L’ITALIA TRABALLA, LA GERMANIA TREMA - LE TELEFONATE TRA LA MERKEL E GIUSEPPE CONTE: LA CANCELLIERA TEME CHE IL GOVERNO GIALLOROSSO SI SFILI DALLA RIFORMA DEL MES CUI TIENE MOLTO, SOPRATTUTTO SUL PARACADUTE ALLE BANCHE (VISTO CHE GLI ISTITUTI TEDESCHI SONO ALLA CANNA DEL GAS) - ANCHE VON DER LEYEN E’ IN PRESSING SUL GOVERNO ITALIANO - CONTE DISPOSTO A RIVEDERE LA GESTIONE DEI FONDI DEL RECOVERY PER CONVINCERE RENZI, CHE PERO’ VUOLE ANCHE IL RIMPASTO
Ilario Lombardo per “la Stampa”
È domenica pomeriggio, nel pieno di una convocazione in streaming che riunisce una sessantina di parlamentari del M5S per parlare del Mes e che durerà più di cinque ore, viene lasciata la parola ad Alessandro Goracci. È il capo di gabinetto di Giuseppe Conte e a nome del presidente del Consiglio partecipa all'arena infuocata dei grillini in stato di perenne autocombustione esistenziale. Qualche minuto dopo sperimenterà sulla propria pelle tutta la foga euroscettica della senatrice Barbara Lezzi: «Il M5S è da sempre contro i burocrati d'Europa. Noi siamo per l'Europa dei popoli!». Questi sono i toni.
Goracci era preparato ma resta ugualmente sbigottito dalle reazioni melodrammatiche, e, a suo modo, con precisione tecnica, senza inoltrarsi troppo nel confronto politico, spiega le ragioni che stanno dietro il sì italiano alla riforma del fondo salva-Stati. Parla di un patto, di «accordo europeo», di fatto lasciando intendere che il sostegno, soprattutto della Germania, che ha permesso all'indebitatissima Italia di strappare 209 miliardi di euro del Recovery fund, è sempre stato in qualche modo legato al fatto che il governo giallorosso non si mettesse di traverso sulle nuove regole del Mes.
Quel che Goracci non dice esplicitamente, ma che ci traduce un ministro del M5S è che Angela Merkel è molto preoccupata che l'Italia possa sfilarsi, causa grillini, dalla revisione sulla quale c'è l'unanimità degli altri Paesi membri. Berlino sarebbe la più interessata a incassare uno dei capitoli della riforma, il cosiddetto backstop, la rete di protezione pubblica per le banche, un paracadute essenziale allo stressato sistema creditizio tedesco. Per questo negli ultimi giorni i contatti tra Roma, Bruxelles e Berlino si sarebbero intensificati.
giuseppe conte e ursula von der leyen a bruxelles
Da quanto risulta, più di una telefonata ci sarebbe stata con la Cancelliera e con la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen. Le due lady di ferro tedesche sono allarmate. Con la seconda Conte avrebbe parlato più che altro di Brexit, mentre con Merkel gli argomenti toccati in vista del Consiglio europeo sono stati molti, compreso il Next Generation Ue. La Germania e l'Europa trattengono il respiro nella speranza che il governo italiano non venga travolto dalle nevrosi della sua maggioranza. Domani è il giorno in cui tutto potrebbe finire.
E con totale trasparenza Conte non sa cosa succederà. In serata lo tranquillizzano, per quanto sia possibile essere tranquilli in queste ore convulse in cui la pandemia sembra essere passata in secondo piano. Gli dicono che una bozza di risoluzione sulla riforma del Mes, da votare prima del Consiglio europeo, è stata faticosamente ottenuta dopo videocall infinite tra i grillini per far rientrare quanti più ribelli possibili.
ursula von der leyen incontra giuseppe conte a palazzo chigi 1
C'è un compromesso. Ma il premier non si fida fino in fondo. Non si fida di Matteo Renzi, e delle rassicurazioni dei suoi uomini che non ci sarà nessuna mossa a sorpresa in Senato, domani, non prima dell'ok alla legge di Bilancio. Il Mes è inestricabilmente legato all'altro grande capitolo della via crucis del governo, il Recovery fund, e per capire fino a che punto Renzi si voglia spingere, Conte ha infatti dato disponibilità a ridiscutere della governance sul Next generation Ue che al momento prevede il premier al vertice, assieme al ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli e al ministro del Tesoro Roberto Gualtieri, e una squadra di manager a seguire. Un'architettura che, spiegano da Palazzo Chigi, aveva ricevuto la promozione anche da Bruxelles.
Ma purtroppo per il premier la task force è diventata anche il vero oggetto del contendere con parte del Pd e soprattutto tra lui e l'ex rottamatore, consapevoli entrambi che dietro questo duello si nasconda il vero obiettivo del leader di Iv: il rimpasto. Ecco perché ieri, dopo la notizia della positività al Covid del ministro dell'Interno Luciana Lamorgese, il governo ha continuato a lavorare nella formula del Pre-Consiglio dei ministri, in attesa di un nuovo round del Cdm, già oggi.
Conte porterà la sua proposta: un decreto sulla cabina di regia al posto dell'emendamento che sarebbe dovuto finire dentro il testo della manovra economica e che ha scatenato i renziani. Decreto vuol dire rinvio, perché la parola definitiva sulla governance ci sarà solo al momento della riconversione in Parlamento.
teresa bellanova foto di bacco (2)
Nel frattempo, l'impianto sarà ritoccato e verranno depotenziati i poteri in deroga dei sei supermanager responsabili delle macroaree dei Recovery. Tutte concessioni che il premier fa nel tentativo di sminare Renzi. Oltre, per il momento, non riesce. Allargare il tavolo, coinvolgendo un ministro di peso di Italia Viva, per esempio Teresa Bellanova, che secondo il Pd è il vero obiettivo di Renzi, potrebbe placare l'ex premier ma non è così semplice.