancio nazionale, ma resta separato, così come a sé stanti sono i conti delle organizzazioni di categorie. Fino a poco tempo fa, conti e patrimonio erano intestati alle persone fisiche, non alle associazioni e dunque, volendo, il segretario ne poteva disporre a piacimento.

 

corteo cgil a romacorteo cgil a roma

E a tutt' oggi non ci sono bilanci certificati, né revisori dei conti indipendenti, tanto meno si rende pubblico a fine anno il resoconto delle attività. Così, chi vuole mettere le mani nella cassa lo può fare indisturbato. Il problema non sono gli stipendi, che pure in qualche caso sono al di sopra della media e al di fuori di qualsiasi principio di equità, per lo meno verso gli iscritti. Il problema sono i rimborsi. Soldi che non entrano in busta paga, ma che vengono liquidati pronta cassa, senza lasciare traccia.

 

Rimborsi benzina, rimborsi per missioni, rimborsi per il vitto. Un fiume di denaro su cui non esiste controllo, se non quello misterioso e privo di trasparenza di chi il sindacato lo guida.

susanna camussosusanna camusso

Del resto che c' è da stupirsi? Questo è il Paese che la Costituzione la tira in ballo solo quando fa comodo. Eppure, cari smemorati, nella Costituzione c' è scritto che il sindacato dovrebbe avere un registro e uno statuto a base democratica.

 

carmelo barbagallo susanna camusso francesco caiocarmelo barbagallo susanna camusso francesco caio

E che cosa c'è di più democratico del controllo degli iscritti, anche sui conti? Ma guarda caso, quando la Carta non fa comodo, la si usa per incartare i diritti, come se questi fossero insalata.

Ultimi Dagoreport

turicchi, giorgetti, sala

FLASH! - IL DILEMMA DI GIORGETTI: IL CAPO DELLE PARTECIPATE DEL TESORO E SUO FEDELISSIMO, MARCELLO SALA, NON HA INTENZIONE DI TRASLOCARE ALLA PRESIDENZA DI NEXI PER FARE POSTO AD ANTONINO TURICCHI, CHE VANTA PERO’ UN ‘’CREDITO’’ NEI CONFRONTI DEL MINISTRO DEL MEF PER AVER CONDOTTO IN PORTO LE TRATTATIVE ITA-LUFTANSA. MA ALLA PRESIDENZA DI ITA, INVECE DI TURICCHI, MELONI & C. HANNO IMPOSTO SANDRO PAPPALARDO, UN PILOTA PENSIONATO LEGATO AL CLAN SICULO DI MUSUMECI – ORA GIORGETTI SPERA CHE VENGA APPLICATA LA LEGGE CHE VIETA AI PENSIONATI DI STATO DI RICOPRIRE INCARICHI RETRIBUITI)…

donald trump

DAGOREPORT - LA DIPLOMAZIA MUSCOLARE DI TRUMP È PIENA DI "EFFETTI COLLATERALI" - L'INCEDERE DA BULLDOZER DEL TYCOON HA PROVOCATO UNA SERIE DI CONSEGUENZE INATTESE: HA RIAVVICINATO IL REGNO UNITO ALL'UE, HA RILANCIATO L'IMMAGINE DI TRUDEAU E ZELENSKY, HA RIACCESO IL SENTIMENT ANTI-RUSSO NEGLI USA - LA MOSSA DA VOLPONE DI ERDOGAN E IL TRACOLLO NEI SONDAGGI DI NETANYAHU (SE SALTA "BIBI", SALTA ANCHE IL PIANO DI TRUMP PER IL MEDIO ORIENTE) - I POTENTATI ECONOMICI A STELLE E STRISCE SI MUOVONO: ATTIVATO UN "CANALE" CON LE CONTROPARTI BRITANNICHE PER PREVENIRE ALTRI CHOC TRUMPIANI...

giorgia arianna meloni maria grazia manuela cacciamani gennaro coppola cinecitta francesco rocca

DAGOREPORT - MENTRE LE MULTINAZIONALI STRANIERE CHE VENIVANO A GIRARE IN ITALIA OGGI PREFERISCONO LA SPAGNA, GLI STUDIOS DI CINECITTÀ SONO VUOTI - SONDARE I PRODUTTORI PER FAVORIRE UNA MAGGIORE OCCUPAZIONE DEGLI STUDIOS È UN’IMPRESA NON FACILE SOPRATTUTTO SE A PALAZZO CHIGI VIENE L’IDEA DI NOMINARE AL VERTICE DI CINECITTÀ SPA, CARDINE DEL SISTEMA AUDIOVISIVO ITALIANO, MANUELA CACCIAMANI, LEGATA ALLE SORELLE MELONI, IN PARTICOLARE ARIANNA, MA DOTATA DI UN CURRICULUM DI PRODUTTRICE DI FILM “FANTASMA” E DOCUMENTARI “IGNOTI” – FORSE PER IL GOVERNO MELONI È STATA PIÙ DECISIVA LA FEDE POLITICA CHE IL POSSESSO DI COMPETENZE. INFATTI, CHI RITROVIAMO NELLA SEGRETERIA DI FRANCESCO ROCCA ALLA REGIONE LAZIO? LA SORELLA DI MANUELA, MARIA GRAZIA CACCIAMANI, CHE FU CANDIDATA AL SENATO NEL 2018 NELLE LISTE DI FRATELLI D’ITALIA - QUANDO DIVENTA AD DI CINECITTÀ, CACCIAMANI HA LASCIATO LA GESTIONE DELLE SUE SOCIETÀ NELLE MANI DI GENNARO COPPOLA, IL SUO COMPAGNO E SOCIO D'AFFARI. QUINDI LEI È AL COMANDO DI UNA SOCIETÀ PUBBLICA CHE RICEVE 25 MILIONI L'ANNO, LUI AL TIMONE DELL’AZIENDA DI FAMIGLIA CHE OPERA NELLO STESSO SETTORE…

consiglio europeo giorgia meloni viktor orban ucraina zelensky ursula von der leyen

LE DECISIONI ALL’UNANIMITÀ IN EUROPA SONO FINITE: IERI AL CONSIGLIO EUROPEO IL PRIMO PASSO PER IL SUPERAMENTO DEL VETO, CON L’ISOLAMENTO DEL PUTINIANO VIKTOR ORBAN SUL PIANO IN CINQUE PUNTI PER L’UCRAINA – GIORGIA MELONI NON POTEVA SFILARSI ED È RIUSCITA A RIGIRARE LA FRITTATA CON MATTEO SALVINI: NON ERA UN DESIDERIO DI TRUMP CHE I PAESI EUROPEI AUMENTASSERO FINALMENTE LE SPESE PER LA DIFESA? DI CHE TI LAMENTI? - ANCHE LA POLEMICA DEL LEGHISTA E DI CONTE SUI “SOLDI DEGLI ASILI CHE FINISCONO IN ARMAMENTI” È STATA AGILMENTE NEUTRALIZZATA DALLA SORA GIORGIA, CHE HA FATTO “VERBALIZZARE” LA CONTRARIETÀ DELL’ITALIA ALL’UTILIZZO DEI FONDI DI COESIONE…