ALTRO CHE TECNICI: MONTI BOCCIATO ALL’ESAME DELLA CORTE DEI CONTI

Valentina Conte per "La Repubblica"

Lettura disagevole. Rinvio a un'imponente mole di provvedimenti attuativi. Complicata stratificazione normativa. Ma soprattutto problemi di copertura finanziaria, ottimistica e non sempre affidabile, e provvedimenti troppo disorganici ed eterogenei. Una bocciatura a tutto tondo quella che la Corte dei Conti riserva alle ultime leggi del governo Monti.

In particolare la 221 per rilanciare la crescita a suon di start up, digitalizzazione della pubblica amministrazione, credito d'imposta per nuove infrastrutture. E la 228, ovvero la legge di stabilità per il 2013, in pratica la finanziaria. Entrambe approvate dal Parlamento sul finir di legislatura, lo scorso dicembre. E in qualche modo apprezzate anche nel nuovo Def, licenziato due giorni fa, nonostante la frettolosa cancellatura del nome di Monti (e di Berlusconi), dopo le proteste del Pd.

I giudici contabili, passando al setaccio le 31 leggi varate nell'ultimo quadrimestre del 2012 di cui 18 di iniziativa governativa, rilevano che non sempre i conti tornano. E soprattutto che in sede di conversione dei decreti in legge molti emendamenti, amalgamati in fretta nelle Commissioni parlamentari, spesso vengono approvati privi di copertura finanziaria o addirittura senza la necessaria "bollinatura", il visto positivo della Ragioneria generale.

E questo per l'ormai cronica tradizione di stipare tutte le modifiche in un "maxiemendamento" che poi l'Aula approva a scatola chiusa, «ostacolo per l'esatta valutazione analitica degli aspetti finanziari di ciascuna delle norme approvate», scrive la Corte dei Conti nella relazione diffusa ieri. Questa pessima abitudine ha portato dunque a «un'inosservanza delle esigenze di chiarezza e verificabilità» di quegli aspetti, «in violazione di principi posti a tutela degli equilibri di finanza pubblica».

Si nota poi l'abuso di «clausole di neutralità» ("questa norma non comporta oneri a carico dello Stato") non sempre «corredate di documentazione che attesti una credibile invarianza degli effetti».

Come pure il ricorso all'aumento delle accise dei carburanti e alla «riduzione in atto dei tassi di interesse» come fonti di copertura, non ispirate però «a criteri prudenziali »: il consumo di benzina può crollare (come sta avvenendo) e i tassi sono «variabile esogena» (vanno su e giù). I dubbi dei giudici contabili si riversano anche sulla Tobin Tax, la tassa sulle attività finanziarie, «le cui previsioni di gettito sembrano ottimistiche».

In particolare, i giudici bocciano la legge Sviluppo 2.0, definita «provvedimento che reca i più disparati interventi», «disseminato di numerose clausole di neutralità», privo di «tetti massimi alle minore entrate» e di «clausole di salvaguardia per fronteggiare il minor gettito rispetto alle stime».

La legge di stabilità invece - «un unico maxiemendamento con 561 commi» - non ha problema di copertura, ma «manca di respiro pluriennale». In più «l'accentuata eterogeneità delle norme» rappresenta una «grave distonia» rispetto a ciò che questa legge deve essere, visto che «non realizza più la manovra, anticipata in altri decreti legge» ma finisce per attuare «decisioni già prese».

 

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