IL TRAMONTO DI ENRICHETTO È INIZIATO CON LA CONDANNA IN CASSAZIONE DEL BANANA: FINITE LE “LARGHE INTESE” È INIZIATO LO SFACELO - E POI I PASTICCI IMU, LE DIMISSIONI DELLA IDEM, I CASI ALFANO-SHALABAYEVA, LIGRESTI-CANCELLIERI E DE GIROLAMO

Mattia Feltri per "la Stampa"

Il governo di Enrico Letta cominciò a sfiorire il primo agosto con la condanna in Cassazione di Silvio Berlusconi. Il titolare del Pdl avrebbe abbandonato la maggioranza - provocando la scissione del partito e la nascita del Nuovo centrodestra - soltanto a metà novembre. E però quel giorno, il primo agosto, erano già svaporati i presupposti sui cui poggiava l'esecutivo: la rielezione al Quirinale di Giorgio Napolitano, le larghe intese, la legislatura costituente.

Napolitano aveva detto sì al secondo mandato a minor gloria dei partiti, presi a memorabili ceffoni nel pomeriggio d'aprile nel quale il capo dello Stato aveva firmato il secondo giuramento. E aveva parlato di stallo funesto, imperdonabili ritardi, risse incomprensibili, minimalismi sterili.

«Le forze rappresentate in Parlamento, senza alcuna eccezione, debbono comunque dare ora il loro apporto alle decisioni da prendere», disse. Per tenere assieme «le forze rappresentate in Parlamento», Napolitano pensò a Letta, uomo non divisivo, come si dice nella neolingua del terzo millennio. In diciotto mesi si sarebbe messo mano alla seconda parte della Costituzione, rifatta la legge elettorale, riconsiderati i poteri dell'esecutivo. A metà strada - sono trascorsi nove mesi e mezzo dalla fiducia ottenuta il 30 aprile - s'è visto un po' poco.

Il governo delle larghe intese non esiste da tempo. L'azionista di maggioranza era il Pd di Pierluigi Bersani, sbarcato in un'altra dimensione con Matteo Renzi. Scelta civica ha perso il suo leader, Mario Monti, e s'è divisa in due. Il Pdl è dissolto e Berlusconi ha cominciato a dubitare della pacificazione dal momento in cui la sua vicenda giudiziaria fu affidata alla sezione feriale della Cassazione, con sentenza anticipata.

È arrivata la condanna e la decadenza da senatore e la risorta Forza Italia - perlomeno nei suoi più fiammeggianti agitatori - oggi si pente della rielezione di Napolitano e anzi lo considera la mente della congiura perenne contro il capo. Persi i sostenitori e persa la ragione sociale, il governo Letta sarebbe anche andato avanti, forse vivacchiando (ma con dati economici buoni non necessariamente per dinamiche congiunturali) se non gli fosse piombato sulla groppa Matteo Renzi.

E comunque è un governo che ha campato male. Letta aveva intascato la classica ampia maggioranza, ed era volato (30 aprile) da Angela Merkel per la pacca d'incoraggiamento e tutti i grandi del mondo - in cerimonia protocollare, Barack Obama compreso - avevano espresso le vive congratulazioni eccetera. Qualche provvedimento qua e là, come i primi pagamenti della pubblica amministrazione, e qualche conquista europea erano stati accolti col giusto ottimismo di partenza.

Lo stesso per la costituzione di comitati di saggi incaricati di stendere il progetto di revisione costituzionale. Roba ottima per uno come Letta, teorico del cacciavite con cui sistemare la macchina, ingranaggio dopo ingranaggio. L'affascinante procedura artigianale non ha certamente funzionato con l'Imu, presa e modificata e poi ribaltata e poi ribattezzata in un carnevale di raggelante comicità: un errore devastante per un premier dei tempi nostri, che dovrebbe preoccuparsi di portare a casa due o tre provvedimenti popolari, intanto che ci dà dentro col cacciavite.

La squadretta ha cominciato a perdere pezzi o autorevolezza da subito. Iosefa Idem, leggendaria canoista olimpionica, lasciò il ministero delle Pari opportunità perché non aveva pagato l'Imu. Angelino Alfano, e siamo a metà luglio, scampò a una mozione di sfiducia individuale per esclusive ragioni di tenuta strutturale, visto che si era scagionato dal caso Shalabayeva con la disonorevole tecnica dell'«a mia insaputa».

Annamaria Cancellieri è sopravvissuta alla sua, di sfiducia, ma i rapporti coi Ligresti l'hanno indebolita di molto. Nunzia De Girolamo è stata invece piantata in asso per faccende non edificanti ma marginali. E intanto non è che si è sentito parlare granché di altri ministri, e il caso più imbarazzante è quello di Gaetano Quagliariello alle Riforme che, sulle riforme, non è interpellato da nessuno.

Quanto ci eravamo sbagliati, il 2 ottobre, guardando la foto di Alfano e Letta trionfanti: sembravano i padroni del mondo. Berlusconi aveva deciso di togliere la fiducia al governo e Alfano, recuperato un quid, era rimasto al suo posto con qualche decina di uomini al fianco, obbligando Berlusconi medesimo a rimangiarsi tutto.

Le generazione dei quarantenni, e per di più con due esemplari non proprio ardimentosi, era riuscita a mettere all'angolo il caimano, secondo una solidarietà nata anche sui campi di calcetto o attorno a quelli di subbuteo. Ma gli uomini sono tali, che cambino le epoche o più modestamente le età: quattro mesi dopo Letta va a casa, e Alfano va con Renzi in attesa di tornare con Berlusconi, i due spietati killer del governo.

 

n SCARONI LETTA IN MESSICO large MATTEO RENZI E LA BOMBA A ENRICO LETTA napolitano letta renzi napolitano renzi letta carlo santi josefa idem foto mezzelani gmt cancellieri e pelusoshalabayeva - bonino nunzia de girolamo francesco boccia

Ultimi Dagoreport

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…

bergoglio papa francesco salma

DAGOREPORT - QUANDO È MORTO DAVVERO PAPA FRANCESCO? ALL’ALBA DI LUNEDÌ, COME DA VERSIONE UFFICIALE, O NEL POMERIGGIO DI DOMENICA? - NELLA FOTO DELLA SALMA, SI NOTA SUL VOLTO UNA MACCHIA SCURA CHE POTREBBE ESSERE UNA RACCOLTA DI SANGUE IPOSTATICA, COME ACCADE NELLE PERSONE MORTE GIÀ DA ALCUNE ORE - I VERTICI DELLA CHIESA POTREBBERO AVER DECISO DI “POSTICIPARE” LA DATA DELLA MORTE DEL SANTO PADRE, PER EVITARE DI CONNOTARE LA PASQUA, CHE CELEBRA IL PASSAGGIO DA MORTE A VITA DI GESÙ, CON UN EVENTO LUTTUOSO - UN PICCOLO SLITTAMENTO TEMPORALE CHE NULLA TOGLIE ALLA FORZA DEL MAGISTERO DI FRANCESCO, TERMINATO COME LUI VOLEVA: RIABBRACCIANDO NEL GIORNO DELLA RESURREZIONE PASQUALE IL SUO GREGGE IN PIAZZA SAN PIETRO. A QUEL PUNTO, LA MISSIONE DEL “PASTORE VENUTO DALLA FINE DEL MONDO” ERA GIUNTA AL TERMINE...

andrea orcel castagna fazzolari meloni milleri caltagirone giuseppe giovanbattista giorgia giancarlo giorgetti

DAGOREPORT – MA ‘STI “GENI” ALLA FIAMMA DI PALAZZO CHIGI PENSANO DAVVERO DI GOVERNARE IL PAESE DEI CAMPANELLI? E COME SI FA A NON SCRIVERE CHE DIETRO L’APPLICAZIONE DEL GOLDEN POWER ALL’UNICREDIT, C’È SOLO L’ESPLICITA VOLONTÀ DEL GOVERNO DEI MELONI MARCI DI MANGANELLARE ANDREA ORCEL, IL BANCHIERE CHE HA OSATO METTERSI DI TRAVERSO AL LORO PIANO “A NOI LE GENERALI!”? - UNA PROVA DELL’ATTO ‘’DOLOSO’’? IL GOLDEN POWER, UNO STRUMENTO CHE NASCE PER PROTEGGERE GLI INTERESSI NAZIONALI DALLE MIRE ESTERE, È STATO APPLICATO ALL’OPERAZIONE ITALIANISSIMA UNICREDIT-BPM, EVITANDO DI UTILIZZARLO ALLE ALTRE OPERAZIONI BANCARIE IN CORSO: MPS-MEDIOBANCA, BPM-ANIMA E BPER-SONDRIO - ORA UNICREDIT PUÒ ANCHE AVERE TUTTE LE RAGIONI DEL MONDO. MA NON SERVE A UN CAZZO AVERE RAGIONE QUANDO IL TUO CEO ORCEL STA SEDUTO DALLA PARTE SBAGLIATA DEL POTERE…

jd vance papa francesco bergoglio

PAPA FRANCESCO NON VOLEVA INCONTRARE JD VANCE E HA MANDATO AVANTI PAROLIN – BERGOGLIO HA CAMBIATO IDEA SOLO DOPO L’INCONTRO DEL NUMERO DUE DI TRUMP CON IL SEGRETARIO DI STATO: VANCE SI È MOSTRATO RICETTIVO DI FRONTE AL LUNGO ELENCO DI DOSSIER SU CUI LA CHIESA È AGLI ANTIPODI DELL’AMMINISTRAZIONE AMERICANA, E HA PROMESSO DI COINVOLGERE IL TYCOON. A QUEL PUNTO IL PONTEFICE SI È CONVINTO E HA ACCONSENTITO AL BREVE FACCIA A FACCIA – SUI SOCIAL SI SPRECANO POST E MEME SULLA COINCIDENZA TRA LA VISITA E LA MORTE DEL PAPA: “È SOPRAVVISSUTO A UNA POLMONITE BILATERALE, MA NON È RIUSCITO A SOPRAVVIVERE AL FETORE DELL’AUTORITARISMO TEOCRATICO” – I MEME