LA SQUADRA DI GOVERNO E’ PRONTA… AD ESSERE RIMESCOLATA DAL COLLE – SALVINI ALL'EX STEWARD DEL SAN PAOLO: "STRINGI LA MANO A BERLUSCONI E SARAI PREMIER". "MAI" - IL LEGHISTA VUOLE GLI INTERNI (MA SE LI SOGNA) – L’ECONOMISTA LUMBARD BORGHI: “IL RAGIONIERE DELLO STATO NON BOLLINA I NOSTRI CONTI? CAMBIAMO IL RAGIONIERE!” - "IL PREMIER SARA' UN TECNICO POLITICO" - SPUNTA PURE TREMONTI
Amedeo La Mattina e Ilario Lombardo per la Stampa
Fino all' ultimo è stata una sfida a due. Matteo Salvini non ha mollato sul suo terzo nome, né lo ha fatto Luigi Di Maio. «Sarà un politico ». «Non proprio un politico, qualcosa di simile». «Un tecnico politico». «Mai un tecnico vero e proprio».
Così, per tutta la giornata, Lega e M5S hanno cercato di mascherare il profilo del premier che porteranno al Colle. L' unica informazione è di genere: il ballottaggio è tra due uomini. Salvini e Di Maio daranno un solo nome a Sergio Mattarella, disponibili, però - questo è l' accordo - a far valutare anche l' altra scelta.
Fonti di Forza Italia parlano di una telefonata di cortesia di Salvini ad Arcore. Il leghista avrebbe spiegato a Silvio Berlusconi che il terzo uomo deve ancora sciogliere la riserva. In serata girava ancora il nome di Giancarlo Giorgetti oltre a quello del rettore dell' Università di Milano, Gianluca Vago, proposto dal Carroccio e stimato dal capo politico del M5S che lo ha incontrato durante la campagna elettorale. È sembrata invece solo una provocazione il nome di Giulio Tremonti.
Alla vigilia dei colloqui al Quirinale, ci sono solo alcune certezze. I parlamentari leghisti hanno ricevuto un sms: «Fatevi trovare pronti a Roma da martedì in poi, per il voto di fiducia». Di Maio ha mantenuto la parola e non ha più insistito per avere la premiership. Anzi, da quello che confermano da ambienti leghisti e grillini, Salvini gli ha dato un' ultima estrema chance per esaudire il suo desiderio di andare a Palazzo Chigi: «Stringi la mano a Berlusconi e diventi premier».
La risposta è stata la stessa di tutte le ultime settimane: «Mai, sono orgoglioso di non averlo fatto prima e non lo faccio ora». Il sogno dei 5 Stelle si è infranto di fronte al muro del centrodestra. Per spezzare la coalizione e indebolire Salvini, Di Maio ha dovuto sacrificare se stesso. Il leghista, invece, non ha mai rivendicato per sé Palazzo Chigi, salvo quando stava per diventare molto concreta la strada della staffetta. Ma entrambi volevano cominciare per primi.
I LEADER VICEPREMIER
È finita che con molta probabilità faranno i vicepremier con deleghe di peso. A Salvini andrà il Viminale, anche se fino alla fine non era così sicuro di entrare nell' esecutivo. A Di Maio non dovrebbero andare gli Esteri ma Welfare e Lavoro, una scelta spiazzante che misura però l' importanza della battaglia epocale per il M5S: il reddito di cittadinanza. La trattativa sul programma non è completamente finita ma è abbastanza per salire al Quirinale, questo pomeriggio, e dimostrare al presidente Mattarella di essere a buon punto.
Non è detto che il Capo dello Stato riceverà entrambi insieme. Potrebbe incontrare prima Di Maio, leader del principale partito della quasi alleanza, e poi Salvini. A Mattarella non presenteranno un elenco di ministri, sanno che lui non gradirebbe, visto che è sua prerogativa scegliere chi mandare nei vari dicasteri. Un elenco, però, aggiornabile fino all' ultimo, è pronto.
VINCENZO SPADAFORA LUIGI DI MAIO
LA SQUADRA
Lega e M5S hanno scelto i propri uomini (e donne, poche) per la squadra. Sarà «super politico» giurano dal M5S Per quanto riguarda i grillini, nessuna sorpresa. Chi era al tavolo dovrebbe essere nel governo: Vincenzo Spadafora, possibile sottosegretario a Palazzo Chigi, Alfonso Bonafede, Laura Castelli. Per il Carroccio: Giancarlo Giorgetti, anche lui sottosegretario alla presidenza del Consiglio.
L' avvocato Giulia Bongiorno, altro nome in pole per guidare l' esecutivo, dovrebbe entrare di sicuro. Sulla soglia del governo anche il fedelissimo capogruppo dei senatori Gianmarco Centinaio e il presidente della commissione speciale Nicola Molteni. Tutti, finora, partecipanti al tavolo del Pirellone.
Degli economisti in quota Lega non dovrebbero entrare né l' ideologo della flat tax Armando Siri né l' antieuro Claudio Borghi, entrambi al lavoro sul contratto. Non era al tavolo ma è nella lista per il governo l' altro economista no-euro, Alberto Bagnai, un cuore a sinistra, a lungo corteggiato dal M5S ma oggi deputato della Lega. (Il collega Borghi ha fatto strabuzzare gli occhi pure ai colleghi di partito quando davanti all' osservazione che se avessero sforato i conti, il Ragioniere dello Stato avrebbe respinto le riforme, ha risposto: «Che problema c' è, cambiamo il Ragioniere»)