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THERESA MAY, PASSI ALLA CASSA: IL “PREZZO” DELLA BREXIT E’ DI 70 MILIARDI DI EURO - PER BRUXELLES, LONDRA PUO’ RATEIZZARE I PAGAMENTI MA DEVE CONTINUARE A ONORARE I PROPRI OBBLIGHI ANCHE DOPO L'USCITA, VISTO CHE IL BILANCIO PLURIENNALE SI ESTENDE FINO AL 2020 

Marco Bresolin per “la Stampa”

 

theresa may theresa may

Settanta miliardi di euro. Per la prima volta il conto della Brexit è scritto nero su bianco in un documento dell' Ue. Più dei 50-60 miliardi stimati informalmente in un primo momento, ma molto meno dei 100 sparati dalla stampa britannica nelle scorse settimane. Ora c' è una cifra: compare in un «non-paper» interno alle istituzioni Ue, che «La Stampa» ha visionato. Ed è su questo punto che la trattativa in corso con Londra rischia lo stallo.

 

La linea dei negoziatori del team guidato da Michel Barnier, comunque, resta chiara: l' ammontare esatto non sarà reso noto prima dell' accordo finale. La cifra resterà coperta fino all' ultimo per evitare che venga letta come una «tassa» sull' uscita e sulla futura partnership. Su questo c' è intesa. Su come calcolare la somma, invece no. I britannici non avrebbero ancora proposto una metodologia alternativa. E a Londra si percepisce un «pericoloso» sbandamento, frutto delle divisioni nel governo, che complica le trattative.

 

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La proposta di Bruxelles sul «conto» è invece pronta da tempo e include: le somme che restano ancora da versare al bilancio europeo, i programmi finanziati per il periodo tra la data di uscita (marzo 2019) e tutto il 2020, le passività non compensate dalle attività nei beni di proprietà dell' Ue (incluso il pagamento delle pensioni dei funzionari), tutte le passività potenziali e infine i costi diretti per l' uscita del Regno Unito dalla Ue (ad esempio il trasferimento dell' Agenzia del farmaco e quella bancaria) che dovranno essere «al 100%» a carico di Londra.

 

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«L' ordine di grandezza di questa somma - annotano i negoziatori - è stimato dalla Commissione in circa 70 miliardi di euro». Bruxelles ritiene che Londra debba continuare a onorare i propri obblighi anche dopo l' uscita, visto che il bilancio pluriennale si estende fino al 2020. L' Ue è disposta ad accettare una sorta di «rateizzazione» e ritiene che Londra debba continuare a pagare anche dopo l' uscita come se fosse uno Stato membro per onorare gli impegni presi.

 

MICHEL BARNIERMICHEL BARNIER

Tenendo in considerazione il fatto che il finanziamento di alcuni programmi previsti dal conto economico «potrebbe proseguire fino al 2023-2024». Questo però permetterebbe al Regno Unito di continuare a beneficiare dei fondi legati ai progetti europei già avviati (in particolare per l' agricoltura). C' è però un altro nodo da sciogliere: Londra avrà diritto al rimborso dei capitali versati alla Banca Europea per gli Investimenti (circa 3,4 miliardi), ma per riaverli potrebbe dover attendere fino al 2054.

 

IL PALAZZO DELLA COMMISSIONE EUROPEAIL PALAZZO DELLA COMMISSIONE EUROPEA

Vengono poi ricordati gli altri punti critici, in primis i diritti dei cittadini. Il vero nodo riguarda la giurisdizione: per l' Ue spetta alla Corte di Giustizia europea, per Londra alle corti britanniche. L' altro tema caldo è quello della frontiera irlandese, ma su questo mancano ancora «idee concrete».

 

L' obiettivo di Barnier è di arrivare a ottobre con «sufficienti progressi» su questi tre capitoli, passerà la palla al Consiglio europeo: lì i leader dovranno decidere se passare alla fase due, quella che servirà a regolare la futura partnership tra le due sponde della Manica.

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