1- SORPRESONA! NESSUN DAN BROWN. NESSUNA COSPIRAZIONE ALL’INTERNO DELLA CURIA. FORSE ANCHE, MA SOLO UN PO’. E NON CERTO UN COLPO DI STATO. TUTTO È MOLTO PIÙ REALISTICO E PIÙ UMANO: LA GELOSIA, LA COSIDDETTA E BEN NOTA STORICAMENTE NELLA CHIESA “INVIDIA CLERICALIS”, QUEL RISENTIMENTO PER CHI È PIÙ VICINO AL PAPA 2- SBIRCIATE LE CHIAMATE DEL TELEFONINO DEL MAGGIORDOMO PAOLETTO GABRIELE, I SOSPETTI DELLA COMMISSIONE CARDINALIZIA CHE ORA HA CONSEGNATO IL RAPPORTO AL PAPA SI STANNO COSÌ CONCENTRANDO, SU 3 PERSONE ATTORNO AL PONTEFICE: LA PROFESSORESSA INGRID STAMPA, IL VESCOVO JOSEF CLEMENS, E IL CARDINALE PAOLO SARDI 3- PADRE GEORG S’è TROVATO INVOLONTARIAMENTE IN MEZZO A UNA LOTTA FRA TEDESCHI 4- L’USO E ABUSO DI “PAOLETTO” CHE PORTAVA FUORI LE CARTE DA QUALCHE ANNO. DOCUMENTI IN TEDESCO, CHE NON ERA NEMMENO IN GRADO DI LEGGERE, DA GIRARE AI CORVI

Marco Ansaldo per "la Repubblica"

E dopo il maggiordomo del Papa venne la governante tedesca, la donna capace di capire la scrittura minuta e articolata delle carte di Benedetto XVI. E dopo la governante l'ex segretario personale di Joseph Ratzinger, tedesco pure lui, oggi vescovo addirittura, sacerdote che l'aveva servito per 19 anni prima di lasciare l'incarico all'aiutante attuale, padre Georg Gaenswein. E infine il cardinale italiano che aiutava il Pontefice a redigere i discorsi, l'ex vice Camerlengo, Sua Eminenza Paolo Sardi.

«Ci saranno sorprese», aveva detto poche settimane fa all'agenzia Ansa il cardinale Julian Herranz Casado, capo della Commissione composta da tre porporati, incaricata da Benedetto di scoprire la verità sui documenti trafugati dalla sua scrivania e finiti pubblicati sui media. «Ci saranno sorprese», dice a Repubblica una fonte interna alle Mura vaticane circa l'identità dei cosiddetti Corvi, cioè coloro che hanno fatto uscire le carte.

E per la prima volta, sabato, nel suo briefing con la stampa il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, non ha negato che ci possano essere altre persone sottoposte a indagine. I sospetti degli inquirenti penali e della Commissione cardinalizia che ora ha consegnato il rapporto al Papa si stanno così concentrando, fra gli altri, su 3 persone attorno al Pontefice: la professoressa Ingrid Stampa, il vescovo Josef Clemens, e il cardinale Paolo Sardi.

LO SMARTPHONE DEL MAGGIORDOMO
Nei cinquanta giorni in cui è rimasto recluso in una cella della Gendarmeria, prima di guadagnare l'altro ieri gli arresti domiciliari e rientrare nell'abitazione da moglie e figli, il maggiordomo Paolo Gabriele ha ampiamente parlato. Ma a parlare ai detective vaticani è stato anche il suo smartphone, capace di rivelare il volume dei suoi contatti, i messaggi registrati, il traffico di posta elettronica.

Perché un'altra delle informazioni trovata dalla commissione d'inchiesta convocata dal Papa per conoscere i motivi del tradimento è che "Paoletto", come l'addetto di camera veniva da tutti chiamato, portava fuori le carte da qualche anno. Documenti in tedesco, che non era nemmeno in grado di leggere. Era stato assunto in Vaticano per pulire i pavimenti della Basilica di San Pietro e poi consigliato proprio dall'allora monsignor Paolo Sardi a monsignor James Harvey, prefetto della Casa Pontificia.

Nel 2006 la promozione a succedere all'addetto di camera del Papa, Angelo Gugel, figura leggendaria nel piccolo Stato. Per quale motivo, poi, Paolo Gabriele non abbia portato via da casa il suo computer, l'agenda e i documenti compromettenti è una questione che gli inquirenti si sono spiegati con il fatto che il maggiordomo credesse di poter essere protetto molto in alto.

LA "PAPESSA" CUSTODE DELLE CARTE
I giudici vaticani si sono quindi concentrati sulla ristretta cerchia delle persone che gravitavano attorno a "Paoletto". La sua vicina di casa è la professoressa Ingrid Stampa, spesso ospite della moglie e dei loro tre figli nello stesso edificio, cinquanta metri più in là dov'è stato detenuto. Donna colta, musicista, appartenente al movimento spirituale di Schoenstatt, Ingrid Stampa assiste Ratzinger dall'inizio degli anni Novanta con l'incarico indefinito di governante.

Divenuta poi un consigliere fidato del Papa, «capace di arrivare all'orecchio e al cuore tenero del Santo Padre», come è stato scritto, ha spesso dato un proprio contributo nella stesura dei testi pontifici. Alcuni anni fa il sito tedesco del quotidiano "Die Welt" riportava che nei corridoi del Vaticano veniva chiamata "La Papessa". Ed è celebre fra le Mura leonine la sua gelosia per chiunque avvicinasse il Papa. Buoni i suoi rapporti con l'allora assistente di Ratzinger, Josef Clemens, pessimi con il nuovo, monsignor Georg Gaenswein. Repubblica del 27 maggio scorso aveva parlato dell'esistenza di una donna tra i Corvi del Vaticano, definendola come una laica che lavora nel Palazzo apostolico.

IL RISENTIMENTO DEL VECCHIO SEGRETARIO
Anche i passeri sui tetti del Vaticano sanno dell'invidia nutrita da Clemens, che abbandonò l'incarico di segretario di Ratzinger dopo essergli stato vicino per tanti anni nel 2003 chiedendo la promozione a vescovo. Il monsignore tedesco, fino all'ultimo, persino nel giorno dell'elezione, non credeva che il suo omonimo potesse diventare Papa.

La sorpresa e anche il dolore per quell'incarico mancato si è trasformato in un risentimento sordo verso il suo successore, controllato a distanza dall'altro lato di Piazza San Pietro, dove Clemens tuttora risiede. Qualche martedì, giorno di libertà in Vaticano, quando padre Georg esce la sera, Benedetto era solito far arrivare Clemens, con il quale si intratteneva piacevolmente. Una tradizione che il Papa da qualche mese ha bruscamente interrotto. Nella sua gelosia, il vescovo tedesco aveva trovato nella ambiziosa professoressa Stampa una sua affine.

IL CARDINALE CHE COLLABORAVA AI DISCORSI
Sono infine ben note le relazioni di lavoro e di amicizia fra la signora Ingrid e il cardinale Paolo Sardi, per tanti anni responsabile dell'ufficio che si occupa dei discorsi del Pontefice, estratti dalle minute che il Papa scrive e la sua Governante decritta. Ma anche il porporato si è defilato e il 22 gennaio 2011 ha rassegnato le sue dimissioni nelle mani di Benedetto XVI dall'incarico di vice Camerlengo per motivi d'età.

L'ALLONTANAMENTO DA BENEDETTO
Tutte e tre queste persone - a vari gradi di distanza - stavano vicini al Papa e avevano dimestichezza con il suo maggiordomo. Com'è ovvio per tutti vale la presunzione d'innocenza, eppure non si saranno sorpresi di essere coinvolti nell'inchiesta e di essere ascoltati tanto dagli inquirenti penali quanto dalla Commissione cardinalizia. Tutti e tre, non a caso, sono ora tenuti a distanza dal Pontefice. La Stampa non si occupa più delle carte del Papa, Benedetto ha cancellato gli incontri con Clemens, e il cardinale Sardi si è dimissionato.

L' "INVIDIA CLERICALIS"
«Certo - confida un attento osservatore interno - sulla base di questi presupposti, se si fa uno più uno si arriva a questo». «Una situazione sconcertante », non esita a definirla un altro. «La commissione cardinalizia ha lavorato benissimo - aggiunge un terzo - e non è un caso che, da quando sono entrati in campo, il flusso di documenti e le minacce di nuove rivelazioni si sia improvvisamente interrotto».

Il motivo che viene addotto dall'aver fatto portare fuori le carte al maggiordomo del Papa appare per ora meno complottistico e molto più umano: la gelosia, la cosiddetta e ben nota storicamente nella Chiesa "invidia clericalis" per chi è più vicino al Papa. Che naturalmente si è trovato ad essere ferito da questa storia. E le critiche più forti si sono concentrate sul Segretario di Stato, Tarcisio Bertone, accusato di avere accumulato troppo potere. Ma soprattutto sull'attuale segretario del Papa, padre Georg, trovatosi involontariamente in mezzo a una lotta fra tedeschi.

Commenta Paul Badde, vaticanista di lungo corso del quotidiano Die Welt, autore di articoli molto acuti sul caso dei Vati-leaks: «Una cospirazione all'interno della Curia? Forse anche, ma solo un po'. E non certo un colpo di Stato. Nessuna rivoluzione di palazzo. Nessun Dan Brown. Tutto è molto più realistico - e più umano: un cuore palpitante pieno di risentimento e di invidia. Più Shakespeare che Dostoevskij». Infatti, è la gelosia ad aver accecato.

 

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