SINISTRATI IN LAGUNA - PRIMARIE PD, A VENEZIA TRIONFA CASSON: BATTUTI I RENZIANI PELLICANI E MOLINA - SUL VOTO HA PESATO LO SCANDALO MOSE - ALLE ELEZIONI DI MAGGIO L’EX PM POTREBBE SFIDARE UNA LEGHISTA
Matteo Pucciarelli per “la Repubblica”
Se non è un trionfo poco ci manca, i seggi sono chiusi da poco più di un’ora e Felice Casson stappa già lo spumante alla «Casa Fortuna », a Mestre. Dieci anni dopo la sconfitta alle elezioni contro Massimo Cacciari, l’ex pm si prende un pezzo di rivincita alle primarie: un civatiano che spazza via due renziani, e così sarà lui il candidato sindaco di Venezia il prossimo 31 maggio. Con il 55,6 per cento dei voti ha battuto il giornalista della Nuova Venezia Nicola Pellicani, appoggiato dal Pd renziano (24,4 per cento); e l’ex consigliere comunale e avvocato Jacopo Molina (20%), renziano pure lui ma senza il grosso del partito alle spalle.
Per il senatore, 61 anni, era sì una vittoria attesa, con i sondaggi degli ultimi giorni (tutti ufficiosi) che lo davano in vantaggio, ma non con uno stacco così netto. L’impostazione legalitaria della sua campagna elettorale, in contrapposizione al cosiddetto «apparato», lo hanno premiato in una città ancora scossa dall’arresto, nel giugno scorso, del sindaco pd Giorgio Orsoni, rimasto invischiato nello scandalo legato al Mose. «Quella vicenda ha pesato molto sul voto — spiega un deluso Pellicani — un voto che comunque ha dato una indicazione netta. Peccato perché ho avuto poco tempo per far conoscere la mia proposta, adesso però guardiamo avanti, le nostre idee restano valide».
E’ un voto che potrebbe dare un segnale anche a livello nazionale, visto che Casson (area Civati) ha avuto spesso una posizione di dissenso verso il governo di Matteo Renzi. E visto che a livello locale la sua candidatura ha trovato l’adesione di Sel, Rifondazione e ambientalisti, in antitesi rispetto alle dinamiche romane.
Scontri interni a parte, il centrosinistra può comunque dirsi soddisfatto: nonostante gli scandali dei mesi passati, la partecipazione è stata buona. Nei 36 seggi dislocati tra Venezia, Mestre e Marghera sono andati a votare circa 13mila cittadini, addirittura qualche decina in più rispetto al precedente del 2010, quello in cui prevalse proprio Orsoni. Le votazioni erano aperte anche agli stranieri (trecento elettori in tutto) e agli under 18: ma solo diciotto minorenni si sono recati alle urne, numero abbastanza deludente. Nessun problema ai seggi, al massimo un po’ di fila nel centro storico della laguna. Unica nota movimentata di una giornata sonnacchiosa e di attesa, le Sentinelle in piedi in piazza a Mestre; una cinquantina di persone scortate dai carabinieri, con i militanti dei centri sociali a fronteggiarli.
Adesso lo sguardo è proiettato alle elezioni vere e proprie, e Casson potrebbe vedersela con Francesca Zaccariotto, ex leghista ed ex presidente della Provincia. Ma con il centrodestra diviso in più rivoli e il M5S in via di implosione, in una città storicamente «rossa», il risultato potrebbe sembrare a portata di mano. Lo stesso Casson ostenta sicurezza. Anche se nessuno può sapere se davvero per il centrosinistra i postumi dell’affare Mose siano finiti qui.