giorgia meloni antonio damato

SPUNTA L’IPOTESI D’AMATO – L’IMPRENDITORE NAPOLETANO ANTONIO D’AMATO, PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA DAL 2000 AL 2004, È UNO DEI NOMI SU CUI PUNTA MOLTO GIORGIA MELONI. PER LUI “DONNA GIORGIA” STA PENSANDO PER LUI A UN SUPER MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO, CHE RIASSORBIREBBE TUTTE LE DELEGHE SULL’ENERGIA, SVUOTANDO IL MINISTERO DELLA TRANSIZIONE ECOLOGICA. CINGOLANI POTREBBE RESTARE NELLE VESTI DI COMMISSARIO ALL’ENERGIA…

 

Ilario Lombardo per “La Stampa”

 

antonio damato sergio mattarella

Si lasciano con uno schema di massima, una divisione a quote tra ministeri e presidenze delle Camere, e la sensazione che la partenza di questo governo non potrebbe essere più faticosa. Poco dopo le tre di pomeriggio si aprono i cancelli della villa di Arcore. Silvio Berlusconi è riuscito ancora una volta a trasformare il suo salotto, in Brianza, nell'epicentro della politica italiana.

 

È un rito a cui gli alleati, Giorgia Meloni e Matteo Salvini, non possono sottrarsi. Tanto più che una settimana fa, aveva messo in chiaro che è con lui che bisogna trattare, non con il coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani. Il patriarca siede soddisfatto e con l'aria più disponibile del mondo con accanto a sé la compagna e deputata di FI Marta Fascina.

 

GIORGIA MELONI COME ILARY BLASI MEME

Di fronte, si accomodano Meloni e Ignazio La Russa per Fratelli d'Italia, Salvini e Roberto Calderoli per la Lega. Non è una coincidenza: i leader sono accompagnati dai due principali contendenti per il ruolo di presidente del Senato, la seconda carica dello Stato, la più ambita. È il nodo principale da sciogliere prima della formazione del governo. E con molta probabilità non verrà sciolto ufficialmente prima di mercoledì, quando Meloni, Berlusconi e Salvini si incontreranno di nuovo, a Roma, alla vigilia della prima seduta parlamentare della diciannovesima legislatura.

 

In teoria un passo in avanti è stato fatto. Il partito - probabilmente FI - a cui non andrà nessuna delle due presidenze, sarà risarcito con un ministero in più. Al momento le quote di governo prevedono quattro ministeri agli azzurri e quattro ai leghisti.

 

IGNAZIO LA RUSSA GIORGIA MELONI

La leader è molto preoccupata. Non ne fa mistero: «Ci attendono mesi difficili». Sui conti italiani, sulla tenuta in Europa, sulla guerra, sull'energia e sui prezzi delle bollette, soprattutto. È una sfida gigantesca che le serve anche a giustificare la sua volontà di affidare alcuni dei ministeri chiave a figure tecniche. Sa che gli alleati sono contrari. Salvini lo chiarisce subito dopo il vertice quando ribadisce che la Lega farà solo «nomi all'altezza, di cui - precisa - nessun tecnico».

 

antonio damato 1

Solo politici, in grado di rappresentare la forza del centrodestra. Su questo c'è un solido asse con Berlusconi. Sono invece da cinque a sette le poltrone su cui Meloni vorrebbe far sedere gli esperti, «magari di area», sostiene. Tra i nomi su cui punta molto c'è Antonio D'Amato.

 

Imprenditore napoletano, è stato presidente di Confindustria dal 2000 al 2004. È stato già sondato e ha dato una prima disponibilità, precisando che nel caso accettasse dovrebbe rapidamente affidare a un trust le sue società, per evitare conflitti di interesse. L'offerta è allettante: per lui Meloni starebbe pensando a un super ministero dello Sviluppo economico che riassorbirebbe tutte le deleghe sull'energia, e la gestione delle grandi aziende controllate del settore, da Eni a Enel e altre.

 

Di fatto si svuoterebbe il ministero della Transizione ecologica che potrebbe tornare nella formula più classica dell'Ambiente. Non è ancora chiaro se il ministro uscente Roberto Cingolani resterà nelle vesti di commissario all'energia o lascerà del tutto il governo come lui dichiara di voler fare.

CLAUDIO DESCALZI OSPITE DI ATREJU

 

Non è più considerabile puramente un tecnico invece Carlo Nordio, ex magistrato, che Meloni vorrebbe alla Giustizia, anche per frenare gli appetiti degli azzurri, di Elisabetta Casellati, che ha chiesto a Berlusconi di vestire i panni del Guardasigilli, e di Francesco Paolo Sisto, già sottosegretario del governo Draghi.

 

Se per il Senato la spunterà La Russa e non Calderoli, alla Lega - secondo partito di centrodestra - andrà la Camera, dove il più favorito sembra Giancarlo Giorgetti. Ma non è così scontato. Dipende se, all'ultimo, Salvini gli preferirà qualcuno dei suoi fedelissimi. Giorgetti ieri era migliaia di chilometri lontano da Arcore, a Londra.

 

antonio damato

Ha una fede calcistica particolare, e a suo modo malinconica, il Southampton, che onora quando può. Ma il calcio è una passione molto presente anche nel confronto di Arcore. La Russa è il più agitato, compulsa il cellulare continuamente per vedere come va Sassuolo-Inter. Recupererà la partita solo dopo qualche ora, registrata. Berlusconi è atteso a Monza, all'inaugurazione di un impianto sportivo intitolato al padre. C'è voglia di fare in fretta e almeno di puntellare le prime decisioni. Il vertice dura poco meno di due ore.

Gli staff riescono a evitare gli assembramenti dei giornalisti di fronte alla villa, dando notizia dell'incontro a tre solo dopo un'ora dal suo inizio.

 

Meloni vuole chiarire con gli alleati i risultati delle sue interlocuzioni private. E spiegare che c'è uno scarto tra la realtà e quello che viene percepito. «Non è vero che sono in alto mare» è il senso del suo ragionamento. È vero, però, che non ha ancora un nome certo per l'Economia, e senza quello le altre caselle sono più difficili da riempire. La sensazione della futura premier è che il no di Fabio Panetta non sia definitivo, che qualcosa potrebbe cambiare tra una settimana, quando il presidente della Repubblica Sergio Mattarella darà l'incarico e la trattativa sul governo sarà formalizzata.

 

LA DRAGHETTA - BY EMAN RUS

A quel punto, la speranza di Meloni è che il capo dello Stato faccia una telefonata all'economista che siede nel board della Bce. Ieri, intanto, a Madrid, è stato annunciato con grande enfasi che questa mattina la presidente di FdI interverrà in collegamento alla festa annuale degli ultranazionalisti di Vox. Il rapporto con l'Europa dipende molto da chi andrà al Tesoro. Ma anche da come la premier gestirà le sue alleanze all'interno dell'Unione.

giorgia meloni mario draghiantonio damato sergio mattarella. ANTONIO D'AMATO giorgia meloni francesco lollobrigida giorgia meloni e la pedana al villaggio coldiretti 7sergio mattarella antonio damato

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