1. CHE SUONATA PER ILDA BOCCASSINI E LA PROCURA DI MILANO GUIDATA DA BRUTI LIBERATI 2. SOLO I GIUDICI DI PRIMO GRADO NON AVEVANO VISTO ALCUNE DEBOLEZZE NELL’INCHIESTA DELLA BOCCASSINI. CI HA PENSATO L’AVVOCATO COPPI A SMONTARLE UNA PER UNA 3. LA PRIMA, E PIÙ GRAVE, RIGUARDA IL REATO DI CONCUSSIONE. CON UNA SCELTA SORPRENDENTE, BOCCASSINI E BRUTI SCELSERO DI NON CONTESTARE IL REATO ANCHE AI FUNZIONARI DI POLIZIA PRESUNTI “CONCUSSI”. LA POLIZIA, SEMPRE CARA ALLA BOCCASSINI, SI IMPEGNÒ A FONDO NELL’INDAGARE SUL BUNGA BUNGA E SUL SUO PESCE GROSSO E IN CAMBIO… 4. LA TERZA DEBOLEZZA È IL NON AVER TROVATO LA PROVA CERTA DEL SESSO TRA RUBY E SILVIO. MILIONI DI INTERCETTAZIONI, MA LA “PISTOLA FUMANTE” NON È SALTATA FUORI 5. NON SOLO, LA PARTE OFFESA DEL REATO NON SI RITIENE OFFESA DI ALCUN REATO. SARÀ ANCHE STATA RIEMPITA DI SOLDI, MA QUESTO NESSUNO L’HA ANCORA POTUTO DIMOSTRARE 6. LA QUINTA DEBOLEZZA È CHE ALL’EPOCA DEI FATTI, A DIFFERENZA DI OGGI, SE IL MINORENNE NON AVEVA L’ARIA DEL MINORENNE NON SI ERA OBBLIGATI A VERIFICARNE L’ETÀ
Francesco Bonazzi per Dagospia
Che suonata, per Ilda Boccassini e per la procura di Milano guidata dal suo sponsor Edmondo Bruti Liberati. Le motivazioni della sentenza d’appello con la quale il Tribunale di Milano oggi ha assolto in toto il suo cliente più celebre, Silvio Berlusconi, non sono ancora note e quindi bisognerà aspettare qualche settimana per misurare con maggior precisione le dimensione della sconfitta incassata dai pm.
ruby BERLUSCONI BOCCASSINI FEDE MINETTI jpeg
Non solo, ma la partita non è ancora finita perché verrà proposto appello in Cassazione e quindi c’è un terzo round tutto da giocare. Tuttavia, alcune debolezze “congenite” nell’inchiesta sul Bunga bunga ci sono tutte, e solo i giudici di primo grado non le avevano viste.
La prima, e più grave, riguarda il reato di concussione. Con una scelta sorprendente, Boccassini e Bruti scelsero di non contestare il reato anche ai funzionari di polizia presunti “concussi”. Insomma, Berlusconi fece pressioni indebite, quella notte dall’aereo sulla pista di Parigi, ma nessuno fece nulla di contrario alla legge rilasciando Ruby.
FRANCO COPPI E NICCOLO GHEDINI
COPPI franco
Per spiegare il “mistero” di un simile reato, Bruti Liberati trovò una soluzione brillante: si trattò di atti scorretti dal punto di vista amministrativo e non penale. Quindi, poliziotti tranquilli. Con un “non detto” molto tipico della Boccassini, che stravede per la polizia: gli agenti si impegnano a fondo nell’indagare sul Bunga Bunga e sul suo pesce grosso e in cambio…
La seconda debolezza dell’accusa è figlia della prima. Certi di aver ottenuto il lasciapassare sulla concussione, i funzionari e gli agenti di polizia si sono presentati al processo di primo grado rendendo testimonianze così “negazioniste” che il collegio giudicante, per molti di loro, ha disposto l’apertura di un fascicolo per depistaggio. Ora sull’avvio del Ruby bis la Procura non brilla per solerzia, ma intanto la frittata è già fatta.
berlusconi-boccassini-stretta-di-mano
La terza debolezza è il non aver trovato la prova certa del sesso tra Ruby e Berlusconi. Nonostante milioni di intercettazioni, di foto e di immagini sequestrate in telefonini e computer di decine di ragazze, non è saltata fuori nessuna “pistola fumante”. Non solo, ma la parte offesa del reato, ed è la quarta falla dell’accusa, non si ritiene parte offesa di alcun reato. Sarà anche stata riempita di soldi, ma questo nessuno l’ha ancora potuto dimostrare.
SILVIO BERLUSCONI FRANCO COPPI
MINETTI FEDE MORA BERLUSCONI RUBY BUNGA
La quinta debolezza è che all’epoca dei fatti, a differenza di oggi, se il minorenne non aveva l’aria del minorenne non si era obbligati a verificarne l’età. E Ruby, va detto, anche quando i suoi avvocati le imposero la svolta “acqua e sapone”, dimostrava tranquillamente 25 anni.
Infine c’è l’incredibile faccenda della difesa Berlusconi ai tempi Longo-Ghedini, che con il senno di poi è stata un assist per la condanna di primo grado. Proprio le inchieste in corso su possibili depistaggi e false testimonianze (alcune, va detto, davvero ai limiti della pacchianeria) provano che sulla prima condanna a sette anni di galera molto hanno influito certi comportamenti “come se”.
Ovvero come se l’imputato fosse colpevole e bisognasse quindi fare di tutto, dalle tecniche dilatorie ai legittimi impedimenti, passando per le testimonianze in fotocopia (“Signor giudice, non succedeva niente, solo cene eleganti…”), per riuscire a farlo assolvere. In secondo grado, Filippo Dinacci e Franco Coppi si sono invece difesi “nel” processo, anziché “dal” processo, e hanno raccolto una vittoria che è clamorosa solo per chi non aveva voluto vedere le crepe dell’impianto Boccassini.
RUBY images
nicole minetti processo ruby
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ilda boccassini