QUESTO MINISTRO COMBINA UN SACCOMANNI DI GUAI - LA SMENTITA DI GELATINA DOPO L’ASSEDIO DEL PDL E LA FREDDEZZA DEL PD

Fabrizio Ravoni per "Il Giornale"

Prima i capigruppo (Brunetta e Schifani), poi deputati e senatori in ordine sparso (da Fitto a Casellati, da D'Alessandro a Bianconi), infine la voce ufficiale del Pdl (attraverso Il Mattinale , la newsletter del partito): tutti a chiedere a Fabrizio Saccomanni di smentire l'episodio che lo ha visto protagonista in un ristorante di Cetona, rivelato da una lettera a Libero. E finalmente, la smentita è arrivata.

Il ministro dell'Economia, con una nota, dice che «né il presidente Berlusconi né persone a lui legate sono state in qualsiasi modo, direttamente od indirettamente, esplicitamente o attraverso appellativi, menzionate nel corso della conversazione cui ci si riferisce, e tanto meno da me».

Saccomanni, nella nota, precisa anche che trova «inopportuno e inutile replicare alle molte falsità ed ai numerosi insulti che ricevo da alcuni ambienti da quando ho accettato il gravoso ruolo istituzionale che ricopro». E precisa che smentisce la lettera di Libero perché «riguardano anche terzi». Come a dire: lo sto facendo non perché me lo chiede il Pdl, ma perché sono coinvolte anche altre persone.

In realtà, sembra che a fare pressione sul ministro - affinché elaborasse la smentita - sia stata, oltre alla sua coscienza, anche gli interventi che avrebbe ricevuto dall'interno del governo. Sembra che sia stato lo stesso Enrico Letta (e con lui, Angelino Alfano) a spingerlo per la diffusione del comunicato.

Le smentite- diceva Missiroli - sono notizie date due volte. Una cosa è certa. Dopo la nota del ministero dell'Economia, la polemica s'è placata di colpo. Saccomanni s'è così potuto imbarcare per Bruxelles, in vista dei prossimi appuntamenti europei che vedranno la Commissione Ue fornire domani una radiografia (sembrerebbe poco favorevole) della legge di Stabilità.

Al di là delle polemiche sul pranzo di Saccomanni con gli amici a Cetona, l'episodio è stato cavalcato in chiave politica da mezzo Pdl. Tanto che allo stesso Berlusconi vengono attribuiti commenti acidi: «Come fanno i nostri ministri a stare al governo e continuare a collaborare con personaggi come questo?».

Mentre il sito Dagospia fa dire al Cavaliere: «Saccomanni si deve dimettere. Ha il veleno nel sangue, non l'amore per questo Paese». Una cosa è certa: il solco che separa il ministro dell'Economia dal Pdl s'è allargato con l'episodio di Cetona. Berlusconi non lo voleva al ministero dell'Economia, memore che il suo nome già figurava nella lista dei ministri di Bersani; e non solo per quello.

L'elaborazione della legge di Stabilità, il rifiuto di una cabina di regia per concordare la politica economica, l'aumento del prelievo fiscale, il pasticcio dell'Imu, ha fatto il resto. Una situazione che finisce per avere ripercussioni anche sul governo: almeno questa è la conclusione a cui sarebbe giunto più di uno stretto collaboratore del presidente del Consiglio.

Enrico Letta, però, con la legge di Stabilità in Parlamento non può permettersi di affrontare la gestione di un rimpasto di governo. Soprattutto alla vigilia del congresso del Pd.

Dopo l'8 dicembre, però, tutto può succedere. Visto anche le idee di politica economica di Matteo Renzi. Non a caso, il congresso del Pd è programmato dopo la prima approvazione parlamentare della legge di Stabilità. E mentre si raccontano di tutti gli incontri di Renzi con esponenti politici, le cronache non ricordano incontri con il ministro dell'Economia.

 

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