TU, DONNA, METTITI ALLAH - LA SORELLA DI COULIBALY, MAIMOUNA, E LA MOGLIE DI CHERIF KOUACHI, IZZANA, ERANO ALL’OSCURO DEI PIANI OMICIDI DEGLI UOMINI DI CASA - E MAIMOUNA TWITTAVA RABBIOSA DOPO LA STRAGE A “CHARLIE HEBDO”
Alberto Mattioli per “la Stampa”
Così twittò Maimouna, giovedì: «Ora una sparatoria in fondo alla mia strada. Sirene dappertutto, vie chiuse. È successo in rue Pierre Brossolette, al confine fra Malakoff e Montrouge, a 400 metri dalla porta di Châtillon». In effetti, in quel momento Amedy Coulibaly stava compiendo il primo dei suoi crimini, l’uccisione di una vigilessa e il ferimento di un altro. Chi informava così i suoi followers era la sorella, appunto Maimouna Coulibaly, del tutto ignara che il fratello fosse diventato un fanatico islamista e avesse deciso di passare all’azione.
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LA STELLINA TIVÙ
Finora, in famiglia la celebrità era stata lei. Maimouna, 39 anni, è una stellina tivù, animatrice e ballerina, abbastanza nota per le sue presenze sul piccolo schermo e su Internet come divulgatrice della «booty therapy», disciplina mezza ginnastica e mezza danza. In effetti le foto di Maimouna con i capelli e il miniabito rosso, le (belle) gambe alzate, costituiscono un bizzarro contrasto con le lugubri imprese del fratello.
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I suoi sentimenti, anche: dopo la prima strage, quella a «Charlie Hebdo», scelse come foto su Facebook una Marianna nera e scrisse: «Mi rifiuto di smettere di vivere dopo questo massacro immondo». Non sapeva che suo fratello stava per perpetrarne altri.
LE TELEFONATE AD HAYAT
Il mondo degli jihadisti francesi rivelato dalle ultime vicende è pieno di queste donne che scoprono di avere il terrorista in casa. Come Izzana Hamid, 34 anni, la moglie di Chérif Kouachi, uno dei due fratelli autori del raid mortale a «Charlie». Izzana è musulmana e indossa il niqab, ma è riuscita a dimostrare di non aver mai saputo nulla di quello che il marito preparava.
Tanto che, fermata mercoledì, subito dopo la strage, è stata rilasciata sabato sera senza essere rinviata a giudizio. Per lei parla maître Christian Saint-Palais, il suo avvocato: «Condanna fermamente gli atti che sono stati commessi. La sua prima reazione è stata lo choc». Salvo averne un altro quando il marito, due giorni dopo, è stato ucciso dalla polizia.
amedy coulibaly nel supermercato kosher di parigi
Paradossalmente, è proprio il rispetto dei precetti islamici più rigorosi ad averla aiutata. Spiega l’avvocato: «Ha confermato che suo marito e suo fratello maggiore Saïd si vedevano regolarmente, ma non partecipava mai ai loro incontri». Stesso «non so» sul soggiorno di Chérif in Yemen, dove avrebbe ricevuto denaro e istruzioni per scatenare la jihad in Francia.
Resta il caso delle 500 chiamate scambiate nel 2014 fra il suo cellulare e quello di Hayat Boumeddiene, la moglie (per l’Islam) o la compagna (per la République, che non riconosce i matrimoni religiosi) di Coulibaly e quasi certamente la sua complice. Si erano conosciute, spiega l’avvocato, quando entrambi i mariti erano in carcere ed erano rimaste amiche. Gli inquirenti, evidentemente, le hanno creduto. Cielo, mio marito è un terrorista.