BONA LA SECONDA – FUBINI STAVOLTA RICORDA CHE ROBERTO NAPOLETANO E’ INDAGATO DALLA PROCURA DI MILANO PER LE VICENDE DEL “IL SOLE 24 ORE” - I RITARDI DELL’ITALIA NON SONO COLPA DELLA CRISI: UN DOCUMENTO DELLA BCE 

 

Federico Fubini per il “Corriere della Sera”

 

federico fubini

Giorni fa la Banca centrale europea ha pubblicato un lavoro che toglie la maschera a molte delle versioni che noi italiani raccontiamo a noi stessi a proposito della crisi. Da quello studio emerge come non siano state la Grande recessione o la tempesta sui titoli di Stato a determinare il ritardo del Paese sul resto d' Europa.

 

È stata, ancora di più, la quiete che è venuta prima. Dall' inizio dell' euro nel 1999 fino al momento di rottura sui mutui subprime, nel 2007, l' Italia è il Paese che perde più terreno nell' Unione Europea. In quegli otto anni il reddito per abitante scivola del 12% rispetto alle medie, un arretramento senza eguali. L' ulteriore ritardo accumulato in seguito, durante il decennio di crisi, è in confronto paradossalmente minore (meno 11%) e meno pronunciato di quello che subiscono la Grecia, Cipro e la Spagna.

 

Naturalmente questo studio non riflette la posizione ufficiale della Bce, solo quella dei suoi autori (Juan Luis Diaz del Hoyo, Ettore Dorrucci, Frigyes Ferdinand Heinz e Sona Muzikarova). Ma sul significato non possono esserci dubbi: l'Italia entra nella Grande recessione come un organismo indebolito entra in una bufera d' inverno. È per questo che dall' inizio dell'euro ha perso l' enormità di un quarto del reddito pro-capite - un record - rispetto alle medie europee.

 

il palazzo della commissione europea a bruxelles

Non a caso fra le economie dell' Europa del Sud, in proporzione alla loro taglia, l' Italia è quella che registra meno afflussi di capitali prima della crisi e - tolta la Grecia - anche dopo. Non siamo stati colpiti da un complotto franco-tedesco o di chissà di chi altri. Semmai, da un nostro complotto ai nostri propri danni.

 

Tutto questo conta non solo per l' analisi finanziaria di ciò che è accaduto, ma per quella culturale di ciò che ci sta accadendo. Come italiani e come europei. Le versioni che diffondiamo su noi stessi o quelle che gli altri raccontano su di noi creano le percezioni e gettano le basi di ciò che si deciderà. Nel suo recente libro «The Paradox of Risk» (edizioni Piie), Ángel Ubide di Goldman Sachs parla del «potere delle narrazioni» a cui le persone assegnano «proprietà causali»: si convincono che certi eventi accadano per colpa dei fatti ripetuti all' infinito.

 

Il problema dell' Italia, ancora prima del debito, sono proprio le storie che vengono propalate sul ruolo del Paese in Europa. Oggi sono fuorvianti sia molte delle narrazioni di noi italiani che quelle degli altri, gli osservatori dalla Germania in primo luogo; lo sono perché in entrambi i casi riflettono un' agenda politica o un' impostazione di comodo.

draghi euro

In Italia quasi tutti i partiti e buona parte della società si stanno affezionando a un racconto vittimistico della grande crisi: l' Italia è il danno collaterale di chiusure e errori maturati a Berlino, Bruxelles o Francoforte; oppure è il bersaglio di un' intesa franco-tedesca che mira a indebolire e conquistare il Paese.

 

Un caso emblematico di questa visione è un libro in uscita di Roberto Napoletano. Le tesi di Napoletano, ex direttore del Sole 24 Ore (peraltro coinvolto nelle inchieste molto serie della Procura sulla gestione del gruppo), meritano attenzione perché si basano su testimonianze di molti protagonisti di questi anni. Ma non può essere colpa di Parigi o Berlino, Francoforte o Bruxelles, se l' Italia nei dodici anni fino al 2013 fa di gran lunga l' uso peggiore in Europa del capitale investito (ne parla lo studio della Bce).

 

Il flusso dei soldi si incanala secondo spartizioni, amicizie e clientele; non in base al talento e alla qualità dei progetti d' impresa. Un Paese così diventa inevitabilmente terra di conquista dall' estero: finisce per volerlo diventare, pur di trovare azionisti decisi a costruire imprese davvero grandi e efficienti.

 

ROBERTO NAPOLETANO1

Fuorviante è però anche la versione opposta, quella costruita in Germania, secondo cui il primo problema dell' Italia sono il debito e il deficit pubblico. Questa storia riflette l' ossessione tedesca di dover un giorno pagare per noi e si trova alla base della proposta di Berlino che, di fatto, l' Italia tagli il debito con un default (possibilmente) pilotato. Neanche questa narrazione sta in piedi: prima di pagare gli interessi sul debito, l' Italia presenta i surplus di bilancio migliori degli ultimi sei anni fra i Paesi dell' euro e i secondi migliori dal Duemila o nell' ultimo quarto di secolo (dopo il Belgio). Il debito è salito in proporzione alla taglia dell' economia semplicemente perché l' economia è andata malissimo. Il rigore di bilancio o un default «ordinato» non cambieranno questa realtà.

 

GENTILONI E MERKEL

È incredibile che l' Italia non sia mai riuscita a spiegarsi e dire in modo convincente che questa lettura tedesca è sbagliata. L' Italia non ha mai ricordato a un tavolo europeo che il debito pubblico nascosto fuori dai bilanci (quello delle controllate dello Stato) in Germania è al 110% del Pil, il più alto d' Europa, mentre in Italia al 47%. Non ha mai risposto che le garanzie pubbliche in Germania coprono il 15% dell' economia, fra le più alte d' Europa, mentre in Italia il 2%.

 

Soprattutto, l' Italia non ha mai chiesto che il sistema di governo dell' area euro guadagni sovranità a Bruxelles e si rafforzi molto là dove il nostro Paese più ne ha bisogno: in una spinta dell' area euro verso una modernizzazione delle strutture di fondo delle economie nazionali. Non in un rigore di bilancio ancora maggiore. Noi italiani preferiamo consolarci con un racconto complottardo e vittimista del nostro destino in Europa, senza molto altro da dire. Forse è per questo che generiamo negli altri la reazione normale in questi casi: cambiare canale.

Ultimi Dagoreport

woody allen ian bremmer la terrazza

FLASH! – A CHE PUNTO E' LA NOTTE DELL’INTELLIGHENZIA VICINA AL PARTITO DEMOCRATICO USA - A CASA DELL'EX MOGLIE DI UN BANCHIERE, SI È TENUTA UNA CENA CON 50 OSPITI, TRA CUI WOODY ALLEN, IMPEGNATI A DIBATTERE SUL TEMA: QUAL È IL MOMENTO GIUSTO E IL PAESE PIÙ ADATTO PER SCAPPARE DALL’AMERICA TRUMPIANA? MEGLIO IL CHIANTISHIRE DELLA TOSCANA O L’ALGARVE PORTOGHESE? FINCHE' IL POLITOLOGO IAN BREMMER HA TUONATO: “TUTTI VOI AVETE CASE ALL’ESTERO, E POTETE FUGGIRE QUANDO VOLETE. MA SE QUI, OGGI, CI FOSSE UN OPERAIO DEMOCRATICO, VI FAREBBE A PEZZI…”

meloni musk trump

DAGOREPORT – TEMPI DURI PER GIORGIA - RIDOTTA ALL'IRRILEVANZA IN EUROPA  DALL'ENTRATA IN SCENA DI MACRON E STARMER (SUBITO RICEVUTI ALLA CASA BIANCA), PER FAR VEDERE AL MONDO CHE CONTA ANCORA QUALCOSA LA STATISTA DELLA GARBATELLA STA FACENDO IL DIAVOLO A QUATTRO PER OTTENERE UN INCONTRO CON TRUMP ENTRO MARZO (IL 2 APRILE ENTRERANNO IN VIGORE I FOLLI DAZI AMERICANI SUI PRODOTTI EUROPEI) - MA IL CALIGOLA A STELLE E STRISCE LA STA IGNORANDO (SE NE FOTTE ANCHE DEL VOTO FAVOREVOLE DI FDI AL PIANO “REARM EUROPE” DI URSULA). E I RAPPORTI DI MELONI CON MUSK NON SONO PIÙ BUONI COME QUELLI DI UNA VOLTA (VEDI IL CASO STARLINK), CHE LE SPALANCARONO LE PORTE TRUMPIANE DI MAR-A-LAGO. PER RACCATTARE UN FACCIA A FACCIA CON "KING DONALD", L'ORFANELLA DI MUSK (E STROPPA) E' STATA COSTRETTA AD ATTIVARE LE VIE DIPLOMATICHE DELL'AMBASCIATORE ITALIANO A WASHINGTON, MARIANGELA ZAPPIA (AD OGGI TUTTO TACE) - NELLA TREPIDANTE ATTESA DI TRASVOLARE L'ATLANTICO, OGGI MELONI SI E' ACCONTENTATA DI UN VIAGGETTO A TORINO (I SATELLITI ARGOTEC), DANDO BUCA ALL’INCONTRO CON L'INDUSTRIA DELLA MODA MILANESE (PRIMA GLI ARMAMENTI, POI LE GONNE)... 

davide lacerenza giuseppe cruciani selvaggia lucarelli

TE LO DÒ IO IL “MOSTRO”! – SELVAGGIA LUCARELLI, CHE SBATTE AL MURO GIUSEPPE CRUCIANI, REO DI ESSERE NIENT’ALTRO CHE IL “MEGAFONO” DI LACERENZA, DIMENTICA CHE L’AUTORE DEL PRIMO ARTICOLO CHE HA PORTATO ALLA RIBALTA LE NEFANDEZZE DELLO SCIROCCATO DELLA GINTONERIA E’ PROPRIO LEI, CON UNA BOMBASTICA INTERVISTA NEL 2020 SULLE PAGINE DI T.P.I. (“LA ZANZARA” ARRIVA SOLO NEL 2023) – POI TUTTI I MEDIA HANNO INZUPPATO IL BISCOTTO SULLA MILANO DA PIPPARE DI LACERENZA. IVI COMPRESO IL PALUDATO “CORRIERE DELLA SERA" CHE HA DEDICATO UNA PAGINATA DI INTERVISTA AL "MOSTRO", CON VIRGOLETTATI STRACULT (“LA SCOMMESSA DELLE SCOMMESSE ERA ROMPERE LE NOCI CON L’UCCELLO, VINCEVO SEMPRE!”) - ORA, A SCANDALO SCOPPIATO, I TRASH-PROTAGONISTI DELLE BALORDE SERATE MILANESI SPUNTANO COME FUNGHI TRA TV E GIORNALI. SE FILIPPO CHAMPAGNE È OSPITE DI VESPA A “PORTA A PORTA”, GILETTI RADDOPPIA: FILIPPO CHAMPAGNE E (DIETRO ESBORSO DI UN COMPENSO) LA ESCORT DAYANA Q DETTA “LA FABULOSA”… - VIDEO

andrea scanzi

DAGOREPORT - ANDREA SCANZI, OSPITE DI CATTELAN, FA INCAZZARE L’INTERA REDAZIONE DEL “FATTO QUOTIDIANO” QUANDO SPIEGA PERCHÉ LE SUE “BELLE INTERVISTE” VENGONO ROVINATE DAI TITOLISTI A LAVORO AL DESK: “QUELLO CHE VIENE CHIAMATO IN GERGO ‘CULO DI PIETRA’ È COLUI CHE NON HA SPESSO UNA GRANDE VITA SOCIALE, PERCHÉ STA DENTRO LA REDAZIONE, NON SCRIVE, NON FIRMA E DEVE TITOLARE GLI ALTRI CHE MAGARI NON STANNO IN REDAZIONE E FANNO I FIGHI E MANDANO L'ARTICOLO, QUINDI SECONDO ME C'È ANCHE UNA CERTA FRUSTRAZIONE” - “LO FANNO UN PO’ PER PUNIRMI” - I COLLEGHI DEL “FATTO”, SIA A ROMA CHE A MILANO, HANNO CHIESTO AL CDR DI PRENDERE INIZIATIVE CONTRO SCANZI - CHE FARA’ TRAVAGLIO? - LE SCUSE E LA PRECISAZIONE DI SCANZI - VIDEO!

roberto tomasi – andrea valeri blackstone – gianluca ricci macquarie – scannapieco – salvini autostrade

DAGOREPORT - DUE VISIONI CONTRAPPOSTE SUL FUTURO DI AUTOSTRADE PER L’ITALIA (ASPI) SI SONO CONFRONTATE AL CDA DI QUESTA MATTINA. DA UNA PARTE CDP (51%), DALL’ALTRA I FONDI BLACKSTONE (24,5%) E MACQUARIE (24,5%). IN BALLO, UN PIANO CHE HA COME PRIORITÀ LA MESSA IN SICUREZZA DELLA RETE AUTOSTRADALE. ALLA RICHIESTA DEI DUE FONDI DI VARARE UN SOSTANZIOSO AUMENTO DELLE TARIFFE, CHE PORTEREBBERO A UNA IMPENNATA DEI PREZZI SU OGNI GENERE DI MERCI E UN TRACOLLO DI CONSENSO PER IL GOVERNO MELONI, OGGI IN CDA CDP HA RISPOSTO CON UN CALCIONE DECIDENDO CHE NON SARANNO PIÙ DISTRIBUITI DIVIDENDI PARI AL 100% DELL’UTILE: PER L'ESERCIO 2024 SI LIMITERANNO AL 60% - CHE FINE FARA' IL CEO ROBERTO TOMASI?