
TE LO DO IO IL CENTRO - L'IDEONA DI ELLY SCHLEIN PER NEUTRALIZZARE CHI SOGNA LA NASCITA DI UN PARTITO CENTRISTA ALLEATO DEL PD: CREARE LISTE CIVICHE PER LE REGIONALI E, SE FUNZIONANO, RIPROPORLE IN CHIAVE NAZIONALE ALLE ELEZIONI POLITICHE DEL 2027 - LEADER DEL PROGETTO DOVREBBE ESSERE BEPPE SALA, CHE PERÒ HA PERSO SMALTO (TRA ANNI DI AMMINISTRAZIONE E LE INCHIESTE SULL’URBANISTICA MILANESE) - L'ISOLAMENTO DI SCHLEIN SUL PIANO URSULA...
DAGOREPORT
elly schlein alla direzione del pd foto lapresse
Che idea è balenata nella testolina multigender di Elly Schlein, per rilanciare il consenso del Pd? La proposta, condivisa durante una burrascosa direzione del partito, prevede la creazione, alle prossime elezioni regionali, di una lista civica, nelle città capoluogo. Del tipo “Alleanza per Napoli”, “Uniti per Firenze”, eccetera…
Se il consenso raccolto dai listoni sarà soddisfacente, verrà messa in cantiere una lista civica nazionale (“in stile “Alleanza per l’Italia”, o nomi simili), in vista delle elezioni politiche del 2027. È la risposta di Elly Schlein a chi continua a incalzarla sostenendo la necessità di un centro moderato con cui allearsi. Poiché Elly non si fida né di Renzi né di Calenda, meglio un listone di sindaci che guardi a sinistra da affidare alla guida di Beppe Sala.
Peccato che il sindaco di Milano non sia più il “re Mida” di qualche anno fa: ha perso smalto, logorato dagli anni di amministrazione, ma anche dall’inchiesta sugli appalti facili sotto la Madonnina, che ha portato all’arresto dell’ex dirigente del Comune, Giovanni Oggioni.
IL CUORE ALTROVE DI ELLY SCHLEIN (E DEL PD)
Alessandro De Angelis per “La Stampa” - Estratti
Partiamo da qui: dalla sfasatura, nell'ambito della stessa famiglia politica europea.
Ieri i partiti socialisti, riunitisi per discutere del piano Ursula, hanno dichiarato: «È un punto di partenza, non un traguardo.
Abbiamo bisogno di nuovi finanziamenti e questa è l'unica strada per un'Europa sicura». Insomma, tutto è migliorabile e perfettibile ma, nelle parole e nel tono, c'è il riconoscimento di un'esigenza e di un obiettivo condiviso di sicurezza.
La posizione è sensibilmente diversa da quella di Elly Schlein per cui il medesimo piano «non è la strada che serve all'Europa», perché quello che occorre è la difesa comune, non il «riarmo nazionale».
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In fondo, però, non è questo il punto. Prima ancora del merito sulle modalità tecniche con cui vengono erogate le risorse, su quanta spesa nazionale, su quanti progetti comuni, il punto, c'è poco da fare, è la postura. Rispetto a quella dei partiti, si sarebbe detto una volta, "fratelli", racconta, da parte della segretaria del Pd, di un bisogno di enfatizzare sempre l'elemento critico.
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La storia di questa "via italiana" è, semplicemente, la storia di un cuore altrove. Non tattica o calcolo. C'è poco da fare, si capisce che la segretaria del Pd vorrebbe tanto andare lì dove la porta il cuore (dalle parti di Marco Tarquinio e Cecilia Strada per intenderci) ma, poiché guida un partito che ha un insieme di compatibilità, non può (o non riesce) fino in fondo. È sempre così: una volta si ritrovò pure sotto un palco dove Moni Ovadia arringava contro la Nato e le colpe dell'Occidente, mentre Putin avanzava in Donbass e scoppiò un putiferio. Per evitare il bis recentemente ha evitato di andare alla manifestazione della "rete per disarmo" adducendo, solo alla fine, come pretesto non il sentimento rispetto a una piattaforma terzomondista, ma l'agenda fitta.
elly schlein alla direzione del pd foto lapresse 2
Insomma, l'ambiguità alberga qui: sta con Kiev proprio perché deve, con "due popoli due Stati", però la sera del 7 ottobre si è tenuta a distanza dalle celebrazioni alla Sinagoga, preferendo salire sul palco di J-Ax per una bella cantata. La verità è che le è estranea la riflessione sulla sicurezza come terreno su cui si gioca la partita in questo mondo confuso.
Anzi subisce l'approccio di chi dice, lisciando il pelo alla demagogia e toccando corde d'antan, che ogni euro messo in sicurezza - concetto più ampio di "armi" - è tolto alle scuole. Perché quell'approccio è il suo. Il che rende l'europeismo un wishful thinking valoriale che non si misura con la contesa reale. La novità è che, siccome Elly Schlein farà le prossime liste elettorali, sul cuore altrove ha portato il grosso del Pd. Prossimo capitolo: la mutazione genetica.
ursula von der leyen volodymyr zelensky
VERTICE EUROPEO PER L UCRAINA A PARIGI
pedro sanchez. vertice europeo sull ucraina foto lapresse
elly schlein alla direzione del pd foto lapresse