BEPPE HA FATTO IL BOT! SECONDO UNO STUDIO DELLO IULM, PIÙ DELLA META’ DEI FAN DI GRILLO SU TWITTER (IL 54%) SAREBBE FORMATA DAI COSIDDETTI “BOT”, OVVERO PROFILI FINTI E AUTOMATIZZATI - LA ‘MISURA’ DEI FOLLOWER NON È SOLO UNA GARA A CHI CE L’HA PIÙ LUNGO: I POLITICI DEVONO USARE I NUMERI PER MOSTRARE LA LORO FORZA E CHI SBANDIERA CONSENSO, ATTRAE CONSENSO - BEPPE SBOTTA: “LE NOTIZIE DIFFUSE SONO FALSE. VALUTERÒ QUERELE…

Matteo Basile per "il Giornale"

Nostro signore di internet bara. Forse a sua parziale insaputa ma di certo il paladino della verità assoluta non può vantare numeri veritieri. Oltre la metà dei «seguaci » di Beppe Grillo sul social network Twitter sarebbero infatti dei falsi. E a dirlo non è un avversario politico che intende delegittimarlo ma un autorevole studio di un altrettanto autorevole professore dello Iulm. Marco Camisani Calzolari patron della Digital Evaluations, società specializzata nella misurazione del reale valore dei social media per aziende e celebrities , rivela che i numeri di Grillo sarebbero contraffatti.

Ben il 54% del totale dei fan del comico non sarebbe riconducibile a persone in carne e ossa ma a«Bot»,vale a dire account automatizzati dietro ai quali non si muove un soggetto reale. Che botta per colui che fa del web il principale strumento di comunicazione, il guru che attacca a destra e a sinistra tramite editti pubblicati in rete, l'uomo politico che proprio su internet vanta più ammiratori.

Almeno fino a ieri. Già perché nonostante i sondaggi il Movimento 5 stelle si attesti su un più che lusinghiero 13,8%, il suo gradimento telematico non sarebbe così vasto. Almeno per quanto riguarda Twitter , fenomeno che dagli Usa si è diffuso negli ultimi anni anche in Italia con centinaia di migliaia di utenti. Il giochino è semplice: una volta iscritti e creato il proprio account personale, si twitta una frase al massimo di 140 caratteri alfanumerici. Ma per chi si scrive? Per i propri follower ovvero le persone che seguono la nostra pagina.

Tra i più accaniti utilizzatori di Twitter , oltre ai comuni mortali ci sono star mondiali, sportivi e, ovviamente, politici sparsi per il mondo. Dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che sfiora i 18 milioni di ammiratori, a segretari e funzionari di partito di casa nostra. Inevitabile che sia nata una sorta di competizione tra vip di vario genere per misurare quale sia la loro popolarità tra gli utenti del web e, va da sè, tale singolar tenzone non ha risparmiato nemmeno i politici italiani.

Fino a ieri il re incontrastato di questa classifica era appunto Beppe Grillo con la bellezza di 622mila e rotti followers. Almeno fino alla rivelazione di Camisani Calzolari che ha evidenziato i numeri purgati. Se effettivamente fosse così, il comico perderebbe il primato di leader politico più seguito sul social network, cedendo il posto a Nichi Vendola che conta oltre 212 mila follower.

Naturalmente in attesa di prossimi controlli e successive smentite. «I politici, ancor più delle aziende, hanno bisogno di usare i numeri per mostrare la loro forza in termini di consenso - spiega Camisani Calzolari - Chi sbandiera consenso, attrae consenso». Naturale che polemiche (e sbeffeggiamenti) nei confronti del leader 5 stelle siano arrivate, bipartisan, proprio da Twitter.

«È grottesco che chi quotidianamente santifica la rete come fonte di verità, si sia adoperato con false strategie per imbrogliare i naviganti», attacca Deodato Scanderebech ( Fli). Il liberale Gianni Vernetti invece rimanda alla notizia e si limita a commentare con un beffardo «Ahi ahi». E lui che fa? Prima si limita a ritwittare una pagina del sito linkiesta. it che contesta l'attendibilità dello studio di Camisani Calzolari aggiungendo un laconico «Certe accuse lasciano il tempo che trovano», poi prova un timido contrattacco: «Le notizie diffuse sui follower del mio account Twitter sono false. Valuterò querele». Da un provetto internauta come lui ci si aspettava qualcosa di più forte. Ma forse, in fondo, quel che pensa non interessa così tanto.

 

 

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