xi jinping cina fiji pacifico

LE NOZZE COI FIJI SECCHI – CHE TRANVATA PER XI JINPING: È SALTATO L’ACCORDO PER IL LIBERO SCAMBIO E LA COOPERAZIONE CON I PAESI INSULARI DEL PACIFICO – A STRONCARE I SOGNI DI CONQUISTA CINESI CI HANNO PENSATO LE ISOLE FIJI, CHE GUARDA CASO QUALCHE GIORNO FA HANNO ADERITO ALL’INDO-PACIFIC ECONOMIC FRAMEWORK FOR PROSPERITY, CIOÈ IL “MECCANISMO” LANCIATO DA BIDEN PER ATTRARRE VERSO L’ORBITA STATUNITENSE L’AREA, CRUCIALE NELLA GUERRA (PER ORA FREDDA) CONTRO PECHINO

Gabriele Carrer per www.formiche.net

 

wang yi con il primo ministro di fiji frank bainimarama

Non sembra essere partita come Pechino sperava l’offensiva diplomatica nel Pacifico guida da Wang Yi, ministro degli Esteri cinese, per raccogliere consenso e sostegno all’iniziativa di sicurezza con cui il presidente Xi Jinping è deciso a costruire un ordine globale alternativo a quello guidato dagli Stati Uniti.

 

La riunione ministeriale nella capitale figiana Suva con Wang e i suoi omologhi di dieci Paesi insulari nel Pacifico non si è conclusa con la firma di un nuovo accordo di vasta portata che avrebbe dovuto coprire moltissimi settori, dalla sicurezza alla pesca.

 

penny wong ministro degli esteri australia

La Cina cercava un accordo che riguardasse anche il libero scambio e la cooperazione tra forze di polizia. Ma Qian Bo, ambasciatore cinese alle Fiji, è stato costretto ad ammettere che alcune nazioni hanno espresso preoccupazioni su elementi specifici della proposta.

 

“Non imponiamo mai nulla agli altri Paesi, tanto meno ai nostri amici in via di sviluppo e ai piccoli Paesi insulari”, ha aggiunto il diplomatico respingendo le preoccupazioni di alcuni Stati.

 

Nel corso di un’insolita conferenza stampa con il ministro Wang, durata mezz’ora e conclusa con i giornalisti che urlavano le domande mentre i protagonisti lasciavano il podio, il primo ministro figiano Frank Bainimarama ha spiegato che “come sempre, mettiamo al primo posto il consenso tra i nostri Paesi in ogni discussione su nuovi accordi regionali”.

isole salomone australia

 

Le Fiji “continueranno a cercare un terreno fertile per le nostre relazioni bilaterali”, ha aggiunto ringraziando il ministro Wang per “lo spirito di collaborazione”. Ma Bainimarama ha detto di aver cercato, e non trovato, un impegno più importante da parte della Cina sul clima e sulla riduzione delle emissioni.

 

Proprio la posizione figiana sembra aver fatto saltare l’intesa. Anche perché nei giorni scorsi le Fiji avevano deciso di aderire in qualità di membro fondatore all’Indo-Pacific Economic Framework for Prosperity, un nuovo meccanismo lanciato dal presidente statunitense Joe Biden nel recente viaggio in Asia per compensare il fallimento dell’accordo di libero scambio Trans-Pacific Partnership con i Paesi asiatici e anticipare l’offensiva diplomatica cinese.

 

JOE BIDEN TORNA IN AMERICA DOPO IL VIAGGIO IN ASIA

 “Il futuro dell’economia del XXI secolo sarà in gran parte scritto nell’Indo-Pacifico” e il meccanismo “contribuirà a promuovere una crescita sostenibile per tutte le nostre economie”, aveva dichiarato Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, accogliendo la decisione del governo figiano. “Gli Stati Uniti ringraziano il primo ministro Bainimarama e si augurano di approfondire la nostra partnership a beneficio dei nostri Paesi, delle isole del Pacifico e dell’Indo-Pacifico”, aveva aggiunto.

 

joe biden e fumio kishida a tokyo

Ma altri Paesi nella regione avevano espresso preoccupazioni. David Panuelo, presidente degli Stati Federati di Micronesia, aveva messo in guardia le nazioni dal firmarlo temendo che potesse scatenare una nuova guerra fredda. Surangel Whipps Jr., presidente di Palau (che non ha legami diplomatici con la Cina e riconosce Taiwan) aveva avvertito i leader del Pacifico che patti commerciali e di sicurezza ad ampio raggio con la Cina avrebbero potuto avere conseguenze dannose. Ha anche auspicio che la regione abbia imparato dai traumi del passato: “Vogliamo avere pace e sicurezza nella regione e non vogliamo rivivere quello che abbiamo vissuto durante la Seconda guerra mondiale, quindi quando vediamo questo tipo di attività ci preoccupiamo”.

xi jinping

 

È saltato, dunque, quell’accordo multilaterale che prevedeva l’addestramento degli ufficiali di polizia del Pacifico da parte della Cina, la collaborazione in “sicurezza tradizionale e non tradizionale” e l’allargamento della cooperazione giudiziaria. Oltre a ciò la Cina vorrebbe sviluppare congiuntamente un piano per la pesca, aumentare la cooperazione nella gestione delle reti internet della regione e creare istituti e aule Confucio.

 

il pacifico degli usa

A Pechino rimangono accordi bilaterali più piccoli firmati con i Paesi del Pacifico e “un proprio documento di posizionamento” sulle relazioni nella regione che la diplomazia cinese presenterà come dichiarato da Wang in conferenza stampa. “E in futuro, continueremo ad avere discussioni e consultazioni continue e approfondite per creare un maggiore consenso”, ha aggiunto il ministro degli Esteri.

 

Una figuraccia diplomatica per Pechino. “Gli Stati Uniti concludono sempre gli accordi in anticipo. È davvero imbarazzante!”, ha commentato Derek J. Grossman, esperto di sicurezza nazionale e Indo-Pacifico, della Rand Corporation. La propaganda cinese si è subito mossa per tentare di rimediare. Il Global Times, megafono in lingua lingua, ha pubblicato un articolo che sostiene che i Paesi insulari del Pacifico non saranno usati da nessuno per diventare fronti di competizione tra grandi potenze. Come a dire: o con noi, o con nessuno. Questa almeno è l’intenzione della propaganda di Pechino.

 

aerei cinesi sopra taiwan

Ma il flop diplomatico cinese rappresenta una vittoria per gli Stati Uniti, con Kurt Campell, coordinatore dell’Indo-Pacifico al Consiglio per la sicurezza nazionale, impegnato nella strategia per la regione anche in questi mesi di guerra in Ucraina.

 

“La Cina è l’unico Paese che ha l’intenzione di rimodellare l’ordine internazionale e, sempre più, il potere economico, diplomatico, militare e tecnologico per farlo”, ha detto nei giorni scorsi Antony Blinken, segretario di Stato americano, nell’atteso discorso sulla politica dell’amministrazione Biden verso la Cina.

 

XI JINPING E VLADIMIR PUTIN

“La visione di Pechino ci allontanerebbe dai valori universali che hanno sostenuto gran parte del progresso mondiale negli ultimi 75 anni”, ha aggiunto. Per Pechino è soltanto disinformazione per “contenere e sopprimere lo sviluppo della Cina e sostenere l’egemonia statunitense”, utilizzando le parole di Wang Wenbin, portavoce del ministero degli Esteri.

 

Se la sicurezza ha sostituto lo sviluppo come la parola chiave della politica estera della Cina, gli Stati Uniti sembrano voler “puntare su iniziative economiche riconoscendo l’importanza dell’agenda di prosperità, e non soltanto di sicurezza, verso i Paesi più piccoli e quelli in via di sviluppo, dove si concentrerà in futuro il confronto” tra le due superpotenze, come ha spiegato recentemente Alessio Patalano, professore di War & Strategy in East Asia presso il King’s College London, a Formiche.net. L’Indo-Pacific Economic Framework for Prosperity e il caso delle Isole Salomone lo dimostrano. Le iniziali difficoltà cinesi potrebbero rappresentano un piccolo segnale che la strada è quella giusta.

Articoli correlati

BYE BYE BIDEN: I CINESI HANNO UN MESSAGGIO PER TE! - L'ESERCITO DI PECHINO HA CONDOTTO UNA...

OGGI TAIWAN HA REGISTRATO LA PIU\' GRANDE INCURSIONE AEREA DELL\'AVIAZIONE DI PECHINO DA GENNAIO...

SALOMONE MARINATO - LA CINA HA SIGLATO UN PATTO DI SICUREZZA CON LE ISOLE SALOMONE, VICINO A...

WASHINGTON, ABBIAMO UN PROBLEMA: SI APRE IL FRONTE CINESE, DALLE ISOLE SALOMONE A TAIWAN

 

 

 

 

 

 

 

joe biden e fumio kishida a tokyo xi jinping 4cina taiwan

 

esercitazioni militari nel mar cinese

 

visita di xi jinping in sri lanka

Ultimi Dagoreport

matteo salvini donald trump ursula von der leyen giorgia meloni ue unione europea

DAGOREPORT – IL VERTICE TRA GIORGIA MELONI E I SUOI VICEPREMIER È SERVITO ALLA PREMIER PER INCHIODARE IL TRUMPIAN-PUTINIANO SALVINI: GLI HA INTIMATO DI NON INIZIARE UNA GUERRIGLIA DI CRITICHE DAL MOMENTO IN CUI SARÀ UFFICIALE L’OK ITALIANO AL RIARMO UE (DOMANI AL CONSIGLIO EUROPEO ARRIVERÀ UN SÌ AL PROGETTO DI URSULA VON DER LEYEN), ACCUSANDOLO DI INCOERENZA – LA DUCETTA VIVE CON DISAGIO ANCHE LE MOSSE DI MARINE LE PEN, CHE SI STA DANDO UNA POSTURA “ISTITUZIONALE” CHE METTE IN IMBARAZZO LA PREMIER

ursula von der leyen giorgia meloni macron starmer armi difesa unione europea

DAGOREPORT – SI FA PRESTO A DIRE “RIARMIAMO L’EUROPA”, COME FA LA VON DER LEYEN. LA REALTÀ È UN PO’ PIÙ COMPLICATA: PER RECUPERARE IL RITARDO CON USA E RUSSIA SUGLI ARMAMENTI, CI VORRANNO DECENNI. E POI CHI SI INTESTA LA RIMESSA IN MOTO DELLA MACCHINA BELLICA EUROPEA? – IL TEMA È SOPRATTUTTO POLITICO E RIGUARDA LA CENTRALITÀ DI REGNO UNITO E FRANCIA: LONDRA NON È NEMMENO NELL’UE E L’ATTIVISMO DI MACRON FA INCAZZARE LA MELONI. A PROPOSITO: LA DUCETTA È ORMAI L’UNICA RIMASTA A GUARDIA DEL BIDONE SOVRANISTA TRUMPIANO IN EUROPA (SI È SMARCATA PERFINO MARINE LE PEN). IL GOVERNO ITALIANO, CON UN PUTINIANO COME VICEPREMIER, È L’ANELLO DEBOLE DELL’UE…

trump zelensky vance lucio caracciolo john elkann

DAGOREPORT – LUCIO E TANTE OMBRE: CRESCONO I MALUMORI DI ELKANN PER LE SPARATE TRUMPUTINIANE DI LUCIO CARACCIOLO - A “OTTO E MEZZO” HA ADDIRITTURA SOSTENUTO CHE I PAESI BALTICI “VORREBBERO INVADERE LA RUSSIA”- LA GOCCIA CHE HA FATTO TRABOCCARE IL VASO È STATA L’INTERVISTA RILASCIATA A “LIBERO” DAL DIRETTORE DI “LIMES” (RIVISTA MANTENUTA IN VITA DAL GRUPPO GEDI) - L'IGNOBILE TRAPPOLONE A ZELENSKY? PER CARACCIOLO, IL LEADER UCRAINO "SI E' SUICIDATO: NON HA RICONOSCIUTO IL RUOLO DI TRUMP" - E' ARRIVATO AL PUNTO DI DEFINIRLO UN OPPORTUNISTA INCHIAVARDATO ALLA POLTRONA CHE "FORSE SPERAVA DOPO IL LITIGIO DI AUMENTARE IL CONSENSO INTERNO..." - VIDEO

giorgia meloni donald trump joe biden

DAGOREPORT – DA DE GASPERI A TOGLIATTI, DA CRAXI A BERLUSCONI, LE SCELTE DI POLITICA ESTERA SONO SEMPRE STATE CRUCIALI PER IL DESTINO DELL’ITALIA - ANCOR DI PIU' NELL’ERA DEL CAOS TRUMPIANO, LE QUESTIONI INTERNAZIONALI SONO DIVENTATE LA DISCRIMINANTE NON SOLO DEL GOVERNO MA DI OGNI PARTITO - NONOSTANTE I MEDIA DEL NOSTRO PAESE (SCHIERATI IN GRAN MAGGIORANZA CON LA DUCETTA) CERCHINO DI CREARE UNA CORTINA FUMOGENA CON LE SUPERCAZZOLE DI POLITICA DOMESTICA, IL FUTURO DEL GOVERNO MELONI SI DECIDE TRA WASHINGTON, LONDRA, BRUXELLES, PARIGI – DOPO IL SUMMIT DI STARMER, GIORGIA DEI DUE MONDI NON PUÒ PIÙ TRACCHEGGIARE A COLPI DI CAMALEONTISMO: STA CON L’UE O CON TRUMP E PUTIN?

friedrich merz

DAGOREPORT – IL “MAKE GERMANY GREAT AGAIN” DI FRIEDRICH MERZ: IMBRACCIARE IL BAZOOKA CON UN FONDO DA 500 MILIARDI PER LE INFRASTRUTTURE E UN PUNTO DI PIL PER LA DIFESA. MA PER FARLO, SERVE UN “BLITZKRIEG” SULLA COSTITUZIONE: UNA RIFORMA VOTATA DAI 2/3 DEL PARLAMENTO. CON IL NUOVO BUNDESTAG, È IMPOSSIBILE (SERVIREBBERO I VOTI DI AFD O DELLA SINISTRA DELLA LINKE). LA SOLUZIONE? FAR VOTARE LA RIFORMA DAL “VECCHIO” PARLAMENTO, DOVE LA MAGGIORANZA QUALIFICATA È FACILMENTE RAGGIUNGIBILE…

fulvio martusciello marina berlusconi antonio damato d'amato antonio tajani

DAGOREPORT – CE LA FARANNO TAJANI E I SUOI PEONES A SGANCIARE FORZA ITALIA DALLA FAMIGLIA BERLUSCONI? TUTTO PASSA DALLA FIDEIUSSIONI DA 99 MILIONI DI EURO, FIRMATE DA SILVIO, CHE TENGONO A GALLA IL PARTITO – IL RAS FORZISTA IN CAMPANIA, FULVIO MARTUSCIELLO, È AL LAVORO CON L’EX PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, ANTONIO D’AMATO: STANNO CERCANDO DEI “CAPITANI CORAGGIOSI” PER CREARE UNA CORDATA DI IMPRENDITORI CHE “RILEVI” FORZA ITALIA - LA QUESTIONE DEL SIMBOLO E IL NOME BERLUSCONI…