SOGNO, SON-DAGGIO, O INCUBO PIDDINO? - PER LA PRIMA VOLTA DA QUANDO È DIVENTATO PREMIER, IL CALO DI RENZI SI PORTA DIETRO IL PARTITO (AL 36%) - MA RESTA COMUNQUE IL PRIMO TRA I LEADER

Ilvo Diamanti per “la Repubblica

 

Per la prima volta, da quando è divenuto premier, Matteo Renzi appare in difficoltà, fra gli elettori. Certo, anche nello scorso settembre gli indici di fiducia nei suoi confronti e verso il governo avevano subito un sensibile calo, rispetto a giugno. Ma in quel caso si trattava di un assestamento, dopo la crescita, tanto forte quanto anomala, seguita al successo nelle elezioni Europee.

 

MATTEO RENZI SALVINI QUIZMATTEO RENZI SALVINI QUIZ

E poi, soprattutto, non si vedevano conseguenze sugli orientamenti di voto. Il Pd, in particolare, stazionava oltre il 40%. Esattamente come alle Europee. Oggi non è così. Il sondaggio dell’Atlante Politico di Demos, realizzato nei giorni scorsi, rileva un nuovo, forte ridimensionamento, che si consuma in un solo mese. Visto che l’ultimo sondaggio era stato svolto in ottobre, la settimana precedente la manifestazione della Cgil. Questa volta, però, il calo coinvolge non solo la popolarità del governo e del premier, ma lo stesso voto al Pd. Vediamo nel dettaglio.

 

LANDINI E CAMUSSO CONTRO RENZI LANDINI E CAMUSSO CONTRO RENZI

La fiducia nel governo scivola al 43%, 13 punti in meno in un mese. Molto al di sotto della maggioranza degli elettori. Anche il gradimento personale del premier scende sensibilmente, di 10 punti. Ma Renzi rimane, nettamente, davanti a tutti, nelle preferenze degli elettori. Visto che supera di oltre 20 punti Matteo Salvini, segretario della Lega. Il più apprezzato, dopo di lui. Mentre tutti gli altri sono ancor più distanziati. Per primi, Maurizio Landini, segretario della Fiom, il sindacato metalmeccanico della Cgil. Figura di riferimento della “sinistra” critica. E Giorgia Meloni, leader dei Fratelli d’Italia.

 

Matteo Renzi Maurizio LandiniMatteo Renzi Maurizio Landini

Il calo di popolarità del premier e del governo, però, appare particolarmente significativo perché, a differenza di quanto si era osservato settembre, stavolta si riflette anche sul piano elettorale. Il Pd, infatti, nelle stime di voto, scivola dal 41% al 36,3%. Sempre molto, visto che, alle politiche, aveva raggiunto, al massimo, il 33%, nel 2008. E nel 2013 si era fermato al 25%. Ma si tratta, comunque, quasi 5 punti meno di un mese fa. Risalgono, invece, anche se di poco, Forza Italia, Sel, insieme alle formazioni della sinistra critica e i Centristi, mentre il M5S è stabile, intorno al 20%.

 

Ma il vero progresso, in questa fase, è realizzato dalla Lega, che si avvicina all’11%. Proseguendo nella tendenza espansiva che dura ormai da mesi. E non accenna a rallentare. La Lega di Salvini: oggi è la vera “Destra Nazionale”. Pardon: la Ligue Nationale, per echeggiare le Front National di Marine Le Pen. Non per caso, d’altra parte, la “popolarità” di Salvini appare elevata anche nel Mezzogiorno (intorno al 30%).

GIORGIA MELONI SI FA UN SELFIE COL TRICOLORE GIORGIA MELONI SI FA UN SELFIE COL TRICOLORE

 

Gli orientamenti del voto offrono alcune indicazioni circa le dinamiche del rapido declino del Pd. Che non sembra avere una direzione precisa. Il Pd di Renzi, d’altronde, fino a ieri ha funzionato come un vero “partito pigliatutti”. Capace di intercettare il voto di centrosinistra e di sinistra, di assorbire il centro e di attingere anche a destra. Oggi, invece, una quota importante di quanti avevano votato Pd alle europee (quasi 2 su 10) appare in stand-by. Non esprime alcuna scelta. In attesa. Di quel che avverrà.

 

La ripresa – per quanto modesta - di Fi, Ncd- Udc, Sel e soprattutto della Lega suggerisce il ritorno della concorrenza, in un mercato elettorale a lungo mono-polarizzato da Renzi. Il quale, oggi, sembra aver perduto appeal nei confronti delle altre aree politiche. Come mostra l’evoluzione della fiducia verso il governo fra i principali elettorati. In particolare, a centro- destra.

 

giorgia melonigiorgia meloni

Fra gli elettori di Fi: l’indice di fiducia in Renzi cala, infatti, di 17 punti, dal 46% al 29%. E di 13 punti nella base leghista: dal 41% al 28%. Si tratta di tendenze che si riflettono sul piano socio-economico. Visto che il maggior calo di popolarità del governo avviene tra gli imprenditori e i lavoratori autonomi: dal 64% al 42%. Cioè, 22 punti in meno. Inferiore, peraltro, al calo subito fra le casalinghe: 26 punti. Mentre perdite significative si osservano anche fra i disoccupati (15 punti).

 

RENZI ALFANORENZI ALFANO

E ciò contribuisce a spiegare le ragioni sostanziali di questo improvviso calo di consenso. Riassumibili in una formula: il buio che ha oscurato l’orizzonte. Mi spiego: Renzi è il leader che ha restituito speranza nel futuro a una società oppressa da un cielo grigio. Senza prospettive di crescita.

 

Ha promosso e, soprattutto, promesso il cambiamento economico e istituzionale. Riforme e sviluppo. L’ha fatto adottando un ritmo veloce, come stile di comunicazione e come contenuto. Per spezzare, sul piano cognitivo, il rapporto con il passato. E, tatticamente, per complicare la verifica dei risultati, difficili da realizzare in questi tempi. Oggi, però, questo esercizio di stile fatica a funzionare come prima. Non tanto per colpa del sindacato e della Cgil. Che ha perfino peggiorato la propria immagine, dopo la manifestazione del 15 ottobre.

SALVINI CONTRO MARINOSALVINI CONTRO MARINO

 

Quella mobilitazione, tuttavia, ha rotto il clima di consenso sociale, che, in precedenza, appariva generalizzato. E ha, invece, accentuato l’attenzione verso la crisi economica, che si fa sempre più pesante. Accentua le disuguaglianze sociali. Fa perdere la speranza. E, appunto, oscura l’orizzonte. Così, la fiducia nel governo cala al 30% fra quanti pensano che, nel prossimo anno, il reddito della loro famiglia e il livello della disoccupazione sono destinati a peggiorare. Ma si riduce ancor di più (27%) tra coloro che scommettono su un ulteriore deterioramento dell’economia italiana.

salvini matteosalvini matteo

 

È come se la delusione avesse oscurato le qualità taumaturgiche attribuite al premier. Chiamato, dai cittadini, “a miracol mostrare”. Il ritorno alla “normalità” – precedente alla sua irruzione sulla scena politica e al governo - ha, dunque, prodotto un impatto pesante. Così si spiega anche il ripiegamento elettorale del Pd. Che mantiene ancora un livello di consensi elevato. Ma arretra. Per l’indebolirsi del consenso “personale” di Renzi. Del sostegno al PdR. Il Partito di Renzi. Che ha permesso al Pd di superare i confini tradizionali, che ne frenavano l’espansione. Politici: al centro e, ancor più, a destra. Territoriali: al Nord. Sociali: fra imprenditori e lavoratori autonomi. Ma anche fra i disoccupati.

 

Naturalmente, il domani non è scritto. Dipende, in buona parte, dal Pd, dal governo e, anzitutto, da Renzi. Dalla sua capacità di andare oltre il presente im-mediato. Il problema è che, per ottenere – e vedere - risultati, ci vuole pazienza. Tempo. Ma Renzi va veloce. Insegue se stesso. E rischia di non riuscire a raggiungersi.

 

 

Ultimi Dagoreport

software israeliano paragon spyware whatsapp alfredo mantovano giorgia meloni peter thiel

DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO SOTTO CONTROLLO I GIORNALISTI COL SOFTWARE ISRAELIANO DI “PARAGON SOLUTIONS” - PECCATO CHE L’AZIENDA DI TEL AVIV, SCRIVE "THE GUARDIAN", NON FACCIA AFFARI CON PRIVATI, MA VENDA I SUOI PREGIATI SERVIZI DI HACKERAGGIO SOLO A “CLIENTI GOVERNATIVI” CHE DOVREBBERO UTILIZZARLI PER PREVENIRE IL CRIMINE - CHI AVEVA FIRMATO IL CONTRATTO STRACCIATO DAGLI ISRAELIANI PER "VIOLAZIONI"? QUAL È "L'ABUSO" CHE HA SPINTO PARAGON A DISDETTARE L'ACCORDO? – ANCHE IL MERCATO FIORENTE DELLO SPIONAGGIO GLOBALE HA IL SUO BOSS: È PETER THIEL, IL “CAVALIERE NERO” DELLA TECNO-DESTRA AMERICANA, CHE CON LA SOCIETA' PALANTIR APPLICA L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE AL VECCHIO MESTIERE DELLO 007…

barbara berlusconi

DAGOREPORT - BERLUSCONI ALLA SCALA SI È VISTO UNA SOLA VOLTA, MA IL BERLUSCONISMO SÌ, E NON AVEVA FATTO MALE CON FEDELE CONFALONIERI, CHE FU PRESIDENTE DELLA FILARMONICA DELLA SCALA E BRUNO ERMOLLI, POTENTISSIMO VICEPRESIDENTE DELLA FONDAZIONE TEATRO ALLA SCALA - INVECE BARBARA B. LA SI VIDE DUE VOLTE, AL BRACCIO DI PATO, L’EX ATTACCANTE DEL MILAN. LA SUA NOMINA NEL CDA DELLA SCALA? DONNA, GIOVANE… E POI CON QUEL COGNOME! LA COMPETENZA? BEH… LA PASSIONE MMM…: PERCHÉ, DA QUEL GIORNO CHE VENNE CON PATO, NON SI È PRESA UN BEL PALCO ANZICHÉ TORNARE ALLA SCALA SOLO QUINDICI ANNI DOPO DA CONSIGLIERE/A?

vincenzo de luca elly schlein nicola salvati antonio misiani

DAGOREPORT – VINCENZO DE LUCA NON FA AMMUINA: IL GOVERNATORE DELLA CAMPANIA VA AVANTI NELLA SUA GUERRA A ELLY SCHLEIN - SULLA SUA PRESUNTA VICINANZA AL TESORIERE DEM, NICOLA SALVATI, ARRESTATO PER FAVOREGGIAMENTO DELL’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA, RIBATTE COLPO SU COLPO: “DOVREBBE CHIEDERE A UN VALOROSO STATISTA DI NOME MISIANI, CHE FA IL COMMISSARIO DEL PD CAMPANO” – LA STRATEGIA DELLO “SCERIFFO DI SALERNO”: SE NON OTTIENE IL TERZO MANDATO, DOVRÀ ESSERE LUI A SCEGLIERE IL CANDIDATO PRESIDENTE DEL PD. ALTRIMENTI, CORRERÀ COMUNQUE CON UNA SUA LISTA, RENDENDO IMPOSSIBILE LA VITTORIA IN CAMPANIA DI ELLY SCHLEIN…

osama almasri torturatore libico giorgia meloni alfredo mantovano giuseppe conte matteo renzi elly schlein

DAGOREPORT – LA SOLITA OPPOSIZIONE ALLE VONGOLE: SUL CASO ALMASRI SCHLEIN E CONTE E RENZI HANNO STREPITATO DI “CONIGLI” E ''PINOCCHI'' A NORDIO E PIANTEDOSI, ULULANDO CONTRO L’ASSENZA DELLA MELONI, INVECE DI INCHIODARE L'ALTRO RESPONSABILE, OLTRE ALLA PREMIER, DELLA PESSIMA GESTIONE DELL’AFFAIRE DEL BOIA LIBICO: ALFREDO MANTOVANO, AUTORITÀ DELEGATA ALL’INTELLIGENCE, CHE HA DATO ORDINE ALL'AISE DI CARAVELLI DI RIPORTARE A CASA CON UN AEREO DEI SERVIZI IL RAS LIBICO CHE E' STRAPAGATO PER BLOCCARE GLI SBARCHI DI MIGLIAIA DI NORDAFRICANI A LAMPEDUSA – EPPURE BASTAVA POCO PER EVITARE IL PASTROCCHIO: UNA VOLTA FERMATO DALLA POLIZIA A TORINO, ALMASRI NON DOVEVA ESSERE ARRESTATO MA RISPEDITO SUBITO IN LIBIA CON VOLO PRIVATO, CHIEDENDOGLI LA MASSIMA RISERVATEZZA - INVECE L'ARRIVO A TRIPOLI DEL TORTURATORE E STUPRATORE DEL CARCERE DI MITIGA CON IL FALCON DELL'AISE, RIPRESO DA TIVU' E FOTOGRAFI, FUOCHI D’ARTIFICIO E ABBRACCI, HA RESO EVIDENTE IL “RICATTO” DELLA LIBIA E LAMPANTE LO SPUTTANAMENTO DEL GOVERNO MELONI - VIDEO

ursula von der leyen giorgia meloni

URSULA VON DER LEYEN, CALZATO L'ELMETTO, HA PRESO PER LA COLLOTTOLA GIORGIA MELONI - A MARGINE DEL CONSIGLIO EUROPEO INFORMALE DI TRE GIORNI FA, L’HA AFFRONTATA CON UN DISCORSO CHIARISSIMO E DURISSIMO: “CARA GIORGIA, VA BENISSIMO SE CI VUOI DARE UNA MANO NEI RAPPORTI CON TRUMP, MA DEVI PRIMA CONCORDARE OGNI MOSSA CON ME. SE VAI PER CONTO TUO, POI SONO CAZZI TUOI” – LA REAZIONE DELLA SEMPRE COMBATTIVA GIORGIA? DA CAMALEONTE: HA ABBOZZATO, SI È MOSTRATA DISPONIBILE E HA RASSICURATO URSULA ("MI ADOPERO PER FARTI INCONTRARE TRUMP"). MA IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA NON HA ABBOCCATO, PUNTUALIZZANDO CHE C’È UNA DIFFERENZA TRA IL FARE IL "PONTIERE" E FARE LA "TESTA DI PONTE" – IL “FORTINO” DI BRUXELLES: MACRON VUOLE “RITORSIONI” CONTRO TRUMP, MERZ SI ALLONTANA DAI NAZISTI “MUSK-ERATI” DI AFD. E SANCHEZ E TUSK…