ED E’ SUBITO LONDONISTAN! IL SINDACO MUSULMANO DI LONDRA SADIQ KHAN VIETA SUI MEZZI PUBBLICI LE IMMAGINI DELLE MODELLE - LANGONE: “NELLA CAPITALE CHE INVENTÒ LA MINIGONNA, CI SI INCHINA ALLA CENSURA CHE VIENE DAL DESERTO" - FACCI: “PIU’ CHE A MAOMETTO, IL SINDACO SI ISPIRA ALLA BOLDRINI. IL PROBLEMA È IL POLITICALLY CORRECT ORMAI VISSUTO COME UNA RELIGIONE”
1. IL SINDACO DELL’ISLAM BUONO METTE IL BURQA ALLE MODELLE
Filippo Facci per “Libero Quotidiano”
Forse poteva aspettare un po', tanto per cominciare. Il nuovo sindaco di Londra, il laburista anglo-pachistano Sadiq Khan, ha deciso di vietare immagini da lui ritenute «non salutari» lungo i 400 e passa chilometri della metropolitana: il che, c' è poco da fare, si traduce nel coprire delle immagini di donne troppo nude.
Secondo il sindaco, sono immagini che «spingono a conformarsi a forme del corpo irrealistiche o malsane», e - da padre di due ragazze adolescenti - si dice preoccupato che certi raffronti possano far vergognare dei propri corpi.
C' è un caso sempre citato: una pubblicità di una modella australiana in costume che chiede «Are you beach body ready?» («sei pronta alla prova costume?») e non c' è dubbio, lei lo è, mai vista una così pronta. Altre non lo saranno mai, non così, certo: tuttavia il neo sindaco forse poteva aspettare ancora un po' - dicevamo - se non altro perché è un musulmano praticante, e come sindaco si è appena insediato.
E costo di passare per provinciali e poco di mondo, come dire: un musulmano che come primo atto si preoccupa di coprire delle nudità - come un Erdogan qualsiasi - qualche pensiero rischia di evocarlo; anche se il medesimo si è già dimostrato, per altri aspetti, pienamente occidentale: votò per il matrimonio omosessuale e ha già preannunciato i saluti del municipio per il prossimo Gay Pride londinese, uno dei più seguiti al mondo.
E infatti il problema non pare quello di una adesione religiosa, ma di un' adesione alla correttezza politica che ormai è vissuta come una religione.
Più che a Maometto, il sindaco pare ispirato a Laura Boldrini, se solo sapesse chi è. Massimo Gramellini, sulla Stampa di ieri, ha già scritto che certa correttezza politica pensa di proteggere i più deboli a costo di edulcorare la realtà: se il ragionamento è quello del sindaco, in effetti, allora bisognerebbe tutelare i calvi dalle pubblicità di modelli troppo capelloni, e i pendolari che viaggiano in Fiat - aggiungiamo noi - andrebbero tutelati dalle pubblicità di qualsiasi altra auto.
C' è un problema molto specifico che è quello delle modelle anoressiche che propugnano ideali di bellezza allucinanti, roba che in effetti devasta le menti delle ragazzine e non solo: e qui c' è un' inconfessabile responsabilità di un certo mondo omosessuale nei casting delle modelle: a una spiccata femminilità, com' è noto, spiccata ne viene prediletta una più androgina. Ma forse il problema non è neanche questo.
Nessun sindaco o governo potrà mai proteggere infanti e adulti da una mancanza di autostima: non rientra nei compiti dello Stato, o meglio, di uno stato che non voglia dirsi etico o confessionale. La pubblicità ha già delle regole, dei codici di autodisciplina legati alle leggi e ai regolamenti, ma soprattutto ha una cosa: il mercato. Il quale non è un moloch o un idolo a cui prostrarsi, ma resta un fantastico indicatore anche del grado di maturazione di un popolo: perché il mercato, meglio di qualsiasi politico, recepisce gli umori di un popolo assai di più di quanto riesca ad influenzarlo.
Qualcuno ricorderà quando Laura Boldrini, in un' intervista, se la prese con alcune pubblicità e disse che le parevano irreali: «In quale famiglie l' uomo torna a casa, si butta sul divano e aspetta di essere servito a tavola?».
Risposta: in moltissime, dottoressa Boldrini. «Perché usare il corpo di una donna», si era chiesta ancora, «per promuovere computer o mobili?». Perché funzionano, dottoressa Boldrini: il marketing pubblicitario soppesa le proprie campagne con attenzione maniacale, e smetterà di farlo quando non funzioneranno più, e non funzioneranno più quando il Paese sarà definitivamente cambiato: ma non accade dall' oggi al domani.
Forse non accade neppure nella cosmopolita Londra, dove un sindaco pretende di interpretare il sentire comune basandosi sulla propria sensibilità (che è anche quella di un musulmano, cosa che non si può omettere) e sula sensibilità che desidera abbiano le sue figlie adolescenti: come se la potesse imporre per legge, anzi, imporre solo in metropolitana per tutelare i poveri pendolari rispetto al mondo che c' è fuori.
2. LA PATRIA DELLA MINIGONNA METTE IL BURQA ALLA BELLEZZA
Camillo Langone per “Il Giornale”
Prove di sottomissione nel sottosuolo. È passato poco più di un anno dall' uscita di Submission di Michel Houellebecq, il romanzo che prefigura l' islamizzazione democratica della società europea (grazie a libere elezioni, dunque, non ad attentati) ma le conferme politiche di quell' incubo letterario sono già innumerevoli.
L' ultima viene da Londra: il neosindaco molto democraticamente eletto, il musulmano anglo-pakistano Sadiq Khan, ha censurato una pubblicità apparsa nella metropolitana, un cartellone escogitato per vendere prodotti dimagranti grazie alle grazie di una bellissima donna fotografata in bikini giallo. Ovviamente magra, altrimenti che prodotto dimagrante sarebbe, ma innanzitutto tonica e per nulla anoressica.
Fosse stata fotografata in burkini, l' inguardabile costume da bagno islamicamente corretto, una specie di muta che consente di nuotare senza mostrare nudità sgradite ai seguaci del profeta, il sindaco neobraghettone non avrebbe avuto nulla da obiettare. Perché il dichiarato obiettivo della censura sono i paragoni tra la supermodella e le donne comuni: se Renee Somerfield (si chiama così questo dono dell' Australia al mondo) fosse stata ricoperta dal burkini non ci sarebbe stato il rischio di confronti impietosi e quindi tutto a posto. Con l' avanzata di un simile modo di ragionare non solo la pubblicità, anche l' arte è a rischio.
Da che mondo è mondo gli artisti utilizzano modelle che, come dice il nome, non rappresentano la media femminile bensì un ideale formale, un canone estetico. Avete presente la Venere di Willendorf? La famosa statuetta raffigura una Venere steatopigia, ovverosia culona, siccome 25mila anni fa la grassezza faceva bellezza: l' adipe nelle epoche di fame aiuta a sognare la prosperità.
Oltre che culona, la Venere di Willendorf è tettona e chissà quante donne paleolitiche dalle curve poco pronunciate si saranno turbate per il confronto. Dimenticavo, è anche nuda, prova che a Willendorf, nell' odierna Austria, dovevano vedersela magari con le tigri dai denti a sciabola ma non coi sindaci maomettani.
Tutte le veneri della storia, da quella di Milo a quella di Botticelli, sono nude o seminude, oltre che stupende, e alcune sono proprio porno, come la Venere callipigia che si può ammirare nel museo archeologico di Napoli, almeno fino a quando la visita di un potente islamico non suggerirà a qualche zelante funzionario di coprirla, sulla scia di quanto successo al Campidoglio per la visita di Rouhani (altro episodio degno di Submission).
SADIQ KHAN NELLA CATTEDRALE CRISTIANA DI SOUTHWARK
Non solo il paganesimo, pure il cristianesimo ha fornito abbondanti materiali ai turbamenti maschili e femminili: grazie alla Bibbia, che non è il Corano iconoclasta, possiamo vedere nei musei vere e proprie passerelle di carni, sequenze di quadri eroticissimi intitolati «Susanna e i vecchioni», «Le figlie di Lot», «Giuseppe e la moglie di Putifarre»...
SADIQ KHAN NELLA CATTEDRALE CRISTIANA DI SOUTHWARK
Secoli anzi millenni di esaltazione del corpo femminile che sembrano sul punto di evaporare se perfino nella Londra che fu swinging, nella capitale dell' edonismo che inventò la minigonna, i Sex Pistols, i Libertines e Kate Moss, ci si inchina di fronte alla censura che viene dal deserto.
Perché ovviamente non si tratta di un episodio, d' ora in poi sulla morigeratezza della pubblicità londinese vigilerà un comitato composto da «membri della società civile che riflettano la diversità di Londra» (traduzione: che rappresentino la crescente presenza demografica islamica). E su quella della pubblicità milanese? Sala se diventasse sindaco si porterebbe in consiglio comunale l' islamicissima e copertissima Sumaya Abdel Qader: fossi il proprietario di Yamamay comincerei a preoccuparmi.
SADIQ KHAN NELLA CATTEDRALE CRISTIANA DI SOUTHWARKKHAN FACCI LANGONE