SIRIA, CHE FARE? OBAMA CONVOCA I SUOI CONSIGLIERI PER CAPIRE CHE PESCI PIGLIARE: L'OBIETTIVO È FERMARE I BOMBARDAMENTI INDISCRIMINATI DI MOSCA E ASSAD SU ALEPPO - MA SE L’OPZIONE DIPLOMATICA NON FUNZIONA CON PUTIN, QUELLA MILITARE E’ IMPROPONIBILE A POCHE SETTIMANE DALLE PRESIDENZIALI
Massimo Gaggi per “Il Corriere della Sera”
Riunione alla Casa Bianca, stamattina, sulla crisi siriana. Nessuna conferma ufficiale, ma è normale che Barack Obama convochi i suoi consiglieri alla vigilia dell' incontro Kerry-Lavrov: i ministri degli Esteri di Usa e Russia si vedranno domani a Ginevra per cercare di riprendere il dialogo dopo la rottura di qualche giorno fa. Una fonte ufficiosa del governo ha, però, detto alla Reuters che si discuterà anche di opzioni di tipo militare per fermare il massacro di Aleppo.
Ieri, in realtà, si era continuato a parlare soprattutto di nuove sanzioni, stante la difficoltà di immaginare interventi militari praticabili senza un enorme impegno di forze e il rischio di un conflitto con la Russia.
Del resto l' unico intervento capace di porre la città martoriata al riparo dai bombardamenti, la creazione di una «no-fly zone», era stato escluso dai generali americani e dallo stesso Obama in quanto troppo impegnativo e pericoloso, prima dell'arrivo, un anno fa, delle squadriglie dei bombardieri russi. Oggi sarebbe tutto più difficile e pericoloso. E ieri il portavoce della Casa Bianca ha ribadito che Obama resta convinto che la soluzione è diplomatica.
A rimettere poche ore prima sul tavolo, a sorpresa, questa opzione era stato il ministro degli Esteri britannico Boris Johnson. Intervenendo a un dibattito in Parlamento, aveva detto che di possibili passi militari si discuterà nel vertice dei ministri degli Esteri di domenica a Londra. Un vertice al quale, in realtà, parteciperà, con Johnson, il solo Segretario di Stato Usa, John Kerry, reduce dall' incontro col suo collega russo Lavrov. I ministri degli Esteri degli altri Paesi europei si incontreranno il giorno dopo, lunedì, a Bruxelles.
john kerry con lavrov ministro degli esteri russo
Johnson non ha saputo indicare con precisione quali siano le mosse possibili e ha detto di non voler suscitare speranze eccessive nei ribelli. La «no fly zone» sembra impraticabile: si rischierebbe, tra l' altro, lo scontro diretto coi russi. Anche attacchi mirati contro gli elicotteri siriani che scaricano micidiali barili-bomba sui civili di Aleppo sono difficili da organizzare. Per il resto si torna a parlare di forniture di armi ai ribelli e di un «tracking» dei velivoli impegnati in modo da segnalare gli attacchi agli assediati di Aleppo con un minimo di anticipo.
Vago sulle indicazioni tecniche, il capo della diplomazia britannica è stato più chiaro sul mutamento di umori politici: secondo lui Obama sta rivedendo le sue posizioni dopo il fallimento della tregua negoziata con Mosca e davanti alla ferocia degli attacchi contro Aleppo.
Un suo peso, secondo Johnson, ce l' ha anche l' atteggiamento più interventista del suo probabile successore alla Casa Bianca: Hillary Clinton. «Non possiamo più tacere» ha detto il ministro. «Del resto anche nella nostra Camera dei Comuni oggi gli umori sono ben diversi da quelli che nel 2013 portarono al voto contro l' intervento militare». Poco dopo, però, le parole di Johnson sono state ridimensionate dal Foreign Office: «Non fraintendete il ministro, non ci sono interventi militari in programma».