regeni al sisi

AL SISI PRENDE PER IL CULO GENTILONI SU REGENI - I PM DI ROMA: LE CARTE INVIATE DAL CAIRO “SONO INUTILI” - LA PROCURA SPERA CHE L’AMBASCIATORE ITALIANO OTTENGA UN RISULTATO: LA PRESENZA DI MAGISTRATI ITALIANI NEGLI INTERROGATORI DEI POLIZIOTTI CHE HANNO TORTURATO E UCCISO IL RICERCATORE

 

Giovanni Bianconi per il Corriere della Sera

 

PIGNATONEPIGNATONE

Le ultime carte giudiziarie arrivate dall' Egitto sul caso Regeni sono una dozzina di pagine di verbali pressoché inutili alle indagini, che non consentono alcun avanzamento nella ricerca della verità sul sequestro e l' omicidio del giovane ricercatore friulano, torturato e assassinato all' inizio del 2016. Si tratta delle domande poste agli uomini della Sicurezza del Cairo che - come accertato da inquirenti e investigatori italiani - ebbero certamente a che fare con Giulio prima del rapimento, e poi con il depistaggio messo in scena due mesi dopo il ritrovamento del cadavere.

 

Giulio RegeniGiulio Regeni

I poliziotti continuano a negare ogni coinvolgimento, ma il problema è che negli interrogatori non c' è traccia delle contestazioni possibili grazie agli elementi che rendono inverosimili o poco plausibili le loro risposte. In sostanza i magistrati egiziani si sono limitati a prendere atto dei ripetuti «no» dei sospettati.

 

Se il nuovo ambasciatore italiano al Cairo, Gianpaolo Cantini, riuscisse a ottenere per via diplomatica ciò che finora la Procura di Roma non ha ottenuto con la collaborazione giudiziaria attraverso le rogatorie: la partecipazione dei pubblici ministeri italiani agli interrogatori degli agenti e degli ufficiali egiziani, potendo ribattere alle negazioni con gli indizi che le contraddicono, quello sì potrebbe rivelarsi un passo avanti concreto. L' invio degli atti avvenuto il 14 agosto scorso, infatti, lo è stato sul piano della «collaborazione» tra i due uffici inquirenti, come affermato all' epoca dai magistrati, non sull' accertamento dei fatti.

GENERALE EGIZIANO AL SISSI GENERALE EGIZIANO AL SISSI

 

La conferma della delusione per Paola e Claudio Regeni, genitori di Giulio, è arrivata ieri nell' incontro alla Procura di Roma con il procuratore Giuseppe Pignatone e il sostituto Sergio Colaiocco. I quali hanno rinnovato il loro impegno per scoprire chi, come e perché ha deciso di sequestrare, torturare e uccidere il ricercatore universitario che lavorava al Cairo, ribadendo però i limiti di un' inchiesta del tutto anomala, condotta in un Paese straniero da un' autorità giudiziaria straniera secondo le regole processuali di quel Paese, su cui gli inquirenti romani possono svolgere un ruolo di stimolo e di sorveglianza, ma senza poter incidere concretamente sulle mosse dei titolari delle indagini.

 

GENTILONI RIMINIGENTILONI RIMINI

Di qui l' auspicata sponda diplomatica alle mosse della Procura, sulla quale dovrebbe impegnarsi l' ambasciatore che il governo ha deciso di rispedire al Cairo dopo l' ultimo contatto tra i capi dei rispettivi uffici giudiziari, che tante polemiche ha suscitato. E che ha provocato l' indignazione dei Regeni, convinti che si sia trattato di un cedimento in cui la ragion di Stato e i principi della realpolitik hanno sopravanzato la domanda di giustizia e il rispetto dei diritti umani.

 

Ora si tenta trasformare quella decisione contestata in un' opportunità, e il nuovo rappresentante diplomatico potrebbe impegnarsi anche affinché il fascicolo dell' indagine egiziana venga consegnato ai rappresentanti della parte offesa, cioè i legali dei familiari di Giulio. La richiesta fu avanzata dall' avvocato dei Regeni, Alessandra Ballerini, al procuratore della Repubblica araba Nabil Ahmed Sadek, nell' incontro avvenuto nel dicembre scorso, ma da allora non se n' è saputo più nulla.

giampaolo cantini nuovo ambasciatore in egittogiampaolo cantini nuovo ambasciatore in egitto

 

Ieri l' ambasciatore Cantini è stato ricevuto dalla presidente della Camera Laura Boldrini, che l' ha invitato a «percorrere tutte le strade possibili» per fare luce sulla morte di Giulio: «Sono fiduciosa che lei riuscirà a portare avanti questo delicatissimo dossier con tutta la determinazione del caso». Il segretario del Pd Renzi pretende «assoluta chiarezza» anche dall' università di Cambridge per la quale lavorava Regeni.

Ultimi Dagoreport

software israeliano paragon spyware whatsapp alfredo mantovano giorgia meloni peter thiel

DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO SOTTO CONTROLLO I GIORNALISTI COL SOFTWARE ISRAELIANO DI “PARAGON SOLUTIONS” - PECCATO CHE L’AZIENDA DI TEL AVIV, SCRIVE "THE GUARDIAN", NON FACCIA AFFARI CON PRIVATI, MA VENDA I SUOI PREGIATI SERVIZI DI HACKERAGGIO SOLO A “CLIENTI GOVERNATIVI” CHE DOVREBBERO UTILIZZARLI PER PREVENIRE IL CRIMINE - CHI AVEVA FIRMATO IL CONTRATTO STRACCIATO DAGLI ISRAELIANI PER "VIOLAZIONI"? QUAL È "L'ABUSO" CHE HA SPINTO PARAGON A DISDETTARE L'ACCORDO? – ANCHE IL MERCATO FIORENTE DELLO SPIONAGGIO GLOBALE HA IL SUO BOSS: È PETER THIEL, IL “CAVALIERE NERO” DELLA TECNO-DESTRA AMERICANA, CHE CON LA SOCIETA' PALANTIR APPLICA L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE AL VECCHIO MESTIERE DELLO 007…

barbara berlusconi

DAGOREPORT - BERLUSCONI ALLA SCALA SI È VISTO UNA SOLA VOLTA, MA IL BERLUSCONISMO SÌ, E NON AVEVA FATTO MALE CON FEDELE CONFALONIERI, CHE FU PRESIDENTE DELLA FILARMONICA DELLA SCALA E BRUNO ERMOLLI, POTENTISSIMO VICEPRESIDENTE DELLA FONDAZIONE TEATRO ALLA SCALA - INVECE BARBARA B. LA SI VIDE DUE VOLTE, AL BRACCIO DI PATO, L’EX ATTACCANTE DEL MILAN. LA SUA NOMINA NEL CDA DELLA SCALA? DONNA, GIOVANE… E POI CON QUEL COGNOME! LA COMPETENZA? BEH… LA PASSIONE MMM…: PERCHÉ, DA QUEL GIORNO CHE VENNE CON PATO, NON SI È PRESA UN BEL PALCO ANZICHÉ TORNARE ALLA SCALA SOLO QUINDICI ANNI DOPO DA CONSIGLIERE/A?

vincenzo de luca elly schlein nicola salvati antonio misiani

DAGOREPORT – VINCENZO DE LUCA NON FA AMMUINA: IL GOVERNATORE DELLA CAMPANIA VA AVANTI NELLA SUA GUERRA A ELLY SCHLEIN - SULLA SUA PRESUNTA VICINANZA AL TESORIERE DEM, NICOLA SALVATI, ARRESTATO PER FAVOREGGIAMENTO DELL’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA, RIBATTE COLPO SU COLPO: “DOVREBBE CHIEDERE A UN VALOROSO STATISTA DI NOME MISIANI, CHE FA IL COMMISSARIO DEL PD CAMPANO” – LA STRATEGIA DELLO “SCERIFFO DI SALERNO”: SE NON OTTIENE IL TERZO MANDATO, DOVRÀ ESSERE LUI A SCEGLIERE IL CANDIDATO PRESIDENTE DEL PD. ALTRIMENTI, CORRERÀ COMUNQUE CON UNA SUA LISTA, RENDENDO IMPOSSIBILE LA VITTORIA IN CAMPANIA DI ELLY SCHLEIN…

osama almasri torturatore libico giorgia meloni alfredo mantovano giuseppe conte matteo renzi elly schlein

DAGOREPORT – LA SOLITA OPPOSIZIONE ALLE VONGOLE: SUL CASO ALMASRI SCHLEIN E CONTE E RENZI HANNO STREPITATO DI “CONIGLI” E ''PINOCCHI'' A NORDIO E PIANTEDOSI, ULULANDO CONTRO L’ASSENZA DELLA MELONI, INVECE DI INCHIODARE L'ALTRO RESPONSABILE, OLTRE ALLA PREMIER, DELLA PESSIMA GESTIONE DELL’AFFAIRE DEL BOIA LIBICO: ALFREDO MANTOVANO, AUTORITÀ DELEGATA ALL’INTELLIGENCE, CHE HA DATO ORDINE ALL'AISE DI CARAVELLI DI RIPORTARE A CASA CON UN AEREO DEI SERVIZI IL RAS LIBICO CHE E' STRAPAGATO PER BLOCCARE GLI SBARCHI DI MIGLIAIA DI NORDAFRICANI A LAMPEDUSA – EPPURE BASTAVA POCO PER EVITARE IL PASTROCCHIO: UNA VOLTA FERMATO DALLA POLIZIA A TORINO, ALMASRI NON DOVEVA ESSERE ARRESTATO MA RISPEDITO SUBITO IN LIBIA CON VOLO PRIVATO, CHIEDENDOGLI LA MASSIMA RISERVATEZZA - INVECE L'ARRIVO A TRIPOLI DEL TORTURATORE E STUPRATORE DEL CARCERE DI MITIGA CON IL FALCON DELL'AISE, RIPRESO DA TIVU' E FOTOGRAFI, FUOCHI D’ARTIFICIO E ABBRACCI, HA RESO EVIDENTE IL “RICATTO” DELLA LIBIA E LAMPANTE LO SPUTTANAMENTO DEL GOVERNO MELONI - VIDEO

ursula von der leyen giorgia meloni

URSULA VON DER LEYEN, CALZATO L'ELMETTO, HA PRESO PER LA COLLOTTOLA GIORGIA MELONI - A MARGINE DEL CONSIGLIO EUROPEO INFORMALE DI TRE GIORNI FA, L’HA AFFRONTATA CON UN DISCORSO CHIARISSIMO E DURISSIMO: “CARA GIORGIA, VA BENISSIMO SE CI VUOI DARE UNA MANO NEI RAPPORTI CON TRUMP, MA DEVI PRIMA CONCORDARE OGNI MOSSA CON ME. SE VAI PER CONTO TUO, POI SONO CAZZI TUOI” – LA REAZIONE DELLA SEMPRE COMBATTIVA GIORGIA? DA CAMALEONTE: HA ABBOZZATO, SI È MOSTRATA DISPONIBILE E HA RASSICURATO URSULA ("MI ADOPERO PER FARTI INCONTRARE TRUMP"). MA IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA NON HA ABBOCCATO, PUNTUALIZZANDO CHE C’È UNA DIFFERENZA TRA IL FARE IL "PONTIERE" E FARE LA "TESTA DI PONTE" – IL “FORTINO” DI BRUXELLES: MACRON VUOLE “RITORSIONI” CONTRO TRUMP, MERZ SI ALLONTANA DAI NAZISTI “MUSK-ERATI” DI AFD. E SANCHEZ E TUSK…