LA SVOLTA DEL NUOVO STATUTO DI CONTE PER IL M5S: MANCA IL LIMITE DEI DUE MANDATI - CHISSA' SE E' D'ACCORDO BEPPE GRILLO, CHE PIÙ VOLTE SI È SPESO PER DIFENDERE IL CARRIERISMO IN POLITICA - I GRILLINI POTREBBERO EMENDARE IL TESTO AL VOTO, PREVISTO PER IL 10 E 11 MARZO, OPPURE TENTARE DI MODIFICARLO PRIMA DELLE PROSSIME POLITICHE - MA QUESTA IPOTESI PORTEREBBE UNA GUERRA INTERNA SENZA FINE - LO STATUTO PREVEDE ANCHE LE "PARLAMENTARIE": IL M5S VOTERA' "MEDIANTE CONSULTAZIONE IN RETE LE PROPOSTE DI AUTOCANDIDATURA DEGLI ISCRITTI"
Emanuele Buzzi per il "Corriere della Sera"
La fine di una regola aurea - forse della regola per eccezione - dei Cinque Stelle è a un passo: il tetto dei due mandati potrebbe presto diventare un ricordo. La votazione sullo statuto indetta da Giuseppe Conte, Paola Taverna e Vito Crimi per il 10-11 marzo, potrebbe essere la data spartiacque. Il motivo? È da ricercare nelle parole non scritte nel testo al voto. Lo statuto contiano, rispetto alla prima versione approvata lo scorso agosto e «congelata» dal tribunale di Napoli, è stato modificato per recepire i rilievi mossi dalla Commissione di garanzia per gli Statuti in modo da poter accedere al finanziamento del due per mille.
Il tetto dei due mandati non è stato inserito, ricalcando il testo dello scorso agosto, quando però il Movimento non aveva deciso di aderire al finanziamento. Tuttavia il decreto legislativo 149 del 2013 - quello che disciplina il due per mille per intenderci - prevede all'articolo 3, comma 2, lettera l un passaggio molto chiaro. Lo statuto secondo il dl 149/ 2013 deve indicare «le modalità di selezione delle candidature per le elezioni». In sostanza, ogni eccezione deve essere recepita dal testo.
«Posto che le indicazioni per ottenere il due per mille richiedono che i requisiti per le candidature siano disciplinate in via diretta dallo statuto, è sintomatico che il testo in votazione non preveda il tetto dei due mandati; limite di mandati che invece è previsto, ad esempio, nello statuto del Pd», sostiene l'avvocato Lorenzo Borré. Non a caso, nello statuto dei dem - alleati dei Cinque Stelle - ci sono due passaggi molto dettagliati (articoli 25 e 28) sulle regole per le candidature.
LUIGI DI MAIO - BEPPE GRILLO - GIUSEPPE CONTE
Ed è specificato a chiare lettere che non è ricandidabile al Parlamento o a Bruxelles «chi ha ricoperto detta carica per la durata di tre mandati consecutivi». Difficile immaginare che i legali del presidente M5S non siano a conoscenza della norma. Piuttosto c'è da chiedersi se ci sia o meno un accordo con Beppe Grillo, che più volte si è speso per difendere il tetto dei due mandati. Già in passato nel Movimento si era valutato se inserire o meno il limite nello statuto, ma poi si era deciso - dato che all'epoca il M5S non aderiva al due per mille - di affidarsi a regolamenti extra statutari, che ora non sono compatibili con la situazione attuale.
giuseppe conte luigi di maio foto di bacco (1)
I Cinque Stelle, volendo, potrebbero cercare di emendare il testo al voto, oppure potrebbero tentare di modificare nuovamente lo statuto prima delle prossime Politiche. Ovviamente quest' ultima ipotesi potrebbe portare a una trattativa interna nel Movimento. Lo statuto che andrà in votazione a marzo prevede invece le Parlamentarie. L'articolo 7 sostiene che il M5S vota «mediante consultazione in rete le proposte di autocandidatura presentate dagli iscritti».
Non è chiaro se la consultazione online a questo punto riguardi le prossime Comunali. Intanto, proprio in vista delle alleanze, fanno discutere le parole di Conte sull'asse progressista: «Possiamo anche parlare di politiche astratte, come la questione del campo largo, ma se questo significa solo confrontarsi su politiche annacquate allora noi non ci stiamo». Una frenata dopo le polemiche dei giorni scorsi con Carlo Calenda (che non vuole il M5S in coalizione) e dopo il voto in Senato opposto al Pd sul caso Open. Da ambienti dem filtra malumore e si imputa l'uscita di Conte a un riavvicinamento ad Alessandro Di Battista.
GIUSEPPE CONTE E BEPPE GRILLO A MARINA DI BIBBONA
Chi ha avuto modo di parlare con l'ex deputato, però, assicura che - nonostante nutra per Conte massima stima e lo consideri una persona leale -, per l'ex Cinque Stelle il Movimento rimarrà un avversario politico finché farà parte del governo Draghi. E a tenere banco c'è anche lo spettro di Davide Casaleggio, che - racconta l'Adnkronos - è stato avvistato martedì a Palazzo Madama. Ha incontrato alcuni pentastellati, in primis la capogruppo Mariolina Castellone. I colloqui hanno alimentato ulteriore tensione nel gruppo.