SOTTO-MARINO BOMBARDATO DAL PD - UN PEZZO DEL CONSIGLIO COMUNALE, COMPOSTO DAL PD E SEL, NON E' D'ACCORDO CON LA ROSA DI NOMI DECISA PER ACEA. E MENTRE SULLE NOMINE SI RISCHIA LO STALLO LE AZIONI IN BORSA AFFONDANO

1 - ACEA, MARINO E IL PD A UN PASSO DALLA CRISI
Alessandro Capponi per il "Corriere della Sera - Edizione Roma"

Acea, bufera sul Campidoglio. La battaglia che fu emblema dell'opposizione di centrosinistra contro Alemanno, rischia di diventare il preludio a una crisi tra le forze politiche ora in maggioranza e il sindaco: perché c'è un pezzo di consiglio comunale (il Pd con il segretario romano e il capogruppo, Sel con il capogruppo) che affonda il colpo contro la rosa di nomi decisa dal Comune per Acea.

Così, inevitabilmente, le voci si rincorrono: il Pd ritirerà gli assessori? La risposta è no, ma in queste ore è in corso il pressing per convincere gli esponenti di riferimento Pd nella squadra di Marino a mettersi di traverso - nella giunta di oggi - in quella che dovrebbe essere una formalità, dare mandato al sindaco di portare le candidature nell'assemblea. O, in alternativa, il partito chiede agli assessori di mandare comunque un segnale disertando la giunta. E dalla commissione Bilancio, stasera, è atteso il «parere non vincolante».

Di certo lo strappo tra il pd romano (più Sel) e il sindaco appare, ormai, consumato. Per spiegare, ecco le parole del segretario romano del Partito democratico, Lionello Cosentino: «Il cda scelto da Marino? Profilo modesto. Il pd di Roma non ha avanzato proposte, e non intende suggerire nomi. Si limita ad osservare che nessuno dei cinque scelti ha qualche esperienza manageriale significativa nel campo della produzione e distribuzione dell'energia elettrica. Questa volta il curriculum, evidentemente, non è servito».

Il capogruppo, Francesco D'Ausilio: «Scelte al di sotto delle aspettative, con un cda privo di sufficienti competenze ed esperienze manageriali e industriali». Ma il Pd non era il partito che non voleva interferire sulle nomine? «Ci auguriamo che le scelte non siano il frutto di logiche spartitorie alimentate da appetiti e bilancini di componenti nazionali dei partiti - dice D'Ausilio - alle quali il Pd di Roma non ha partecipato né intende partecipare».

Invece era proprio quello l'obiettivo di «alcuni del Pd», mugugnano i fedelissimi di Marino in Campidoglio: come a dire che non tutto il partito romano condividerebbe le prese di posizione. Di certo non il partito nazionale, con il quale il sindaco sta dialogando su molti fronti. La posizione di Sel, con il capogruppo Gianluca Peciola, è chiara: «Bene comune diviso tra poteri forti e equilibri nazionali di un partito trasversale. Il merito dov'è?». E la maggioranza capitolina?

In più, anche dalla Regione trapela il «fastidio di Zingaretti - dicono i suoi - per essere stato tirato dentro una vicenda della quale non sapeva nulla», e cioè la nomina di Elisabetta Maggini. Comunque: tre donne su cinque membri del cda.

L'ad sarà Alberto Irace (gradito a Renzi), il presidente Catia Tomasetti (a Delrio), poi ci sono Elisabetta Maggini (apprezzata da Legnini) Paola Profeta (lettiana) e Franco Paparella (ex commissario straordinario di Farmacap, stimato da Alfano). Il sindaco, dopo l'incontro con la maggioranza (opinioni diverse, alcuni approvano le scelte, «quella di valorizzare un manager interno di Acea, Irace, è positiva», dice il portavoce Fabrizio Panecaldo), ha incontrato anche i capigruppo delle opposizioni (tutti contrari): Alfio Marchini ha preferito non partecipare, «indispettito», raccontano i suoi collaboratori, per il metodo usato dal sindaco.

2 - MA SULLE NOMINE SI RISCHIA LO STALLO E INTANTO IN BORSA LE AZIONI VANNO GIÙ
Paolo Foschi per il "Corriere della Sera - Edizione Roma"

Il rinnovo del cda di Acea rischia di trasformarsi in una battaglia legale. Se il sindaco Ignazio Marino non riuscirà a convincere almeno 5 consiglieri su 9 a dimettersi per far decadere così il board e poter procedere dunque alle nuove elezioni in occasione dell'assemblea del 5 giugno, infatti, potrebbe trovarsi a fare i conti con una serie di opposizioni.

Secondo due pareri giuridici differenti raccolti all'interno dell'attuale cda, infatti, l'assemblea dei soci non può procedere con la riduzione del numero dei consiglieri e con il rinnovo delle cariche come chiesto da Marino stesso, per una serie di vizi legati alle modalità della richiesta, a cominciare dalla «carenza di informazioni a tutela degli azionisti di minoranza». Secondo Gianluigi Pellegrino, avvocato di Marino, invece non ci sarebbero ostacoli. Muro contro muro? Vedremo.

In ogni caso se il cda non decadrà per le dimissioni spontanee dei suoi membri, Marino dovrà procedere con la revoca, ma senza giusta causa l'azienda deve pagare ugualmente i compensi fino alla scadenza del mandato (e si parla di una somma compresa fra i 5 e i 7 milioni di euro, a seconda di come viene conteggiata la parte variabile).

Intanto i soci privati, i principali sono Francesco Gaetano Caltagirone (16.4%) e il colosso francese Suez (12.5%), seguono l'evolversi della vicenda con una certa preoccupazione: per loro l'ad Paolo Gallo non andrebbe sostituito, visto che i risultati finanziari sotto la sua gestione sono migliorati, ma il Comune, con il 51%, ha l'ultima parola. «Noi non vogliamo scontri con l'azionista di maggioranza, ma vogliamo tutelare il nostro investimento» dicono dal quartier generale dei francesi. E i segnali che arrivano dalla Borsa sono tutt'altro che incoraggianti: le azioni di Acea nell'ultimo mese hanno dissipato l'8,4% (ieri -0,89), esattamente il doppio rispetto alla perdita del listino generale.

 

 

IGNAZIO MARINO E OBAMAIgnazio Marino IGNAZIO MARINO GIANNI ALEMANNO ALFIO MARCHINI A DOMENICA LIVE Nuovo Logo AceaFrancesco Gaetano Caltagirone

Ultimi Dagoreport

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…

funerale di papa francesco bergoglio

DAGOREPORT - COME È RIUSCITO IL FUNERALE DI UN SOVRANO CATTOLICO A CATTURARE DEVOTI E ATEI, LAICI E LAIDI, INTELLETTUALI E BARBARI, E TENERE PRIGIONIERI CARTA STAMPATA E COMUNICAZIONE DIGITALE, SCODELLANDO QUELLA CHE RESTERÀ LA FOTO DELL’ANNO: TRUMP E ZELENSKY IN SAN PIETRO, SEDUTI SU DUE SEDIE, CHINI UNO DI FRONTE ALL’ALTRO, INTENTI A SBROGLIARE IL GROVIGLIO DELLA GUERRA? - LO STRAORDINARIO EVENTO È AVVENUTO PERCHÉ LA SEGRETERIA DI STATO DEL VATICANO, ANZICHÉ ROVESCIANDO, HA RISTABILITO I SUOI PROTOCOLLI SECOLARI PER METTERE INSIEME SACRO E PROFANO E, SOPRATTUTTO, PER FAR QUADRARE TUTTO DENTRO LO SPAZIO DI UNA LITURGIA CHE HA MANIFESTATO AL MONDO QUELLO CHE IL CATTOLICESIMO POSSIEDE COME CULTURA, TRADIZIONE, ACCOGLIENZA, VISIONE DELLA VITA E DEL MONDO, UNIVERSALITÀ DEI LINGUAGGI E TANTE ALTRE COSE CHE, ANCORA OGGI, LA MANIFESTANO COME L’UNICA RELIGIONE INCLUSIVA, PACIFICA, UNIVERSALE: “CATTOLICA”, APPUNTO - PURTROPPO, GLI UNICI A NON AVERLO CAPITO SONO STATI I CAPOCCIONI DEL TG1 CHE HANNO TRASFORMATO LA DIRETTA DELLA CERIMONIA, INIZIATA ALLE 8,30 E DURATA FINO AL TG DELLE 13,30, IN UNA GROTTESCA CARICATURA DI “PORTA A PORTA”, PROTAGONISTI UNA CONDUTTRICE IN STUDIO E QUATTRO GIORNALISTI INVIATI IN MEZZO ALLA FOLLA E TOTALMENTE INCAPACI…- VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…