SUPERMARIO PREOCCUPATO PER LE BORDATE DEL DUCETTO CONTRO BANKITALIA: DRAGHI AL TELEFONO CON ROMA – VISCO PREPARA LA CONTROFFENSIVA MA TEME DI FINIRE NEL TRITARCARNE DELLA CAMPAGNA ELETTORALE
Osvaldo De Paolini per il Messaggero
«C'è sempre grande attenzione sulle vicende delle singole banche centrali aderenti, ma la Bce si guarda bene dall'intervenire in questioni che sono espressione del dibattito politico interno a un Paese. La nomina di un governatore non è materia che ci compete, spetta ad altri». Risponde così l'alto funzionario della Banca centrale europea cui chiediamo di commentare il blitz del Pd renziano sulla ricandidatura a governatore di Ignazio Visco.
Poche battute, apparentemente di circostanza, ma che trasmettono inequivocabile il segnale che il faro della Bce è già acceso. Ai membri del board di Francoforte, che ieri guardavano verso l'Italia con curiosità mista ad apprensione, non è sfuggita l'ombra che in poche ore si è allungata su Via Nazionale, perché se si espandesse fino alle estreme conseguenze potrebbe davvero minarne l'autonomia e l'indipendenza.
LA CABINA DI REGIA
Per questo in mattinata l'attenzione nella cabina di regia dell'Eurotower dalla quale partono gli ordini di acquisto dei bond europei nell'ambito del programma Qe, si è di ora in ora fatta più vigile. Il rischio che alla lunga lo scontro istituzionale in atto approdi sui mercati, con effetti che si possono intuire sul fronte dello spread Btp-Bund, non è infatti così peregrino. Di qui la giusta preoccupazione del presidente Mario Draghi che più di una volta nelle ultime ventiquattr'ore avrebbe chiesto aggiornamenti sulla vicenda.
Preoccupazione giustificata, quella di Draghi, visto che sebbene fin dal primo mattino sia da Palazzo Chigi che dal Quirinale siano partiti gli inviti a stemperare le tensioni, per tutta la giornata Matteo Renzi non ha smesso di ribadire «la necessità di discontinuità nella gestione della Vigilanza bancaria». E a nulla sono valsi i richiami che così facendo di fatto metteva in gioco l'indipendenza di un ente che è parte di un sistema disciplinato dal Trattato Ue - che perciò ha valore di norma costituzionale - finalizzato a impedire che la Banca centrale di un Paese finisca nella folta schiera dei soggetti esposti agli umori della politica, alla stregua di una municipalizzata o poco più.
Non è perciò difficile immaginare che per l'Eurotower in queste ore è massima aspirazione che si giunga al più presto, e senza ulteriori sconquassi, alla nomina del nuovo governatore - persino al di là della figura di Visco, sebbene il suo nome agli occhi di Draghi sia quello che meglio incarna la stabilità necessaria per completare il processo di risanamento-rilancio del sistema creditizio, in una fase in cui le sofferenze bancarie sono considerate ancora problematiche e comunque al top delle classifiche europee.
ALTA TENSIONE
Se c'erano dubbi sul fatto che il lavori della Commissione d'inchiesta sulle banche avrebbero offerto momenti di alta tensione politico-istituzionale, l'episodio d'esordio è la rappresentazione plastica di ciò che si va preparando nelle aule di Palazzo San Macuto. E se le domande dei membri della Commissione si faranno serrate - come è assai probabile visto anche il clima elettorale che incombe - si può stare certi che da parte degli esponenti della Banca d'Italia (e non è detto che i soli auditi siano Visco e il capo della Vigilanza, Carmelo Barbagallo) si risponderà a tono per dimostrare «che la Banca d'Italia - per dirla con le parole del governatore - ha fatto interamente il suo dovere nelle varie funzioni svolte, con competenza e coscienza».
LA CRISI ECONOMICA
Ma quale linea di difesa - parola che non piace da quelle parti - adotteranno gli uomini di Bankitalia? Per quel po' che trapela dai piani alti di Palazzo Koch si intuisce che i singoli episodi di default bancari verranno inquadrati nella situazione di grave crisi generale che ha messo in ginocchio l'economia del Paese come mai era accaduto, provocando la catena monstre di fallimenti aziendali che di mese in mese ha ingrossato in modo inverosimile lo stock delle sofferenze.
Visco dunque preciserà che «vista la gravità e vastità della crisi, era pressoché impossibile impedire i danni provocati al risparmio nazionale. La Banca d'Italia li ha però limitati»: ecco ciò che dirà il governatore, il quale quando verrà ascoltato, probabilmente a metà novembre, avrà già ricevuto il nuovo mandato: naturalmente, sempre che Palazzo Chigi e il Quirinale non cambino idea. Il che, sebbene ciò sia assai improbabile, a dare retta a certe voci che si interrogano sul perché ancora non sia partita la procedura di incarico, potrebbe persino essere.
Per tornare al confronto in Commissione, c'è poi il capitolo delle cattive gestioni da parte di amministratori inetti e delle condotte criminali da parte di banchieri privi di scrupolo. Carige, Banca delle Marche, Popolare dell'Etruria, Monte dei Paschi, Veneto Banca, Popolare di Vicenza solo per citare i casi più clamorosi e recenti di cui si stanno occupando i tribunali: è sulla validità dell'azione di contrasto da parte della Vigilanza su quelle realtà bancarie che fioccheranno le domande più insidiose, visto che non sempre gli ispettori della Banca d'Italia - e la constatazione è oggettiva - si sono mossi con la necessaria tempestività.
STATO DI DECOZIONE
Certo, «del senno di poi son piene le fosse», recita l'antico adagio citato dal Manzoni, e con la crisi economica non c'è molto da scherzare; quindi anche le domande dei parlamentari-inquirenti dovranno essere ispirate al buon senso evitando di dare sfogo alle peggiore pulsioni elettorali. E però indubbio che quando lo stato di decozione appare evidente (come nel caso della Popolare di Vicenda, tanto per fare un esempio) è difficile giustificare l'intervento tardivo della Vigilanza di Bankitalia, peraltro in buona compagnia della Vigilanza Bce. E c'è infine il capitolo dei non pochi esposti che la Vigilanza ha inoltrato alla magistratura e che per ragioni misteriose si sono insabbiati nei meandri polverosi di qualche tribunale di provincia non proprio zelante. E qui, a quanto sembra di capire, non mancheranno le sorprese. Come non mancheranno le sorprese quando si tratterà di affrontare gli incroci tra banche e politica locale. E nazionale.