LO SPINELLI ADORATO DA EU-GENIO NON ERA PROPRIO UN CORAZZIERE TENDENZA BELLA NAPOLI - SPEDITO AL CONFINO DAI FASCISTI FU CACCIATO PER ANTISTALINISMO ANCHE DAL PCI

Fabrizio D'Esposito per "Il Fatto Quotidiano"

Guai a criticare il Quirinale. Nel nome del padre. Secondo round, ieri, in un colonnino a pagina 29 di Repubblica, dell'attacco scomposto di Eugenio Scalfari a Barbara Spinelli, rispettivamente Fondatore ed editorialista di quel quotidiano. Domenica scorsa Scalfari ha accusato Spinelli di sparare contro Napolitano, come Grillo e Travaglio: una circostanza che lo "addolora profondamente".

Di qui il monito finale senza se e senza ma, rivolto a "Barbara": "Ti assicuro che da questo momento in poi cancello dalla mia memoria quanto ho ora ricordato. Voglio solo pensare il meglio di te a cominciare dal fatto che sei la figlia di Altiero Spinelli. Ricordalo sempre anche tu e sarà il tuo maggior bene".

La risposta di Spinelli parte da un sentimento di stupore: "Sono stupita dalle parole che Eugenio Scalfari dedica non tanto alle mie idee sulla crisi italiana ma, direttamente, con una violenza di cui non lo credevo capace, alla mia persona".

L'editorialista sospettata apertamente dal Fondatore di deviazionismo filogrillino, e quindi contro Napolitano, scrive: "Violento è infatti l'uso che fa di Altiero Spinelli, del quale nessuno di noi può appropriarsi". Ora, a proposito dell'intolleranza scalfariana "verso chi la pensa diversamente" (B. Spinelli), è forse utile ricordare la vicenda politica di Altiero Spinelli, considerato l'inventore del federalismo europeo con il Manifesto di Ventotene del 1941.

Da giovane, Altiero Spinelli venne espulso dal Pci nel tremendo 1937, l'anno della morte di Gramsci nonché dell'esplosione della repressione di Stalin nell'Urss. Nello studio della storia esiste il concetto di percezione critica della contemporaneità. Accorgersi cioè pienamente di quello che sta accadendo.

E l'antifascista Spinelli, arrestato dal regime e spedito al confino, ebbe contezza da subito dello stalinismo. Nel "Partito", allora clandestino, il comunista Spinelli contestò la linea filosovietica dei vertici e riferì a Giorgio Amendola, che poi sarebbe stato la guida di Giorgio Napolitano nel Pci, i suoi dubbi. Lo stesso Amendola parlò con Celeste Negarville, che annota nei suoi diari: "La posizione di Altiero è pericolosissima: ‘condizione per la rivoluzione in Europa, l'abbattimento della dittatura staliniana'".

Spinelli apprese di essere stato espulso dal Pci mentre si trovava Ponza, al confino. A proporre di cacciarlo fu Amendola: "Deviazione ideologica e presunzione piccolo-borghese". Spinelli si rifiutò di fare autocritica e di ratificare la versione ufficiale dei processi di Mosca.

Vent'anni prima del riformista Giolitti nel ‘56, scomunicato perché contrario all'invasione dell'Ungheria, lo Spinelli del ‘37 è un'altra occasione mancata del Pci. E a proposito di percezione critica della contemporaneità: di lì a poco lo studente Scalfari sarebbe stato giornalista fascista fino a tutto il 1943.

Il Pci fece i conti con Spinelli quarant'anni dopo, facendolo eleggere da indipendente alla Camera dei deputati. E sulla giusta scelta rivoluzionaria, visto che Scalfari scrive in difesa di Napolitano, ecco cosa ha scritto il capo dello Stato nella sua autobiografia: "Nel suo Diario Spinelli si diverte ad annotare che incontrandosi, nel 1985, a pranzo con me e il socialdemocratico tedesco Karsten Voigt, aveva visto in noi ‘l'antica immagine del bonzo, quale ogni vecchio rivoluzionario è destinato a diventare', e aggiunge: ‘Io ho evitato questo destino, perché a un certo momento, oltre quarant'anni fa, ho scoperto un'altra, diversa e strana rivoluzione - quella del federalismo europeo'".

 

 

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