KAZAKI AMARI - TORNA A PARLARE MUKHTAR ABLYAZOV, PROTAGONISTA DEL "CASO SHALABAYEVA" CHE PER POCO NON FECE CADERE L'EX MINISTRO DELL'INTERNO ALFANO E IL GOVERNO LETTA: "GRATO ALL'ITALIA PER LE CONDANNE, PECCATO SIANO SFUGGITI AL GIUDIZIO MAGISTRATI E POLITICI... MIA MOGLIE E MIA FIGLIA SONO STATE DEPORTATE ILLEGALMENTE IN KAZAKHSTAN E LASCIATE PER SETTE MESI IN OSTAGGIO DEL REGIME. ANCORA ADESSO"
Da "Oggi"
COPERTINA OGGI 15-22 APRILE 2021
«Il 28 maggio 2013 ero in centro a Roma e un dirigente kazakho del più alto livello mi chiamò e fece una strana allusione. "L'Italia non fa per te", disse. Non capii, ma poche ore più tardi quando mi avvisarono del blitz a casa di mia moglie e di mia figlia, tutto fu chiaro. Saltai in macchina e scappai in Francia».
Nel numero in edicola da domani del settimanale OGGI, l'uomo d'affari e oppositore del regime Kazakho, Mukhtar Ablyazov, racconta per la prima volta come sfuggì alla caccia all'uomo scatenata dalla polizia italiana e dai servizi kazakhi e come visse l'odissea della moglie Alma e della figlia Alua, strappate da casa, deportate illegalmente in Kazakhstan e lasciate per sette mesi «in ostaggio del regime del presidente Nazarbaiev».
L'intervista è stata rilasciata a Parigi, dove Ablyazov ha ottenuto asilo politico. A Pasqua lo hanno raggiunto la moglie Alma e la figlia Alua, che vivono stabilmente a Roma.
Alma Shalabayeva e Mukhtar Ablyazov con la figlia
Il loro caso provocò uno scandalo che per poco non fece cadere il ministro dell'Interno Angelino Alfano e il neonato governo di Enrico Letta. E si è concluso con la condanna dei sette imputati, tra cui i super poliziotti Renato Cortese e Maurizio Improta: «La sentenza del tribunale di Perugia è un documento esemplare», dice Ablyazov, «perché pone in primo piano il rispetto dei diritti umani e della Costituzione e denuncia senza reticenze gli errori e i reati commessi da apparati dello Stato. Peccato che siano sfuggiti al giudizio i magistrati che avevano dato il nulla osta all'espulsione, gli uomini dell'ambasciata kazakha e chi, al più alto livello politico, deve aver avallato l'operazione… Ho dei sospetti, non ho prove e quindi non faccio nomi. Dico solo che gli ordini sono arrivati da molto in alto, altrimenti non si spiegherebbe la determinazione con cui è intervenuta la Polizia».
Ablyazov vive perennemente in fuga, cambiando in continuazione casa e continua a denunciare i crimini della dittatura di Nazarbaiev «capace di interferire col funzionamento delle istituzioni di un paese democratico come l'Italia».
Ablyazov rivela a OGGI per la prima volta: «Avevo un piano di fuga per Alma e Alua, caricarle su un bimotore, farle arrivare in Kirghizistan e da lì in Europa. Era rischioso ma eravamo pronti a tutto. Poi la pressione internazionale è salita e abbiamo capito che il regime avrebbe ceduto, liberando Alma e Alua».
Nell'intervista interviene anche Alma: «La reazione del pubblico italiano m’ha impressionato… Non eravamo italiani eppure siamo stati investiti da un’ondata di affetto, di solidarietà, di amore, che non potrò mai dimenticare».
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