LE SPARATE DI SALVINI SONO NULLA: GIORGIA MELONI SI TROVA DI FRONTE A UNA VORAGINE NEI CONTI PUBBLICI E DEVE GESTIRE L’INCAZZATURA AMERICANA PER IL MANCATO ACCORDO AL G7 SUGLI ASSET RUSSI – LA DUCETTA TENTA L’ULTIMO SPRINT PER LE EUROPEE: SPINGE SUI SOCIAL E SI PRESENTA COME “QUELLA STRONZA”, MA È TERRORIZZATA DAL FALLIMENTO DEL PLEBISCITO: “NON SCALDO LA SEDIA, NON MI FARÒ INTRAPPOLARE DA QUELLI LÌ” (I SOLITI, INNOMINABILI POTERI FORTI)
Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”
festa al quirinale 2024 giorgia meloni sorseggia
È un periodaccio. Di tensione e cattivi pensieri. Di sondaggi riservati che fortunatamente nessuno può pubblicare. Non ne va bene una. L’ultima, ieri, gravissima, con Matteo Salvini che attacca Sergio Mattarella. Una follia, per Giorgia Meloni.
Un conto è mostrarsi sovranisti e nazionalisti, come fa la premier a dispetto del Presidente, un altro scagliarsi contro il Colle. Per ore, valuta se difendere il Capo dello Stato. Ha un contatto con il suo vicepremier, aspro, chiedendogli di correggersi. Alla fine, evita di esporsi pubblicamente. Non ci sarà neanche, almeno fino a sera, un colloquio telefonico con il Presidente per esprimergli solidarietà e dissociarsi dai leghisti.
La verità è che resta in silenzio per non dividere la destra. Contestare l’alleato costerebbe troppo in termini politici […]. Ma quanto imbarazzo, nel suo tacere. Fosse solo per Salvini, poi. Cattivi pensieri ruotano attorno a un G7 che sta facendo impazzire gli sherpa e che rischia di trasformarsi in un mezzo flop.
Pessime vibrazioni arrivano dal Tesoro, che ha comunicato in via riservata a Palazzo Chigi un dato incontrovertibile e brutale: non c’è un euro in cassa, allacciamo le cinture per la prossima legge di bilancio. Non ne va bene una e Meloni è comunque lì, consapevole e arrabbiata, a giocarsi tutto.
Ha trasformato il voto in un referendum, il 10 giugno come Festa della Consacrazione: la premier contro il resto mondo. Sogna un plebiscito, ma teme un capitombolo. Deve urlare, strappare, provocare. Se vince, nessun prigioniero. Se perde, chissà.
Ormai non esclude neanche una tentazione per ora indicibile, che inizia a circolare come sfogo: imitare Pedro Sanchez e Rishi Sunak, portare tutti al voto all’inizio del 2025. Per adesso, basti lo slogan ripetuto a chiunque la incroci: «Non scaldo la sedia, non mi farò intrappolare da quelli lì». Sarebbero i soliti, innominabili poteri forti, nemici esterni e finti amici annidiati tra le mura del palazzo. Fantasmi.
festa al quirinale 2024 sergio mattarella con lorenzo fontana e giorgia meloni
Sabato sera, in un angolo poco illuminato dei giardini del Quirinale, c’è la sorella Arianna. La cerca: «Ma Giorgia dove sta?». Telefona, la rintraccia. La leader è comoda su una poltroncina. Qualcuno le allunga un calice pieno fino all’orlo. Bollicine. Meloni ci pensa un attimo. Da settimane si tormenta con una dieta ferrea, è tornata anche ad allenarsi in palestra, capita che si presenti a Palazzo Chigi attorno alle 11. Guarda il calice, di nuovo. Cede. In un lungo, unico sorso.
Tutti domandano in queste ore: perché il plebiscito? Perché personalizzare, buttare a mare ogni remora istituzionale, alzare la voce? […] Come detto, non si possono riportare i numeri, ma una sensazione sì: i fratelli d’Italia sarebbero inchiodati al loro recente passato. E quando va così, è un attimo a scendere sotto la soglia del 26%, quella indicata come minimo sindacale, dopo aver sognato lo sfondamento del 30%. Il timore è che le peggiori sorprese arrivino dalla circoscrizione del Nord Est
telemeloni - gli appunti di giorgia meloni
[…] Un segnale concreto è invece arrivato dal Tesoro. Non c‘è un euro per fare politica, il senso dell’allarme. La voglia di fuga di Giancarlo Giorgetti di solito anticipa sconvolgimenti politici: è andata così con il Conte uno, il Conte due e l’esecutivo Draghi.
Bankitalia tre giorni fa ha avvertito del rischio per l’alto debito, frutto di una congiuntura a tenaglia: basta con la flessibilità dell’era Covid, c’è una procedura d’infrazione in arrivo e le nuove regole del Patto a strozzare i sogni di gloria di Palazzo Chigi.
«I ministeri sono in affanno da tempo, non va bene», è l’analisi che spesso Meloni consegna allo staff. E poi c’è il G7. Ne parla poco anche la premier, ormai, dopo averne fatto una bandiera di consenso. C’è una ragione, nota alle diplomazie alleate: finora gli sherpa hanno mancato gli obiettivi prefissi. Non riescono a trovare un compromesso ragionevole sugli asset russi, a causa delle resistenze degli europei.
GIORGIA MELONI ARRIVA AL FESTIVAL DELL ECONOMIA DI TRENTO
Gli americani, che premono per gli “Ukraine bond”, sono furiosi. Per non parlare della linea italiana sulle armi, le uniche che devonofrenare la gittata e non possono oltrepassare il confine ucraino. Roma sembra isolata, ma c’è poco da fare. “Noi dobbiamo pensare anche alle decine di imprese italiane che operano in Russia”, confidava Antonio Tajani parlando con Guido Crosetto al Colle. «La linea non cambia», annuiva il ministro.
Ecco perché Meloni spinge sui social, gioca a “TeleMeloni” e attacca La7, urla contro “Elly” e si presenta come “la stronza” a Vincenzo De Luca: non può rischiare il fallimento, non può restare sotto il 26%. Ha anche accelerato sui decreti, ignorando i dubbi del Colle e sfidando i giudici, generando tensioni tra emissari del governo e del Quirinale (raccontano fonti dell’esecutivo di un recentissimo e movimentato colloquio telefonico tra Alfredo Mantovano e il segretario generale del Colle Ugo Zampetti).
VOTA GIORGIA - MEME BY 50 SFUMATURE DI CATTIVERIA
Tutto, pur di difendere il consenso. Quando le cose vanno male, soltanto i voti possono placare le vendette […]. […] La maggioranza è ampia, l’interesse comune è restare al potere. Ma per la prima volta da molti mesi, uno scenario inizia a solleticare le fantasie di Palazzo Chigi, scuotendo come scossa elettrica il potere dei boiardi di Stato, dei capi di gabinetto, dei vertici politici e istituzionali del Paese, quelli che sabato sera chiacchieravano proprio di questa voce sul prato del Colle. Si può riassumere in uno stato d’animo: insofferenza.
La premier non è più così certa di vincere bene queste elezioni. Pensa ancora di avvicinarsi a “quota trenta” […] ma mette in conto anche un brutto risultato. A quel punto, non accetterebbe di finire nelle sabbie mobili dell’immobilismo. […] un pessimo risultato alle Europee la renderebbe ancora più irrilevante nelle trattative per la nuova Commissione a Bruxelles. Dove […] ha in mente il nome di un possibile commissario. L’ha accennato l’altro giorno, senza svelarne il nome. A Palazzo Chigi sostengono che potrebbe essere quello di Elisabetta Belloni.
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giorgia meloni luciano violante convegno sul premierato festa al quirinale 2024 giorgia meloni circondata da fangiorgia meloni al festival dell economia di trento 4giorgia arianna melonigiorgia meloni al festival dell economia di trento 7GIORGIA MELONI - CHICO FORTI - ILLUSTRAZIONE DEL FATTO QUOTIDIANO gli appunti di giorgia melonigiorgia meloni e il comizio di chiusura della campagna elettorale 6giorgia meloniGIORGIA MELONIGIORGIA MELONI - VIGNETTA VUKIC giorgia meloni e il comizio di chiusura della campagna elettorale 7