zelensky ucraina armi armamenti guido crosetto antonio tajani

SUGLI AIUTI MILITARI ALL'UCRAINA È SCAZZO TRA CROSETTO E TAJANI – IL MINISTRO DELLA DIFESA FRENA SULL'INVIO DI ARMI A KIEV: “NON ABBIAMO RISORSE ILLIMITATE, ABBIAMO FATTO QUASI TUTTO CIÒ CHE SI POTEVA FARE, NON ESISTE ULTERIORE SPAZIO” – E POI ATTACCA IL RESPONSABILE DEGLI ESTERI: “L’OTTAVO PACCHETTO? TAJANI HA PARLATO DELLA SCELTA POLITICA. POI C’È QUELLA TECNICA, PER VEDERE COSA SIAMO IN GRADO DI DARE SENZA METTERE IN PERICOLO LA DIFESA ITALIANA” – I DUBBI DELLA MELONI, CHE FIUTA L'ARIA IN VISTA DELLE EUROPEE, E IL SILENZIO DI SALVINI

Estratto dell'articolo di Tommaso Ciriaco e Gianluca Di Feo per “la Repubblica”

 

volodymyr zelensky giorgia meloni vertice nato vilnius

Una gigantesca partita politica e diplomatica attorno all’ottavo pacchetto di aiuti militari a Kiev. Si sta giocando in queste ore, sottotraccia. Ma ha già spaccato il governo e rischia di complicare i rapporti con i partner occidentali. Le nuove forniture arriveranno, ma soltanto a ridosso di Capodanno. E soprattutto: senza soddisfare alcune delle richieste di Zelensky.

 

Quali? Gli ucraini chiedono componenti di ricambio e missili che “alimentano” lo scudo aereo Samp-T. Premono per ottenere sistemi di guerra elettronica per bloccare i droni russi. E sono in pressing sull’Italia – come conferma a sera il ministro della Difesa ucraino Rustem Umerov – per ottenere forniture di missili a lungo raggio. Sono i temibili Storm Shadow, a disposizione di Roma. Armi capaci di colpire, ad esempio, la Crimea. Ecco la vera posta in gioco. Vale la pena raccontarla, partendo dalla fine.

 

guido crosetto antonio tajani vertice nato di vilnius

Ieri sera, poco prima di cena. Giorgia Meloni va in tv e usa parole nuove, per certi versi inedite. Intervistata da SkyTg24 , lascia cadere una frase decisiva. «Sugli aiuti siamo sempre stati al fianco dell’Ucraina. Ed è quello che continueremo a fare, compatibilmente con le richieste che arrivano e con la necessità di non sguarnire e non compromettere la nostra sicurezza. Ci sta lavorando la Difesa ».

 

È davvero così, ma segnala un problema: la premier vuole garantire nuovi aiuti, anche perché non intende arretrare rispetto agli impegni con la Casa Bianca e la Nato. Ma è anche alle prese con una serie di ostacoli interni e internazionali. Resi ancora più espliciti, nelle stesse ore, da Guido Crosetto: «L’Italia – ricorda il ministro della Difesa – ha puntato molto sui sistemi di difesa antiaerea per fermare gli attacchi sulle città. Il problema è che non abbiamo risorse illimitate, abbiamo fatto quasi tutto ciò che si poteva fare, non esiste molto ulteriore spazio».

 

guido crosetto giorgia meloni parata del 2 giugno 2023

[…] Il ministro conferma le tensioni con la Farnesina e frena sulla portata degli aiuti militari: «L’ottavo pacchetto? Tajani ha parlato della scelta politica. Poi c’è quella tecnica, per vedere cosa siamo in grado di dare senza mettere in pericolo la Difesa italiana».

 

Ecco il punto: l’Ucraina ha chiesto materiale che Roma ha difficoltà a concedere. Per ragioni di sicurezza nazionale, ufficialmente. Ma anche per evidenti difficoltà politiche e finanziarie. Di cosa si tratta? Partiamo dai Samp-T. Il sistema necessita di una manutenzione costante e utilizza missili Aster 30 – ognuno costa due milioni di euro – che gli ucraini lanciano in quantità. Italia e Francia ne hanno forniti alcune decine. Roma ne ha a disposizione pochi e i nuovi ordini non saranno disponibili prima di un paio d’anni.

 

giorgia meloni mark rutte volodymyr zelensky vertice nato di vilnius

Kiev chiede inoltre sistemi di guerra elettronica, fondamentali per bloccare i droni nemici: gli italiani ne hanno in magazzino pochissimi. Infine, la questione dei missili a lungo raggio. È il vero dilemma, politico e diplomatico.

La Difesa possiede missili aria-terra Storm Shadow, protagonisti degli ultimi attacchi sulla Crimea che hanno portato alla distruzione del comando della Marina russa. Solo Francia e Regno Unito li hanno inviati in Ucraina, ma in numero limitato. […]

 

 Tajani e Crosetto, ad esempio, hanno sempre messo l’accento sulla presunta natura “difensiva” delle armi garantite a Kiev. Ragioni politiche, finanziarie, di sicurezza nazionale: ecco dunque gli ostacoli di queste ore. La Difesa, come detto, insiste soprattutto sulla necessità strategica di non sguarnire i magazzini delle forze armate.

 

giorgia meloni volodymyr zelensky e guido crosetto a palazzo chigi

È un problema, ma non sembra l’unico. Il nodo finanziario appare altrettanto decisivo. Non è facile, per Palazzo Chigi, impegnarsi in nuove costose spedizioni mentre è in discussione una manovra d’austerità, che taglia settori chiave come la sanità. Meloni e Crosetto, d’altra parte, consigliavano da mesi ai colleghi dell’esecutivo un basso profilo sul dossier delle armi.

 

E non hanno gradito l’annuncio di Tajani sull’ottavo pacchetto. Ma è la politica, forse, a prendere il sopravvento in queste ore. La guerra è sempre meno popolare. E Meloni, che ha tenuto per un anno dritto il timone sul sostegno a Kiev, deve iniziare a fare i conti anche con il consenso in vista delle Europee. E così, dopo aver premesso che «il sostegno rimane immutato», sceglie parole che non si ascoltavano da mesi: «Con Biden e gli alleati ho posto i problemi dell’inflazione, dell’energia e delle migrazioni, che sono conseguenze del conflitto. Impattando sui cittadini rischiano di generare una stanchezza nell’opinione pubblica. Dobbiamo fare attenzione».

 

guido crosetto giorgia meloni centenario aeronautica militare

D’altra parte, basta un dettaglio. Ieri, alle 16, Matteo Salvini cammina veloce in piazza del Parlamento. «Ministro, la Lega sosterrà un nuovo decreto armi?». Domanda ripetuta una, due volte. Risposta? Silenzio, ostentanta indifferenza. E uno sguardo che guarda altrove.

GIORGIA MELONI E GUIDO CROSETTO guido crosetto fabio rampelli ignazio la russa sergio mattarella giorgia meloni

Ultimi Dagoreport

jd vance papa francesco bergoglio

PAPA FRANCESCO NON VOLEVA INCONTRARE JD VANCE E HA MANDATO AVANTI PAROLIN – BERGOGLIO HA CAMBIATO IDEA SOLO DOPO L’INCONTRO DEL NUMERO DUE DI TRUMP CON IL SEGRETARIO DI STATO: VANCE SI È MOSTRATO RICETTIVO DI FRONTE AL LUNGO ELENCO DI DOSSIER SU CUI LA CHIESA È AGLI ANTIPODI DELL’AMMINISTRAZIONE AMERICANA, E HA PROMESSO DI COINVOLGERE IL TYCOON. A QUEL PUNTO IL PONTEFICE SI È CONVINTO E HA ACCONSENTITO AL BREVE FACCIA A FACCIA – SUI SOCIAL SI SPRECANO POST E MEME SULLA COINCIDENZA TRA LA VISITA E LA MORTE DEL PAPA: “È SOPRAVVISSUTO A UNA POLMONITE BILATERALE, MA NON È RIUSCITO A SOPRAVVIVERE AL FETORE DELL’AUTORITARISMO TEOCRATICO” – I MEME

jd vance roma giorgia meloni

DAGOREPORT – LA VISITA DEL SUPER CAFONE VANCE A ROMA HA VISTO UN SISTEMA DI SICUREZZA CHE IN CITTÀ NON VENIVA ATTUATO DAI TEMPI DEL RAPIMENTO MORO. MOLTO PIÙ STRINGENTE DI QUANTO È ACCADUTO PER LE VISITE DI BUSH, OBAMA O BIDEN. CON EPISODI AL LIMITE DELLA LEGGE (O OLTRE), COME QUELLO DEGLI ABITANTI DI VIA DELLE TRE MADONNE (ATTACCATA A VILLA TAVERNA, DOVE HA SOGGIORNATO IL BUZZURRO), DOVE VIVONO DA CALTAGIRONE AD ALFANO FINO AD ABETE, LETTERALMENTE “SEQUESTRATI” PER QUATTRO GIORNI – MA PERCHÉ TUTTO QUESTO? FORSE LA SORA “GEORGIA” VOLEVA FAR VEDERE AGLI AMICI AMERICANI QUANTO È TOSTA? AH, SAPERLO...

giovanbattista fazzolari giorgia meloni donald trump emmanuel macron pedro sanz merz tusk ursula von der leyen

SE LA DIPLOMAZIA DEGLI STATI UNITI, DALL’UCRAINA ALL’IRAN, TRUMP L’HA AFFIDATA NELLE MANI DI UN AMICO IMMOBILIARISTA, STEVE WITKOFF, DALL’ALTRA PARTE DELL’OCEANO, MELONI AVEVA GIÀ ANTICIPATO IL CALIGOLA DAZISTA CON LA NOMINA DI FAZZOLARI: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO (2018) CHE GESTISCE A PALAZZO CHIGI SUPERPOTERI MA SEMPRE LONTANO DALLA VANITÀ MEDIATICA. FINO A IERI: RINGALLUZZITO DAL FATTO CHE LA “GABBIANELLA” DI COLLE OPPIO SIA RITORNATA DA WASHINGTON SENZA GLI OCCHI NERI (COME ZELENSKY) E UN DITO AL CULO (COME NETANYAHU), L’EMINENZA NERA DELLA FIAMMA È ARRIVATO A PRENDERE IL POSTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, L’IMBELLE ANTONIO TAJANI: “IL VERTICE UE-USA POTREBBE TENERSI A ROMA, A MAGGIO, CHE DOVREBBE ESSERE ALLARGATO ANCHE AGLI ALTRI 27 LEADER DEGLI STATI UE’’ – PURTROPPO, UN VERTICE A ROMA CONVINCE DAVVERO POCO FRANCIA, GERMANIA, POLONIA E SPAGNA. PER DI PIÙ L’IDEA CHE SIA LA MELONI, OSSIA LA PIÙ TRUMPIANA DEI LEADER EUROPEI, A GESTIRE L’EVENTO NON LI PERSUADE AFFATTO…

patrizia scurti giorgia meloni giuseppe napoli emilio scalfarotto giovanbattista fazzolari

QUANDO C’È LA FIAMMA, LA COMPETENZA NON SERVE NÉ APPARECCHIA. ET VOILÀ!, CHI SBUCA CONSIGLIERE NEL CDA DI FINCANTIERI? EMILIO SCALFAROTTO! L’EX “GABBIANO” DI COLLE OPPIO VOLATO NEL 2018 A FIUMICINO COME ASSESSORE ALLA GIOVENTÙ, NON VI DIRÀ NULLA. MA DAL 2022 SCALFAROTTO HA FATTO IL BOTTO, DIVENTANDO CAPO SEGRETERIA DI FAZZOLARI. “È L’UNICO DI CUI SI FIDA” NELLA GESTIONE DI DOSSIER E NOMINE IL DOMINUS DI PALAZZO CHIGI CHE RISOLVE (“ME LA VEDO IO!”) PROBLEMI E INSIDIE DELLA DUCETTA - IL POTERE ALLA FIAMMA SI TIENE TUTTO IN FAMIGLIA: OLTRE A SCALFAROTTO, LAVORA PER FAZZO COME SEGRETARIA PARTICOLARE, LA NIPOTE DI PATRIZIA SCURTI, MENTRE IL MARITO DELLA POTENTISSIMA SEGRETARIA-OMBRA, GIUSEPPE NAPOLI, È UN AGENTE AISI CHE PRESIEDE ALLA SCORTA DELLA PREMIER…

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEL PIÙ GRANDE RISIKO BANCARIO D’ITALIA? L’ASSEMBLEA DI GENERALI DEL 24 APRILE È SOLO LA PRIMA BATTAGLIA. LA GUERRA AVRÀ INIZIO DA MAGGIO, QUANDO SCENDERANNO IN CAMPO I CAVALIERI BIANCHI MENEGHINI - RIUSCIRANNO UNICREDIT E BANCA INTESA A SBARRARE IL PASSO ALLA SCALATA DI MEDIOBANCA-GENERALI DA PARTE DELL’”USURPATORE ROMANO” CALTAGIRONE IN SELLA AL CAVALLO DI TROIA DEI PASCHI DI SIENA (SCUDERIA PALAZZO CHIGI)? - QUALI MOSSE FARÀ INTESA PER ARGINARE IL DINAMISMO ACCHIAPPATUTTO DI UNICREDIT? LA “BANCA DI SISTEMA” SI METTERÀ DI TRAVERSO A UN’OPERAZIONE BENEDETTA DAL GOVERNO MELONI? O, MAGARI, MESSINA TROVERÀ UN ACCORDO CON CALTARICCONE? (INTESA HA PRIMA SPINTO ASSOGESTIONI A PRESENTARE UNA LISTA PER IL CDA GENERALI, POI HA PRESTATO 500 MILIONI A CALTAGIRONE…)

donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - LA DUCETTA IN VERSIONE COMBAT, DIMENTICATELA: LA GIORGIA CHE VOLERA' DOMANI A WASHINGTON E' UNA PREMIER IMPAURITA, INTENTA A PARARSI IL SEDERINO PIGOLANDO DI ''INSIDIE'' E "MOMENTI DIFFICILI" - IL SOGNO DI FAR IL SUO INGRESSO ALLA CASA BIANCA COME PONTIERE TRA USA-UE SI E' TRASFORMATO IN UN INCUBO IL 2 APRILE QUANDO IL CALIGOLA AMERICANO HA MOSTRATO IL TABELLONE DEI DAZI GLOBALI - PRIMA DELLE TARIFFE, IL VIAGGIO AVEVA UN SENSO, MA ORA CHE PUÒ OTTENERE DA UN MEGALOMANE IN PIENO DECLINO COGNITIVO? DALL’UCRAINA ALLE SPESE PER LA DIFESA DELLA NATO, DA PUTIN ALLA CINA, I CONFLITTI TRA EUROPA E STATI UNITI SONO TALMENTE ENORMI CHE IL CAMALEONTISMO DI MELONI E' DIVENTATO OGGI INSOSTENIBILE (ANCHE PERCHE' IL DAZISMO VA A SVUOTARE LE TASCHE ANCHE DEI SUOI ELETTORI) - L'INCONTRO CON TRUMP E' UN'INCOGNITA 1-2-X, DOVE PUO' SUCCEDERE TUTTO: PUO' TORNARE CON UN PUGNO DI MOSCHE IN MANO, OPPURE LEGNATA COME ZELENSKY O MAGARI  RICOPERTA DI BACI E LODI...