1. NEMMENO CON SORGENIA SPROFONDATA IN UN BUCO DA 2 MILIARDI RIESCE A ZITTIRLO. CARLETTO DE BENEDETTI SALE IN CATTEDRA E SPARA LE SUE PAGELLE A DESTRA E SINISTRA 2. DIECI A MARCHIONNE, CHE HA SALVATO LA FIAT, “PER IMMAGINAZIONE E CORAGGIO”, MA “QUATTRO IN COMUNICAZIONE E SINCERITÀ PERCHÈ FABBRICA ITALIA NON ERA CREDIBILE”, ZERO A ROMITI CHE LO CACCIÒ DALLA FIAT E “UN VOTO DA NIPOTE” (SIC!) A JOHN ELKANN 3. UN GIUDIZIO CRITICO SULL'AVVOCATO AGNELLI (“STRAORDINARIO AMBASCIATORE DELL'ITALIA MA PESSIMO IMPRENDITORE”). INSULTI A ROBERTO COLANINNO (UN “POVERACCIO”), E A TRONCHETTI PROVERA, “BRAVO IN COMUNICAZIONE, MA ANCORA PIÙ NELLA RAPINA” 4. DE BENEDETTI BOCCIA LA RIFORMA DEL LAVORO E PROMUOVE LA TASSAZIONE FINANZIARIA, È CONVINTO CHE LA RIFORMA DEL SENATO NON SI FARÀ PERCHÈ SI ANDRÀ AL VOTO PRIMA, MENTRE “GLI 80 EURO IN BUSTA PAGA SONO SOLO UNO SPOT ELETTORALE” 5. BOTTE A DE BORTOLI: “IO MI SAREI FATTO PAGARE PER L’INTERVISTA A MARINA BERLUSCONI”

1. ANSA/ DE BENEDETTI,NAPOLITANO LASCIA PRESTO,RENZI UOMO VALORE 

Amalia Angotti per ANSA

«Napolitano? Si dimetterà entro l'anno e si andrà al voto in autunno, dopo di lui vedrei bene un uomo alto, magro, con il fisico da corazziere: Piero Fassino. Su Renzi rivedo il mio giudizio: più intelligente che furbo. È una spugna, ha una quantità di energia mai vista, è un uomo di valore».

Parte da qui Carlo De Benedetti nell'intervista a tutto campo di Giovanni Minoli all'annuale Festival della tv e dei nuovi media organizzato a Dogliani, paese del cuneese dove l'imprenditore ha la residenza. Non solo politica, ma anche economia. Dieci a Sergio Marchionne, che ha salvato la Fiat, «per immaginazione e coraggio», ma «quattro in comunicazione e sincerità perchè Fabbrica Italia non era credibile», zero a Romiti e «un voto da nipote» a John Elkann.

Un giudizio critico sull'Avvocato Agnelli («straordinario ambasciatore dell'Italia ma pessimo imprenditore») e ancora più duro su Marco Tronchetti Provera, «bravo in comunicazione, ma ancora più nella rapina». De Benedetti boccia la riforma del lavoro e promuove la tassazione finanziaria, è convinto che la riforma del Senato non si farà perchè si andrà al voto prima, mentre «gli 80 euro in busta paga sono solo uno spot elettorale».

Sostiene che al capo dello Stato «il Pd sta sulle palle» e che con Grillo «abbiamo perso un comico e acquistato un fascistello populista». Scherza sui servizi sociali di Berlusconi in una struttura Kos di Cir: «sarebbe una pubblicità eccezionale, lo tratteremmo da dio, non ne uscirebbe vivo».

Un giudizio positivo su papa Francesco: «è il papa dei nostri tempi, sta provando a cambiare le cose». Il presidente del gruppo L'Espresso non si sottrae alle domande sulla Cir con la vicenda calda di Sorgenia, che opera nel mercato dell'energia elettrica: ammette che sono stati fatti errori ma auspica che possa continuare a operare. Quanto al socio austriaco Verbund, che ha svalutato a zero la quota, osserva che «sarebbe stato meglio se le cose fossero andate in un altro modo ma non si può costringere la repubblica austriaca a fare quello che vogliamo».

E naturalmente media e tv, tema centrale del festival, a cui tra domani e domenica parteciperanno Walter Veltroni, i direttori di Repubblica, Ezio Mauro, del Sole 24 Ore, Roberto Napoletano e della Stampa Mario Calabresi, il comico Checco Zalone e il regista Pif.

Su Rcs De Benedetti dice che «qualcosa cambierà anche se da concorrente sarebbe meglio che le cose restassero così», mentre «Ferruccio De Bortoli è un ottimo direttore, ma a volte ha delle debolezze come avere dato la terza pagina a Marina Berlusconi. Io mi sarei fatto pagare». Nessun interesse per la Rai «che tanto non sarà mai privatizzata» e che «non è titolata a chiedere il canone».

2. DE BENEDETTI FA IL MAESTRINO: TUTTI BOCCIATI, TRANNE LUI
Marcello Zacchè per Il Giorna
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Pur con un pezzo dell'impero di famiglia - leggi il polo energetico di Sorgenia - impantanato in un buco da 2 miliardi, Carlo De Benedetti non rinuncia a salire in cattedra e dare le sue pagelle a destra e sinistra, nell'economia come nella politica.

Promuove (anche se solo a metà) Sergio Marchionne, ma boccia un gigante come Gianni Agnelli; insulta Beppe Grillo, ma strizza l'occhio a Matteo Renzi; e scherza sulla condanna di Silvio Berlusconi da eseguire ai servizi sociali: se fosse stato assegnato a una sua clinica (quelle del gruppo Kos), ha detto, «non sarebbe uscito vivo».

Il palcoscenico è quello di Dogliani, il festival della Tv, kermesse tradizionalmente orientata a sinistra e vicina al gruppo Espresso-Repubblica, controllato dalla Cir dei De Benedetti e presieduto dallo stesso Ingegnere. Per questo il momento più importante della giornata di ieri è stato il faccia a faccia con Giovanni Minoli, l'inventore di Mixer che oggi lavora per il gruppo Sole 24 Ore, altro palcoscenico che ospita regolarmente le opinioni dell'Ingegnere. Insomma, una condizione ideale per elevare De Benedetti a giudice supremo di buoni (praticamente nessuno) e cattivi (il resto del mondo).

Una timida autocritica è concessa solo su Sorgenia, sulla quale l'Ingegnere non può negare che «sono stati fatti errori con investimenti sbagliati». Dopodiché la colpa dell'attuale situazione fallimentare, che potrebbe portare le banche a prendere il controllo del gruppo sull'orlo del crac, non è naturalmente sua, bensì dei soci austriaci di minoranza: «Cir ha fatto una proposta di investimento alle banche e se Verbund avesse seguito saremmo in una situazione diversa».

Poi sotto a chi tocca: Marchionne? «Dal punto di vista dell'immaginazione e del coraggio merita 10, ma da quello della comunicazione e della sincerità quattro, o forse anche tre». Comunque bravino perché ha risollevato la Fiat «dal burrone dove l'aveva fatta precipitare Romiti». A lui voto zero.

E sono cose che l'Ingegnere conosce bene perché in Fiat ci fu anche lui, nel 1976, ma per soli tre mesi, cacciato proprio da Romiti. Forse non a caso, allora, nessuna pietà nemmeno per l'Avvocato, «straordinario ambasciatore del Paese, ma pessimo imprenditore», o per John Elkann: «Gli darei il voto del nipote». Che si suppone non molto alto.

Da editore di Repubblica, invece, De Benedetti guarda in casa del concorrente Corriere senza cambiare registro: «De Bortoli è un bravo direttore, ma a volte ha delle debolezze: ha dato la terza pagina a Marina Berlusconi, io mi sarei fatto pagare». Ne discende un giudizio secco sul gruppo Rcs: «Credo che qualcosa cambierà. Se non cambia è peggio per loro, per me da concorrente sarebbe meglio se rimanesse così».

Capitolo Telecom: posto che all'Ingegnere non è mai andata giù la scalata della sua ex Olivetti e del suo ex manager Roberto Colaninno, ce n'è di nuovo per tutti: l'attuale presidente di Alitalia è un «poveraccio», mentre di Marco Tronchetti Provera, che ha rilevato il gruppo dallo stesso Colaninno, l'Ingegnere dice che «la comunicazione è fatta bene, la rapina ancora meglio».

Anche in politica si salvano in pochi. Non certo Grillo «un fascistello populista»; ma Renzi, guarda caso, invece sì. Sul premier l'Ingegnere ha cambiato idea perché «non è furbo, ma intelligente. Ho scoperto che è una spugna». E il presidente Giorgio Napolitano? «Si dimette entro l'anno». E al suo posto? «Penso a Fassino». Chissà invece che ne penserà, ora, il sindaco di Torino.

 

 

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